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Autore: Saruwatari_Asuka    20/04/2020    3 recensioni
{Shinsou Centric}
{Post-Festival Sportivo}
{SPOILER su Shinsou per chi guarda solo l'anime}
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Corde vocali artificiali suona meglio di tutto quello che si sarebbe potuto inventare lui.
E poi, chi se ne frega di come si chiama.
E’ una figata pazzesca.
Non ha neanche ancora provato a vedere se funziona, ma è qualcosa di incredibile averla in mano.
Un pezzo della sua eventuale futura divisa da eroe.
Un pezzo stesso del suo sogno.
Che si fa sempre più vero.
Tangibile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hitoshi Shinso, Shōta Aizawa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Hold it tight

 

 

 

 

La vita dopo il Festival sportivo è stata strana fin da principio.

Fin da quando, dopo la sconfitta, è salito sugli spalti, accolto dalle grida di trionfo della sua classe. Ma trionfo per cosa, poi? Aveva fatto una magra figura, aveva perso subito.

Di cos’erano così allegri?

Non si poteva neanche dire che si fosse fatto valere, o notare. Chi mai poteva averlo notato? Certo, subito dopo lo scontro aveva sentito anche lui parlare alcuni eroi, ma considerato gli scontri successivi al suo, soprattutto per quegli esaltati di Bakugou e Todoroki, o anche per lo scalpore dato da Midoriya, qualsiasi cosa avessero notato in lui sicuramente se lo erano già dimenticato.

E nonostante questo, quando li aveva raggiunti loro erano ancora su di giri, euforici. Lo avevano fatto sedere in mezzo  e Tetsuya, seduto dietro, si era allungato e gli aveva piazzato quelle sue enormi manone sulle spalle, iniziato a massaggiarlo approssimativamente.

Non era molto bravo ma Shinsou aveva le spalle così tese e doloranti che ne provò quasi giovamento, nonostante l’impaccio del compagno.

“Sei stato incredibile, amico!” aveva esclamato Omura, accanto a lui, praticamente saltellando sul posto. Era così felice che non riusciva neanche a stare ferma con le mani, e continuava a portarsi dietro le orecchie le ciocche sottilissime di capelli scuri che continuavano a sfuggirle dalla presa. Gli occhi marroni le brillavano, neanche fosse lei quella che era appena scesa dal ring. “E’ stato incredibile, eri così figo Shinsou-kun! Così determinato e sicuro! Per un attimo ho creduto che potessi farcela, mancava pochissimo!”

Shinsou aveva sbuffato, accasciandosi sul sedile scomodo, “Non direi. Ho...fallito miseramente.”

“Non dire sciocchezze!” aveva sbottato Ishiwara, “Sei l’orgoglio del dipartimento generale, gli eroi erano abbagliati! Cazzo sono sicuro che qualcuno ti vorrà anche se non sei un eroe!”

“Non penso che si possa fare...”

“E chi se ne frega!”

“Sentite!” aveva pigolato la vocina di Takagi, alzando la mano come se fosse in classe e avesse bisogno che qualcuno le dicesse che poteva parlare. Omura, che ormai la conosceva dai tempi delle medie, le aveva preso la mano per abbassargliela.

“Dicci tutto tranquillamente, Taka-chan.”

“Mi...mi stavo chiedendo. Magari, quando finisce il Festival, ecco, potremmo andare a festeggiare Shinsou-kun tutti insieme? Forse...forse non otterrà molto come dice lui però...io penso che quello che ha fatto sia stato incredibile e si merita...ecco, almeno da parte nostra...”

“Ma è un’idea bellissima!” aveva squittito Omura per prima, “Che ne dite? Andiamo a mangiare insieme da qualche parte e poi al karaoke! Eh, Shinsou?”

“Ah, io non sono dell’umore.”

“Ma non dire fesserie!” gli aveva dato una manata Tetsuya, così forte che Shinsou si era piegato da un lato. Non fosse stato che Tetsuya, nonostante l’aspetto burbero e spigoloso, fosse un bonaccione che odiava combattere in tutti i modi –anche verbalmente- si sarebbe chiesto come mai uno che avesse già la prestanza fisica per farlo non fosse nel corso eroi, o non avesse almeno provato ad entrare. Invece Tetsuya non ci aveva mai neanche pensato, forse buttato giù anche da un quirk di scarso livello (allungare le dita di 10 centimetri, per quanto lui avesse delle mani enormi, non aiutava granché).

“Sei tu il festeggiato, Shinsou!”

“Io non ho niente da festeggiare...”

“Questo lo decidiamo domani!” aveva deciso Ishiwara, “Adesso festeggiamenti ne abbiamo da fare! Punto prima, sei arrivato fra i primi sedici battendo per posizione anche un sacco di studenti aspiranti eroi, in barba a loro! Punto secondo, persino dei professionisti ti hanno fatto i complimenti!”

“Sì, ma...”

“Assodato allora, deciso!” lo aveva interrotto Omura, senza neanche farlo finire di parlare.

Ed in effetti, alla fine erano andati davvero a mangiare fuori tutti insieme, gran parte della sezione C del corso Ordinario della Yuuei, anche se principalmente era Omura a tenerlo a braccetto e a trascinarlo ovunque volesse lei.

Shinsou si limitava a seguirla, a seguirli tutti, placido, per non fare loro dispiacere.
Perché in fondo...sono suoi amici.

Fra i primi che non si sono fatti abbagliare dai suoi poteri e che l’hanno sostenuto quando ha detto che voleva fare del suo meglio per rendere redditizio quel Festival anche per lui.

E tutto sommato, si erano anche divertiti. Anche lui, non può negare di essersi divertito e di essere tornato a casa, a sera tardi, con l’umore un po’ più lieto.

In fondo, per lui è stata una fortuna uscire subito. Che speranza aveva contro gli altri? Lo avrebbero fatto fuori anche se uccidere non era ammesso.

Altro che Brainwash.

Vedendoli combattere, ha capito che forse chiede troppo alle sue capacità.

Quei tipi sono folli, pazzi! Combattono fino all’esasperazione, ferendosi da soli anche!  E hanno dei poteri spaventosi.

Lui...lui non ha speranze.

E’ un ragazzo normale, assolutamente anonimo nel fisico e nelle capacità fisiche, dove mai vuole andare?

Impossibile sperare di ottenere qualcosa.

Impossibile sperare di arrivare anche solo lontanamente al loro livello.

Forse non ha neanche la determinazione adatta, come ha sempre creduto.

Voler diventare eroe per dimostrare di poter fare qualcosa di buono anche con un potere come il suo, volerlo fare anche solamente per dimostrare che si può scegliere cosa diventare e non farsi condizionare da quello che gli altri dicono, e pensano, solo basandosi su un quirk che non ti sei scelto tu.

Desiderare di diventare eroe perché li si ammira, li si adora.

Forse queste cose non bastano.

Forse loro, persino quell’esaltato di Bakugou, hanno delle motivazioni che lui non può neanche immaginare e che battono le sue di una spanna.

Forse persino lo scimmione che ha tanto screditato e preso in giro, anzi sicuramente è così, lui e Midoriya e tutti gli altri che ha deriso, meritano quel posto che hanno ottenuto. Un posto che spetta loro non per il quirk, come ha accusato, ma per qualcosa che hanno dentro, che li spinge a lottare, ferirsi, rialzarsi, sempre. A prescindere da tutto.

E che lui non ha.

Non ancora, per lo meno.

Se fosse stato così, non avrebbe sentito quella scarica elettrica che ha definito paura, durante lo scontro fra Bakugou e Todoroki.

Ha creduto, almeno, fosse paura.

E se prova paura adesso, contro un Villan cosa mai avrebbe potuto fare? Darsela con la coda fra le gambe?

No. Non è così che si comporta un eroe.

Quindi, è evidente che non è degno, di quel posto che sogna.

Lo ha sperato. Lo ha creduto.

Se lo è detto e ridetto forse per prepararsi ad un nuovo giorno, quello seguente al Festival, in cui la sua vita avrebbe ricominciato con regolarità, normalità, proprio come sempre.

Come tutti gli altri giorni.

Eppure, quando legge sulla lavagna il suo nome, con accanto quel timido 1, la scarica elettriche che l’ha attraversato il giorno prima si fa risentire.

E’ uguale, identica.

Eppure stavolta non può essere paura. E’ adrenalina pura.

Ansia e allo stesso tempo euforia.

Allora qualcuno l’ha notato davvero. Un professionista il suo nome l’ha fatto sul serio.

Ma è fattibile? Si può fare?

Lui non è nel corso eroe.

L’enorme manata di Tetsuya lo riporta alla realtà, quasi gli fa sbattere il muso contro il banco.

Evvai! Te l’avevo detto! Shinsou eroe della sezione ordinaria!”

“Bravo Shinsou!”

“Grande Shinsou sei tutti noi!”

“Fantastico!”

C-complimenti, Shinsou-kun!”

Shinsou rimane immobile e in silenzio. Non se l’aspettava.

“Come si chiama l’eroe che ti ha reclutato? Fammi un po’ leggere?!” Omura si sporge subito alle sue spalle, aguzza una vista già sopraffine come quella di un’aquila grazie al suo quirk. Ma in fondo, il foglio che ha in mano Shinsou non lo sta minimamente nascondendo.

E’ ancora lì a fissarlo senza realmente vederlo.

Eraserhead? E chi è?”

Ishiwara scrolla le spalle, “Boh, che ti frega, è un eroe! E’ un eroe no?”

“Ragazzi, per favore!” sbotta il professore, picchiettando sulla cattedra col registro, “Capisco che questa è una cosa assurda per la nostra sezione, ma noi non abbiamo motivo di saltare le lezioni come nella sezione Eroi. Tutti ai vostri posti, subito! Iniziamo la lezione. Shinsou metti via quel foglio e prendi il libro, ci penserai dopo.”

Shinsou esegue sotto i borbottii dei compagni, ma senza attenzione.

Lui lo sa chi è Eraserhead. E’ il docente responsabile della sezione A, uno degli eroi meno conosciuti al mondo ma dei docenti più temuti dalla sezione eroi della Yuuei. Gli altri è ovvio non lo conoscano, si preoccupano solo dei loro eroi preferiti o di quelli che fanno clamore, non sono interessati a quel mondo.

Ma lui sì. Anche se non bene, perché di quel tipo non si sa quasi mai nulla.

Tipo perché lo ha reclutato.

E’ un professore, ma poi a che serve? Che può dargli lui? Ma ce l’ha un’agenzia poi?

E’ confuso.

Ed eccitato.

E spaventato.

Ma lo aspetta comunque fuori dalla sala insegnanti, perché vuole sapere e anche cogliere quell’occasione al volo.

Anche se ha pensato di non essere pronto.

Anche se prova paura, oltre a tutto il resto.

Ma c’è riuscito. E qualsiasi sia quello che ha dentro adesso, non può farsi scappare quell’opportunità che gli è stata concessa.

Aizawa è l’ultimo docente ad uscire dalla stanza, si trascina dietro il sacco a pelo giallo e lo squadra dall’alto al basso come se si aspettasse già da prima di vederlo lì. Non è sorpreso affatto.

“Se sei venuto, lo prendo come un sì,” gli dice prima ancora che Shinsou possa aprir bocca, “Domani mattina alle cinque nel bosco dietro la scuola.”

“Nel bosco?”

“Sì esatto. Alle cinque in punto. Tarda di un minuto e me ne andrò.”
Shinsou irrigidisce subito le spalle, “Okay!”

 

E la mattina dopo, Shinsou si presenta ben prima delle cinque. Alle quattro e quarantacinque è già lì, con la tuta della Yuuei addosso, un borsone e la cartella scolastica. Perché dubita di riuscire a tornare a casa dopo...qualsiasi cosa faranno. Quindi poi passerà in spogliatoio e si cambierà e successivamente andrà in classe.

Aizawa arriva puntuale invece, alle cinque spaccate è lì, come lo vede per i corridoi della scuola tutti i giorni. Tranne per il sorrisetto divertito, quel sogghigno quasi agghiacciante che per certi versi, in realtà, assomiglia al suo.

E per...una cosa che ha in mano.

Delle bende. Come quelle che ha lui al collo.

“Bene, Shinsou, vedo che sei determinato. Adesso ti spiego che cosa faremo da oggi fino a che non reputerò il contrario io. Ti ho reclutato ufficialmente, ma non ho bisogno di te come aspirante eroe e questo penso che tu lo abbia capito. Ma se vuoi sperare di avere un’opportunità concreta, la prossima volta, di entrare nel corso Eroi della Yuuei, dovrai essere fisicamente più capace.”

“Sì. Capisco.”

“Quindi ci alleneremo tutti i giorni, prima e dopo le lezioni, salvo non ti dica io il contrario.”

“Okay,” annuisce Shinsou. Ovvio, certo, non si aspettava niente di diverso.

Allenarsi con un professionista, comunque, è già qualcosa di enorme per lui. “E quelle cosa sono?”

“Un regalo. Ma dovrai imparare ad utilizzarle. Non è per niente facile, io ci ho messo tre anni a manovrarle per bene. Quindi iniziamo da subito, o non arriveremo mai a nulla.”

Shinsou fa un altro segno col capo, ma stavolta non dice niente.

Fin da subito, inizia a fare tutto quello che gli dice Aizawa. Corsa, addominali, flessioni, piegamenti, sollevamenti. Agli allenamenti con la corda non ci arriva.

Crolla a metà del secondo giro di piegamenti, le gambe a pezzi che ormai non sente quasi più, e di certo non lo tengono più neanche in piedi.

Figurarsi altro.

Sa e teme di aver fatto una magra figura, eppure Aizawa sogghigna quando si piega in avanti verso di lui, ancora steso a terra sull’erba fresca.

“Hai resistito più di quanto credessi. Bravo,” lo loda, “Ma ti ho sopravvalutato un poco. Per i primi giorni punteremo ad aumentare la resistenza, poi penseremo al resto. Ce la fai ad alzarti o devo chiamare qualcuno che ti porti in infermeria?”

Shinsou digrigna i denti, “Ce...ce la faccio...”

“Molto bene. Se ti senti ancora in grado di muoverti, questo pomeriggio alle tre e mezzo dopo le lezioni ti aspetto qui.”

“Va bene.”

Merda. Merda, merda.

Non ce la fa neanche ad alzarsi.

Come cazzo farà quel pomeriggio? Non ha neanche il tempo di riprendersi. Sarà distrutto dall’acido lattico, dal dolore alle gambe, da...

“Fatti una doccia bollente. Massaggia per bene gambe e braccia. Recovery ti aspetta in infermeria, per la prima ora sei giustificato. Con un po’ di fortuna riuscirai ad alzarti, dopo.”

G-grazie...”

Recovery non lo cura –ovvio, non è mica ferito- ma lo fa dormire senza disturbarlo per tutta la prima ora.

Quando si sveglia, si sente meno in forma che mai, più morto che vivo, a malapena riesce a strisciare i piedi fino alla classe, dove segue malamente il resto delle lezioni.

Omura lo guarda con estrema apprensione, “Tutto bene? Sembri malato.”

“Sto bene,” brontola Shinsou, “Benissimo.”

“Sicuro?”

“Sicuro.”

 

Alle tre e mezza è di nuovo nel bosco, Aizawa stavolta è già lì ma ha qualcosa in mano che non sono le bende.

“Vieni. C’è da mettere a punto qualcosa che possa aiutarti ad usare più facilmente il tuo potere. Qualcosa che non alteri la voce, altrimenti è inutile.”

“Ma...ma non ci alleniamo?”

“Non riusciresti a muovere un muscolo, e non mi piace sprecare il mio tempo. Quindi rendiamolo efficace anche questo incontro.”

“Oh...”

Aizawa ha già le idee chiare, in verità. Ha già tutto in testa e lo stupisce perché ha sentito del suo potere solo due giorni prima, al festival.

Eppure è sicuramente dotato di una mente geniale, perché nonostante Shinsou abbia sempre desiderato essere un eroe, a quelle cose non ci ha mai pensato.

Forse perché inconsciamente non lo reputava fattibile, e pensare a un costume o ad un nome per lui era...una perdita di tempo.

E neanche a lui piace perdere tempo.

“Se potessi imitare le voci di chi mi pare potrei ingannare anche chi già conosce il mio potere,” mormora dopo un po’ che Aizawa lancia idee un po’ a caso, anche se tutte ben inerenti al suo quirk, “Basterebbe che non possa vedermi parlare. Voglio dire...se ce l’ho faccia a faccia è inutile ma altrimenti posso ingannarlo.”

“E tu sei bravo ad ingannare la gente, eh ragazzino?”

Shinsou abbassa gli occhi, quasi colpevole. Non può negarlo. Anche se ha sempre, sempre cercato di far cambiare idea a chi diceva che uno con il suo potere avrebbe potuto fare solo il Villan, nella vita, non può non ammettere che sì, ingannare gli altri è una sua specialità.

Ha dovuto imparare.

Rientra a tutti gli effetti nel suo potere. Ingannare, e far perdere la pazienza, per costringere gli altri a rispondergli.

E’ l’unica cosa che può fare.

“Già, beh...non credo che sia fattibile, però, giusto?”

“Non sottovalutare gli esaltati del corso di supporto. Chi credi mi abbia creato quella quando avevo la tua età?”
“Davvero...? Ma...”

Aizawa gli passa il block notes su cui stava scrivendo, “Segna tutto qua, anche la forma che preferiresti avesse, fa un disegno se sei capace. Riportamelo domani mattina. Poi vedranno loro.”

O-okay.”

“Alle cinque, qui. Ti conviene andare a letto presto, perché domani non parleremo.”

Shinsou stringe il block notes con entrambe le mani, tanto da far diventare le nocche bianche, “Sì, signore!”

Torna a casa faticando anche ad alzare i piedi da terra quando cammina. Ha le gambe intorpidite in una maniera che non ha mai provato prima di quel giorno per un semplice allenamento e persino sua madre, quando lo vede rientrare, si preoccupa che stia bene.

All’alba del giorno successivo è di nuovo lì ad allenarsi con Aizawa, ed è massacrante ed estenuante, e non è neanche certo che possa servire a qualcosa, ma non ha ancora intenzione di fermarsi.

 

Oi Shinsou? Shinsou!”

Schiude gli occhi e fissa il compagno di classe, Ishiwara, anche se lo vede appannato.

Sono due settimane che si allena con Aizawa, è distrutto. Inizia a pensare che non ce la farà mai, mai e poi mai.

Sta chiedendo troppo a se stesso, si sta affaticando troppo. Certo, adesso l’acido lattico non è più un problema per lui, ma è stanco. E’ stanco ogni giorno di più.

Possibile che ancora non si stia abituando?

“E’ finita la lezione, amico...”

Shinsou rialza anche il capo dal banco. Come, è finita? Ma non è appena iniziata?

Guarda verso la lavagna, ma il docente è già andato via.

“Ma...”

“Siamo andati in mensa a prendere il pranzo per tutti,” trilla Omura, “Devi mangiare per mantenerti in forza! Qualsiasi cosa tu stia facendo ti distrugge!”

“Avevi una cera così pessima che anche il prof non ti ha svegliato.”

“Eri un angioletto mentre dormivi,” ride Ishiwara, “E io che pensavo che con le occhiaie che hai tu vivessi insonne!”

“Deve essere stanco, per questo dorme!”

“Ma che ti fa fare quell’eroe?”

“Sei sicuro di farcela, Shinsou-kun?” sbotta anche Omura, “Non vorrei che ti ammalassi! Forse dovresti andare in infermeria a riposarti un po’!”

“No, no,” sbuffa Shinsou, grattandosi il collo con fare distratto e a tratti imbarazzato. Accidenti, perdersi le lezioni in questo modo non è un grande inizio. Deve fare qualcosa, perché se migliora nel fisico ma peggiora nello studio teme comunque che il corso Eroi se lo può scordare.

E non sta facendo tutta questa fatica per nulla.

“Sto bene. Non c’è bisogno che vi preoccupiate.”

“Ma è il minimo, Shinsou!” sorride Omura, “Siamo amici no? Adesso mangiamo, poi dopo ti passo gli appunti di prima!”

“Grazie...”

“Sì e se hai bisogno di aiuto per lo studio fai un fischio!”

Uuh, Omura se ne sta approfittando, eh?!” se la ride Tetsuya, “Attento Shinsou, appena ti distrai ti salta addosso!”

“Ma cosa dite! Non lo farei mai, Shinsou è mio amico! Non dargli retta...”

“No, figurati.”

Shinsou la fissa un po’, Omura è arrossita fino alla punta dei capelli scuri e fa quasi tenerezza, a vederla. In effetti, da quando è arrivato ha avuto più volte la sensazione che la ragazza fosse...quantomeno interessata.

I primi giorni di scuola non gli parlava mai ma lo osservava di continuo. Poi, quando è diventata capoclasse, si era sbloccata, all’improvviso aveva deciso che non fosse giusto tenerlo in disparte e si era battuta assiduamente contro tutti per farlo entrare attivamente nel gruppo classe.

E di sicuro c’è riuscita, ha una determinazione e un’empatia che fa invidia, e di sicuro avrebbe realizzato il suo sogno di diventare medico. Sarebbe stato un ottimo medico.

Resta il fatto che da quando si è sbloccata, nei suoi confronti, gli sta sempre appiccicata, non ha più remore a prenderlo per il braccio e trascinarlo ovunque, ad appoggiarsi a lui, a chiedergli aiuto.

Si è detto che lo considera un amico, e a Shinsou sta bene, la trova simpatica e accorta. Anche se esuberante.

Chissà se invece Tetsuya ha ragione e lui non ha visto la verità?

“Però accetto volentieri,” ammette Shinsou dopo un po’.

Ishiwara fischia sonoramente, “Certo che se anche tu che sei fra i più bravi della classe hai bisogno di ripetizioni, significa che questi allenamenti che fai il pomeriggio sono davvero estenuanti!”

Shinsou annuisce, accettando il pranzo che gli hanno preso i suoi compagni e iniziando a mangiare, in silenzio.

“Non solo il pomeriggio, si allena anche la mattina!” fa Omura, “Ti ho visto andare verso gli spogliatoi, stamattina. Venivi da lì, vero?”

Shinsou annuisce di nuovo.

“Cavolo, amico, mattina e sera? Ci credo che poi ne esci morto e non riesci a studiare! Mi sento quasi in colpa, noi in confronto non abbiamo niente da fare. Taka-chan se vuoi ti sistema gli appunti, vero? Così sarà ancora più semplice studiare!”

“Lascia stare Taka-chan!”

“Mica ho detto niente! Però insomma, lei è precisa, ha una scrittura super carina e chiara ed è bravissima a fare gli schemi. Neh, Taka-chan, vero che faresti dei riassunti schematizzati per aiutare il nostro Shinsou a studiare?!”

La diretta interessata volta il capo verso di loro, finendo di sistemare uno dei suoi quadernini fucsia. Shinsou non la degna neanche di un’occhiata inizialmente ma lei annuisce comunque, le goti e le orecchie in fiamme.

“Se può essere utile...sì. Volentieri.”

E a quel punto Shinsou alza il capo, la fissa con intensità, poi si gratta il collo, “Sarebbe utile. Ti ringrazio.”

Takagi si apre in un gran sorriso, inclinando il volto di lato, “Di nulla! E’ un piacere per me!”

Omura alza le braccia in segno di vittoria, “Con noi non hai da temere di rimanere indietro, Shinsou-kun! Ti saremo di supporto tutte le volte che possiamo! Vero ragazzi?!”

“Certo! Sei l’orgoglio della sezione C! E’ il minimo!”

“Farai vedere a tutto quel branco di eroi esaltati che neanche noi siamo da meno, un giorno!”

 

A più di un mese dall’inizio dell’allenamento con Aizawa, se i voti di Shinsou non sono precipitati lo deve solo al supporto dei suoi compagni di classe, alle ripetizioni di Omura di tutte le lezioni che perde per dormire in classe, ai chiarissimi appunti di Takagi e, soprattutto, alle menzogne che i suoi compagni raccontano ai professori ogni volta che si addormenta.

Sente di star iniziando finalmente a prendere il ritmo, Shinsou, e lo deve anche a loro.

Studiare è diventato facilissimo, quindi può concentrare tutte le sue energie nel riprendersi, e nell’allenarsi. Non ha mai avuto così pochi problemi di insonnia in tutta la sua vita, ma da quando ha iniziato è così stanco che dormirebbe sempre e ovunque.

I risultati, però, si fanno notare. Nel fisico, principalmente, perché le sue capacità di usare le bende è ancora poco più che nulla. Non fa altro che legarcisi e inciamparci e anche quando Aizawa gli lancia degli oggetti che lui dovrebbe prendere con esse, nelle giornate più positive non prende nulla. In quelle peggiori...Aizawa è quello che ne fa le spese peggiori.

“Va bene, basta così per oggi,” brontola Aizawa alla fine, dopo più di un’ora di tentativi nulli, mentre ancora cerca di liberarsi dalle bende.

“Scusi...”

“Non scusarti. In realtà vai abbastanza bene. Te l’ho detto, io ci ho messo tre anni ad imparare ad usarle. Vieni, ho qualcosa per te.”

Shinsou si avvicina subito, riavvolge tutte le bende e le ficca nella sacca da palestra che si porta ormai sempre dietro, tirando fuori una bottiglia d’acqua mezza vuota.

Aizawa gli mette davanti una maschera, quasi del tutto nera se non per le rifiniture tendenti ad un grigio argentato.

E rimane a bocca aperta, nel vederla.

E’...la sua maschera. Come l’ha disegnata lui, identica!

Fa quasi impressione, è come se il suo disegno avesse preso vita!

“Queste sono le corde vocali artificiali,” spiega Aizawa, “Sì lo so, non è il nome che hai segnato tu, ma non è saggio litigare su queste cose con quelli del Corso di Supporto.”

“Oh...” Shinsou la prende in mano, quasi gli tremano.

Corde vocali artificiali suona meglio di tutto quello che si sarebbe potuto inventare lui.

E poi, chi se ne frega di come si chiama.

E’ una figata pazzesca.

Non ha neanche ancora provato a vedere se funziona, ma è qualcosa di incredibile averla in mano.

Un pezzo della sua eventuale futura divisa da eroe.

Un pezzo stesso del suo sogno.

Che si fa sempre più vero.

Tangibile.

“Qui ci sono le istruzioni. Leggile, domani la proveremo. Pomeriggio, alle tre e mezza, qui.”

“E di mattina?”

“Non posso, ho da fare.”

Shinsou annuisce, la maschera ancora stretta bene in mano.

Finalmente può toccarlo davvero, il suo sogno. Afferrarlo.

 

Quando esce dal bosco, da solo perché Aizawa prende sempre un’altra strada per tornare a fare le sue cose da professore, Tetsuya è lì fuori che lo aspetta, cellulare in mano e aria annoiata.

Shinsou si ferma a fissarlo per un po’, e rimane così finché non è l’altro ad accorgersi di lui.

“Ah, era ora. Pensavo vi sareste allenati direttamente fino a domani!”

“Ma...che fai qui?!”

Tetsuya sorride apertamente, “Ti sei scordato questo in classe! Sei distratto come non mai, da quando è iniziata questa storia!”

Shinsou si gratta la nuca, perplesso. Come ha fatto a scordarsi il cellulare sul banco? E’ vero che è scappato via appena è suonata la campanella, senza neanche guardare l’orologio, per scaldarsi prima dell’inizio della tortura che Aizawa maschera da allenamento, ma dimenticarsi il telefono è grave.

“Grazie. Non c’era bisogno mi aspettassi, bastava me lo restituissi domani.”

Nah,” scrolla le spalle Tetsuya, “Stai facendo preoccupare un sacco le ragazze, così ho deciso di dare un’occhiata con i miei occhi.”

“Le ragazze?”

Omura e Takagi, no? Non vedi come sono super apprensive, in questi giorni? Soprattutto Omura. Che rimanga tra noi, ma credo tu le piaccia.”

“Ma che dici...”

“Eh, quelli come te dicono sempre così.”
“Quelli come me?”

“Di bell’aspetto, prestanti, accattivanti, determinati, con un quirk figo e un sogno non da meno.”

“Non credo di rientrare del tutto nella descrizione...”

“Ci rientri al cento per cento, amico! Ma Omura non ti darà fastidio su questo, a meno che non piaccia anche a te e fai tu il primo passo, s’intende!”

Shinsou sporge il labbro inferiore, arrossisce in zona orecchie e si nasconde subito girandosi dall’altro lato.

Non gli piace fare questi discorsi.

Non fanno per lui.

Omura è una buona amica. E’ una brava ragazza.”

“Non dirglielo, le spezzeresti il cuore!”

Shinsou sbuffa, “Ma perché te ne esci adesso con questa storia?!”

Tetsuya, di risposta, scrolla le spalle, iniziando a camminare e superando Shinsou di un paio di passi.

“Da quando hai iniziato ad allenarti e sei così vicino a realizzare una parte del tuo sogno, ho notato che ti guarda diversamente. Sei diventato ancora di più tipo un faro da raggiungere nel buio!”

“Non è che è a te che piace, Omura?”

“Non lo verrei mica a dire a te!”

“Non glielo direi, tanto...Comunque, state esagerando. Tutti quanti. Non ho ancora ottenuto niente.”

“Ma ti guardi allo specchio? Guarda che sei cambiato un sacco da quando hai iniziato!”

“Sì ma sono ancora lontano. Molto lontano.”

Tetsuya storce la bocca. Pareva proprio che Shinsou non se ne rendesse conto.

Certo, lui non può vederlo dal loro punto di vista, quindi è ovvio che non capisse.

Ogni volta che compare stravolto, o ferito con qualche cerotto o livido in giro, ogni volta che si addormenta in classe, che accetta gli appunti di Takagi, le ripetizioni di Omura. Ogni volta che mangia in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto non per fare l’asociale ma per recuperare energie pur senza fermarsi perché non può.

Ogni volta che succedono queste cose, e altro ancora, loro tutti capiscono quanto stupidi siano stati.

Shinsou innocentemente ma brutalmente butta in faccia a tutti loro quanto siano perdenti e falliti. Perché la metà di loro fa parte dei bocciati al test d’ingresso pratico o teorico per il Corso Eroi, e tutti loro poi si sono arresi, non si sono impegnati abbastanza, si sono fatti scoraggiare.

Shinsou no.

Shinsou va avanti nonostante tutto, su tutti.

Cade e si rialza, striscia i piedi ma va avanti.

Fa fatica, ma non si ferma mai.

Mai.

Shinsou è la dimostrazione che non ci si deve arrendere, anche se significa calpestare qualcun altro, a volte. Perché se dimostri chi sei davvero, se dimostri che te lo meriti, puoi arrivare dove vuoi.

Shinsou ci è riuscito. Ha fatto quello che doveva, per farsi notare, e ce l’ha fatta.

E adesso ci sta mettendo davvero anima e corpo. Sputando sangue e sudore.

Lui lo ammira. Tutti, nella sezione C, lo ammirano.

“Non è che gli allenamenti sono troppo pesanti?”

Shinsou scrolla le spalle, “Ce la faccio. Se mi fermo adesso, è stato tutto inutile.”

Hey amico?”

“Che c’è?”

“Noi siamo tutti con te. Non ci possiamo allenare insieme, ma siamo con te. Sei una persona incredibile, per tutto quello che fai.”

Shinsou arrossisce di nuovo, le orecchie in fiamme, la mano a grattarsi la nuca, “Se smetteste di trattarmi così magari sarebbe un inizio!”

“Scherzi? E poi come facciamo a dare giusto lustro al nostro eroe?!”

“Ma non sono per niente un eroe, nemmeno ce la farò probabilmente e...” la pacca sulla spalla che gli da Tetsuya quasi lo manda a terra, le gambe che tremano ancora per l’allenamento non lo aiutano di certo.

“Sei il nostro eroe! L’eroe della Sezione C!”

Shinsou incassa la testa nelle spalle, eppure Tetsuya parla seriamente. Non sta scherzando.

E questo non può che dargli uno sprint in più.

Se ha tutte quelle persone che credono in lui, che tifano per lui, non può fallire.

E non fallirà.

“Grazie.”

 

   
 
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