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Autore: EleAB98    21/04/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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La mattina seguente, durante la lezione, Jane cercò con lo sguardo il professor Hunt innumerevoli volte, ma pareva proprio che lui non avesse alcuna intenzione di ‘giocare’ al suo stesso gioco. In effetti, l’uomo faceva davvero di tutto per evitare di incrociare gli occhi azzurri e penetranti della ragazza, alquanto confusa dal suo comportamento così freddo e distaccato; un comportamento comunque assai tipico della sua persona. Non sembrava più quell’uomo dolce e comprensivo qual era stato la notte prima, anzi.

I tratti somatici del suo volto le suggerivano quanto fosse importante per lui dedicarsi anima e corpo al proprio lavoro di insegnante, senza dispensare quei dolci sorrisi di cui lei era invece stata testimone. Nel suo cuore, comunque, serbava ancora la flebile speranza che il suo professore avrebbe infine acconsentito al suo desiderio di ricevere, o tramite un semplice sguardo o una fugace conversazione a fine lezione, una spiegazione plausibile a quanto accaduto tra loro il giorno precedente, sempre ammesso che ve ne fosse una.

Purtroppo per Jane, anche dopo la lezione Hunt si mostrò terribilmente scostante, salutando di sfuggita i suoi studenti per poi uscire dalla classe e recarsi in tutta fretta nel suo ufficio. Anche questa volta, il professore aveva agito con perfetta indifferenza, come se nulla fosse accaduto. A pensarci bene, però, ciò non fu per lei una novità. Per quel professore, fuggire dalle situazioni scomode era ormai questione d’abitudine.
 

 
***
 

A lezione conclusa, verso le ore undici, Thomas si rifugiò nel suo ufficio convinto che, di lì a poco, avrebbe ricevuto la visita della sua studentessa. In effetti, poco dopo, qualcuno bussò alla porta.

“Avanti, signorina McMiller!”

“Mi dispiace deluderla, professor Hunt...”

Non appena sentì quella voce, l’uomo alzò il capo e fissò quell’uomo con leggero sconcerto.

“Signor Wilson!”

“Salve, collega. A quanto pare non si aspettava una mia visita, quanto la venuta di una sua...”

“Sì, a dire il vero stavo proprio aspettando una mia studentessa, la signorina McMiller... Qualche problema?” domandò lui, cercando di mantenere la compostezza nei riguardi di un uomo che avrebbe volentieri preso a calci nel sedere.

“Affatto.” ribatté Wilson “Ma potrei per lo meno conoscere la motivazione del vostro incontro?”

“Non credo siano affari che la riguardano, signor Wilson... Comunque, la sua ‘visita di cortesia’ nel mio ufficio concerne questioni di natura accademica, come lei starà giustamente pensando.” replicò Thomas, cogliendo all’istante la battuta maliziosa dell’uomo.

“Capisco. I problemi degli studenti – o meglio, delle studentesse - non sono certo affari da trascurare...”

“Arriviamo al dunque.” tagliò corto Hunt, alquanto infastidito da tutta quell’impertinenza “Per quale motivo è venuto qui nel mio ufficio?”

“Beh, diciamo che volevo assicurarmi che lei stesse lavorando assiduamente al suo nuovo progetto cinematografico...”

“Avanti, non scherzi con me.” rispose Hunt, senza tante cerimonie “Ormai la conosco.”

“Come io conosco lei.” ribatté lui “Sa, le confesso che mi sembra davvero incredibile che lei abbia finalmente cambiato idea e che si sia deciso a partecipare al Festival. Aspetterò con ansia il suo debutto e non vedo l’ora di cimentarmi nuovamente con lei in questa sfida. Sono passati anni dall’ultima volta... Si ricorda di quel giorno?”

“Se mi ricordo?” domandò Hunt, dispensando un sorriso sardonico “Come dimenticare il famigerato giorno della premiazione del mio film al Festival del Cinema di San Francisco? È stata una giornata davvero indimenticabile.”

“In tutti i sensi, oserei dire.”

Hunt lo guardò dritto negli occhi, con aria impassibile.

“Esattamente.” confermò poi, senza dargli la benché minima soddisfazione. ”In tutti i sensi... Ma adesso, per mio sommo dispiacere, dovrei proprio tornare a lavorare... Dunque, se non le dispiace...”

L’uomo rise sotto i baffi.

“Ma certamente, caro Hunt. E mi scusi per la mia intrusione... Ma volevo solamente essere certo di quanto si vocifera sui giornali di tutta la città.”

“E che cosa si vocifera, esattamente?”

“Che potrebbe produrre un film davvero pazzesco. Ma non tanto pazzesco quanto quello che sto producendo io.”

Hunt annuì.

“Confesso che ammiro la sua sicurezza, signor Wilson. E io non aspetto altro che confrontarmi con lei e con gli altri brillanti registi presenti al Festival. Pertanto mi raccomando, ce la metta tutta.”

Fingendo un sorriso di convenienza, i due si strinsero la mano.

“Lo farò senz’altro.” rispose Wilson “E lo faccia anche lei. Non deluda le mie aspettative.”
 

 
***

 
Verso le ore tredici, Jane si avviò in fretta e furia nell’ufficio del professor Hunt. Controllando che intorno al corridoio non vi fosse nessuno, la studentessa bussò alla porta. Non appena entrò in quell’ufficio, lo sguardo della studentessa cadde immediatamente sulla scrivania del professore che, contrariamente alla volta precedente, alzò lo sguardo e la guardò dritto negli occhi.

“Signorina McMiller, devo confessarle che... mi aspettavo una sua visita. C’è forse qualche problema di cui vorrebbe discorrere con me?” le domandò, con la stessa cinica freddezza da lui mostrata la prima volta che si erano incontrati.

“Sì.” rispose lei, evitando l’inutile panegirico che si sarebbe creato se avesse provato a fargli intendere quanto volesse realmente dirgli “Dobbiamo parlare di ieri sera.”

“Senta signorina, ho molto lavoro da fare. Non posso intrattenermi con lei a parlare del nulla.”

“Non capisco perché si rifiuta di parlare con me...” ribatté lei, con aria ostinata “Credo sia arrivato il momento di affrontare la questione.”

“Quale questione?”

“Sono stanca di fingere che non sia accaduto nulla tra noi.” continuò Jane, scrutando a fondo i suoi occhi che sembravano non suggerire alcuna emozione di sorta “La sera di San Valentino... Per quale motivo mi ha chiesto di rimanere insieme a lei?”

Il professore annuì, sorridendo con aria a dir poco beffarda.

“Stavamo recitando, non lo ricorda forse?”

Jane scosse la testa e per qualche secondo rimase senza parole. Non riusciva proprio a comprendere quale fosse il ‘vero Hunt’. Quello cinico, freddo e sprezzante nei confronti del mondo, oppure quello protettivo, romantico e comprensivo che fino a quel momento aveva visto affiorare rarissime volte?

“Sì, stavamo recitando... E non poteva ‘recitare’ la parte con qualcun’altra?”

Thomas esalò un profondo respiro: doveva assolutamente mantenere la calma.

“Senta signorina McMiller, vuole la verità? Volevo trascorrere una serata diversa... E lei mi ha concesso di farlo. Ma non lo avevo certo premeditato. Insomma, glielo avevo detto ieri... Le avevo detto a chiare lettere che, almeno per una sera, avrei potuto permettermi di essere semplicemente me stesso, senza maschere. E così è stato.”

Esterrefatta da quella risposta, la ragazza si ritrovò, per un attimo che sembrò interminabile, a scrutare lo sguardo sprezzante del suo professore. Non vi ‘lesse’ nulla che già non sapesse.

“Sa una cosa? Credo che lei ne abbia sempre indossata una, professor Hunt.” gli disse poi, in un misto di rabbia e incredulità “E in questo momento lei ne sta indossando un'altra che, se lo lasci dire, non le calza proprio a pennello... È forse su questo che vuole basare il nostro rapporto?” domandò poi “Su delle serate occasionali che per lei non hanno la benché minima importanza?”

Hunt si alzò dalla sua scrivania e le si avvicinò.

“Mi ascolti bene, signorina.” esordì lui, con fare autoritario “Tra me e lei non vige alcun rapporto al di là del contesto puramente accademico, né mai ci sarà. Non era certo mia intenzione illudere le sue ‘speranze’, se così si possono chiamare...”

Jane spalancò gli occhi, sempre più inorridita da quelle affermazioni.

“Aspetti un attimo, dove vuole arrivare con questo? Mi sta forse dicendo che io avrei approfittato della situazione per sfruttare al meglio il suo potere all’interno di quest’università? Perché se è così” continuò poi, cercando invano di trattenere un groppo in gola che avrebbe potuto impedirle di continuare a parlare “si sbaglia. E anche di grosso.”

“Non ho detto questo.” rispose l’uomo “Ho solamente detto che può tenere per sé le sue assurde fantasie. Quanto a ieri sera, si è trattato solamente di un episodio... Niente di più, niente di meno.”

“Ma le ricordo che, nel bel mezzo di ‘quell’episodio’, lei ha asserito di essere stato bene con me.” precisò la giovane, giocando a carte scoperte “E sono altrettanto sicura che lei provi qualcosa per me, benché si ostini perennemente a negarlo.”

A quella dichiarazione, Hunt le si avvicinò ulteriormente e il suo respiro calmo e pacato a pochi centimetri dal sul suo viso non fece altro che confonderla di più.

“Non crede che, se provassi qualcosa per lei, glielo dimostrerei direttamente?” domandò l’uomo, con uno tono di voce dal quale traspariva tutto il suo pungente sarcasmo.

“E in che modo, sentiamo!” rispose lei, con aria di sfida.

Hunt comincio a girarle intorno, con estrema lentezza e scrutandola ancora più a fondo.

“Beh, dandole del tu, ad esempio... Oppure, regalandole delle occhiate inequivocabili.”

“Non è forse quello che sta facendo in questo momento?” domandò lei, cercando di mantenere il suo autocontrollo e il suo sangue freddo.

“Ovviamente.” rispose lui. “Ma di certo, non nel modo in cui pensa lei.” concluse poi, allontanandosi dalla studentessa “Signorina, credo sia meglio per lei andare in...”

“In classe? Stia tranquillo, lo faccio subito. Ma prima, lascia che le dica una cosa, professor Hunt. Ieri sera abbiamo trascorso una bella serata e siamo stati davvero bene insieme. E potremmo esserlo di nuovo.”

Per un effimero istante, lo sguardo di Hunt si addolcì, per poi recuperare i suoi tratti caratteristici.

“Non posso permetterlo, lo capisce questo?”

“Certamente, professore.”

Con aria delusa, Jane si accinse a uscire da quell’ufficio ma, inaspettatamente, Thomas la raggiunse, bloccando momentaneamente la porta.

“In ogni caso, signorina Jane, a prescindere dai nostri reali sentimenti – di qualunque natura essi siano - il nostro ‘rapporto’ non potrebbe mai funzionare. Lei è la mia studentessa e io sono il suo professore.”

Con una sicurezza da far invidia a chiunque, la ragazza ebbe il coraggio di rispondere persino a quell’ambigua affermazione del suo insegnante.

“Non potrà mai saperlo se non concede a se stesso una possibilità. Arrivederci, professor Hunt.”
   
 
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