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Autore: Frottole    21/04/2020    0 recensioni
Molte storie di solito partono da nuovi inizi. Le persone decidono di cambiare pagina ed é lí che – volente o nolente – tutto comincia. Ma per lei non era cosí. Per Brianna non esistevano inizi da un bel pó e, anche se la sua vita sembrava noiosa da morire, a lei andava bene cosí. Stretta nella sua perenne parentesi chiusa – che né si apriva né chiudeva. – Non variava, come la matematica e la teneva ancorata al terreno.
Finché qualcuno non le ha mostrato che c´era molto di piú oltre la sua immensa gabbia dorata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Molte storie di solito partono da nuovi inizi. Le persone decidono di cambiare pagina ed é lí che – volente o nolente – tutto comincia.
Ma per lei non era cosí. Per Brianna non esistevano inizi da un bel pó e, anche se la sua vita sembrava noiosa da morire, a lei andava bene cosí. Stretta nella sua perenne parentesi chiusa – che né si apriva né chiudeva. –  Non variava, come la matematica, e la teneva ancorata al terreno.
Brianna Blade aveva diciassette anni e da quando era entrata a far parte del Collegio St.Louise, poco lontano da Belleville, i minuti della sua vita erano trascorsi esattamente uguali ogni singolo giorno della sua vita – o almeno dai nove anni in sú.
Alle sei di mattina la sua sveglia suonava e la sua compagna di stanza, fregandosene di essere in un collegio di suore, bestemmiava a gran voce per il baccano; il tempo di alzarsi dal letto ed era giá fuori per la sua corsetta – che si concludeva alle sette e mezza. Una doccia veloce prima della colazione insieme alle sue compagne e le lezioni.
Alle dodici in punto avevano una pausa di due ore per pranzo et similia per poi correre alle lezioni pomeridiane che finiva verso le sedici. Di solito un´oretta la dedicava allo studio, mentre il resto a sopportare i piani diabolici delle sue compagne per scappare dalla prigione dorata che era St. Louise.
E quel giorno non fu diverso: dopo la sua corsetta mattutina e la sua doccia veloce, aveva raggiunto la Sala Mensa giá perfettamente in divisa e pettinata, sorridendo alle sue amiche – giá sedute, come tutti i giorni da cinque anni – al terzo tavolo sulla destra, accanto al distributore delle bibite. Passó con il suo vassoio per la postazione della colazione, afferrando lo stretto necessario.
<< Bonjur, madame! >> cinguettó poi, una volta finito, sedendosi sull´unica sedia libera, quella accanto a Mandy. << E tu? Stai ancora dormendo? >> disse, spingendole leggermente la testa ciondolante e mezza addormentata.
<< E tu? Sempre iperattiva alle otto di mattina? >> sbuffó Mandy, aprendo gli occhi nocciola giusto per lanciarle un´occhiataccia.
<< Proprio cosí. Ci sono novitá? >> domandó, afferrando il toast dal suo vassoio e ricoprendolo di burro e marmellata. Bevve un sorso dalla tazza piena del solito caffé nero – guardando poi Cassie, seduta di fronte a lei.
<< Sí, in realtá >> rispose proprio lei, giocando con la forchetta nel piatto. Si infiló una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l´orecchio, spostando le iridi smeraldine su Brianna.
<< La prima ora é saltata. Abbiamo una riunione con la Madre Superiore nella palestra della scuola >> continuó e Brianna corrucció la fronte, abbassando la tazza sul tavolo.
<< Cosa? >> disse, sorpresa – cosa davvero insolita – e Cassie fece spallucce.
<< Ne so quanto te. Hanno fatto un annuncio agli altoparlanti quando eri fuori a correre >> borbottó e Mandy annuí, cercando di darsi una svegliata con un paio di schiaffetti sulle guance.
<< Sembra che ci sia qualcosa in pentola che bolle… >> le diede man forte Megan, seduta accanto Cassie con i soliti capelli ricci e vaporosi. Ed era tutto uguale agli altri giorni… se non fosse stato per quel piccolo particolare che stonava con tutto il resto.
<< Forse ha qualcosa a che fare con quello che é successo la settimana scorsa >> bisbiglió Cassie, con i calzettoni della divisa calati sulle caviglie e la gonna piú corta sulle gambe.
<< Per prima cosa mettiti seduta bene >> sibiló, indicandole con un cenno del mento la sua sciattaggine << e poi cosa centra il terremoto con questa riunione? >> continuó, scuotendo la testa per l´assurditá della cosa.
Grazie a Dio quella scuola era cosí vecchia e solida che quando un terremoto di 6,5 sulla scala Richter. Erano crollate parecchie case nei paraggi ed era successo un casino mai visto prima.
La scuola era stata evaquata e loro avevano dormito per due giorni nello spiazzale antecedente la scuola – nelle tende. Quando si erano calmate le acque, la scuola era stata esaminata centimetro per centimetro per assicurare la sicurezza agli studenti.
<< La cosa é stata grave. Ho sentito che il collegio maschile a pochi kilometri da quí é crollato completamente, uccidendo alcuni ragazzi >>  sussurró Megan, poggiando i gomiti sul tavolo e avvicinandosi quel poco che permise alle altre tre di sentire bene.
<< É orribile >> mormoró Brianna, abbassando lo sguardo per quella brutta storia. << A proposito, i tuoi si sono fatti sentire? >> domandó Mandy – analizzandola attentamente con gli occhi a mandorla.
<< Si é fatto tardi, muovetevi. Io comincio ad avviarmi >> la stoppó ancor prima di cominciare Brianna, alzandosi nel suo metro e settanta e uscendo dalla mensa con la sua borsa strapiena di libri e il passo accelerato.
<< Ma perché devi sempre mettere in mezzo questo cazzo di discorso? >> sbottó Cassie, lasciandosi andare contro la sedia e guardandola scazzata. In un tic stizzito si lego i capelli rossi in una coda alta, per scioglierla e rifarla di nuovo.
<< Perché mi interessa di lei. >> rispose l´altra, afferrando il proprio vassoio e alzandosi. Le altre due la imitarono, continuando a insultarla anche nei corridoi. << La stressi! Giá si sente una merda perché quel coglione di suo padre non si degna di darle una risposta, poi tu sei sempre lí a ricordarglielo… dalle tregua, cazzo! >> continuó Cassie – abbassando la testa quando Suor Margaret le passó accanto con aria severa.
<< Senti, a me non piace ignorare i problemi. Io, di solito, li affronto! >> sbuffó Mandy, arricciando attorno l´anulare i capelli neri come il carbone. Megan, alla sua destra, alzó gli occhi al cielo.
<< Lei non é te. >> disse, superandola nell´entrare nella palestra del Collegio, cosí grande da contenere un campo da basket – mai utilizzato, se non per le corse durante Educazione Fisica – e un´immensa piscina. Era munito di seicento posti a sedere e le ragazze raggiunsero Brianna, che aveva preso posto proprio nella terza fila sulla sinistra.
Un piccolo pulpito era stato messo al centro del campo e Suor Clarisse, una bella donna corpulenta, era giá in postazione. La Madre Superiore era un tantino anziana – alcune leggende parlavano di oltre duecento anni – e proprio per quel motivo, quella che gestiva tutto era proprio Suor Clarisse.
Se Suora potesse essere definita. Non che ogni sorella fosse stata creata con lo stampino, ma Suor Clarisse era proprio l´opposto di quello che ti aspetti da una… suora.
Era alta, cicciottella, sulla quarantina – e le ragazze avevano sentito piú volte uscire la parola cazzo dalla sua bocca che da quelle dei rivenditori giú in paese, quando il fine settimana avevano il permesso di uscire.
Imprecava e poi ri- imprecava perché aveva imprecato e cosí via, in una spirale di bestemmie e preghiere. Era rigida, inflessibile, ma era abbastanza sarcastica e con un leggero Black- Humor per essere effettivamente una serva di Dio.
<< Okay, ora che ci siamo tutte, possiamo iniziare. >> cominció, aggiustando il piccolo microfono a pochi centimetri dalla bocca. Le studentesse si zittirono e le ragazze rizzarono bene le orecchie.
Quella non era una novitá solo per Brianna e la sua parentesi ferma, ma anche per tutto il resto della scolaresca – abituata al solito niente. Un niente che peró faceva comodo a tutti.
<< Tutti sappiamo quello che é successo la scorsa settimana >> disse Suor Clarisse, con una leggera espressione di compatimento dipinta sul volto paffuto. << della tragedia che ha colpito la nostra cittadina e quelle nelle vicinanze >> continuó, mentre le studentesse annuivano – coi capi bassi.
<< A differenza del nostro splendido istituto, quello maschile della Congregazione di Santa Caterina é crollato come sabbia. E sono morti ben tre studenti. >> proprio in quel momento un anziana donna con la tunica entró dalle porte d´emergenza che portavano al lato sud dell´edificio.
Aveva un bastone e camminava lentamente, ma nel viso segnato dall´etá non si leggeva esitazione. La Madre Superiore raggiunse il podio sotto gli occhi stupiti delle studentesse – che negli ultimi tempi l´avevano vista sempre piú di rado – e fece un cenno a Suor Clarisse, che annuí.
<< Madre Ruth ha avuto un grande schianto a questa notizia e il suo buon cuore ha deciso di aprire le sue porte – le porte di questo meraviglioso Istituto – alla congregazione di Santa Caterina, almeno finché la scuola non sará nuovamente agibile per quei poveri ragazzi.
I dormitori provvisori saranno situati nell´ala est, quella in disuso, e io spero vivamente che il vostro comportamento sia ligio e severo com´é stato fino a questo momento >> disse, guardandole ad uno ad uno, come se non sapesse quello che facevano le ragazze quando avevano il permesso di uscire giú al paese – verso la cittá.
Megan, infatti, mascheró una risatina con un colpo di tosse.
<< Non abbiamo abbastanza insegnanti da poterci permettere di dividere le classi, quindi gli alunni saranno divisi come voi in base all´eta e saranno smistati nelle varie aule insieme a voi altre >> continuó, sollevando un piccolo vespaio di bisbigli e sussurri.
<< Cazzo… >> bisbiglió Mandy, ora quasi eccitata all´idea.
<< Inoltre, la Sala Mensa e le altre attivitá extrascolastiche saranno miste. É una situazione provvisoria e voi dovete tenere alto il prestigio della scuola.
La prima che sgarra puó ritenersi fuori. >> concluse, senza ammettere repliche.
I bisbigli divennero piú insistenti, ma Suor Clarisse aveva giá dato le spalle al pulpito, seguita dalla Madre Superiore e appena furono fuori dall´edificio scoppió un bel casino tra le ragazze.
<< Questa é peggio di una prigione. E quella stronza é capace di cacciarci fuori anche solo se ci vede parlare con uno dei ragazzi >> sbuffó Mandy, sprofondando nella sedia e scuotendo la testa.
<< Se ci vede… >> disse Megan, sorridendo enigmatica e Brianna la fulminó con uno sguardo. << Tu saresti capace di farti cacciare fuori per uno stupido cretino che vuole solo entrarti nelle mutande >> sibiló, rigida, cercando di espirare e inspirare per non dare di matto completamente.
Sentiva il sangue salirle al cervello e strinse i pugni, conficcandosi le unghia nei palmi. << Se cominciassi a toglierti quella scopa che hai conficcato su per il culo, forse qualcuno vorrá entrare anche nelle tue, di mutande >> Megan si alzó di scatto, incredula, afferrando il suo zainetto di pelle bianca e dando a le altre tre le spalle.
<< Ha ragione, Brie. Il mondo non é chiuso tra queste mura >> sussurró Mandy, andandosene anche lei insieme a Cassie – lasciandola lí seduta da sola, con gli occhi fissi nel vuoto e le unghia conficcate cosí a fondo nella pelle da non accorgersi che un rivolo di sangue le stava scivolando lungo il palmo della mano.
Ogni storia aveva diritto ad un cambiamento. A qualcosa che la rendesse almeno vivibile. Ma per Brianna Blade non sarebbe mai cambiato nulla: ogni secondo della sua esistenza era stato calcolato nei minimi dettagli fin dalla sua nascita – come se tutta la sua vita fosse stata solo matematica.
Non sussistevano deviazioni o scorciatoie. Era una lunga linea retta che non permetteva sbagli. Era stata creata, plasmata e cresciuta per incarnare un´ideale, e a volte credeva che se non sarebbe stata quello…non le avrebbero permesso di essere nient´altro.
Brianna era una marionetta. Una meravigliosa bambola di porcellana da muovere a proprio piacimento – senza emozioni o pensieri di sorta; un pupazzo vuoto, ripieno di diamanti duri come la pietra e freddi come la neve.
E per lei non ci sarebbero stati cambiamenti. Scelte. Decisioni. Orgoglio o carezze. Solo una vita lunga e fredda – triste e solitaria.
 
 
   
 
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