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Autore: JennyPotter99    21/04/2020    0 recensioni
Una giovane ragazza e sua madre arrivano, in una fredda giornata ventosa, in un paesino francese per rivoluzionare la regola della tranquillitè.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In un piccolo spiazzo di verde, nella campagna francese, ergeva la piccola città di Lansquenet.
Tra i cittadini, vigeva la regola della tranquillité.
Ogni abitante non si scostava mai dal suo compito.
Ci si alzava, si andava al lavoro e si seguiva la corretta via del matrimonio se si era sposati.
Ed ogni domenica, l’intera città si riuniva a messa, ascoltando i sermoni del giovane padre Henri che aveva appena sostituito quello vecchio.
Era un normale paesino con normali persone che non si scostavano mai dalla loro normale vita.
A mantenere l’equilibrio, c’era il sindaco, il conte Paul de Reynaud, così vigile sulla regola  della tranquillité da scrivere i testi lui stesso per il prete.
Al centro della piazza c’era la chiesa, con davanti l’enorme statua dell’antenato di Reynaud, con una smorfia molto triste: di fatti, era da generazioni che la sua famiglia vegliava sul paesino.
Il parrucchiere dove le donne madre si riunivano per spettegolare, una lunga fila di abitazioni e infine, proprio alla destra della chiesa, una vecchia catapecchia che molto tempo prima era stata una pasticceria, la pasticceria della signora Armande, ormai invecchiata.
In una tranquilla domenica di inverno, mentre tutti erano all’interno della chiesa per l’incontro settimanale, nessuno si aspettava che la loro vita sarebbe presto cambiata.
Da due barchette provenienti dal fiume Tannes, giunsero due donne con tre valigie e coperte da un mantello rosso con cappuccio.
Da nord volava un vento freddo e forte che addirittura fece spalancare le porte della chiesa.
Le due donne si avviarono a casa della signora Armande che stava riposando.
Aveva quasi raggiunto i 70 anni, di fatti i suoi capelli erano lunghi e bianchi, ma tendeva a legarli per nasconderli.
Aveva da sempre vissuto da sola, dopo la morte del marito e questo l’aveva resa, a primo impatto, antipatica e burbera.
Si mise gli occhiali per vedere meglio quelle due figure rosse che le si erano presentate in casa.
-Voi chi siete?- domandò, alzandosi dalla poltrona col bastone.
Una delle due si tolse il cappuccio sorridendole.- Salve, io sono Anouk e lei è mia madre Vienne.-
Anouk era una giovane ragazza sulla trentina, con una lunga chioma di capelli neri, le labbra rosse, le guance bianche e gli occhi scuri.
Vienne, invece, aveva i boccoli nocciola, un grande sorriso e gli occhi sempre ben truccati. -Siamo qui per comprare la sua pasticceria e anche l’appartamento soprastante.- continuò lei. 
Sapendo che le avrebbe fruttato un bel po' di franchi, Armande le condusse alla baracca vicino la chiesa, dove tutti se ne erano andati per via del temporale in arrivo.
Aperta una porta a vetri celeste, c’era un enorme salone con mensole tutte impolverate e vecchi utensili quasi arrugginiti.
-Trattatela bene.- borbottò infine Armande, andandosene con i soldi.
Vicino al bancone, salite le scale a chiocciola, c’era una piccola stanza con un letto matrimoniale, un divanetto e un armadio a due ante.
Le due donne si armarono subito di straccio e secchio pieno di sapone per dare una ripulita a tutto lo stabile.
Si riposarono solo per la notte, dato il lungo viaggio.
Vienne e Anouk venivano da Vienna, ancora prima avevano abitato a Pavia e ancora prima nemmeno se lo ricordavano.
Viaggiavano molto, erano in continuo movimento, come gli stormi d’uccelli che si muovono insieme a seconda del vento che tira.
La loro famiglia proveniva dalle antiche tribù Maya e perciò tutti i loro oggetti ricordavano vagamente quei tempi in cui gli indigeni si mettevano intorno al fuoco per raccontarsi le storie.
Sul comodino accanto al letto però, non poteva mancare il contenitore con le ceneri della nonna.
Arrivare in un nuovo posto significava sempre doversi abituare alle abitudini e alle persone del luogo e spesso quest’ultimi non li accoglievano proprio bene.
***
Il giorno dopo, mentre le due si apprestavano a pulire il pavimento e il bancone, entrò nel negozio il Conte Paul per dargli il benvenuto.
-Buongiorno, sono il conte de Reynaud.- disse ad Anouk, stringendole la mano.
-Molto piacere, io sono Anouk e lei è mia madre Vienne.- le disse la ragazza.
-Sono solo venuto a darvi il benvenuto e anche ad augurarvi buona fortuna.- ridacchiò l’altro, tra i suoi baffi neri.
Il conte de Reynaud teneva molto al suo aspetto: i capelli erano sempre ingelatinati, lo smoking grigio sempre ben stirato e i baffi ben curati.
In realtà non si sapeva come facesse, dato che erano mesi che sua moglie era in viaggio per l’Italia e a nessuno aveva mai detto quando sarebbe tornata.
Anouk sorrise con lui, ma in realtà non aveva ben capito la battuta.- In che senso, mi scusi?-
-Beh, è un po' azzardato aprire una pasticceria durante la quaresima.- commentò egli, tornando subito serio, come se gli si fosse toccato un parente caro.
-Oh, ma noi non apriremo una pasticceria.- replicò Anouk.
Il conte la guardò accigliato.- E cosa allora?-
La ragazza ne era parecchio entusiasta.- Sarà una sorpresa, buona giornata.-
Proprio per celare il tutto, su ogni vetro che faceva vedere il dentro da fuori, Vienne mise dei giornali.
Per una settimana le donne si misero in cucina preparando svariati dolci, con cioccolato e altrettanti ingredienti, di forme e sapori diversi.
I bambini che tornavano a casa dalla scuola tentavano sempre di spiare tra gli spiragli dei giornali, vedendo solo però Vienne che mescolava, impastava e macinava il cioccolato.
Perfino il cagnolino del signor Blerot, Charlie, tirava il collare per andare ad annusare ciò che c’era dietro la porta.
Quella domenica, in cui le due donne decisero finalmente di aprire, Anouk prese una scala e attaccò l’insegna: Cioccolateria Maya.
Tolsero i giornali dai vetri, scoprendo scaffali pieni di dolci al cioccolato.
Usciti dalla chiesa dopo la messa, i bambini iniziarono a giocare con la gomma di una ruota, facendola roteare per strada e rischiando che una signora, in compagnia di suo figlio, quasi inciampasse.
-Accidenti, fate attenzione!- esclamò ella, ripulendosi la gonna.
Era una signora molto elegante, con dei boccoli rossi e gli occhi azzurri.
Il bambino accanto a lei, probabilmente suo figlio, era pallido in viso e il suo ciuffo era biondo scuro.
Anouk aveva assistito a tutto.- Oh signora, mi spiace, sta bene?-
-Sì, non si preoccupi.-
-Mi chiamo Anouk e dentro c’è mia madre Vienne.- continuò la ragazza, stringendogli la mano.
-Io sono Caroline, la figlia della sua proprietaria e lui è mio figlio Luc.-
-Venite dentro, è caldo.- le disse Anouk, facendola entrare.
Vienne aveva appena preparato la cioccolata calda e la servì sul bancone.- Prego, assaggiate pure.-
Luc sarebbe stato molto tentato, ma sua madre lo guardò duramente, scuotendo la testa.- No, non possiamo, digiuno quaresimale.- rispose, stringendogli la spalla come se non volesse mollarlo.- Non vi ho visto stamattina alla messa.-
-Oh, no, noi non siamo praticanti.- spiegò Vienne.
Aver pronunciato quella frase, per i cittadini di Lansquenet, era pari ad aver venduto l’anima al diavolo.
Insieme alla piccola famiglia, era entrata anche una donna curiosa, sulla cinquantina, con il capo coperto da un fazzoletto blu.
Capendo che voleva saperne di più, Anouk prese un piatto con alcuni disegni delle tribù Maya e lo fece girare sul bancone.- Mi dica cosa vede.-
-Anouk è molto brava a capire i gusti delle persone.- commentò Vienne.
La signora posò gli occhi sul piatto che continuava a girare.- Ehm…Una donna su un cavallo selvaggio?-
Anouk prese quindi da una mensola un piatto pieno di cioccolatini triangolari.- Questo è quello che ci vuole per lei: piccanti, per accendere il fuoco nell’anima. Assaggi pure.-
Ella diede un morsetto e nella sua bocca, come aveva detto Anouk, le sue papille gustative presero a cavalcare.
Vienne fece girare il piatto anche per il bambino.- E tu cosa vedi?-
-Io vedo… Ossa…Sangue…Uno scheletro.-
-Molto amaro.- gli disse Anouk.- E’ il cioccolato che preferisci.-
-E che dovrà aspettare per altre 5 settimane ancora.- intervenne Caroline, attirandolo a se.- Grazie, ma ora dobbiamo proprio andare.-
-Quanto vengono quei dolci al peperoncino?- domandò l’altra signora.
-4,50 la scatola.-
-Può metterci anche un fiocco? Così faccio finta che sia un regalo di mio marito.-
-Ma certo.-
Mentre Anouk preparava il pacchetto, notò che una signora, dall’aria malconcia, dava un’occhiata alla vetrina.
-Quella è Josephine Muscat, balla una canzone tutta sua.- le disse la signora.
Vienne prese anche un pacchetto con altri cioccolatini.- E questi sono per suo marito, per risvegliare la passione.-
L’altra ridacchiò.- Si vede che non ha mai conosciuto mio marito.-
La donna le fece un occhiolino.- Si vede che lei non ha mai assaggiato questi.-
 
   
 
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