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Autore: amirarcieri    23/04/2020    0 recensioni
Wyatt fin dalla nascita ha sempre sentito la mancanza di qualcosa, come ad essere stato privato di una parte importante di se stesso, ma nessuno gli ha mia dato conferme. Soltanto domande delle quali solo lui era a conoscenza e risposte a cui doveva trovare un riscontro mediante gli altri.
Un giorno Wyatt decide di andare dalla madre per farsi raccontare il segreto che nasconde, ma non è del tutto certo della sua decisione, perché privo di prove certe.
Il caso vuole che proprio nello stesso giorno, Wyatt, incontra una ragazza che lo scambia per un altro ragazzo e allora lì, Wyatt, non ha più dubbi.
Dopo averla invitata a pranzare a un ristorante, è certo che il suo pensiero è pieno di fondamento.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Quel giorno è adesso”


 


 


 

«Allora? Non vuoi dirci niente di te?» domandò una delle sorelle mentre portava alla bocca un boccone di pollo.
Si erano appena accomodati a tavola, ed adesso, stavano cercando di dialogare con l'ospite a sorpresa che si erano ritrovati per casa, in attesa di scoprire chi si nascondesse dietro quel suo viso da bambina.
«Ehm» Diana spostò gli occhi a destra e sinistra.
«Sei italiana vero?» chiese il padre dando peso soltanto in quel momento al suo accento.
«Si!» si limitò a dire misurata sulle parole. Diana non aveva alcuna intenzione di essere scortese o impersonare la parte della ragazza sostenuta, solo che non amava particolarmente far sapere agli altri di se stessa.
«Mi sembra di capire che sei una ragazza parecchio riservata» Margaret fu la prima ad ottenere un forte riscontro con quest'ultima.
«Mi limito solamente ad imitare quest'individuo qui» Diana lo chiamò in causa, ammiccandolo disinvoltamente.
Wyatt deglutì la sua forchettata di pollo, guardò per un attimo lei e voltandosi verso i suoi familiari come se lei non ci fosse, rispose alla sua provocazione.
«In realtà non so neanch'io niente di lei» Diana spalancò la bocca scioccata mentre lui sorrideva glorioso.
«In che senso scusa?» dissero in coro incapaci di cogliere le sue parole.
«Nel senso che ci siamo incontrati oggi» a quelle parole dette ci fu chi reagì sputando l'acqua che stava bevendo, chi rimase con la forchetta serrata alla bocca, e chi, semplicemente, aveva alzato un sopracciglio sconcertato.
Avevano sentito bene? Inteso chiaramente le parole da lui pronunciate?
Si, e non potevano riuscire a concepire una cosa tanto riprovevole.
Wyatt intendeva realmente dire che fosse una, una B***H? Una di quelle donne che vendeva il proprio corpo come carne da macello?
Certo, era vero che adesso potesse permettersi tutte le donne che voleva, comprese quelle di una notte, ma arrivare persino a portale dentro la propria casa era tutta un altra questione.
Dieci occhi si limitarono a scrutarla disgustati.
Quando poi Diana lesse i loro pensieri del tutto fuori luogo, cercò di chiarire l'accaduto.
«Ah! O no! Avete frainteso! Io, io l'ho scambiato per un altro ragazzo» il rumore di un oggetto che entrava in contatto con un altro ed ecco che i nostri investigatori per caso, si scambiarono quell'occhiata d'intesa che segnava la rilevanza di quel momento.
«Ah!» disse Margaret riprendendo la forchetta che gli era appena caduta dalla mano.
Allora, forse non erano pazzi? E le loro assurde teorie? Forse non erano poi cosi tanto assurde? 
Altrimenti perché Margaret aveva appena avuto quell'insolita reazione?
Wyatt si rese conto che non fosse la circostanza giusta, ma doveva cogliere l'occasione. Battere il ferro finché fosse stato caldo.
«Lei mi ha chiamato Xavier» Specificò per fare avere un altro lieve coccolone alla madre.
Lei lasciò precipitare sul pavimento la forchetta sconvolta.
Xavier. Chissà per quale arcana ragione quel nome scatenava lo stesso effetto su tutte le persone care da lui conosciute. Al perché fosse dimora di irrequietudine soggettiva.
La risposta poteva essere soltanto una ed era quell'unica che non aveva mai smesso di dimorare all'interno del suo cervello.
Quella radice dotata da quei buchi neri che occupavano parte della sua mente verso i quali non riusciva a figurare alcun fotogramma.
«Scusatemi! Non badate a me! Un momento di debolezza. Vado a prendere un bicchiere d'acqua, voi continuate pure a mangiare» ma non appena Wyatt vide il suo bicchiere ripieno di essa insieme alla bottiglia d’acqua sul tavolo, sentì ribollire il cervello.
Fu un attimo che schiantò la sedia al muro, correndo come una furia verso la cucina.
Il suo pensiero proiettile, viaggiava seguendo quell'unidirezionale dinamica prescelta e non gli importava più delle conseguenze che sarebbero venute a seguire, perché ormai il colpo era stato sparato e il suo obbiettivo sarebbe stato perforato fino a toccare quell'organo tanto sensibile quanto indispensabile.
«So cosa stai cercando di dirmi sai?» disse quest'ultima all'arresto del suo breve cammino.
La madre non si voltò neanche per vedere chi fosse.
Figurarsi.
Conosceva anche il rumore dei suoi passi, se non la statica dei suoi respiri.
«Sai anche che non sarò io a dirla. Sai, che voglio sia tu a farlo» sapeva che il figlio aveva ragione, ma continuava comunque a mantenere la bocca contratta.
Wyatt cominciava a perdere la pazienza. Odiava quel suo mutismo permanente e odiava quell'aria soffocante che la induceva a strangolare quella sua tanto amabile voce.
In contemporanea, nell'altra stanza, ognuno era intento a captare ogni minimo rumore rendendo la tensione percettibile su ogni loro movimento.
E probabilmente, qualcuno aveva anche smesso di respirare per paura che il suo fiato avrebbe interferito con l'udito ben esteso.
«Mamma! Eri a conoscenza che questo giorno sarebbe arrivato e sai che quel giorno è adesso» la intimidì ruggente di risentimento. 
Margaret però non rispondeva. Statica in quella posizione, continuava a generare silenzi talmente rumorosi da infastidire l'udito altrui.
«C***o! Ma non senti quel dannato bisogno di liberartene? Di avvertire quella f**********a sensazione di leggerezza che si prova quando ci si libera di qualcosa di stramaledettamente pesante?» quelle urla cariche di rabbia furono un segnale d'allarme per Diana, che non resistendo si precipitò in loro soccorso.
Aveva un’andatura decisa e il respiro tirato dalla preoccupazione.
Comprendeva che non sarebbe stato facile riuscire a persuadere la madre, a fargli cantare il testo di una canzone tenuta segretata per anni, ma lei voleva giocarsela per intera. Riuscire ad estorcergli almeno una riga di quel testo sconosciuto al resto dei famigliari, anche la più insignificante.
Giunta davanti alla porta li vide di spalle. Una ancora con le braccia posate sul tavolo e l'altro accostato allo stipite della porta.
«Signora! Ascolti» oltrepasso Wyatt senza neanche voltarsi a guardarlo, mentre quest'ultimo la segui lungo tutto il tragitto.
«Io» ticchettò i secondi per cercare le parole giuste dentro di se.
«Io non sono nessuno per permettermi di dire ciò che sto per dirgli e se vuole può anche odiarmi, ma sarà solamente una futile giustificazione per offuscare ciò che già sa. Perché lei lo sa. Sa che la reale persona che odia è sempre stata se stessa» Diana si scostò nervosamente un capello dietro l'orecchio.
«Io non so che cavolo di metodo abbia usato per riuscire a tenere questo segreto lontano da tutto e tutti per diciannove logoranti anni. L'ha tenuto per se,malgrado sapesse che il suo peso anno dopo anno si sarebbe nutrito delle sue forze,fino ad arrivare a prosciugarla» Diana non riusciva a capacitarsi di tutto questo. Era qualcosa non di ingiusto, ma terribilmente irrazionale.
Margaret accennò un movimento con le spalle senza però emettere nessun fonema.
Ciò mandò in bestia Diana.
«C***o» ed ecco che anche la sua signorilità era andata a farsi benedire.
«Ma non pensa a loro?» la ragazza indicò Wyatt, rimembrando contemporaneamente la figura del gemello nella mente.
«Lei era sicura che avrebbe portato questo segreto con se nella tomba, ma non aveva preso conto di una cosa. La loro indole è stata creata per essere unita l'uno a quella dell'altro. Da soli si sentiranno sempre nulli» Diana si prese del tempo per poter ricominciare a respirare.
«Non lo capisce? Non si fermeranno mai» Diana era disperata. Non poteva credere che fosse così insensibile nei riguardi del figlio. 
«Ma che cos’ha al posto del cuore? Un pezzo di pietra? Non può privarli l'uno dell'altro perché si sentiranno sempre incompleti finché non si ritroveranno. Avranno sempre un vuoto dentro che li renderà vulnerabili e soli» la ragazza attese una sua reazione, ma il suo corpo non accennava a darne alcuna.
Diana scosse la testa nauseata dalla madre che nonostante entrambi gli avevano appena vomitato la realtà in faccia, lei continuava a racchiuderla nel fondo della sua gabbia toracica, dove aveva imprigionato quel dannato segreto.
La ragazza era stava per oltrepassare la soglia della porta, quando si avvertì un gemito di dolore.
«Io non volevo» la sua parafrasi fu introdotta così.
Wyatt guardò Diana che si era appena fermata al suo stesso punto.
«Avrei voluto crescervi entrambi, ma non avevo alternative» la madre finalmente si voltò, mostrando ad entrambi gli occhi arrossati traboccanti di lacrime. 
«Avevo appena scoperto che il tuo vero padre mi aveva appena tradito durante la sua vacanza in Italia e al suo rientro, la sera stessa, mi confessò che non avrebbe mai immaginato di poter perdere la testa per un altra donna fino a quel punto. Aggiunse anche che voleva trasferirsi in Italia per poter vivere a pieno la sua storia d'amore» Diana emise un sorriso sarcastico. Chissà se quel c******e aveva lasciato quest'ultima con medesime parole della successiva.
Sembrava quasi sempre la stessa canzone.
Lui che lascia lei per un altra che conosce dall'altra parte del mondo, sta con lei per un paio d'anni, si crea una famiglia e poi?
Poi la canzone finiva, perciò il pezzo veniva riavvolto così da essere riascoltato per l'ennesima volta.
«Fu una decisione repentina, ma di comune accordo. Lui vi amava, e anche io, per questo gli avrei impedito di portarvi via da me» Margaret spostò la mano sinistra sul braccio destro in un gesto di tutela. 
«Mi aveva già fatto del male e io non gli avrei mai permesso di farmene dell'altro» adesso la mano per quanto si era stretta ad esso rischiava quasi di perforare la pelle.
«Ma poi lui ebbe quell'idea. Quell'idea che per quanto potesse suonare illecita, era l'unico punto d'incontro» la donna guardò il figlio con gli occhi grondanti di afflizione, sperando che un giorno potesse dimenticare ciò che stava per dire.
«Sapeva che sola da non me la passavo bene e che dopo la sua confessione mi aveva resa vulnerabile» Margaret temporeggiò ancora qualche attimo.
«Si avvicinò alle vostre culle e mi disse che eravate identici, che se ognuno di noi ne avesse avuto uno non avremo mai sentito l'assenza dell'altro. Mi disse anche che chiunque avesse scelto lo avrebbe amato e cresciuto senza mai fargli mancare niente, dandogli una vita migliore di quella che avrei potuto darvi io, e forse, su questo punto non si è sbagliato» Margaret abbassò lo sguardo non riuscendo più a reggere quello spartano del figlio.
«Ed infine mi fece giurare di tenere nascosto questo segreto per noi. Mi assicurò che se noi l'avessimo lasciato tale, nessuno sarebbe mai stato portato a pensare il contrario» la donna emise una risata sarcastica in contrasto a quell'osceno cimiero della mente.
«Dovevi vederlo. Con quel suo dannato sorriso malandrino, ha preso uno di voi dicendo: come si dice, ognuno di noi in giro per tutto il mondo ha sette sosia e tu sei il primo degli altri sei rimasti»
«È ridicolo» esibì Wyatt schifato dalla madre e ancor più dal padre, chiedendosi, che razza di persona potesse essere per aver avuto il coraggio di pensare una cosa tanto ripugnante.
«I..io ero debole, ferita e annientata dalla vita, che avrei dovuto fare secondo te?» la voce di Margaret suonava roca come qualcuno che è all'estremo delle sue forze.
«Niente! Tu non hai fatto niente!» accusò il figlio avanzando un passo carico di rabbia.
«Come pensi che fossi stata io in quel momento, Wyatt? Privarmi di un figlio è stato come perderlo»
«Privarvi? È privarvi il soggetto del verbo che devi usare» la corresse Wyatt ustionato dalla furia.
«Dai adesso calmati» gli suggerì dolce Diana posando una mano sul suo petto, ma lui non aveva la minima intenzione di smettere.
«Sai qual'è la cosa che più mi fa andare fuori di testa?» Wyatt la guardò, accanendosi sulla sua figura indifesa.
«Che tu in tutti questi c***o di anni hai creduto fosse stato un torto fatto a te stessa, ma se fosse stato davvero così tu non l'avresti mai permesso. Ci avresti persino mandato in adozione pur di non lasciare che uno di noi potesse essere portato via dall’altro. Invece non era così. Perché tu sapevi che dividendoci le uniche vittime di questa c***o di storia saremo stati noi. Io e Xavier» il figlio la rifiutò sputandogli addosso tutto il disprezzo appena scoperto nei suoi confronti.
La guardava non sapendo più chi fosse la persona davanti a se. Espressamente nauseato dalle sue lacrime obsolete.
Perché non sarebbero state loro a cambiare il presente, né a cancellare il passato.
E per quanto ne sapeva, appariva come una vigliacca che pur di stare a patti con un tale che non poteva essere definito neanche un uomo, aveva negato i propri figli l'opportunità di crescere insieme.
Dopo averla guardata per ancora una volta scuotendo la testa schifato, Wyatt si voltò e uscì di scena senza dire neanche una parola.
Diana lo vide attraversare la stanza al contempo che accendeva una sigaretta.
Sapeva che corrergli incontro adesso sarebbe stato come trovarsi nel bel mezzo di un eruzione vulcanica quindi trovò più confacente voltarsi alla sua sinistra per consolare la madre.
La sua prospettiva cambiò direzione ed emanando un sospiro incerto, si fece coraggio a restringere le distanze con quest'ultima.
Sotto questo punto di vista non Non era mai stata eccezionale nel mostrare il suo appoggio agli altri, ma all'occorrenza si dimostrava una persona idonea alla circostanza.
Senza dire niente, né guardarla, la prese per una spalla e la strinse a se, lasciando che tutte le sue colpe di divulgassero in quel suo pianto liberatorio.
«Non si preoccupi! Suo figlio la perdonerà. Sono certa che troverà la forza per farlo. Deve solo avere pazienza» proprio allora, nella stanza fecero irruzione le figlie seguite dal marito.
Tutti e cinque ammutoliti.
Tutti e cinque con lo stesso pensiero per la testa. Il pensiero di un abbraccio collettivo che avrebbe trasmesso lei, la forza di cui elemosinava il disperato bisogno.


NOTE AUTORE. ma ciaooo. Si non sono sparita. Ci sono ancora e ho aggiornato Xavier! Che ne dite di questo terzo capitolo?
Finalmente la verità è stata svelata, adesso cosa faranno i nostri detective per caso?
Che ne pensate della storia dei gemelli? E la madre? La incriminate? E il comportamento di Diana? La reazione di Wyatt?
Ditemi tutto. 
Ringrazio tutti chi recensisce chi lo farà e i lettori silenzosi. 
Vi aspetto alla prossima e al solito se volete seguirmi sui social questi sono i link: 
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Alla prossima. Ciao, ciao. 

   
 
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