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Autore: foschi    22/04/2020    3 recensioni
«Sto bene, Karen.» il sorriso della bella Principessa sirena nascondeva una dolce irritazione per quella situazione «Vieni qui, si sta meravigliosamente.»
Sapeva di non dover nutrire grandi speranze, per questo non si stupì davanti all’indugio della ragazza ed i denti che mordevano il labbro roseo. Le si avvicinò lentamente, entrando nella grotta in cui si era rifugiata in quella conca solitaria; sapeva perché aveva paura di esporsi alla luna, sapeva che il suo timore era legato alla paura di perderla, ma giorno dopo giorno era diventata un’ossessione che l’aveva consumata, trasformandola in una creatura fragile, spaventata, relegata in un angolo buio. Era però stanca di quella Karen: rivoleva la sua impavida sorella, sprezzante del pericolo e forte davanti a tutto e tutti.
{«Partecipa al contest "Scriptophobia" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.»}
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Karen, Noelle
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incest
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~ In the moonlight

 

 

 

Titolo: ~ In the moonlight

Rating: Giallo

Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale

Personaggi: Karen, Noel

Note: È strano debuttare in questo fandom: non avrei mai pensato che sarebbe successo eppure eccomi qui. Caren e Noelle sono i personaggi che amo di più in quest’anime ed era da tempo che volevo scrivere su di loro, soprattutto perché le adoro insieme. Ringrazio Soul_Shine per aver indetto, sul forum di Efp, il contest a cui questa fanfiction partecipa ed avermi dato la possibilità di realizzare questo mio desiderio ~

Buona lettura ~

 

 

 

 

 

    Le perle violacee che abbracciavano la coda della sirena tintinnarono, accompagnando il movimento veloce ed irrequieto delle pinne che, nonostante il buio degli abissi, riflettevano quel raggio di luna che aveva osato arrivare fin laggiù. Il cuore sussultava ogni volta che quel pallore argenteo si avvicinava a lei, desideroso di accarezzare la sua pelle liscia, il volto atterrito e gli occhi di ametista terrorizzati; voleva giocare con le onde morbide dei suoi lunghi capelli viola, intrappolarli in giochi di colore, perforando la profondità dell’oceano in cui, ormai, si era rifugiata. Un tremolio la costrinse a fermarsi appena si accorse dell’argento sulla sua coda: no, non poteva arrivare fin laggiù, non poteva perseguitarla in quella maniera! Perché non la lasciava? Perché doveva prendersela così con lei?

Fu solo un lampo, una carezza della luna sul suo volto ed un’immagine le tornò alla mente, paralizzandola, fermando il tempo; solo il cuore continuava a battere velocemente, riempiendo il silenzio dato dagli scogli scuri, rifugio sicuro degli abitanti marini. Aveva il respiro affannato, come se avesse nuotato per un tempo ed una distanza incalcolabili. Il tremore la costrinse ad appoggiarsi alla parete rocciosa alle sue spalle, come se fosse l’unico appiglio per non crollare, per non lasciar scorrere le lacrime di terrore che, involontarie ed irrefrenabili, forse già le rigavano gli zigomi; quel chiaro bagliore continuava a cercarla, rendendo più vivido il suo volto addormentato, pallido come la luce della luna piena che, ora come allora, troneggiava nel cielo buio.

    Un tempo aveva amato quell’astro luminoso, re del cielo notturno; aveva amato ammirarlo mentre rischiarava le tenebre e penetrava negli oscuri abissi, accarezzando le nere acque dell’oceano. Ricordava che, in un tempo ormai passato, lei intonava dolci melodie, crogiolandosi per quell’abbraccio dolce e protettivo; giocava tra le correnti innalzando schizzi d’acqua in quella conca solitaria. A volte sua sorella giocava con lei, riempiendo quel silenzio con la sua risata argentina; era sicura che, quando Noel rideva, la luna intensificasse il suo colore biancastro, lieta della felicità della giovane. Ma ora quelle risate non c’erano più, la luna l’aveva tradita quando, penetrando nel palazzo di Gaito, aveva illuminato il corpo della gemella: Noel non era mai stata così pallida ed immobile; sembrava una bambola di porcella pronta a frantumarsi. Era stato allora che l’evidenza era balzata ai suoi occhi, mozzandole il fiato in gola: Noel giaceva in quel vetro come morta – o forse lo era, chi poteva saperlo? –;  la Principessa dell’Oceano Antartico aveva la stessa freddezza, lo stesso colore, dei morti, accentuato dalla luce del satellite della Terra che ora la ghermiva crudelmente con il suo colore spettrale. Le mani tremanti avevano stretto il corpo esile, sentendo quel freddo simile alla morte che le era penetrato dentro e di cui non si era mai più liberata, nemmeno quando la sirena si era risvegliata e l’aveva stretta forte a sé.

 

 


*****

 


 

  «Non dovresti essere qui, lo sai.» la voce autoritaria e perentoria nascondeva una nota di sollievo nel vederla sana e salva. Era bella, la sua Noel, e se avesse potuto avrebbe passato l’intera vita a lasciar scivolare le proprie dita lunghe ed affusolate tra le curve indaco dei suoi capelli; ad accarezzare con le labbra quella pelle delicata e nivea, così dannatamente figlia di quella luna! Temeva potesse reclamarla a sé in qualsiasi momento, per questo aveva trovato nella profondità marine rifugio per entrambe.

«Sto bene, Karen.» il sorriso della bella Principessa sirena nascondeva una dolce irritazione per quella situazione «Vieni qui, si sta meravigliosamente.»

Sapeva di non dover nutrire grandi speranze, per questo non si stupì davanti all’indugio della ragazza ed i denti che mordevano il labbro roseo. Le si avvicinò lentamente, entrando nella grotta in cui si era rifugiata in quella conca solitaria; sapeva perché aveva paura di esporsi alla luna, sapeva che il suo timore era legato alla paura di perderla, ma giorno dopo giorno era diventata un’ossessione che l’aveva consumata, trasformandola in una creatura fragile, spaventata, relegata in un angolo buio. Era però stanca di quella Karen: rivoleva la sua impavida sorella, sprezzante del pericolo e forte davanti a tutto e tutti.

«Basta così, Karen. Io sono qui, sono reale e sono viva, non me ne andrò più, te lo prometto.» sussurrò stringendola piano, cullandola come faceva il mare quando si lasciava trasportare dalla corrente. Le asciugò le lacrime sulle guance con le labbra rosee, scendendo poi lungo il collo sottile.

«Noel…» era stato poco più che un rantolo, un nome nascosto in un singhiozzo, ma era stato sufficiente perché la sorella capisse che voleva solo la sua vicinanza. Un sorriso increspò le labbra sottili prima che esse si posassero su quelle di Karen, accarezzandole teneramente, assaporandone la consistenza vellutata: erano morbide come una pesca. Rammentava come si fosse stupita la prima volta che le aveva assaggiate, proprio sotto i raggi di quella stessa luna che ora le osservava: era stato un contatto veloce, fugace come un battito di ciglia, ma così intenso da accendere in loro l’amore. Forse era stata l’atmosfera, forse il calore dell’abbraccio di sua sorella, ma accostare le loro labbra era stato un gesto spontaneo, forse prevedibile, ma desiderato.

«Noel, la luna...» il terrore tornò ad attraversare gli occhi della giovane sirena, interrompendo i ricordi della giovane ed inducendola a stringere a sé la gemella.

«Shh, va tutto bene Karen, non ci farà niente.» le dita delicate accarezzarono la lunga chioma violacea mentre le labbra tornavano ad assaggiare il sapore salato del suo collo; indugiavano, si spostavano ora velocemente ora lentamente, come se stessero danzando al ritmo di una canzone arcana e passionale. I denti bianchi perforavano con malcelata aggressività la pelle umida, lasciando che le mani slacciassero il reggiseno di conchiglie che nascondeva i seni tondi come perle. Un gemito sommesso lasciò le labbra della Principessa della perla viola quando Noel si concentrò per regalarle quel cocktail di emozioni composto da baci e morsi: niente aveva più importanza, vinta com’era dalla sensazione dei baci famelici che pian piano scendevano lungo il suo ventre piatto, divorando ogni centimetro di pelle. Piccole grida di piacere ruppero il silenzio che circondava le due ragazze; strette l’una all’altra, esse continuavano a seguire il ritmo di una canzone primordiale che insegnava loro i movimenti di quella danza carnale, cadenzati dai gemiti che uscivano dalle bocche dischiuse, arrossate e gonfie per i baci scambiatesi. Le braccia della Principessa dell’Oceano Antartico si strinsero intorno alla schiena tesa della sorella, attirandola di più a sé, trascinandola con sé al centro di quel vortice di piacere, riempiendo la piccola conca con un ultimo grido, accompagnando l’ultima nota di quel valzer d’amore.

   I toraci si alzavano ed abbassavano freneticamente, cercavano di regolarizzare i respiri ancora affannati, residuo della passione appena consumata. Karen si voltò a guardare la sorella al suo fianco: la luce della luna piena accarezzava dolcemente le gambe slanciate, salendo fino al suo petto, facendo brillare i seni piccoli e sodi; un sorriso si disegnò sul suo volto mentre scostava un ciuffo di capelli azzurri dal suo volto: il corpo di sua sorella era caldo ed era lì, al suo fianco, dove sarebbe sempre stato. Alzò lo sguardo verso la luna alta nel cielo, ora sapeva che non gliel’avrebbe più portata via e che sarebbe stata una tacita testimone del loro amore.

 

 

 

 

 

 


 

Angolo dell’autrice

 

Ebbene eccomi qui. Dopo tanti ripensamenti sono riuscita a realizzare il mio desiderio di debuttare in questo fandom con i due personaggi che, più di chiunque altro, mi hanno colpita in questo anime.

L’amore per questa coppia – che credo amiamo io ed io xD – è nato dal desiderio di leggere/vedere qualcosa su queste Principesse un po’ abbandonate e siccome non ho trovato molto in giro, ho deciso di scrivere io qualcosa; il contest di Soul_Shine è arrivato al momento giusto visto che mi ha permesso di scavare dentro il personaggio di Karen.

Ho immaginato che Karen abbia sviluppato una paura nei confronti della luna e della sua luce a seguito del salvataggio di Noel dal palazzo di Gaito. Prima di riprendere conoscenza, Noel era pallida come un cadavere, come la luce della luna, per cui ogni volta che vede i raggi lunari teme che ella possa morire o comunque soffrire. Ci penserà Noel a farle passare la paura, dimostrandole anche fisicamente la propria vicinanza – a tal proposito, le due si sono trasformate in umane quando condividono il momento di intimità, anche se si erano private del reggiseno già da sirene. Ho solo descritto metaforicamente l’atto per non incorrere in problemi con il regolamento di EFP.

Ho un paio di annotazioni da fare:

  • All’interno del racconto, ricorre qualche volta un cambio di tempo verbale: il trapassato prossimo che ho usato serve ad indicare qualche episodio del passato, soprattutto come sia nato il loro sentimento;
  • La storia è ambientata qualche tempo dopo il salvataggio di Noel dal palazzo di Gaito, ma prima della seconda stagione; diciamo che nella mia mente è un missing moment.

 

Bene, credo di aver concluso. Spero che il racconto sia stato di vostro gradimento!

Alla prossima,

foschi

   
 
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