Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: Lord Kleveland    22/04/2020    1 recensioni
A volte si è così vicini alla fine da poterla quasi sentire respirare
Genere: Introspettivo, Parodia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Di quella sera mi ricordo la corsa a perdifiato verso l'hotel, il cuore che ci batteva nel petto fuori controllo, come a voler sfondare la cassa toracica per raggiungerlo prima del resto corpo. Ricordo la paura, veleno dell'anima, scavarci dentro riempendoci la mente con le peggiori immagini. Milioni di eventualità buie e negative, senza spiraglio alcuno di positività. Eppure correvamo, correvamo senza sosta, perché dovevamo sapere. Perché non c’è peggior ferita della codardia nei momenti difficili. No, non potevamo fermarci, in alcun modo.
E così arrivammo lì, e lo vedemmo. Jimin era seduto sul davanzale della finestra, minacciava di uccidersi. Io, Jungkook, sentii un terrore atavico divorarmi. Non doveva succedere, non doveva assolutamente succedere. Gli altri erano dello stesso canto.
Jimin però era lì, con le lacrime agli occhi, manifestanti una disperazione così intensa da stringere il cuore. Jimin lo voleva fare, non vedeva altro che quell'azione sconsiderata. Lo avrebbe fatto prima, eppure aveva lasciato arrivare noi. Neanche lui sapeva perché, gli sembrava solo una crudeltà quel comportamento in particolare.
“Non lo fare, amico. Non lo puoi fare” gli urlai a squarciagola, con una voce capace di lacerare i cieli per il suo impeto. Jimin rispose anche lui urlando, con le lacrime agli occhi e una voce che, nella potenza dell'urlo, espresse una grande debolezza.
“È solo colpa mia. Se non avessi steccato, ora non avremmo questo danno di immaginazione. Ho distrutto la nostra carriera” a sentire quelle motivazioni, con una menta lucida, un uomo esterno a noi lo avrebbe preso per un pazzo. Chi mai minaccerebbe il suicidio per queste motivazioni?
Ma chi ci conosceva bene, sapeva che i BTS non sono solo una band, neanche un gruppo di amici, sono una famiglia. E di tutti, Jimin era il membro più affezionato ed emotivo della famiglia. Quello che quando era felice era capace di mettere allegria a tutti, e quando era triste rendeva tutto molto malinconico. Ora che era disperato, noi eravamo distrutti, come vetri ridotti in frantumi.
“Non è colpa tua”
“Si, invece” si mosse più avanti, rendendo la minaccia della sua morte ancora più consistente e temibile.
“Noi abbiamo bisogno di te, amico. Non siamo legati dalla fama o dal denaro, ricordatelo”
“Lo so” non continuò subito al frase, non riusciva a parlare chiaramente. La sua voce si impastava a causa della disperazione.
“Però, a causa mia, ho ferito il vostro orgoglio. Vi ho fatto sfigurare tutti, non posso vivere con amici a cui ho fatto questo”
“E noi non potremmo vivere sapendo che hai commesso un gesto simile solo perché pensavi questo”
“Dite questo solo per consolarmi, ma so che in fondo è la verità. Vi ricorderete sempre di questa sera, dell’orribile sconfitta a cui vi ho portato” nonostante fosse così distante, riuscii a guardarlo negli occhi, a percepire tutte le emozioni che tormentavano il suo cuore, troppo puro per poterle sopportare. Mi sentii male, il mio corpo sembrò come paralizzarsi, in un dolore eterno e debilitante. Poi, chiusi gli occhi, feci un respiro e li riaprii guardando serio il mio amico sulla finestra.
“No, non è così”
“Come puoi dirlo?” percepii una punta di incertezza nella sua voce. Anche lui, nonostante la distanza, aveva letto le mie emozioni nei miei occhi e percepito quanto fossero genuine.
“Perché quello che ti voglio dire, è qualcosa che sento solo io” feci un altro respiro. Cavolo! Dire una cosa del genere in un'occasione simile. Non lo avrei voluto fare, ma dovevo farlo.
“Io ti amo, Jimin”

I suoi occhi cambiarono, come mutarono. Il suo stato d'animo era finalmente diverso, in quel muro di disperazione si era finalmente aperta una crepa da cui era germogliato il pentimento.
“Sono così stupido” disse. Poi, finalmente, scese da quella finestra e rientrò nell'appartamento. Noi ci precipitammo dentro l'hotel e ci ammonticchiano nell’ascensore, premendo così tante volte il pulsante del nostro piano da quasi sfondarlo.
Arrivammo, e attraversammo il corridoio correndo fino alla nostra stanza. Jimin aprì la porta prima che lo facessimo noi. Gli occhi erano ancora rossi per il pianto, ma erano tornati cordiali come sempre. Mi guardò e mi sorrise.
“Anche io ti amo, Jungkook” ci baciammo. La serata poteva terminare lì, ma non lo fece

“Però, cazzo! Perdere contro i Pooh è davvero vergognoso” disse. Poi corse verso la finestra e si gettò.

FINE

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Lord Kleveland