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Autore: NeoPlasma    20/04/2020    2 recensioni
Si ritrovò a pensare velocemente a come mantenere la calma. Possibile che in quarant’anni di vita non avesse appreso una nozione così semplice e necessaria come un trucchetto per calmarsi?
Si ritrovò a scandagliare la sua memoria, senza la possibilità di chiedere aiuto a JARVIS, quando finalmente trovò qualcosa a cui aggrapparsi, un brandello di ricordo che prometteva bene.
5 cose che si possono vedere, 4 cose che si possono toccare, 3 cose che si possono udire, 2 cose che si possono annusare, 1 cosa che si può assaporare.
Si era ricordato dell’elenco in automatico, tanto valeva provare ad usarlo.
[Post IronMan 3 // Angst // PoV Tony]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Maria gli aveva sempre suggerito un trucchetto, come lo definiva lei, quando da bambino non riusciva a prendere sonno: gli aveva detto, da ometto coraggioso, di fissare il buio. In questo modo, piano piano, il buio si sarebbe dipanato, lasciando trapelare le sagome familiari della propria camera, e permettendogli di dormire tranquillo.

Ora un Tony un po’ più grande, ma non meno spaventato, fissava senza riuscire a muoversi gli angoli più remoti della stanza, sperando che questo riuscisse ad allentare il peso sul petto che continuava ad opprimerlo. Quando sentì le lacrime scorrergli copiose sul volto si agitò ancora di più, scoccando uno sguardo terrorizzato alla figura raggomitolata nelle coperte accanto a lui.
Fissò il suo sguardo su Pepper, sul groviglio di capelli, sul profilo del volto, sulla curva della schiena, tentando di scacciare le lacrime casomai si fosse svegliata. Non voleva che lo trovasse così. Dopotutto, era lui quello che avrebbe potuto indossare un’armatura appena si fosse reso necessario per proteggerla da tutto e da tutti. Avrebbe potuto, ora non più. Non senza qualche rimpianto, pensò allo spettacolo di fuochi d’artificio di qualche settimana fa. Lo aveva fatto per lei, non gli era dispiaciuto per nulla se il risultato era di averla salda tra le sue braccia, ma non si poteva nascondere di sentirsi mutilato, come se lo avessero costretto ad abbandonare un figlio a lungo amato.

Un lampo, seguito da un tuono, fece agitare nel sonno la figura abbandonata al suo fianco, illuminando la sua pelle di un bagliore aranciato. Poteva essere la sua mente che gli giocava un brutto scherzo, poteva essere il bagliore del lampo amplificato dai suoi capelli, poteva essere Extremis che, continuando ad abitarle la pelle, si svegliava per dimostrargli come, dopotutto, non era stato così pronto a proteggerla e che averla al fianco significava metterla ancora più in pericolo di quanto già non fosse come AD delle Industries.
Tentò di scacciare il flusso di pensieri negativi - Pepper che faceva un volo di 60 metri nel nulla, Pepper nelle mani di Killian, Pepper che sorvolava il cielo mentre una bomba nucleare si dirigeva verso New York, la bomba nel portale di New York, il portale - con un cenno del capo e si costrinse a pensare a qualcosa da costruire, come il ragazzino gli aveva suggerito.
Il suo pensiero volò subito ad una nuova armatura, già immaginava di sentirsela addosso, il freddo metallo sulla pelle, ed essere di nuovo in grado di combattere, di scacciare i demoni dentro di sé attraverso i movimenti fluidi delle giunture, di proteggerla dagli altri e da sé stesso.
Lanciò uno sguardo titubante alla figura, come se potesse percepire i suoi pensieri. Non avrebbe mai potuto farle questo, non di nuovo. Come aveva potuto pensare di abbandonare nuovamente quel corpo caldo per dei corpi di metallo lucente?

Si stropicciò gli occhi, portando le mani al viso e concentrandosi su di lei, il petto che continuava ad alzarsi ed abbassarsi velocemente, tentando di controllare il respiro per non svegliarla con il rumore del suo affanno.
Si ritrovò a pensare velocemente a come mantenere la calma. Possibile che in quarant’anni di vita non avesse appreso una nozione così semplice e necessaria come un trucchetto per calmarsi?
Si ritrovò a scandagliare la sua memoria, senza la possibilità di chiedere aiuto a JARVIS, quando finalmente trovò qualcosa a cui aggrapparsi, un brandello di ricordo che prometteva bene.
5 cose che si possono vedere, 4 cose che si possono toccare, 3 cose che si possono udire, 2 cose che si possono annusare, 1 cosa che si può assaporare.
Si era ricordato dell’elenco in automatico, tanto valeva provare ad usarlo.

5 cose che si possono vedere. La finestra, le gocce di pioggia sulla finestra…erano la stessa cosa o due elementi separati? Inoltre, le gocce erano da contare come gruppo unico o singolarmente? Perché nel secondo caso avrebbe già terminato il primo step senza cavarne nulla di buono. Si costrinse a fare un respiro profondo e a ricominciare.
1) Il vetro della finestra con le gocce di pioggia che scorrono. Rimase a fissarlo per un po’, come a volerle elencare per davvero. Poi si riscosse e continuò. 2) Le lenzuola che la avvolgevano. 3) I suoi capelli sul cuscino, rossi, lucenti. Trattenne l’impulso di far scorrere le dita tra la massa scarmigliata, non voleva svegliarla. 4) Le sue lentiggini. Chiuse gli occhi e provò e rimetterle al proprio posto, una ad una, come se stesse creando una mappa di un cielo stellato che solo lui aveva il privilegio di vedere ogni notte. Non riuscì a trattenersi e si avvicinò alla compagna, per fissarle meglio il viso, il collo, le braccia ed imprimersi nella memoria ogni millimetro di quella pelle. 5) Le sue labbra. Semichiuse ed abbandonate, lo richiamavano come una sorgente d’acqua nel deserto. E lui, che il deserto l’aveva visto, sapeva quanto irresistibile fosse quel richiamo.

4 cose che si possono toccare. 1) Le sue labbra. Non trattenne l’impulso di farci scorrere le dita, pregando che non si svegliasse. 2) I suoi capelli. La sua attenzione ritornò sul groviglio fulvo che le copriva parzialmente il volto. Ci fece scorrere le dita, districando anche il più piccolo dei nodi e scostando le ciocche ribelli dal suo viso. 3) Il suo viso. Ormai era perso in lei e con lui ogni dignità di non farsi trovare adorante, con gli occhi rossi al suo capezzale. Se si fosse svegliata, nel trovarlo in quello stato, avrebbe pensato che fosse ubriaco, o peggio. Ma al momento non gli importava. Fece scorrere una mano leggera sulla fronte, sulle guance, sull’incavo del collo. Fermandosi a ricontare ogni singola lentiggine per controllare se la mappa immaginata precedentemente mancasse di qualcosa. Pepper si mosse nel sonno e si strinse di più a lui. 4) Il suo corpo. Approfittando del movimento, fece passare un braccio sotto di lei, stringendola a sé. Ne percepiva il peso sul braccio, i capelli che gli solleticavano il naso, il respiro di lei contro la sua guancia. Si maledisse mille volte. Come aveva potuto pensare di preferire il metallo a lei?

3 cose che si possono udire. 1) Il tuono. Forte e rumoroso fece tremare la vetrata. Di istinto la strinse ancora di più a sé. 2) Il suo respiro. Forse per il rumore, forse per i suoi movimenti, si era fatto più pesante. Ne percepiva l’andamento, ritmico e agitato. Si riscosse per un momento e gli occhi di lei incontrarono i suoi. Riconoscendone il corpo, l’odore e il tocco, rilassò le spalle e gli si accoccolò ancora più vicino, chiudendo nuovamente gli occhi. 3) Il fruscio delle lenzuola. I movimenti di lei erano stati accompagnati da un fruscio gentile, che presagiva il suo movimento. Per quanto non volesse assolutamente svegliarla, gli mancava quel rumore che faceva presagire una sua presa di coscienza, un modo che permettesse a lei di accorgersi di lui e magari di guardarlo, di toccarlo, di ascoltarlo come lui stava facendo con lei, con tutti i sensi all’erta per coglierne la minima sfumatura.

2 cose che si possono annusare. 1) Le lenzuola. L’odore delle lenzuola fresche era uno di quelli che preferiva di più al mondo. Facevano presagire riposo oppure divertimento, se erano abitate da qualcuno. Da quando lei era entrata nella sua vita, si limitava a sognare l’odore delle lenzuola durante tutto il giorno, immaginando il momento in cui si sarebbero chiuse sui loro corpi, come a volerli proteggere da un mondo troppo crudele. 2) La sua pelle. Infilò il naso nell’incavo del suo collo, beandosi della sua presenza, del suo profumo. La strinse ancora di più a sé, evidentemente facendole il solletico con il pizzetto perché quando si riscosse trovò un paio di occhi che lo fissavano incuriositi.
«Mi stavi annusando?», chiese divertita.
«Forse.», ammise lui, con uno sguardo colpevole negli occhi.
«Da quanto tempo sei sveglio?»
«Da un po’.», si riscosse e le chiese: «Tu da quanto tempo sei sveglia?»
«Da un po’ anch’io», ammise lei. «Non volevo disturbarti mentre…»
«Mentre…?»
«Mentre mi fissavi, o mi contavi le lentiggini, o mi districavi i capelli. Sarebbe comodo un parrucchiere personale sempre in servizio, dato il tempo che ci metto a prepararmi. Non è facile, sai?», rise lei, soffiandogli il viso di baci leggeri.

1 cosa che si può assaporare.

Mentre si china su di te ancora una volta catturi le sue labbra per un tempo che sembra interminabile. Ti bei della sua presenza mentre fai scorrere le mani sulla canottiera di raso che indossa come pigiama. Ti stacchi dalle sue labbra per iniziare a scendere lungo il collo, lentamente, poggiando baci su ogni lentiggine che ricordi e che puntualmente incontri. Ti fermi su quello che di lei sai essere il punto più sensibile ed inizi a torturarle la pelle morbida, mordendola e succhiandola, fino a lasciarle un livido vistoso sulla pelle diafana.
«Tony!», ti richiama lei, «Sei l’unico in questa stanza che domani non deve presentarsi a lavoro, lo sai?»
«Domani ha il giorno libero, signorina Potts. Non glielo avevano comunicato?» grugnisci, evitando di staccarti dalla sua pelle. Lei sospira, divertita.
Continui a scendere, definendo il contorno delle clavicole con le labbra. Con un sol gesto le alzi le braccia facendole scivolare da sopra la testa la canotta, che finisce per terra. Continui a lasciarle una scia di baci sulla pelle, fermandoti nell’incavo dei seni. Lei poggia il suo mento sulla tua testa. Rimanete così, immobili, mentre senti il peso che ti opprimeva il petto allentarsi piano piano.
«Non lasciarmi» le mormori sulla pelle. Senti le sue mani che ti prendono il volto, portando i tuoi occhi all’altezza dei suoi. Ha capito che non è uno dei tuoi giochi, ha capito che con quegli sguardi e quelle carezze stai cercando di scacciare qualcosa, usando lei come appiglio, come terra sicura.
Ti fa scorrere le mani dietro il collo e ti stringe a sé, pelle contro pelle, carezzandoti la schiena. Senti i tuoi muscoli, una volta contratti, rilassarsi sotto il suo tocco.
«Non potrei mai.», ti sussurra di rimando.
Ed è l’unica cosa che conta.
 
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Ho scritto questo in un momento di insonnia ed ho avvertito l’urgenza di pubblicarla. Probabilmente continuerò a modificarla finché non la riterrò così insulsa da cancellarla. Vi prego di lasciare una recensione, anche minima, per capire in cosa posso migliorare ahaha
Grazie mille anche solo per avermi dato fiducia ed essere arrivati fin qui.
   
 
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