Hold it tight
La
vita dopo il Festival sportivo è stata strana fin da principio.
Fin
da quando, dopo la sconfitta, è salito sugli spalti, accolto dalle grida di
trionfo della sua classe. Ma trionfo per cosa, poi? Aveva fatto una magra
figura, aveva perso subito.
Di
cos’erano così allegri?
Non
si poteva neanche dire che si fosse fatto valere, o notare. Chi mai poteva
averlo notato? Certo, subito dopo lo scontro aveva sentito anche lui parlare
alcuni eroi, ma considerato gli scontri successivi al suo, soprattutto per
quegli esaltati di Bakugou e Todoroki, o anche per lo scalpore dato da Midoriya, qualsiasi cosa avessero notato in lui sicuramente
se lo erano già dimenticato.
E
nonostante questo, quando li aveva raggiunti loro erano ancora su di giri,
euforici. Lo avevano fatto sedere in mezzo
e Tetsuya, seduto dietro, si era allungato e
gli aveva piazzato quelle sue enormi manone sulle
spalle, iniziato a massaggiarlo approssimativamente.
Non
era molto bravo ma Shinsou aveva le spalle così tese e doloranti che ne provò
quasi giovamento, nonostante l’impaccio del compagno.
“Sei
stato incredibile, amico!” aveva esclamato Omura,
accanto a lui, praticamente saltellando sul posto. Era così felice che non
riusciva neanche a stare ferma con le mani, e continuava a portarsi dietro le
orecchie le ciocche sottilissime di capelli scuri che continuavano a sfuggirle
dalla presa. Gli occhi marroni le brillavano, neanche fosse lei quella che era
appena scesa dal ring. “E’ stato incredibile, eri così figo
Shinsou-kun! Così determinato e sicuro! Per un attimo
ho creduto che potessi farcela, mancava pochissimo!”
Shinsou
aveva sbuffato, accasciandosi sul sedile scomodo, “Non direi. Ho...fallito
miseramente.”
“Non
dire sciocchezze!” aveva sbottato Ishiwara, “Sei
l’orgoglio del dipartimento generale, gli eroi erano abbagliati! Cazzo sono
sicuro che qualcuno ti vorrà anche se non sei un eroe!”
“Non
penso che si possa fare...”
“E
chi se ne frega!”
“Sentite!”
aveva pigolato la vocina di Takagi, alzando la mano
come se fosse in classe e avesse bisogno che qualcuno le dicesse che poteva
parlare. Omura, che ormai la conosceva dai tempi
delle medie, le aveva preso la mano per abbassargliela.
“Dicci
tutto tranquillamente, Taka-chan.”
“Mi...mi
stavo chiedendo. Magari, quando finisce il Festival, ecco, potremmo andare a
festeggiare Shinsou-kun tutti insieme? Forse...forse
non otterrà molto come dice lui però...io penso che quello che ha fatto sia
stato incredibile e si merita...ecco, almeno da parte nostra...”
“Ma
è un’idea bellissima!” aveva squittito Omura per
prima, “Che ne dite? Andiamo a mangiare insieme da qualche parte e poi al
karaoke! Eh, Shinsou?”
“Ah,
io non sono dell’umore.”
“Ma
non dire fesserie!” gli aveva dato una manata Tetsuya,
così forte che Shinsou si era piegato da un lato. Non fosse stato che Tetsuya, nonostante l’aspetto burbero e spigoloso, fosse un
bonaccione che odiava combattere in tutti i modi –anche
verbalmente- si sarebbe chiesto come mai uno che avesse già la prestanza fisica
per farlo non fosse nel corso eroi, o non avesse almeno provato ad entrare.
Invece Tetsuya non ci aveva mai neanche pensato,
forse buttato giù anche da un quirk di scarso livello
(allungare le dita di 10 centimetri, per quanto lui avesse delle mani enormi,
non aiutava granché).
“Sei
tu il festeggiato, Shinsou!”
“Io
non ho niente da festeggiare...”
“Questo
lo decidiamo domani!” aveva deciso Ishiwara, “Adesso
festeggiamenti ne abbiamo da fare! Punto prima, sei arrivato fra i primi sedici
battendo per posizione anche un sacco di studenti aspiranti eroi, in barba a
loro! Punto secondo, persino dei professionisti ti hanno fatto i complimenti!”
“Sì,
ma...”
“Assodato
allora, deciso!” lo aveva interrotto Omura, senza
neanche farlo finire di parlare.
Ed
in effetti, alla fine erano andati davvero a mangiare fuori tutti insieme, gran
parte della sezione C del corso Ordinario della Yuuei,
anche se principalmente era Omura a tenerlo a
braccetto e a trascinarlo ovunque volesse lei.
Shinsou
si limitava a seguirla, a seguirli tutti, placido, per non fare loro
dispiacere.
Perché in fondo...sono suoi amici.
Fra
i primi che non si sono fatti abbagliare dai suoi poteri e che l’hanno
sostenuto quando ha detto che voleva fare del suo meglio per rendere redditizio
quel Festival anche per lui.
E
tutto sommato, si erano anche divertiti. Anche lui, non può negare di essersi
divertito e di essere tornato a casa, a sera tardi, con l’umore un po’ più
lieto.
In
fondo, per lui è stata una fortuna uscire subito. Che speranza aveva contro gli
altri? Lo avrebbero fatto fuori anche se uccidere non era ammesso.
Altro
che Brainwash.
Vedendoli
combattere, ha capito che forse chiede troppo alle sue capacità.
Quei
tipi sono folli, pazzi! Combattono fino all’esasperazione, ferendosi da soli
anche! E hanno dei poteri spaventosi.
Lui...lui
non ha speranze.
E’
un ragazzo normale, assolutamente anonimo nel fisico e nelle capacità fisiche,
dove mai vuole andare?
Impossibile
sperare di ottenere qualcosa.
Impossibile
sperare di arrivare anche solo lontanamente al loro livello.
Forse
non ha neanche la determinazione adatta, come ha sempre creduto.
Voler
diventare eroe per dimostrare di poter fare qualcosa di buono anche con un
potere come il suo, volerlo fare anche solamente per dimostrare che si può
scegliere cosa diventare e non farsi condizionare da quello che gli altri
dicono, e pensano, solo basandosi su un quirk che non
ti sei scelto tu.
Desiderare
di diventare eroe perché li si ammira, li si adora.
Forse
queste cose non bastano.
Forse
loro, persino quell’esaltato di Bakugou, hanno delle motivazioni che lui non può
neanche immaginare e che battono le sue di una spanna.
Forse
persino lo scimmione che ha tanto screditato e preso in giro, anzi sicuramente è
così, lui e Midoriya e tutti gli altri che ha deriso,
meritano quel posto che hanno ottenuto. Un posto che spetta loro non per il quirk, come ha accusato, ma per qualcosa che hanno dentro,
che li spinge a lottare, ferirsi, rialzarsi, sempre. A prescindere da tutto.
E
che lui non ha.
Non
ancora, per lo meno.
Se
fosse stato così, non avrebbe sentito quella scarica elettrica che ha definito
paura, durante lo scontro fra Bakugou e Todoroki.
Ha
creduto, almeno, fosse paura.
E
se prova paura adesso, contro un Villan cosa mai avrebbe potuto fare? Darsela
con la coda fra le gambe?
No.
Non è così che si comporta un eroe.
Quindi,
è evidente che non è degno, di quel posto che sogna.
Lo
ha sperato. Lo ha creduto.
Se
lo è detto e ridetto forse per prepararsi ad un nuovo giorno, quello seguente al
Festival, in cui la sua vita avrebbe ricominciato con regolarità, normalità,
proprio come sempre.
Come
tutti gli altri giorni.
Eppure,
quando legge sulla lavagna il suo nome, con accanto quel timido 1, la scarica
elettriche che l’ha attraversato il giorno prima si fa risentire.
E’
uguale, identica.
Eppure
stavolta non può essere paura. E’ adrenalina pura.
Ansia
e allo stesso tempo euforia.
Allora
qualcuno l’ha notato davvero. Un professionista il suo nome l’ha fatto sul
serio.
Ma
è fattibile? Si può fare?
Lui
non è nel corso eroe.
L’enorme
manata di Tetsuya lo riporta alla realtà, quasi gli
fa sbattere il muso contro il banco.
“Evvai! Te l’avevo detto! Shinsou eroe della sezione
ordinaria!”
“Bravo
Shinsou!”
“Grande
Shinsou sei tutti noi!”
“Fantastico!”
“C-complimenti, Shinsou-kun!”
Shinsou
rimane immobile e in silenzio. Non se l’aspettava.
“Come
si chiama l’eroe che ti ha reclutato? Fammi un po’ leggere?!” Omura si sporge subito alle sue spalle, aguzza una vista
già sopraffine come quella di un’aquila grazie al suo quirk.
Ma in fondo, il foglio che ha in mano Shinsou non lo sta minimamente
nascondendo.
E’
ancora lì a fissarlo senza realmente vederlo.
“Eraserhead? E chi è?”
Ishiwara scrolla le spalle, “Boh, che ti
frega, è un eroe! E’ un eroe no?”
“Ragazzi,
per favore!” sbotta il professore, picchiettando sulla cattedra col registro,
“Capisco che questa è una cosa assurda per la nostra sezione, ma noi non
abbiamo motivo di saltare le lezioni come nella sezione Eroi. Tutti ai vostri
posti, subito! Iniziamo la lezione. Shinsou metti via quel foglio e prendi il
libro, ci penserai dopo.”
Shinsou
esegue sotto i borbottii dei compagni, ma senza attenzione.
Lui
lo sa chi è Eraserhead. E’ il docente responsabile
della sezione A, uno degli eroi meno conosciuti al mondo ma dei docenti più
temuti dalla sezione eroi della Yuuei. Gli altri è
ovvio non lo conoscano, si preoccupano solo dei loro eroi preferiti o di quelli
che fanno clamore, non sono interessati a quel mondo.
Ma
lui sì. Anche se non bene, perché di quel tipo non si sa quasi mai nulla.
Tipo
perché lo ha reclutato.
E’
un professore, ma poi a che serve? Che può dargli lui? Ma ce l’ha un’agenzia
poi?
E’
confuso.
Ed
eccitato.
E
spaventato.
Ma
lo aspetta comunque fuori dalla sala insegnanti, perché vuole sapere e anche
cogliere quell’occasione al volo.
Anche
se ha pensato di non essere pronto.
Anche
se prova paura, oltre a tutto il resto.
Ma
c’è riuscito. E qualsiasi sia quello che ha dentro adesso, non può farsi
scappare quell’opportunità che gli è stata concessa.
Aizawa è l’ultimo docente ad uscire dalla
stanza, si trascina dietro il sacco a pelo giallo e lo squadra dall’alto al
basso come se si aspettasse già da prima di vederlo lì. Non è sorpreso affatto.
“Se
sei venuto, lo prendo come un sì,” gli dice prima ancora che Shinsou possa
aprir bocca, “Domani mattina alle cinque nel bosco dietro la scuola.”
“Nel
bosco?”
“Sì
esatto. Alle cinque in punto. Tarda di un minuto e me ne andrò.”
Shinsou irrigidisce subito le spalle, “Okay!”
E
la mattina dopo, Shinsou si presenta ben prima delle cinque. Alle quattro e
quarantacinque è già lì, con la tuta della Yuuei
addosso, un borsone e la cartella scolastica. Perché dubita di riuscire a
tornare a casa dopo...qualsiasi cosa faranno. Quindi poi passerà in spogliatoio
e si cambierà e successivamente andrà in classe.
Aizawa arriva puntuale invece, alle cinque
spaccate è lì, come lo vede per i corridoi della scuola tutti i giorni. Tranne
per il sorrisetto divertito, quel sogghigno quasi agghiacciante che per certi
versi, in realtà, assomiglia al suo.
E
per...una cosa che ha in mano.
Delle
bende. Come quelle che ha lui al collo.
“Bene,
Shinsou, vedo che sei determinato. Adesso ti spiego che cosa faremo da oggi
fino a che non reputerò il contrario io. Ti ho reclutato ufficialmente, ma non
ho bisogno di te come aspirante eroe e questo penso che tu lo abbia capito. Ma
se vuoi sperare di avere un’opportunità concreta, la prossima volta, di entrare
nel corso Eroi della Yuuei, dovrai essere fisicamente
più capace.”
“Sì.
Capisco.”
“Quindi
ci alleneremo tutti i giorni, prima e dopo le lezioni, salvo non ti dica io il
contrario.”
“Okay,”
annuisce Shinsou. Ovvio, certo, non si aspettava niente di diverso.
Allenarsi
con un professionista, comunque, è già qualcosa di enorme per lui. “E quelle
cosa sono?”
“Un
regalo. Ma dovrai imparare ad utilizzarle. Non è per niente facile, io ci ho
messo tre anni a manovrarle per bene. Quindi iniziamo da subito, o non
arriveremo mai a nulla.”
Shinsou
fa un altro segno col capo, ma stavolta non dice niente.
Fin
da subito, inizia a fare tutto quello che gli dice Aizawa.
Corsa, addominali, flessioni, piegamenti, sollevamenti. Agli allenamenti con la
corda non ci arriva.
Crolla
a metà del secondo giro di piegamenti, le gambe a pezzi che ormai non sente
quasi più, e di certo non lo tengono più neanche in piedi.
Figurarsi
altro.
Sa
e teme di aver fatto una magra figura, eppure Aizawa
sogghigna quando si piega in avanti verso di lui, ancora steso a terra
sull’erba fresca.
“Hai
resistito più di quanto credessi. Bravo,” lo loda, “Ma ti ho sopravvalutato un
poco. Per i primi giorni punteremo ad aumentare la resistenza, poi penseremo al
resto. Ce la fai ad alzarti o devo chiamare qualcuno che ti porti in
infermeria?”
Shinsou
digrigna i denti, “Ce...ce la faccio...”
“Molto
bene. Se ti senti ancora in grado di muoverti, questo pomeriggio alle tre e
mezzo dopo le lezioni ti aspetto qui.”
“Va
bene.”
Merda.
Merda, merda.
Non
ce la fa neanche ad alzarsi.
Come
cazzo farà quel pomeriggio? Non ha neanche il tempo di riprendersi. Sarà
distrutto dall’acido lattico, dal dolore alle gambe, da...
“Fatti
una doccia bollente. Massaggia per bene gambe e braccia. Recovery
ti aspetta in infermeria, per la prima ora sei giustificato. Con un po’ di
fortuna riuscirai ad alzarti, dopo.”
“G-grazie...”
Recovery non lo cura –ovvio,
non è mica ferito- ma lo fa dormire senza disturbarlo per tutta la prima ora.
Quando
si sveglia, si sente meno in forma che mai, più morto che vivo, a malapena
riesce a strisciare i piedi fino alla classe, dove segue malamente il resto
delle lezioni.
Omura lo guarda con estrema apprensione,
“Tutto bene? Sembri malato.”
“Sto
bene,” brontola Shinsou, “Benissimo.”
“Sicuro?”
“Sicuro.”
Alle
tre e mezza è di nuovo nel bosco, Aizawa stavolta è
già lì ma ha qualcosa in mano che non sono le bende.
“Vieni.
C’è da mettere a punto qualcosa che possa aiutarti ad usare più facilmente il
tuo potere. Qualcosa che non alteri la voce, altrimenti è inutile.”
“Ma...ma
non ci alleniamo?”
“Non
riusciresti a muovere un muscolo, e non mi piace sprecare il mio tempo. Quindi
rendiamolo efficace anche questo incontro.”
“Oh...”
Aizawa ha già le idee chiare, in verità. Ha
già tutto in testa e lo stupisce perché ha sentito del suo potere solo due
giorni prima, al festival.
Eppure
è sicuramente dotato di una mente geniale, perché nonostante Shinsou abbia
sempre desiderato essere un eroe, a quelle cose non ci ha mai pensato.
Forse
perché inconsciamente non lo reputava fattibile, e pensare a un costume o ad un
nome per lui era...una perdita di tempo.
E
neanche a lui piace perdere tempo.
“Se
potessi imitare le voci di chi mi pare potrei ingannare anche chi già conosce
il mio potere,” mormora dopo un po’ che Aizawa lancia
idee un po’ a caso, anche se tutte ben inerenti al suo quirk,
“Basterebbe che non possa vedermi parlare. Voglio dire...se ce l’ho faccia a
faccia è inutile ma altrimenti posso ingannarlo.”
“E
tu sei bravo ad ingannare la gente, eh ragazzino?”
Shinsou
abbassa gli occhi, quasi colpevole. Non può negarlo. Anche se ha sempre, sempre
cercato di far cambiare idea a chi diceva che uno con il suo potere avrebbe
potuto fare solo il Villan, nella vita, non può non ammettere che sì, ingannare
gli altri è una sua specialità.
Ha
dovuto imparare.
Rientra
a tutti gli effetti nel suo potere. Ingannare, e far perdere la pazienza, per
costringere gli altri a rispondergli.
E’
l’unica cosa che può fare.
“Già,
beh...non credo che sia fattibile, però, giusto?”
“Non
sottovalutare gli esaltati del corso di supporto. Chi credi mi abbia creato
quella quando avevo la tua età?”
“Davvero...? Ma...”
Aizawa gli passa il block notes su cui stava
scrivendo, “Segna tutto qua, anche la forma che preferiresti avesse, fa un
disegno se sei capace. Riportamelo domani mattina. Poi vedranno loro.”
“O-okay.”
“Alle
cinque, qui. Ti conviene andare a letto presto, perché domani non parleremo.”
Shinsou
stringe il block notes con entrambe le mani, tanto da far diventare le nocche
bianche, “Sì, signore!”
Torna
a casa faticando anche ad alzare i piedi da terra quando cammina. Ha le gambe
intorpidite in una maniera che non ha mai provato prima di quel giorno per un
semplice allenamento e persino sua madre, quando lo vede rientrare, si
preoccupa che stia bene.
All’alba
del giorno successivo è di nuovo lì ad allenarsi con Aizawa,
ed è massacrante ed estenuante, e non è neanche certo che possa servire a
qualcosa, ma non ha ancora intenzione di fermarsi.
“Oi Shinsou? Shinsou!”
Schiude
gli occhi e fissa il compagno di classe, Ishiwara,
anche se lo vede appannato.
Sono
due settimane che si allena con Aizawa, è distrutto.
Inizia a pensare che non ce la farà mai, mai e poi mai.
Sta
chiedendo troppo a se stesso, si sta affaticando troppo. Certo, adesso l’acido
lattico non è più un problema per lui, ma è stanco. E’ stanco ogni giorno di
più.
Possibile
che ancora non si stia abituando?
“E’
finita la lezione, amico...”
Shinsou
rialza anche il capo dal banco. Come, è finita? Ma non è appena iniziata?
Guarda
verso la lavagna, ma il docente è già andato via.
“Ma...”
“Siamo
andati in mensa a prendere il pranzo per tutti,” trilla Omura,
“Devi mangiare per mantenerti in forza! Qualsiasi cosa tu stia facendo ti
distrugge!”
“Avevi
una cera così pessima che anche il prof non ti ha svegliato.”
“Eri
un angioletto mentre dormivi,” ride Ishiwara, “E io
che pensavo che con le occhiaie che hai tu vivessi insonne!”
“Deve
essere stanco, per questo dorme!”
“Ma
che ti fa fare quell’eroe?”
“Sei
sicuro di farcela, Shinsou-kun?” sbotta anche Omura, “Non vorrei che ti ammalassi! Forse dovresti andare
in infermeria a riposarti un po’!”
“No,
no,” sbuffa Shinsou, grattandosi il collo con fare distratto e a tratti
imbarazzato. Accidenti, perdersi le lezioni in questo modo non è un grande
inizio. Deve fare qualcosa, perché se migliora nel fisico ma peggiora nello
studio teme comunque che il corso Eroi se lo può scordare.
E
non sta facendo tutta questa fatica per nulla.
“Sto
bene. Non c’è bisogno che vi preoccupiate.”
“Ma
è il minimo, Shinsou!” sorride Omura, “Siamo amici
no? Adesso mangiamo, poi dopo ti passo gli appunti di prima!”
“Grazie...”
“Sì
e se hai bisogno di aiuto per lo studio fai un fischio!”
“Uuh, Omura se ne sta
approfittando, eh?!” se la ride Tetsuya, “Attento
Shinsou, appena ti distrai ti salta addosso!”
“Ma
cosa dite! Non lo farei mai, Shinsou è mio amico! Non dargli retta...”
“No,
figurati.”
Shinsou
la fissa un po’, Omura è arrossita fino alla punta
dei capelli scuri e fa quasi tenerezza, a vederla. In effetti, da quando è
arrivato ha avuto più volte la sensazione che la ragazza fosse...quantomeno
interessata.
I
primi giorni di scuola non gli parlava mai ma lo osservava di continuo. Poi,
quando è diventata capoclasse, si era sbloccata, all’improvviso aveva deciso
che non fosse giusto tenerlo in disparte e si era battuta assiduamente contro
tutti per farlo entrare attivamente nel gruppo classe.
E
di sicuro c’è riuscita, ha una determinazione e un’empatia che fa invidia, e di
sicuro avrebbe realizzato il suo sogno di diventare medico. Sarebbe stato un
ottimo medico.
Resta
il fatto che da quando si è sbloccata, nei suoi confronti, gli sta sempre
appiccicata, non ha più remore a prenderlo per il braccio e trascinarlo
ovunque, ad appoggiarsi a lui, a chiedergli aiuto.
Si
è detto che lo considera un amico, e a Shinsou sta bene, la trova simpatica e
accorta. Anche se esuberante.
Chissà
se invece Tetsuya ha ragione e lui non ha visto la
verità?
“Però
accetto volentieri,” ammette Shinsou dopo un po’.
Ishiwara fischia sonoramente, “Certo che se
anche tu che sei fra i più bravi della classe hai bisogno di ripetizioni,
significa che questi allenamenti che fai il pomeriggio sono davvero
estenuanti!”
Shinsou
annuisce, accettando il pranzo che gli hanno preso i suoi compagni e iniziando
a mangiare, in silenzio.
“Non
solo il pomeriggio, si allena anche la mattina!” fa Omura,
“Ti ho visto andare verso gli spogliatoi, stamattina. Venivi da lì, vero?”
Shinsou
annuisce di nuovo.
“Cavolo,
amico, mattina e sera? Ci credo che poi ne esci morto e non riesci a studiare!
Mi sento quasi in colpa, noi in confronto non abbiamo niente da fare. Taka-chan se vuoi ti sistema gli appunti, vero? Così sarà
ancora più semplice studiare!”
“Lascia
stare Taka-chan!”
“Mica
ho detto niente! Però insomma, lei è precisa, ha una scrittura super carina e
chiara ed è bravissima a fare gli schemi. Neh, Taka-chan,
vero che faresti dei riassunti schematizzati per aiutare il nostro Shinsou a
studiare?!”
La
diretta interessata volta il capo verso di loro, finendo di sistemare uno dei
suoi quadernini fucsia. Shinsou non la degna neanche
di un’occhiata inizialmente ma lei annuisce comunque, le goti e le orecchie in
fiamme.
“Se
può essere utile...sì. Volentieri.”
E
a quel punto Shinsou alza il capo, la fissa con intensità, poi si gratta il
collo, “Sarebbe utile. Ti ringrazio.”
Takagi si apre in un gran sorriso,
inclinando il volto di lato, “Di nulla! E’ un piacere per me!”
Omura alza le braccia in segno di vittoria,
“Con noi non hai da temere di rimanere indietro, Shinsou-kun!
Ti saremo di supporto tutte le volte che possiamo! Vero ragazzi?!”
“Certo!
Sei l’orgoglio della sezione C! E’ il minimo!”
“Farai
vedere a tutto quel branco di eroi esaltati che neanche noi siamo da meno, un
giorno!”
A
più di un mese dall’inizio dell’allenamento con Aizawa,
se i voti di Shinsou non sono precipitati lo deve solo al supporto dei suoi
compagni di classe, alle ripetizioni di Omura di
tutte le lezioni che perde per dormire in classe, ai chiarissimi appunti di Takagi e, soprattutto, alle menzogne che i suoi compagni
raccontano ai professori ogni volta che si addormenta.
Sente
di star iniziando finalmente a prendere il ritmo, Shinsou, e lo deve anche a
loro.
Studiare
è diventato facilissimo, quindi può concentrare tutte le sue energie nel
riprendersi, e nell’allenarsi. Non ha mai avuto così pochi problemi di insonnia
in tutta la sua vita, ma da quando ha iniziato è così stanco che dormirebbe
sempre e ovunque.
I
risultati, però, si fanno notare. Nel fisico, principalmente, perché le sue
capacità di usare le bende è ancora poco più che nulla. Non fa altro che legarcisi e inciamparci e anche quando Aizawa
gli lancia degli oggetti che lui dovrebbe prendere con esse, nelle giornate più
positive non prende nulla. In quelle peggiori...Aizawa
è quello che ne fa le spese peggiori.
“Va
bene, basta così per oggi,” brontola Aizawa alla
fine, dopo più di un’ora di tentativi nulli, mentre ancora cerca di liberarsi
dalle bende.
“Scusi...”
“Non
scusarti. In realtà vai abbastanza bene. Te l’ho detto, io ci ho messo tre anni
ad imparare ad usarle. Vieni, ho qualcosa per te.”
Shinsou
si avvicina subito, riavvolge tutte le bende e le ficca nella sacca da palestra
che si porta ormai sempre dietro, tirando fuori una bottiglia d’acqua mezza
vuota.
Aizawa gli mette davanti una maschera, quasi
del tutto nera se non per le rifiniture tendenti ad un grigio argentato.
E
rimane a bocca aperta, nel vederla.
E’...la
sua maschera. Come l’ha disegnata lui, identica!
Fa
quasi impressione, è come se il suo disegno avesse preso vita!
“Queste
sono le corde vocali artificiali,” spiega Aizawa, “Sì
lo so, non è il nome che hai segnato tu, ma non è saggio litigare su queste
cose con quelli del Corso di Supporto.”
“Oh...”
Shinsou la prende in mano, quasi gli tremano.
Corde
vocali artificiali suona meglio di tutto quello che si sarebbe potuto inventare
lui.
E
poi, chi se ne frega di come si chiama.
E’
una figata pazzesca.
Non
ha neanche ancora provato a vedere se funziona, ma è qualcosa di incredibile
averla in mano.
Un
pezzo della sua eventuale futura divisa da eroe.
Un
pezzo stesso del suo sogno.
Che
si fa sempre più vero.
Tangibile.
“Qui
ci sono le istruzioni. Leggile, domani la proveremo. Pomeriggio, alle tre e
mezza, qui.”
“E
di mattina?”
“Non
posso, ho da fare.”
Shinsou
annuisce, la maschera ancora stretta bene in mano.
Finalmente
può toccarlo davvero, il suo sogno. Afferrarlo.
Quando
esce dal bosco, da solo perché Aizawa prende sempre
un’altra strada per tornare a fare le sue cose da professore, Tetsuya è lì fuori che lo aspetta, cellulare in mano e aria
annoiata.
Shinsou
si ferma a fissarlo per un po’, e rimane così finché non è l’altro ad
accorgersi di lui.
“Ah,
era ora. Pensavo vi sareste allenati direttamente fino a domani!”
“Ma...che
fai qui?!”
Tetsuya sorride apertamente, “Ti sei scordato
questo in classe! Sei distratto come non mai, da quando è iniziata questa
storia!”
Shinsou
si gratta la nuca, perplesso. Come ha fatto a scordarsi il cellulare sul banco?
E’ vero che è scappato via appena è suonata la campanella, senza neanche
guardare l’orologio, per scaldarsi prima dell’inizio della tortura che Aizawa maschera da allenamento, ma dimenticarsi il telefono
è grave.
“Grazie.
Non c’era bisogno mi aspettassi, bastava me lo restituissi domani.”
“Nah,” scrolla le spalle Tetsuya,
“Stai facendo preoccupare un sacco le ragazze, così ho deciso di dare
un’occhiata con i miei occhi.”
“Le
ragazze?”
“Omura e Takagi, no? Non vedi come
sono super apprensive, in questi giorni? Soprattutto Omura.
Che rimanga tra noi, ma credo tu le piaccia.”
“Ma
che dici...”
“Eh,
quelli come te dicono sempre così.”
“Quelli come me?”
“Di
bell’aspetto, prestanti, accattivanti, determinati, con un quirk
figo e un sogno non da meno.”
“Non
credo di rientrare del tutto nella descrizione...”
“Ci
rientri al cento per cento, amico! Ma Omura non ti
darà fastidio su questo, a meno che non piaccia anche a te e fai tu il primo
passo, s’intende!”
Shinsou
sporge il labbro inferiore, arrossisce in zona orecchie e si nasconde subito
girandosi dall’altro lato.
Non
gli piace fare questi discorsi.
Non
fanno per lui.
“Omura è una buona amica. E’ una brava ragazza.”
“Non
dirglielo, le spezzeresti il cuore!”
Shinsou
sbuffa, “Ma perché te ne esci adesso con questa storia?!”
Tetsuya, di risposta, scrolla le spalle,
iniziando a camminare e superando Shinsou di un paio di passi.
“Da
quando hai iniziato ad allenarti e sei così vicino a realizzare una parte del
tuo sogno, ho notato che ti guarda diversamente. Sei diventato ancora di più
tipo un faro da raggiungere nel buio!”
“Non
è che è a te che piace, Omura?”
“Non
lo verrei mica a dire a te!”
“Non
glielo direi, tanto...Comunque, state esagerando. Tutti quanti. Non ho ancora
ottenuto niente.”
“Ma
ti guardi allo specchio? Guarda che sei cambiato un sacco da quando hai
iniziato!”
“Sì
ma sono ancora lontano. Molto lontano.”
Tetsuya storce la bocca. Pareva proprio che
Shinsou non se ne rendesse conto.
Certo,
lui non può vederlo dal loro punto di vista, quindi è ovvio che non capisse.
Ogni
volta che compare stravolto, o ferito con qualche cerotto o livido in giro,
ogni volta che si addormenta in classe, che accetta gli appunti di Takagi, le ripetizioni di Omura.
Ogni volta che mangia in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto non per fare
l’asociale ma per recuperare energie pur senza fermarsi perché non può.
Ogni
volta che succedono queste cose, e altro ancora, loro tutti capiscono quanto
stupidi siano stati.
Shinsou
innocentemente ma brutalmente butta in faccia a tutti loro quanto siano
perdenti e falliti. Perché la metà di loro fa parte dei bocciati al test
d’ingresso pratico o teorico per il Corso Eroi, e tutti loro poi si sono
arresi, non si sono impegnati abbastanza, si sono fatti scoraggiare.
Shinsou
no.
Shinsou
va avanti nonostante tutto, su tutti.
Cade
e si rialza, striscia i piedi ma va avanti.
Fa
fatica, ma non si ferma mai.
Mai.
Shinsou
è la dimostrazione che non ci si deve arrendere, anche se significa calpestare
qualcun altro, a volte. Perché se dimostri chi sei davvero, se dimostri che te
lo meriti, puoi arrivare dove vuoi.
Shinsou
ci è riuscito. Ha fatto quello che doveva, per farsi notare, e ce l’ha fatta.
E
adesso ci sta mettendo davvero anima e corpo. Sputando sangue e sudore.
Lui
lo ammira. Tutti, nella sezione C, lo ammirano.
“Non
è che gli allenamenti sono troppo pesanti?”
Shinsou
scrolla le spalle, “Ce la faccio. Se mi fermo adesso, è stato tutto inutile.”
“Hey amico?”
“Che
c’è?”
“Noi
siamo tutti con te. Non ci possiamo allenare insieme, ma siamo con te. Sei una
persona incredibile, per tutto quello che fai.”
Shinsou
arrossisce di nuovo, le orecchie in fiamme, la mano a grattarsi la nuca, “Se smetteste
di trattarmi così magari sarebbe un inizio!”
“Scherzi?
E poi come facciamo a dare giusto lustro al nostro eroe?!”
“Ma
non sono per niente un eroe, nemmeno ce la farò probabilmente e...” la pacca
sulla spalla che gli da Tetsuya quasi lo manda a terra,
le gambe che tremano ancora per l’allenamento non lo aiutano di certo.
“Sei
il nostro eroe! L’eroe della Sezione C!”
Shinsou
incassa la testa nelle spalle, eppure Tetsuya parla
seriamente. Non sta scherzando.
E
questo non può che dargli uno sprint in più.
Se
ha tutte quelle persone che credono in lui, che tifano per lui, non può
fallire.
E
non fallirà.
“Grazie.”