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Autore: JAPAN_LOVER    19/04/2020    1 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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ADDII, ARRIVEDERCI E PARTENZE
(Prima parte)

 

LUCIA

Finalmente io e Giulia usciamo dal Palasport, con il borsone in spalla e la stanchezza per tutto il corpo. Sono passate le 10 e tutto intorno è deserto.
L'oscurità della nostra ultima sera milanese ci avvolge, solo qualche sporadico lampione in lontananza illumina questa notte senza stelle.
"...quindi ho deciso di lasciare Sam da mia sorella - continua a raccontarmi la rossa - lei non ama i gatti, ma non ci penso minimamente a chiedere al mio ex il favore di tenerlo!"
Ascolto con poca attenzione il discorso della mia compagna di squadra, ma la ringrazio dello strappo verso casa che sta per darmi. Dopotutto, se ho fatto così tardi è proprio perché lei ha voluto a tutti i costi fermarsi per quella stupida partita... e per quello stupido Startseva. Non mi sono certo sfuggite le occhiate ammiccanti che gli ha lanciato.
Come se ciò non bastasse, appena metto il naso fuori dal cancello vedo lui. Mirko.
Nell'immediato rimango interdetta e, al mio fianco, anche Giulia rimane con la bocca spalancata. Grosso modo, anche lei conosce il penoso epilogo della nostra storia.
Vedendoci, Mirko sorride e salta giù dalla sua moto. È evidente che sta aspettando lì da un po'.
"Ciao, vi hanno trattenuto per fare le pulizie? - sorride lui - è più di un'ora che aspetto!"
"Mirko...ma che bella sorpresa...!" sibila la ragazza rossa.
"Possiamo parlare?" mi domanda lui.
Giulia cerca il mio sguardo, alquanto indecisa sul da farsi, mentre io sostengo fieramente lo sguardo su di lui.
Esito un attimo, ma poi guardo Giulia e le faccio cenno di poter andare tranquilla.
Magnifico, addio passaggio! - sospiro.
"Va bene, ci vediamo domani!" mi saluta lei, abbozzando un sorriso di incoraggiamento.
La ricambio con un sorriso stentato, mentre Mirko grato le fa un cenno di saluto con il capo.
Di malavoglia, lascio cadere il borsone a terra e incrocio le braccia all'altezza del mio petto. Ecco, questo è esattamente il tipo di situazione in cui avrei evitato volentieri di ritrovarmi. Io e lui, insieme come qualche mese fa, ma con una cicatrice in più nel mio cuore.
Un'antica ferita, sepolta nelle profondità, mi ha sempre impedito di fidarmi degli uomini, ma con lui avevo voluto provare ad abbassare le mie difese, mi sono fidata e alla fine ho sofferto.
Mirko si avvicina a me con cautela.
E' alto quasi quanto me, forse un tantino più basso, è bello, atletico, sfrontato.
La sua folta capigliatura color grano incornicia un viso allungato e dai lineamenti armoniosi. I suoi occhi verdi acuminati mi guardano con circospezione, mi studiano, mentre io non riesco più a guardarlo con gli stessi occhi persi e innamorati di prima; prima che decidesse di mandare in frantumi tutto in quello in cui ho creduto, prima che tradisse me e la mia fiducia.
Irrimediabilmente.
"Mi hai fatto preoccupare, sai? È da giorni che non rispondi alle mie chiamate" mi dice, una volta rimasti soli.
"Sono stata molto impegnata... sai, gli allenamenti, i preparativi per la partenza!" mormoro.
Odio dovermi giustificare, ma lo faccio.
"Sì, posso capire..." risponde lui, poco convinto.
"..." e davvero non so cosa dirgli.
Il fatto è che di tanto in tanto mi scopro ancora a chiedermi come sarebbe potuto essere quello che invece non è stato... Il nostro non più possibile futuro insieme...
Perché lo hai fatto, Mirko? Questa è la domanda che non sono mai riuscita a porgli. Il mio orgoglio ferito pulsa ancora nelle vene ma ha smesso di gridare, di cercare una spiegazione che forse neanche esiste realmente.
Forse dovrei chiedergli semplicemente di sparire dalla mia vita, ma non sono fatta per le scelte estreme, semplicemente desidero che mi lasci finalmente in pace.
Già, scelte estreme, eh? Come quella di mio padre di abbandonare me e mia madre per un'altra donna quando ero ancora una bambina, quando ancora avevo bisogno di lui.
Abbandono... è la nota triste e dolente della mia vita.
Mirko si avvicina ancora di più, le sue dita scorrono tra le mie fronde bionde che mi ricadono lunghe davanti.
L'odore del suo dopobarba, il suo odore. Quell'odore che prima mi inebriava, ma che adesso mi suscita una strana malinconia e anche una certa repulsione.
So per certo che la nostra storia è giunta al capolinea.
Ma nel frattempo, siamo ancora l'uno di fronte all'altro, con i miei occhi nei suoi. Gli pianto le mani sul petto con decisione e lo allontano, non ha più il diritto di invadere i miei spazi. Non voglio più che mi tocchi, le sue mani sono indegne, lui è indegno. Indegno del mio amore.
"Credevo che avessimo deciso di rimanere amici!" mi dice.
"Un amico non ti tampina, un amico non ti chiama a tarda notte solo per dirti quanti gli manchi e per chiederti se vuoi tornare con lui!" è la mia risposta secca e stizzita.
Lui si morde le labbra.
"Forse no, lo ammetto... - ride, con la solita faccia da schiaffi - ma io ti amo ancora, Lucia, torna da me!"
E mi manda in bestia con la sua sfrontatezza.
Gliel'ho ripetuto fino allo sfinimento che è finita, ma lui sembra non recepire il messaggio, o peggio, sembra proprio che non mi prenda sul serio.
Sto per ripeterglielo con pazienza, per l'ultima volta, quando una voce alle nostre spalle ci interrompe, facendomi ricacciare indietro tutte le parole che finalmente stavo per pronunciare.
"Ma guarda chi si vede!"
La voce del coach Startseva precede la sua imponente figura, un attimo prima che spunti dal cancello.
"Coach!!" risponde Mirko, regalandogli uno dei suoi sorrisi più calorosi.
I due si danno una vigorosa stretta di mano e un rapido abbraccio, Startseva sembra molto stupito nel vederlo.
Quell'uomo con i suoi chiari lineamenti dell'est è rilassato, affabile, sorridente. Sembra quasi un'altra persona rispetto all'uomo serioso e taciturno che vedo ogni giorno in palestra.
"Mirko, che sorpresa trovarti qui, non credevo fossi ancora in città!"
"Già, coach. Ho saputo del brutto tiro che le hanno tirato, mi dispiace... anche per la sua vacanza alle Barbados" sorride il mio ex, cercando di sdrammatizzare.
"Si, lasciamo perdere...! Mi rifarò, almeno con quella!"
Così mi ritrovo in silenzio a sorbirmi i loro discorsi. Fantastico!
I due se la intendono parecchio, li sento conversare un po' di tutto.
Distrattamente, mi scopro a contemplare due diversi tipi di bellezza maschile: quella acerba, selvaggia, e spavalda di Mirko e quella matura, elegante e pacata, ma non meno avvenente, di Startseva.
Sbuffo, poco mi meraviglia la sintonia che c'è tra quei due... due scimmioni che ragionano con la parte del corpo sottostante la cintura.
"Spero proprio che in autunno torni ad allenarci in campionato, perderla sarebbe un duro colpo per tutta la squadra!" sento dire a Mirko.
"L'intenzione c'è... ma la Federazione si è riservata la firma del contratto solo a conclusione del campionato mondiale femminile!"
Il nostro allenatore parla con il mio ex fidanzato ma noto che, di tanto in tanto, mi lancia fugacemente qualche occhiata. Forse sbaglio, ma ho come l'impressione che Startseva stia soppesando le parole in mia presenza.
"Tsk! Che stronzi! Se in Brasile siamo arrivati sul podio, lo dobbiamo a lei. Questo per loro non conta?"
Startseva si stringe nelle spalle, solleva gli occhi grigi al cielo e abbozza un mezzo sorriso. Forse per la prima volta, intuisco che tipo di mondo vortica intorno al mio coach, ma non posso comprendere appieno come funzionino le cose ai piani alti,  non è colpa mia, e forse è giusto così... io sono una semplice giocatrice.
Tuttavia, vedere Mirko indignato e Startseva abbattuto mi ha provocato una strana morsa allo stomaco...come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.
"Beh, cosa possiamo farci? - taglia corto Startseva - adesso devo scappare, ragazzi, vi lascio, scusate se vi ho interrotto!"
"Si figuri, coach, buon viaggio e in bocca al lupo. Contiamo tutti su di lei!" Mirko sembra addirittura affettuoso.
Startseva gli tende la mano e il ragazzone che mi sta di fianco gliela stringe con calore.
"Ce la metteremo tutta! Tu, campione, goditi il meritato riposo adesso!"
"E non mi strapazzi troppo Lucia, coach, mi raccomando!"
Vedo Startseva mordersi le labbra sottili, forse un po' beffardo, come se stesse tentando di sopprimere qualcosa, e quel poco dispiacere che ho provato per lui si dilegua in un attimo.
E' mai possibile che deve indispormi così tanto?
"Ci provo, ma non ti assicuro niente!" strizza l'occhio Startseva.
Poi sparisce nel parcheggio e Mirko lo accompagna per un po' con lo sguardo, finché non si decidere a riprendere il filo del nostro discorso.
"Allora? Tornerai con me?"
"No!" è la mia risposta secca.
"Tornerai a fidarti di me?"
"..." questa invece è la mia risposta spazientita, esasperata.
"Lo so, ho sbagliato, ho commesso un terribile errore, ma mi hai perdonato, lo hai detto tu, no? E allora perché non riprovare? Potremmo ricominciare da dove eravamo rimasti, o ripartire da zero... potremmo..."
Scuoto la testa, mentre lui mi dice quelle parole un po' in preda all'esasperazione e un po' con il cuore in mano.
"Basta, basta così! - lo prego - non te ne accorgi? Continui ad avere un rispetto pressoché nullo della mia volontà! Si, è vero, ti ho perdonato, ma ti ho anche detto chiaramente che non saremo mai più tornati insieme. Non c'è più un noi! Io non sento più quello che sentivo prima ... io.... È finita, Mirko, accettiamolo...per favore!"
E' la prima volta che vedo i suoi occhi verdi inumidirsi, farsi lucidi, e un moto di tristezza assale anche me. Un nodo alla gola sembra mozzarmi il respiro, non credevo che il nostro addio sarebbe stato tanto doloroso.
"Non è giusto...!" sibila lui, scuotendo nervosamente la testa.
"Mi dispiace! - sussurro tristemente - possiamo restare amici, mi farebbe piacere, ma adesso ho bisogno di respirare..."
Lui fa un cenno di assenso con il capo, deluso e affranto, e io capisco che è realmente finita.
È finita.
Mirko incurva le labbra in un sorriso che, per quanto malinconico possa sembrare, non è mai stato più sincero.
Sono felice ma anche un po' triste... è sempre un po' così quando si conclude un capitolo della propria vita, no?
Questa volta sono io che mi avvicini a lui, per stampargli un ultimo bacio sulla guancia. Voglio che sia così il nostro bacio d'addio, leggero e fugace come è stata la mostra breve storia.
"Ciao, Mirko!" sussurro.
Adesso mi sento più leggera. Raccolgo da terra il borsone da palestra e vado via, con il peso della mia roba sulle spalle ma con un peso in meno sul cuore.
Mi affretto quindi a raggiungere il viale.
Ho già deciso che non prenderò la metro a quest'ora, quindi mi toccherà sperare nell'ultimo autobus di linea. Sono sul marciapiede, allungo il passo già spedito finché, a un certo punto, una grande macchina nera mi affianca e comincia a procedere insieme a me a passo d'uomo.
Per quanto questa zona sia stata riqualificata di recente, so bene che di notte ci bazzicano ancora prostitute, spacciatori e gente poco raccomandabile.
Ci mancava solo che mi scambiassero per una di quelle!
Stingo nervosamente gli occhi, sono stanca, voglio solo tornare a casa.
Poi, il finestrino di quel suv si abbassa.
"Capparelli...?"
Spalanco gli occhi e riprendo a respirare. È Startseva, mi ha fatto venire un colpo.
"Coach?!" sussulto per la sorpresa.
"Stai tornando a casa, sei da sola?"
Ha l'aria sorpresa, mi ha lasciato solo pochi minuti fa in compagnia di Mirko.
"Avanti, sali, ti accompagno a casa..." il suo tono è tornato il solito, gentile ma severo.
"Non si preoccupi, sto per prendere l'autobus" gli assicuro.
"A quest'ora? Avrai già perso l'ultima corsa!"
E continuo a camminare fino alla fermata, dove il tabellone automatico non segnala più corse. Guardo sconfortata lo schermo e poi guardo con esitazione anche il mio coach.
Lui solleva un sopracciglio.
"Quanto sei testarda! Su... non posso certo lasciarti qui!"
Accantono il mio orgoglio insieme al borsone sul sedile posteriore dell'auto e mi sistemo davanti, accanto a lui.
Mentre allaccio la cintura, la macchina riparte.
Che mi piaccia o no, Gregor ha ragione. Non può certo lasciare una ragazza tutta sola, in piena notte, in una via come questa. È un perfetto gentiluomo il mio allenatore, ma forse per me questo è troppo da ammettere.
"Grazie!" sussurro.
"Figurati..." mi risponde piano.
Il viaggio comincia silenzioso.
Mi guardo intorno nel buio dell'abitacolo. Non posso fare a meno di pensare che la macchina di Startseva sia esattamente come me la sarei immaginata: un'auto potente e spaziosa, con la tappezzeria pulita e tutto ben in ordine. Impeccabile, come lui.
Mi mette sempre una certa soggezione averlo vicino. Forse, perché è raro che incontri qualcuno della mia altezza...altezza fisica, s'intende! La prima volta che l'ho visto agli allenamenti mi è balzato il cuore nel petto. Un po' perché mi ha ricordato Mirko, la faccenda di Pandolfi e un po' per la severità del suo sguardo che contrastava molto con il suo viso armonioso di gigante nordico.
Senza nemmeno rendermene conto, mi perdo a guardarlo per un po'. I suoi occhi grigi sono concentrati, fissi sulla strada , e ripenso a quello che mi ha detto Paolo...
Non essere severa con lui, la vita non gli ha sorriso molto!
Cosa voleva dire?
Per un attimo, gli occhi di Startseva si distraggono dalla strada e si posano su di me.
Deglutisco e distolgo immediatamente lo sguardo da lui. Che imbarazzo, sembrava proprio che lo stessi fissando!
Il silenzio che ci avvolge si fa sempre pensante, finché lui non decide di infrangerlo.
"Quindi tu e Mirko, eh?" la batta lì.
"..."
Sebbene sia anche evidente che Startseva stia cercando di smorzare la tensione, come mio solito, quanto si tratta di lui, mi metto subito sulla difensiva.
"No...dico...mi fa piacere sapere che stiate insieme..." cerca di rimediare il poveretto.
"Non stiamo insieme!"
Ribadirlo è più che altro un bisogno fisiologico, ma mi esce male, troppo male. Lo dico con una durezza che farebbe rabbrividire chiunque.
"D'accordo, d'accordo! Non c'è bisogno che ti scaldi tanto!"
"Non... non mi sono scaldata!" dico esasperata.
Mi sento in colpa, ma non lo do minimamente a vedere.
Il poveretto, poi, è davvero saturo delle mie risposte ostili.
"E invece si!" mi fa notare lui.
"E invece no!"
"Mi dici qual è il tuo problema? Cosa ti ho fatto?"
"..."
Questa volta ho paura. Nei nostri consueti attriti è sempre lui quello controllato, quello che cede, quello che si cura di mantenere gli equilibri, ma questa volta non lascia correre...
Una piccola parte di me si pente di essere stata così impudente, ma questa volta ci pensa lui a rincarare la dose.
"Non parli? Bene, Lucia, allora te lo dico io qual è il tuo problema: tu mi odi perché sei rimasta da sola, mi odi perché la tua squadra mi apprezza. Lasciatelo dire, questo è un comportamento davvero infantile!"
Infantile? Infantile io?? Va bene, in effetti, non è che tutto questo orgoglio fino ad adesso mi abbia fatto apparire la ragazza matura e responsabile che sono in realtà.
Gregor non mi conosce, non può sapere come sono veramente. Gli ho dimostrato un'ostilità cieca e irrazionale e, per forza di cose, lui ha imparato a vedermi così: una ragazzina, sciocca e capricciosa, e magari anche un po' puerile.
Ma in questo momento sono troppo furiosa. Vedo solo quello che voglio vedere, e ascolto solo quello che voglio sentire.
"Come osa? Io sarei infantile?" ribatto, e la voce mi esce un po' isterica.
"Si, hai sentito bene, smettila di fare la ragazzina, cresci una buona volta!"
"Lei non mi conosce, è solo un presuntuoso!"
"Presuntuoso...?" lo lascio ancora senza parole.
"Si, un arrogante presuntuoso...!"
Finalmente intravedo il mio portone di casa. Non vedo l'ora di uscire da quest'auto, di allontanarmi da lui, di tornare a respirare.
Lo odio, lo odio per tutte le verità che mi sta sbattendo in faccia senza pietà.
Startseva ci è andato giù pesante, ma devo ammettere che per tutto questo tempo anch'io ho messo a dura prova la sua pazienza.
Scendo dalla macchina cercando di calibrare ogni movimento. Con la furia che ho addosso, lo sportello della sua preziosissima e costosissima auto verrebbe giù come niente.
"Grazie del passaggio!" dico piena di rabbia, dopo aver recuperato il maledetto borsone.
"Prego!" lo sento ribattere ad alta voce con il mio stesso tono aspro.
Estraggo frettolosamente le chiavi di casa dalla giacca a vento. Vado dritta e risoluta verso il portone, non mi volto a guardarlo, ma so che lui è ancora lì che aspetta che io entri in casa prima di ripartire.
Sbatto la porta alle spalle e prendo l'ascensore, sono decisamente furiosa.
Furiosa con Startseva e furiosa con me stessa...io ho sicuramente esagerato, ma lui non si è di certo risparmiato!
Si, sono testarda...
Si, sono stata infantile...
Si, mi brucia molto che le mie compagne abbiano simpatizzato con lui...
Ma che bisogna c'era di sbattermelo così in faccia?
Dall'alto della sua alterigia, Startseva ha punto il mio orgoglio, e me la prendo perché dentro di me so che lui all'inizio voleva solo essere gentile...
Sono sul pianerottolo, mentre apro la porta di casa suona il mio cellulare.
La scritta sul display MAMMA ha il potere di rasserenarmi e farmi dimenticare Startseva.
Rispondo al telefono, poso il borsone e, come al solito, comincio ad occuparmi di mille faccende di casa.
"Pronto, mamma?"
"Ciao tesoro, cosa fai?"
"Sono appena tornata, adesso mangio e poi finisco di fare la valigia!"
E' bello sentire la sua voce. Metto a scaldare sui fornelli il minestrone avanzato da ieri sera, e nel frattempo comincio a vuotare la lavastoviglie.
"Accidenti, tesoro, hai fatto tardi stasera!" mi dice, con apprensione.
Apparecchio velocemente e condisco l'insalata preconfezionata.
"Già, lasciamo stare - biascico, non mi va di rivangare la mia disavventura di questa sera, ho solo bisogno di parlare con lei - tu piuttosto, cos'hai fatto oggi?"
Mia madre fa l'infermiera in una clinica di riabilitazione, che a me è sempre sembrata più una casa di riposo con tutti quegli anziani. Tra tanti sacrifici mi ha cresciuta sola, e io mi sono sempre sentita un po' in colpa per essermi trasferita qui a Milano per studiare e per inseguire la passione della pallavolo.
Mentre ceno, mi racconta qualche piccolo aneddoto sui pazienti. Rido e sono felice di sentirla serena, nonostante il pensiero di sapermi lontana e per le preoccupazioni che le ho dato nei mesi successivi alla rottura con Mirko. Ma ora che mi sente più serena, è più tranquilla anche lei.
Poi, a conclusione della nostra telefonata, partono le immancabili raccomandazioni:
"Quando sei lì, attenta a quello che mangi"
"Si, mamma!"
"Non mangiare troppo sushi"
"Tranquilla!"
"Il pesce crudo è pericoloso, se non è abbattuto!"
"Si, lo so!"
"E non allontanarti troppo dagli altri, non conosci il giapponese, sai che guaio se ti perdessi!"
Sospiro... e lei finisce per ridere insieme a me.
"E chiama, tesoro! Io non ti disturberò, so che siete in ritiro, ma non farmi stare in pensiero! Ti voglio bene!"
"Certo, mamma, stai tranquilla! Ti voglio bene anch'io!"
Riaggancio e già la voce di mia madre mi manca.
Sparecchio in fretta e in furia, infilo tutto nella lavastoviglie e corro in camera a sistemare le ultime cose.
Intanto ignoro il mio telefono che continua a vibrare. Sono tutti messaggi delle mie compagne sul gruppo della squadra.
Li ignoro finché non chiudo definitivamente la valigia. Mi lavo, mi infilo il pigiama di ciniglia fuxia e finalmente posso distendermi sul letto.
Poi prendo il cellulare, non si sa mai le mie amiche mi facciano venire in mente qualcosa che potrebbe servirmi per il viaggio.

Giulia
Cris, porti il tuo fantastico arricciacapelli?
Cristina
E' già in valigia, baby! ; )
Giulia
Of course! Bravissima * . *
Camilla
Ragazze, mi è venuto in mente un nuovo motto.
Siamo in Giappone, giusto?
Invece che urlare il solito "per noi, hip hip hurrà!",
perché non gridiamo "per noi, hip hip Yattaaa!"?
Rossella
Cami, questo motto è davvero orribile!
Camilla
Noo, a me piace.! Non guardavi Mila & Shiro?? : (
Rossella
Non si può sentire comunque! =.='

Seguo divertita la diatriba messaggistica sul gruppo, finché non compare un nuovo messaggio che mi fa trasalire.

+39 ******
Filate a dormire!

Non sarà mica...?

Camilla
Coach!!! < 3

Ebbene, si! Apro la chat collegata a quel numero e visualizzo la foto del profilo: una vecchia foto di Startseva in campo, lui più giovane, sollevato in aria mentre schiaccia.
Mi riassale la tristezza. Mi sento in colpa e mi vergogno per come mi sono comportata.
Lui ha ragione, ancora una volta ho fatto la figura della mocciosa... e, per come si è comportato galantemente con me questa sera, accompagnandomi fino a casa, non meritava un simile trattamento!
Per una volta, decido di mettere da parte l'orgoglio. Fra due giorni cominciano le competizioni agonistiche, dovremmo sforzarci di andare d'accordo, lui è il mio coach e io sono la capitana.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo, e poi mi decido di fare la cosa giusta.
Gli scrivo...

 

   
 
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