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Autore: EleAB98    23/04/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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“Signorina McMiller, posso entrare?”

Con estrema cautela, Thomas aprì la porta della sua camera: la sua studentessa era proprio lì, seduta sul letto, a braccia conserte e con un sguardo che, in prima approssimazione, gli apparve spento ma, allo stesso tempo, alquanto irritato da quell’inaspettata intrusione.

“Senta... se ne vada, la prego” tagliò subito corto lei, guardandolo a malapena. “So benissimo per quale motivo ha avuto la sfacciataggine di venire sin qui. Vuole convincermi a tornare alla Hollywood U? Bene, ci provi pure se vuole. Ma se non ci sono riusciti i miei genitori, come potrà sperare di riuscirci lei, caro professore?” domandò poi, con aria di sfida.

Sul momento, Hunt non rispose a quella domanda - che magari per alcuni sarebbe potuta suonare come un’offesa - e si limitò a chiudere delicatamente la porta dietro di sé, cercando di elaborare un discorso convincente per indurre la sua studentessa a ragionare sulle proprie azioni.

“Signorina, mi ascolti bene. Non c’è alcun bisogno che io le dica quanto sia sbagliato ciò che sta facendo. Scappare dalle proprie responsabilità non rappresenta la soluzione ai problemi.”

“Sbagliato?” ribatté Jane, alzandosi dal letto con aria infastidita “Prendersi una pausa è sbagliato?”

“Ci si prende una meritata pausa quando si è dato il massimo e si sono superati ostacoli di qualsiasi natura!” replicò Hunt, alzando la voce “E lei non ne ha affrontati nemmeno la metà.”

“E allora?” ribatté Jane, sempre più stizzita dal suo consueto atteggiamento autoritario “Io non sono certo come lei...”

“Che cosa vorrebbe dire con questo?”

“Voglio dire che ho anch’io, come tutti gli altri, diritto di pensare concretamente alle mie emozioni e a miei sentimenti. Ho il diritto di ascoltare il mio cuore ed è quello che dovrebbe fare anche lei.”

“Benissimo!” esclamò Hunt, alzando per un momento le braccia al cielo “Mi dica, allora... Che cosa le suggerisce il suo cuore? Di abbandonare il suo grande sogno? Di mollare tutto così, su due piedi? Di pensare con eccessivo rigore a delle questioni di poca importanza?”

A quelle parole, Jane lo guardò dritto negli occhi. Con quell’ultima affermazione, l’uomo sembrava averle ribadito ancora una volta la futilità dei propri sentimenti, nonché la totale inesistenza dei suoi.

“E così, i miei sentimenti non sarebbero importanti?” domandò infatti, alquanto desiderosa di ricevere da lui una risposta ancora più esplicita.

“Non in questo contesto. Sa benissimo qual è il suo dovere, non c’è affatto bisogno che io glielo ricordi... Ma sono venuto qui per appurare che lei non stesse gettando al vento la sua opportunità di esaudire le proprie aspirazioni professionali. Mi dica cosa le è successo, piuttosto.”

“È così difficile da immaginare, professore?”

Comprendendo nell’immediato dove lei intendesse arrivare con quella ‘domanda retorica’, il docente le rispose con un secco e agghiacciante “no”. Per l’ennesima volta, egli si mostrò insensibile dinanzi all’implicita richiesta della studentessa di dover chiarire lo strano rapporto che si stava instaurando tra loro.

“Ma è mio dovere ribadirle ciò che realmente è importante. Detto questo, la prego di rispondere alla mia domanda con estrema sincerità: vuole abbandonare gli studi?”

Jane sospirò, voltandogli le spalle per un breve istante.

“Senta, io...”

“Signorina!”

“Non lo so!” sbottò Jane, esasperata “Vuole la verità? Non lo so!”

“Non parlerà sul serio!” ribatté Hunt, improvvisamente allarmato “Signorina Jane... Non abbandoni il suo sogno o se ne pentirebbe... La Hollywood U ha un disperato bisogno di lei.” le disse poi, tutto d’un fiato.


 
Io ho un disperato bisogno di lei.


Ovviamente, Thomas non pronunciò ad alta voce queste ultime parole: fu il suo cuore a pronunciarle, senza che lui se ne fosse accorto nell’immediato.

A quell’inaspettata dichiarazione, Jane spalancò gli occhi ma, ancor prima che potesse rendersene conto, ebbe di nuovo lo sguardo penetrante di Thomas puntato su di lei. E ancora una volta, i due si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. Sembravano come due potenti calamite che, contro la propria volontà, continuavano a fondersi tramite un minimo contatto o alla minima distanza.

E in quel caso specifico, l’intenso contatto visivo fu l’elemento scatenante che provocò una diretta fusione dei loro sguardi. Di quegli sguardi che dicevano tutto e niente ma dal quale sembrava trasparire una certa complicità.

In quel preciso istante di profonda contemplazione reciproca, Jane provò l’inconscio desiderio di sperimentare ancora una volta quella fusione. Nessuno dei due, però, sembrava avesse intenzione di cedere all’istinto. Per circa un minuto, rimasero entrambi immobili, continuando a scrutarsi l’un l’altra, quasi volessero a tutti i costi indovinare il pensiero dell’altro.

Poi, accadde l’inaspettato.

Thomas inclinò il capo, cercando un decisivo contatto con il suo viso. Inizialmente, la ragazza abbassò lo sguardo, quasi avesse timore di abbandonarsi a quella forte – quanto nuova – sensazione. L’uomo, però, posò con delicatezza le proprie mani sui fianchi della ragazza, accorciando definitivamente le distanze che li separavano.

La studentessa si lasciò cullare dal gesto del professore e gli lasciò ‘campo libero’, ben sapendo che sarebbe stato inutile anche soltanto provare a sottrarvisi. Rimase a capo chino, con lo sguardo fisso sul pavimento, mentre Thomas si ritrovò a inspirare a pieni polmoni il profumo dei suoi capelli castani, raccolti nella consueta treccia che – non sapeva spiegarsi il perché - era in grado di farlo letteralmente impazzire.

L’odore genuino e inebriante della giovane si fuse con quello della sua acqua di colonia, creando un’inaspettata combinazione che destò in entrambi un senso di profondo benessere. Dopo qualche secondo, esalando un profondo respiro, Jane trovò il coraggio di guardare finalmente Thomas dritto negli occhi ma, con sua somma sorpresa, constatò che l’uomo li aveva appena chiusi e che un istante dopo aveva cominciato a sfiorarle, con timorosa dolcezza, il viso contro il proprio.

La studentessa percepì il suo respiro così leggero e confortante, così caldo e avvolgente, sulla sua pelle e questo spinse anche lei a chiudere gli occhi, quasi temesse di risvegliarsi da quello che sembrava essere solo un bellissimo sogno. Le labbra di Thomas, nel frattempo continuarono con decisione il proprio ‘percorso’, e dalla fronte passarono alla sua guancia destra. D’istinto, Jane posò la propria mano sul petto dell'uomo, che nel frattempo dispensava dei piccoli baci sulla guancia ‘incriminata’; dei baci che somigliavano più a uno sfioramento incredibilmente leggero e sensuale che indusse la ragazza a voltarsi nella stessa direzione del professore.

Fu così che, dolcemente e inaspettatamente, le loro labbra si incontrarono.

Thomas strinse la giovane con maggiore intensità, continuando a tenerla saldamente per i fianchi e abbandonandosi a quel titubante – quanto emozionante – bacio. Nelle sue labbra vi era impresso un intenso sapore di caffè espresso e Jane si perse in quella ‘degustazione gentile e probita’ che le regalò una sensazione paradisiaca. Tra le braccia di Hunt, la ragazza sentì di aver finalmente trovato il proprio rifugio, il proprio posto felice all’interno di quel mondo insidioso e difficile che la circondava.

Quel posto che, nei suoi sogni notturni, aveva sempre cercato in sordina eppure con bramosia.

In qualche modo, Jane pregò che quel meraviglioso bacio non finisse mai: Hunt ‘divorava’ le sue labbra con una tenerezza estrema, quasi temesse di farle del male, ma l'intensità del suo abbraccio parlava da sola: sembrava proprio che il professore non intendesse lasciarla andare. Ma se i suoi genitori fossero entrati nella stanza in quel preciso momento, che cosa avrebbero pensato e, soprattutto, come avrebbero reagito? Possibile che a lei non importasse nulla delle conseguenze e che non riuscisse a sottrarsi dall’abbraccio del suo professore?

A seguito di quella scomoda domanda interiore l’uomo si riscosse e, dandole un ultimo bacio, si allontanò lentamente - ma con risolutezza - da lei. Jane trovò quasi incredibile che i due avessero avuto simultaneamente lo stesso pensiero. Per qualche istante, nessuno dei due ebbe il coraggio di proferire parola. Non appena Thomas ruppe il silenzio, però, egli riprese a parlare con estrema serietà e compostezza.

“Signorina Jane, conto sul fatto che lei tornerà di nuovo a far parte della squadra domani stesso. Non mi deluda. Anzi... non deluda se stessa. Inoltre, avrei intenzione di farle una proposta che spero giudicherà interessante. Se domattina passerà nel mio ufficio, scoprirà di cosa si tratta.” concluse poi, con aria decisamente distaccata, simbolo della completa scomparsa di quella sorprendente spontaneità da lui mostrata soltanto pochi attimi prima.

La ragazza si limitò ad annuire evitando, però, di analizzare il suo sguardo. Non avrebbe voluto leggervi sentito disprezzo, pentimento o qualsiasi altro sentimento negativo che potesse riguardare la sua persona.

Non di nuovo, benché il suo modo di comportarsi con lei riusciva nel contempo a destabilizzarla e a infonderle una sicurezza e una protezione senza precedenti.

Quando il professore uscì dalla stanza, però, Jane si accorse che un bigliettino doveva essere caduto dalla tasca della sua giacca. Senza pensarci due volte, lo raccolse: non appena ne lesse il contenuto, la studentessa ebbe un tuffo al cuore.
 
“Ti ringrazio molto per ieri sera. È stata una bellissima serata.”
Firmato, B.
 
La ragazza contemplò quel biglietto per qualche minuto.

Chi poteva mai essere quella B?

Ancor prima che potesse tentare di fare delle supposizioni in merito, qualcuno bussò alla porta e la ragazza si apprestò a nascondere quel foglietto sotto il cuscino.

“Avanti!” esclamò poi, cercando di mantenere il controllo di se stessa.

“Figlia mia... Posso entrare?”

“Vieni pure, mamma.” rispose la ragazza, facendo appello a una finta spontaneità che di certo non le apparteneva.

“Puoi dirmi cosa ti succede?” le domandò, sedendosi vicino a Jane “Il professor Hunt mi è sembrato alquanto turbato, non appena è andato via.”

“Dici davvero? Sai, faccio immensa fatica a immaginarlo preoccupato per me.”

“Ma posso assicurarti che lo è. Ha parlato con me per qualche minuto prima di venire nella tua stanza, e mi è parso che volesse capire a tutti i costi il motivo della tua assenza prolungata dall’università. Ammetto di aver trovato strano questo suo interesse da parte sua, ma non mi è sembrato il caso di interferire, data la sua indiscussa autorità di docente. Da te non ha ricevuto alcuna risposta?”

Jane scostò immediatamente lo sguardo: sua madre non avrebbe mai potuto immaginare quanto accaduto tra loro pochi minuti prima. Quel dolce bacio che si erano scambiati era stato stupendo, aveva scombussolato appieno il suo corpo e, soprattutto, la sua anima. Ma quello strano biglietto...

“Jane, mi stai ascoltando?” insisté la donna, richiamando la sua attenzione. “Hai forse cambiato idea? Diventare una regista non è più il tuo sogno?”

“No mamma, ma cosa dici! Non potrei affatto immaginare di vivere la mia vita senza quel sogno!”

“E allora perché non sei andata all’università e ti sei rinchiusa per giorni qui dentro? Io e tuo padre dobbiamo forse preoccuparci?”

“Affatto, non dovreste. Mi sono soltanto presa una piccola pausa dallo studio. Ultimamente sono davvero stanca e non ho avuto nemmeno il tempo di concedermi un po’ di relax... ecco tutto.” replicò la figlia, cercando di apparire convincente.

Kelly annuì, ma una parte di sé cominciò a guardarla con estremo sospetto.

“Ti capisco. Ma tutto ciò non ha a che vedere con il professor Hunt, giusto?”

La ragazza smentì immediatamente le sue insinuazioni, mostrando di colpo una forza incredibile testimoniata dal suo tono di voce, che assunse dei tratti fermi e decisi.

“Assolutamente no! Certo, non andiamo molto d’accordo, ma non per questo devo rinunciare al mio sogno di diventare una regista!”

“Bravissima, così si parla!” esclamò Kelly, stringendola in un abbraccio e tirando un lungo sospiro di sollievo.

“Domani stesso tornerò all’università, promesso. Ho preso una decisione.”

Kelly sussultò, alquanto curiosa di conoscere le intenzioni della figlia.

“Si tratta forse di una decisione importante?”

“Credo proprio di sì.” si limitò a dire lei, stringendo i pugni e alzandosi finalmente dal letto nel quale aveva indugiato sin troppo a lungo.
   
 
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