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Autore: Mavis    24/04/2020    2 recensioni
§Da quando avevano avuto quel brutto problema di infiltrazione anni addietro con Crawford, aveva rafforzato ogni misura di sicurezza, arrivando ad pretendere anche cose fuori dall’ordinario. Suo fratello lo definiva maniacale, ma Seto non voleva in nessun modo ripassare attraverso quel purgatorio. La visione di suo fratello incatenato alla parete di una cella sotterranea continuava a perseguitarlo a distanza di anni. §
Una nuova minaccia incombe sui nostri amici, una presenza antica e oscura, che ha intenzione di divorarli e trascinarli nelle ombre. In quest'avventura le carte non saranno più sufficienti a salvarli, ma l'aiuto giungerà di nuovo dal passato, riparando il vuoto lasciato dal tempo nel cuore del faraone... e non solo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Kisara, Mokuba Kaiba, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Presentable -

 

-Mi dispiace averle creato problemi. Ero sicura che la situazione fosse chiara-.

Le labbra di Isono si distesero in un sorriso genuino. Era la quinta volta che si scusava con lui da quando avevano lasciato l’atrio.

Per fortuna la situazione si era risolta tanto velocemente, che era riuscito ad incrociare Mokuba e Nojiko a metà tragitto. Così aveva potuto lasciare libero il signorino di prepararsi per la scuola.

-Non preoccuparti, il Signor Kaiba voleva solo dei chiarimenti- la tranquillizzò imboccando l’ennesimo corridoio e fermandosi davanti ad una delle tante anonime porte.

-Questa sarà la tua stanza e il posto dove vivrai d’ora in avanti. Ci troviamo in un’ala secondaria della villa. Abbastanza distanti da lasciare la dovuta privacy, ma altrettanto vicini nel caso dovessimo intervenire tempestivamente- spiegò Isono mentre apriva la porta invitandola ad entrare. Nojiko non se lo fece ripetere una seconda volta e, contorcendosi in modo ridicolo, riuscì a far passare sé stessa e le sue valige oltre l’uscio.

-Wow- si lasciò sfuggire posando gli ingombranti bagagli sul pavimento chiaro.

-Ogni alloggio è composto da tre stanze, un soggiorno, dove ci troviamo ora, una camera da letto ed un bagno- spiegò Isono affiancandola ed indicando i vari spazi a sua disposizione.

Nojiko emise un fischio di apprezzamento, -Tutto questo spazio solo per me?-.

-Certamente, il Signor Kaiba crede che un lavoratore felice sia un ottimo lavoratore. Perciò, fin tanto che le tue prestazioni rispetteranno i suoi standard, non ti mancherà nulla- confermò l’uomo dando un’occhiata preoccupata all’orologio che aveva al polso.

-Il ragionamento fila- commentò la ragazza facendo scorrere lo sguardo sull’arredamento semplice e moderno. Non vedeva l’ora di disfare i bagagli e rendere quel posto un po’ più suo. Probabilmente avrebbe scritto a papà di inviarle un po’ di foto.

-Le mie stanze si trovano a poca distanza da qui. Insieme a quelle degli altri stretti dipendenti. Invece, in fondo al corridoio, potrai trovare una piccola palestra comune e la nostra piscina. Nelle dispense che ti ho lasciato, ci sono tutti gli approfondimenti che possono servirti, quindi perdonami se al momento non sono molto dettagliato. Siamo già terribilmente in ritardo- snocciolò l’uomo facendo segno di seguirlo fuori. Prontamente la giovane si lasciò le spalle la sua nuova “casa” e si mise all’inseguimento del suo superiore. Cosa non troppo impegnativa, a causa della gamba ferita.

-La tua giornata di oggi sarà incentrata sull’inserimento, quindi ti recherai alla sede della Kaiba Corporation insieme al presidente. La limousine dovrebbe arrivare tra poco. Per ingannare il tempo, durante il tragitto, potrai dare uno sguardo alle dispense a cui ti ho accennato prima, mi sono preso la libertà di caricare tutte le informazioni su un tablet- la istruì mentre si facevano strada tra le viscere dell’enorme villa.

Nojiko non si stupì della maniacale organizzazione dell’uomo, in fondo lavorava per il signor Kaiba da anni e doveva esserci un motivo se non era stato ancora rimpiazzato.

-Ad attenderti ci sarà Lidiya, la nostra responsabile della sicurezza informatica. Io mi occuperò di scortare il Signorino Mokuba a scuola e in seguito dovrò sottopormi alla mia seduta di fisioterapia giornaliera- disse ancora la guardia del corpo, mentre procedevano alla massima velocità consentitagli dalle sue gambe malferme.

A quel punto Nojiko decise che fosse il momento di prendere attivamente parte alla conversazione, sapeva bene quanto poteva essere difficile inserirsi in un meccanismo già ben oliato e non voleva commettere inutili passi falsi.

-Quali sono i programmi della giornata del Signor Kaiba? Ci saranno appuntamenti fuori dalla sede? Per il pranzo invece come è solito organizzarsi? – chiese in tono pacato, adattando senza problemi il proprio passo a quello del compagno.

In risposta alla sua domanda Isono prese a frugare all’interno della sua giacca fino a far apparire un cellulare di ultima generazione -Troverai la tabella aggiornata degli appuntamenti nel calendario. Per quanto riguarda la giornata di oggi, ci sarà una riunione interna con i tecnici del dipartimento olografico e in seguito un pranzo con uno dei più stretti soci dell’azienda. Niente di speciale dunque- rispose consegnandole l’apparecchio.

-Molto bene, è uno dei ristoranti dove vi recate solitamente? - domandò la ragazza iniziando a tamburellare sulla superficie lucida del cellulare.

Isono annuì, -Predisporranno una postazione da dove potrai monitorare la situazione senza problemi. Cerca di essere il più discreta possibile, il Signor Kaiba odia essere osservato e non sopporta quando i suoi clienti, o collaboratori, si sentono a disagio a causa della sicurezza- la istruì mentre mettevano piede nell’atrio d’ingresso.

-Nessun problema, mimetizzarsi tra la tappezzeria dei ristoranti è più divertente di quanto si creda- ridacchiò la giovane.

 Accanto alla porta Mokuba era già in attesa, con lo zaino mollemente abbandonato su una spalla e l’aria più che annoiata.

-Non vedo l’ora che finisca tutta questa pagliacciata- sbottò il ragazzino alzando gli occhi al cielo in modo plateale.

Isono faticò a nascondere un sorriso dinanzi a quella scena, che ormai si ripeteva tutte le mattine, puntuale come un orologio svizzero.

-Avanti signorino, le basta portare pazienza ancora per un poco- disse accomodante indicando la porta con un cenno della mano.

Mokuba gli scoccò un’occhiata obliqua, senza muovere un muscolo, -La fai facile tu. Hai lasciato questo purgatorio centinaia di anni fa- sospirò affranto.

-Lo studio è una cosa seria. Hai bisogno di una formazione completa per poter assumere il ruolo che ti spetta alla Kaiba Corporation- rispose l’adulto zoppicando fino all’uscio e posando una mano sulla grossa maniglia in ottone.

Il più piccolo scrollò le spalle indispettito, -Sai benissimo che potrei cavarmela senza problemi in azienda. Sono il migliore del mio anno e probabilmente di molti dei miei sempai- borbottò osservando con indifferenza la guardia del corpo schiudeva la porta.

-Non lo metto in dubbio Signorino, siete brillante quanto vostro fratello, ma è importante ottenere un titolo di studio. Un foglio di carta che attesta le vostre competenze è qualcosa di impagabile e che non può essere messo in discussione-.

Il più giovane roteò gli occhi annoiato, -Uff… tu che ne pensi Noha? Anzi, Nojiko, meglio evitare altri fraintendimenti- bofonchiò mentre le sue guance si velavano di rosso in ricordo della figuraccia di cui suo fratello si era reso protagonista.

La nuova guardia del corpo sorrise dietro la mascherina, -Effettivamente Nojiko mi piace molto di più. Io ho avuto una formazione privata per cui posso dire di invidiarti un pochino- disse intrecciando le mani dietro la schiena, -Non ho mai avuto dei compagni di classe- spiegò poi davanti all’espressione perplessa di Mokuba.

-E’ stato a causa della tua professione? - domandò il ragazzino interessato.

-In parte, ma ho dovuto anche recuperare diversi anni scolastici, a causa di gravi problemi di salute. Per cui la mia carriera come studentessa è stata piuttosto travagliata- ridacchiò la ragazza imbarazzata.

In quel momento il presidente della Kaiba Corporation piombò su di loro come un predatore, -Cosa ci fate ancora qui, siete in ritardo!- ringhiò, passandoli uno ad uno con il suo sguardo affilato, fino a soffermarsi irritato sul fratello minore.

-Non ho intenzione di firmare l’ennesima giustifica immotivata- sibilò nella sua direzione.

-Stavamo giusto uscendo Nii-sama, non arrabbiarti. Siamo in perfetto orario- disse Mokuba cercando di mostrare una certa nonchalance, anche se aveva appena raddrizzato la schiena e sistemato lo zaino in maniera decente sulle spalle.

-Questo lo vedremo- sbuffò il maggiore prima di ripescare il proprio palmare dalla tasca interna del cappotto ed incamminarsi a grandi falcate verso la porta.

-Non venire in azienda dopo la scuola, temo che l’incontro con Crawford si protrarrà più del previsto- lo informò mentre oltrepassavano l’uscio a passo spedito.

-Davvero? Come mai?- domandò Mokuba affiancandolo e cercando invano di spiare lo schermo luminoso del palmare.

-Porterà un ospite con sé. Un egiziano che vorrebbe allacciare i contatti con l’azienda- spiegò il moro continuando a picchiettare a tutta velocità sulla superficie in vetro. Pochi passi avanti a loro l’autista si affrettò ad aprire la porta della limousine bianca.

Mokuba si trattenne a stento dallo sbuffare. Odiava quando doveva cavare a forza le informazioni dal fratello.

-Riguardo a cosa?- chiese quindi a denti stretti, sperando di ottenere una risposta prima che il più grande si infilasse nella vettura.

-Non è stato molto dettagliato. Sai com’è fatto quell’uomo, il 90% delle volte punta solo a farmi imbestialire, per cui ho deciso di affrontare direttamente la questione quando si presenterà- replicò Seto in tono sbrigativo prima di voltarsi in direzione di Nojiko,

-Andiamo- disse semplicemente alla ragazza invitandola ad entrare.

A quel punto a Mokuba non restò che alzare bandiera bianca, -A presto Nojiko, fai attenzione a non dare troppa confidenza a Lidiya, tende a diventare molto… fisica- avvisò la guardia del corpo accennando un saluto con la mano.

-Nella rubrica del cellulare ho salvato i contatti essenziali, tra cui il mio, se dovessero esserci problemi, o imprevisti, non esitare a chiamarmi- si affrettò ad aggiungere Isono prima che l’autista chiudesse la porta con un gesto secco, quasi brutale. A quanto pareva la tabella di marcia del Signor Kaiba era implacabile quanto una calamità naturale.

 

Nojiko prese posto nella fila di sedili trasversale, dove era depositato il tablet di cui le aveva parlato Isono, mentre Seto colonizzò letteralmente i sedili posteriori. L’auto non fece in tempo a mettersi in moto che il cellulare del presidente iniziò a squillare. La suoneria asettica e ripetitiva fece venire i brividi a Nojiko che si affrettò a concentrarsi sulle dispense ascoltando Kaiba iniziare un’animata discussione in spagnolo.

Fu assalita dallo sconforto nel constatare che solo l’indice occupava tre pagine dell’intera dispensa, che per altro aveva pochissime immagini. Non le sarebbe bastata una settimana per leggere tutta quella roba. Automaticamente si portò una mano ai corti capelli neri, intrecciando le dita tra le ciocche lisce.

Con sguardo critico constatò che la tinta stava già svanendo. Per fortuna il signor Kaiba era stato chiaro a riguardo e d’ora in avanti non avrebbe più dovuto sottoporsi a quell’inutile tortura. Nonostante il traffico, non ci misero molto ad attraversare la città e Nojiko riuscì a farsi un quadro generale della situazione, cullata dalla cadenza regolare della lingua spagnola.

Quando la ragazza scese dall’auto, dovette imporsi di non rimane a bocca aperta, ma, dallo sguardo divertito che le scoccò l’autista, intuì di non essere riuscita per niente a nascondere lo stupore. Prima di aderire alla domanda di assunzione e partecipare al concorso per ottenere il posto, la ragazza si era documentata parecchio sull’azienda e sul giovane presidente, tuttavia, vedere una foto dell’ingresso era una cosa, essere ai piedi della scalinata con due statue enormi e irte di denti era tutto un altro paio di maniche.

Senza riuscire a staccare lo sguardo dagli occhi enormi e aggressivi dei draghi, seguì il presidente nella sua avanzata decisa. Ai margini del suo campo visivo vide che tutte le persone sul loro cammino si fermarono, o si affrettarono a togliersi dalla loro traiettoria. Non seppe dire se per timore, rispetto o paura, ma se non altro, questo le rese ben chiaro che la presenza del giovane presidente non passava inosservata. Sul piazzale davanti all’ingresso trovarono la terza statua, leggermente più piccola e, agli occhi di Nojiko, più mansueta. Lo sguardo altero aveva una nota calda, quasi amorevole, come a voler dare il ben tornato al suo padrone.

Al sicuro oltre le porte in vetro trovarono ad attenderli una ragazzina minuta dai lunghi capelli biondi e gli occhi luccicanti per l’emozione.

-Lidiya lei è Nojiko, mostrale l’azienda e occupati di tutto il necessario. Quando hai finito portala alla signora Maeda- presentò in modo stringato il signor Kaiba senza placare la sua avanzata.

-Agli ordini Seto-kun!- trillò la giovane in direzione della schiena del presidente, prima di prendere la nuova guardia del corpo sotto braccio e trascinarla via con sé.

Nojiko ne rimase così spiazzata che non trovò la forza, né la volontà, di opporsi a quel concentrato di energia e tenerezza. Quasi saltellando, la condusse all’interno di uno degli ascensori in vetro e selezionò il ventesimo piano. I due uomini che erano già all’interno fecero loro spazio, mentre l’unica donna, strizzata in un rigido tailleur grigio, alzò gli occhi al cielo alla vista della sua accompagnatrice.

Effettivamente, per essere una dipendente di un certo grado all’interno dell’azienda, si presentava con un abbigliamento eccentrico. Nonostante fossero in pieno inverno, portava una cortissima minigonna in pelle, abbinata ad un giacchino del medesimo colore che le arrivava a stento all’ombelico. Al di sotto portava una maglia attillata rosa fluo che faceva risaltare il suo fisico snello e la vita stretta, mentre ai piedi portava degli stivali bianchi che le arrivavano sopra al ginocchio, con delle zeppe di almeno dieci centimetri.

-Sono così felice di conoscerti finalmente! Il mio nome è Lidiya e mi occupo della sicurezza informatica dell’azienda. In sostanza sono occhi e orecchie del Signor Seto, non succede niente in questa società di cui io non sia a conoscenza- esclamò la bionda facendo ondeggiare i codini che contenevano i suoi lunghi capelli ricci. A quelle parole Nojiko drizzò le orecchie, non era comune per un giapponese chiamare qualcuno con il nome proprio, soprattutto se si trattava di un superiore. Un sorriso furbetto si disegnò sulle labbra dell’informatica, -Io e il Signor Seto abbiamo un rapporto speciale, è da anni che cerca di conquistarmi con regali e lusinghe, ma ahimè… non sono per nulla interessata a lui… poveretto- sospirò scuotendo il capo in modo sconsolato.

Nojiko cercò di immaginare il presidente dannarsi per cercare di attirare l’attenzione di quella ragazza, ma a giudicare dagli sguardi obliqui e dalle risate trattenute degli altri occupanti della cabina, quella relazione esisteva solo nella testa della bionda.

-Da quanto tempo ti occupi della sicurezza qui alla Kaiba Corporation?- chiese la guardia del corpo cercando di riportare la conversazione su un terreno sicuro.

-Circa quattro anni e ti posso assicurare che prima qui era un totale disastro- sospirò affranta e spalmandosi mollemente lungo il suo fianco.

Con la coda dell’occhio Nojiko vide la donna in tailleur stringere le labbra fino a farle diventare una linea sottile. -Anche un bambino sarebbe stato in grado di entrare nei loro archivi- rincarò poi la dose la giovane, incurante delle reazioni ostili che stava suscitando intorno a sé. A quanto pareva l’informatica non era molto amata all’interno dell’azienda.

-E da quanto tempo vivi in Giappone?- domandò quindi, forse prima del ventesimo piano sarebbe riuscita a trovare un argomento neutro da affrontare.

La compagna la guardò perplessa, -Come scusa?-

-Il tuo nome è russo, pravo*?- suggerì Nojiko facendole l’occhiolino.

Improvvisamente vide la bionda spalancare gli occhi e animarsi di nuova energia, -Esatto, scusa, mi ero scordata che tu sapessi il russo!- esclamò in tono vivace passando automaticamente alla sua lingua madre. -Comunque vivo qui da allora. È stato difficile ambientarmi, nonostante la gentilezza ben radicata nella loro cultura, i giapponesi non sono molto ben disposti verso gli stranieri-

Uno scampanellio allegro le avvisò che erano arrivate al piano.

Senza perdere tempo uscirono dalla cabina e si ritrovarono su un pianerottolo con un’unica porta chiusa. Con un movimento fluido Lidiya fece passare una delle tessere magnetiche che aveva al collo e Nojiko sentì distintamente la serratura scattare.

-In alcune circostanze sento ancora risuonare la parola gaijin dietro le loro faccette sorridenti- proseguì la bionda aprendo l’uscio ed invitandola ad entrare. Con un paio di passi la guardia del corpo oltrepassò la soglia e fece capolino in quel nuovo ambiente.

-Credevo che all’interno di un’azienda multinazionale come la KC certi luoghi comuni fossero superati- rispose Nojiko senza perdere il filo del discorso, mentre studiava l’ambiente circostante. La prima cosa che notò, fu il leggero aroma di caffè che sembrava permeare l’aria, in secondo luogo, che il numero di schermi lì dentro superava di gran lunga quello degli esseri umani.

-Certo, ma devi tenere conto che la madre dell’ignoranza è sempre incinta- disse Lidiya abbracciandola da dietro, come a volerla confortare. D’altra parte anche lei non era giapponese Doc.

-Non temere comunque, alla maggior parte delle persone non interessa minimamente quali siano le tue origini. Per non parlare del fatto che i giovani vanno letteralmente in visibilio per le donne orientali. Non so se mi spiego- terminò con una risatina frivola.

-Credo di aver afferrato, ma fare la guardia del corpo è già abbastanza sfibrante, senza aggiungere altre seccature- sbuffò Nojiko divertita sentendo le guance sotto la mascherina scaldarsi per l’imbarazzo.

-Comunque, benvenuta all’interno del dipartimento informatico, il ventesimo piano è dedicato interamente al controllo e alla sicurezza dell’azienda. Monitoriamo tutti i dati che entrano ed escono, ci occupiamo dei server, dell’archivio e delle autorizzazioni interne. Teniamo anche sott’occhio i video delle telecamere, ma la sorveglianza vera e propria, nonché fisica, è ruolo della Sicurezza Aziendale, piano uno- spiegò l’informatica riprendendola a braccetto ed iniziando a guidarla all’interno di quel dedalo di cavi e computer. Nojiko valutò che in quella zona dovevano esserci non più di dieci persone e a giudicare dai bicchieroni stipati sulle scrivanie, lì nessuno dormiva molto, né amava eccessivamente la luce del sole.

-Per prima cosa dobbiamo preparare il tuo badge personale. Sarà il tuo passaporto all’interno di qualsiasi struttura dell’azienda e, a seconda del tuo ruolo, ti verrà consentito o negato l’accesso alle diverse aree- annunciò Lidiya una volta giunte davanti alla porta del suo ufficio. Rispetto alle altre postazioni, si trovava in una zona leggermente soprelevata ed era isolata dal resto dell’ufficio da spesse pareti di vetro. -Ad esempio, il Signor Seto e Mokuba hanno accesso a qualsiasi struttura in qualunque momento, mentre un comune impiegato potrebbe avere delle restrizioni per quanto riguarda gli archivi o i livelli di ricerca e sviluppo. È una gran seccatura avere a che fare con così tante realtà tutte in una volta- continuò la ragazza sbloccando l’ingresso posando l’indice destro su un lettore di impronte. A quanto pareva, la sicurezza non era mai troppa.

-Quindi ci sono alcuni luoghi in cui la sicurezza non potrà raggiungere il Signor Kaiba?- domandò osservando la ragazza togliersi la giacca di pelle e lanciarla sulla sedia ergonomica semi-nascosta dai grandi monitor. In quel modo poté leggere per la prima volta la grossa stampa sulle sue spalle: “Girls with class go everywhere”. Decisamente appropriata al personaggio.

-Esattamente zuccherino, ma non preoccuparti, Seto-sama ha ben più di un asso nella manica- le rivelò facendole l’occhiolino. Nojiko rimase leggermente perplessa, ma decise di tenere per sé i suoi dubbi riguardo le abilità del presidente.

-Ora levati quell’orribile mascherina, dobbiamo scattare una foto a quel bel visino- disse Lidiya estraendo da chissà dove un’enorme macchina fotografica professionale.

La guardia del corpo inarcò un sopracciglio divertita, osservando con che cura e amore la bionda stava sistemando cavalletto ed obiettivo.

-Non ne avete una di repertorio? Sono sicura che il Signor Kaiba abbia fatto svolgere ricerche approfondite su ognuno dei candidati- ribatté candidamente.

L’informatica ridacchiò, mentre ignorava le sue proteste e le faceva segno di prendere posto su una sedia posizionata davanti ad uno sfondo bianco. -Ci piace mantenere un profilo omogeneo, tutti i dipendenti sono passati per il mio obiettivo-.

-E per le tue mani oserei dire. Dovresti frugare meglio nella tasca interna a sinistra. Hai mancato il portafoglio- ghignò Nojiko sedendosi con deliberata lentezza.

-Ma i quattro pugnali non mi sono sfuggiti- rilanciò Lidiya con un sorriso angelico ad illuminarle il volto.

-Cinque zuccherino e non sei riuscita a portarmene via nemmeno uno- disse la guardia del corpo levandosi la mascherina in modo trionfale.

-Ti adoro. Credo proprio che andremo d’accordo noi due. Ora fammi un bel sorriso, abbiamo ancora una montagna di cose da fare- trillò la bionda prima di abbagliarla con il flash della macchina fotografica.

 

--- § ---

 

Nojiko si sentiva come se fosse stata passata in un frullatore. Nel giro di quattro ore avevano completato la fase di registrazione e visitato l’azienda da cima a fondo. O per lo meno, le aree a cui lei avrebbe avuto accesso, che non erano poche, considerando lo stretto contatto che avrebbe avuto con il Signor Kaiba.

Lidiya non aveva fatto altro che parlare per tutto il tempo, presentandole persone e mostrandole tutte le parti sensibili dei vari dipartimenti.

Alla fine, ovviamente, era riuscita a mettere le mani anche sul suo portafoglio.

-Carina questa foto, dove l’avete scattata?- le chiese mettendole sotto il naso una delle fotografie che custodiva nelle tasche in pelle.

-Giant’s Causeway, è una spiaggia dell’Irlanda del Nord. Dovresti andare è molto suggestiva- descrisse Nojiko soffermandosi con affetto sui volti dei genitori. Quella sera avrebbe cercato di chiamarli, era da un paio di giorni che non li sentiva e papà Yulian stava sicuramente iniziando ad andare in escandescenza.

-Questa invece?- la incalzò Lidiya impaziente mostrandole un’altra immagine di loro tre abbracciati.

-Rainbow Mountain, Perù- rispose la guardia del corpo riconoscendo le meravigliose strisce di colore che si susseguivano lungo la catena montuosa che si trovava nel Sud-America.

-Sei stata in un sacco di posti pazzeschi- esclamò la bionda estatica e con una punta di invidia.

Nojiko sorrise bonaria, nonostante la mascherina fosse tornata a nascondere gran parte del suo viso. -Il lavoro dei miei genitori non conosce confini, vanno dove c’è bisogno di loro- spiegò semplicemente.

-Come ti senti quando ti dicono che, in fondo, sono solo sporchi mercenari?- domandò Lidiya nel suo solito tono candido.

A quella osservazione Nojiko non se la prese, ormai aveva iniziato a capire come funzionava la testolina della bionda. Non era cattiva, solo molto curiosa e, semplicemente, diceva tutto quello che le passava per la testa. Senza filtri.

Forse era proprio quello uno dei motivi per cui il Signor Kaiba aveva deciso di tenerla con sé e farla lavorare per l’azienda. Oltre ad essere mostruosamente brava nel suo campo, non aveva segreti e diceva apertamente quello che pensava.

-È l’altra faccia della medaglia. Ci sono un sacco di persone che pensano che tutte le aziende di Sicurezza Privata siano solo un mucchio di farabutti legalizzati che vendono la propria anima per denaro. Questo perché un sacco di agenzie fanno proprio questo, ma non sempre è così- rispose Nojiko in tono pacato, -Tu dovresti saperlo bene, non tutti gli informatici sono hacker, o sbaglio?-.

-Corretto mia cara. Colpita e affondata- ammise Lidiya alzando le mani in segno di resa.

-In quanto Sicurezza Privata, siamo spesso richiesti per proteggere persone di influenza politica ed economica, o per cercare individui scomparsi. Ma la maggior parte degli ingaggi riguardano le attività di supporto in caso di catastrofi naturali, come terremoti, alluvioni, valanghe… siamo una squadra perfettamente organizzata per affrontare gli imprevisti. È quello il nostro punto di forza- proseguì la guardia del corpo mentre l’ascensore le portava sempre più in alto.

-Parli con molta passione del tuo lavoro, mi chiedo come mai tu abbia voluto cambiare la tua posizione- si interessò la bionda, -Insomma, avevi un sacco di libertà, viaggiavi moltissimo e stavi con la tua famiglia, perché hai scelto di venire a lavorare qui alla KC?-.

Nojiko scrollò le spalle con noncuranza davanti a quella domanda più che lecita, -Beh, come ho spiegato anche durante i colloqui, vorrei fare un po’ di esperienza da sola, senza i miei genitori che mi guardano le spalle. Vedere più realtà e acquistare più indipendenza e ti assicuro che non è facile, soprattutto quando hai due papà apprensivi- ripeté guardando distrattamente la città di Domino farsi sempre più piccola oltre i vetri dell’ascensore.

-Sono loro, vero?- chiese Lidiya mostrandole l’ultima fotografia, la più vecchia e stropicciata.

-Sì, Kaii e Yulian, qui siamo nel Deserto del Gobi. Si era persa una spedizione di turisti facoltosi e le mogliettine, in preda all’ansia, hanno chiamato noi per andarli a recuperare- sorrise Nojiko.

-Scommetto che i mariti volevano solo liberarsi di loro per un po’ di tempo- insinuò la bionda.

-Dici bene mia cara- ripose la guardia del corpo, mentre il sorriso sul suo volto si allargava.

Il viso della compagna tuttavia restò neutro, quasi pensieroso, -Comunque, in questa foto non dimostri sedici anni, sembri molto più piccola… e magra- notò avvicinando maggiormente la fotografia al naso.

-Infatti in questa foto ne ho quattordici. Ho avuto molti problemi di salute da piccola, per questo ho un aspetto così orrendo- spiegò Nojiko facendo scivolare le mani sotto le maniche della felpa che indossava. Odiava parlare del suo passato, ogni volta i palmi iniziavano a sudarle senza sosta e non poteva fare a meno di provare un’irrefrenabile paura.

-Ma sul tuo curriculum c’è scritto che sei stata adottata a sedici anni- intervenne Lidiya senza accorgersi dei sentimenti che stava scatenando nella compagna.

Le sue parole tuttavia parvero riscuotere la guardia del corpo, che riacquistò la sua solita compostezza, -Prima ho passato un lungo periodo in affido… sai, non è stato facile per i miei genitori. Le coppie omosessuali difficilmente riescono ad adottare un bambino e la strada non è stata semplice- rivelò in tono neutro.

-Mi dispiace- disse la bionda sinceramente triste.

Automaticamente Nojiko portò una mano sulla schiena dell’informatica per confortarla, -Ora siamo felici ed è questa la cosa importante. Dove mi stai portando ora?- domandò cercando di sviare l’argomento verso lidi più spensierati.

-Dalla Signora Maeda, la segretaria di Seto-sama. Anche lei ha delle istruzioni da darti- rispose la bionda rimettendo a posto le fotografie e restituendo la refurtiva.

-So che può sembrare tutto molto caotico e che le informazioni sono tante, ma ti assicuro che con il passare dei giorni diventerà tutto più semplice. Tieni il tablet con le dispense sempre con te e andrà tutto bene- continuò osservando la guardia del corpo riporre con cura il portafoglio nella tasca interna della felpa.

-Tranquilla sono abituata a gestire grosse quantità di informazioni. Per lo meno qui non mi stanno ancora sparando addosso- ridacchiò Nojiko sistemando la zip.

-Già, quasi mi scordavo questo lato del tuo lavoro. A proposito, hai impostato una password a quell’affare? Non vorrei fare tutta questa fatica ogni giorno, per poi servire l’azienda a dei criminali su un piatto d’argento- borbottò Lidiya incrociando le braccia al petto in una posizione di finto rimprovero.

-È stata la prima cosa che ho fatto. Credimi, non sai quante volte queste diavolerie elettroniche hanno messo a repentaglio le nostre missioni. Ogni tanto vorrei solo raccogliere tutti gli smartphone dei clienti e farci un grande falò- esclamò Nojiko esibendo il tablet bloccato come uno scudo. Era tutta la mattina che se lo trascinava dietro come un peso morto e onestamente non vedeva l’ora di liberarsene.

-Non preoccuparti, con me non avrai questi problemi. Sei in mani sicure- assicurò la bionda mentre l’ascensore giungeva finalmente a destinazione. Giunte sul pianerottolo, dovettero passare la consueta carta magnetica e le porte in vetro si spalancarono senza un rumore.

-Sembra una seccatura dover dipendere dai badge, ma ti assicuro che è il metodo più comodo e sicuro per gestire tutta la marmaglia che entra ed esce da qui. Non sai quante volte, prima che arrivassi io, si sono ritrovati con stupidi giornalisti a ficcare il naso dove non dovevano- sbuffò l’informatica guidandola attraverso un breve corridoio dalle pareti di vetro.

Il Signor Kaiba doveva proprio amare le altezze.

-Finalmente Lidiya-chan, iniziavo a disperare- li sorprese una voce dolce poco più avanti.

Le due sbucarono in un’ampia sala circolare, con diverse piante a ravvivare l’ambiente e una scrivania solitaria a sorvegliare due porte candide.

-La visita ha richiesto più del previsto Signora Maeda- si scusò la bionda avvicinandosi al tavolo stracolmo di carte.

-Non importa cara. Ti trovo sgargiante come sempre- disse l’anziana andandole incontro.

-Amo presentarmi al meglio- rispose l’informatica lasciando che la donna le lisciasse la gonna e le allacciasse la giacchetta fino alla gola.

La signora Maeda annuì comprensiva, -Certo mia cara, prendi pure una caramella- concesse, indicando con un gesto della mano un vaso di vetro stracolmo di dolciumi. Non del tutto convinta Lidiya scrutò tra le carte colorate e alla fine scelse un dolcetto gommoso a forma di orsetto.

Soddisfatta l’anziana focalizzò finalmente l’attenzione sulla nuova guardia del corpo. -Tu devi essere Nojiko, dico bene?-

-Sì signora, piacere di conoscerla- rispose Nojiko esibendosi in un inchino da manuale.

-Lasciami dire, che sono un po’ sorpresa di ritrovarmi davanti uno scricciolo come te, eravamo convinte che ci saremmo trovate per le mani un bel giovanotto- ammise la donna apprezzando il gesto della giovane. Non erano molti i ragazzi che si ricordavano ancora delle tradizioni e delle buone maniere.

-Un bel paio di pettorali sodi non avrebbero di certo guastato. Ormai sono circondata da uomini flaccidi e mollicci- sospirò Lidiya affranta abbandonandosi su un angolo libero della scrivania e guadagnandosi un’occhiata di ammonimento da parte della segretaria.

-Non è la prima a rimanere stupita signora, ma le posso assicurare che valgo ogni grammo del mio peso- la rassicurò Nojiko.

L’anziana annuì con pazienza, -Ne sono certa mia cara, tuttavia, mi chiedo se anche la sua lealtà è ben riposta- disse guardandola intensamente da sopra gli occhiali dalla montatura sottile.

Nonostante lo sguardo penetrante, la guardia del corpo non vacillò, -Potrebbero sembrare parole vuote, ma mi permetto di dire che in tutta la mia vita ho mancato alla parola data solo una volta e tutt’ora lo rimpiango- ammise in tono grave.

-Sincera dunque, molto bene- proseguì la donna in tono serio, -Il Signorino Mokuba e il Signor Kaiba hanno bisogno di persone forti e giuste al loro fianco. Non ti mentirò dicendo che questo sarà un lavoro semplice. Sia per le insidie provenienti dall’esterno, sia per i caratteri frizzanti dei nostri giovani datori di lavoro- la avvisò.

-Farò del mio meglio- replicò la giovane senza timore. In fondo quello era il suo posto e si era battuta con ferocia per ottenerlo. Non si sarebbe arresa per nulla al mondo, aveva degli obiettivi ben precisi da raggiungere.

Davanti al suo sguardo duro e deciso, il viso della Signora Maeda si sciolse in un sorriso sincero.

-Scusa se sono stata severa. Benvenuta nella nostra piccola famiglia, Nojiko-chan. Come ti avranno già anticipato, io sono la segretaria personale del Signor Kaiba, mi occupo della gestione della sua giornata, dei suoi spostamenti e dei clienti. Isono ti ha già fornito lo smarphone con la sua tabella di marcia?-.

La guardia del corpo annuì con vigore, facendo apparire tra le mani il telefono di ultima generazione.

-Molto bene, allora vieni con me. Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare- anticipò la Signora Maeda invitandola ad avvicinarsi alla scrivania.

Intuendo che il suo lavoro era terminato Lidiya accennò un saluto e si diresse verso l’ascensore ancheggiando, dopo averle promesso che quella sera avrebbero festeggiato alla villa il suo arrivo.

 

--- § ---

 

Il tempo con la Signora Maeda trascorse veloce e senza accorgersene Nojiko si ritrovò con le braccia cariche di nuove scartoffie.

-Forse è meglio se ti procuriamo uno zainetto, dubito che riuscirai a svolgere bene il tuo lavoro con tutta quella roba per le mani- ammise la donna con un sospiro preoccupato.

-Faccia portare tutto alla villa da qualcuno della Sicurezza. Adesso dobbiamo andare- esclamò il Signor Kaiba irrompendo nella sala e dirigendosi a passo spedito alla porta alla loro sinistra, quella che portava al suo ufficio.

-Ma siete in anticipo Signore, c’è stato per caso qualche problema?- domandò l’anziana scattando sull’attenti e affacciandosi sulla soglia

-Assolutamente Signora Maeda, ma preferisco arrivare prima di quel ciarlatano- sbottò il presidente alzando il viso e soppesando le due donne che lo osservavano. Il suo sguardo di ghiaccio si soffermò su Nojiko con disappunto.

-Falla cambiare. Sarà un pugno nell’occhio con quei vestiti e non voglio più vedere quella mascherina. Se infetta Crawford tanto meglio- ringhiò cominciando a raccogliere una serie di carte per riporle nella ventiquattrore.

La ragazza si indignò, non era affatto vestita male, aveva solo tentato di essere più anonima e discreta possibile. In fondo il suo ruolo era di difendere e prevenire, non certo di spiccare in una sfilata di moda!

Portava una morbida felpa nera e dei pantaloni scuri, trattenuti in vita da una spessa cintura del medesimo colore, mentre ai piedi facevano mostra di sé due stivali che le arrivavano a metà polpaccio. Le calzature avevano una suola spessa e robusta e nascondevano due dei cinque pugnali che era solita portarsi appresso. L’unico vezzo che si concedeva, era la catenina d’argento che le avevano regalato i suoi genitori.

-Vieni cara, ho già preparato tutto- la distrasse la Signora Maeda portandola verso l’altra porta presente. Si trattava di una piccola stanza piena di scaffali che partivano dal pavimento ed arrivavano al soffitto. Ognuno di essi era stracolmo di scatoloni e porta documenti, divisi per anno e ordine alfabetico. Una sola occhiata a quel posto, fece venire alla nuova guardia del corpo un fastidioso senso di claustrofobia, e arricciò il naso infastidita.

-Quando mi hanno confermato la tua assunzione mi sono preparata il meglio possibile, ma in un prossimo futuro dovrai farti prendere le misure per il set di divise che ti spetta- la informò la segretaria indicandole due custodie per abiti appese con cura sullo scaffale davanti a loro.

-A te la scelta cara, ti aspetterò qui fuori. Cerca di non metterci troppo tempo, quando si parla di Crawford il Signor Kaiba diventa più nervoso del solito- disse la donna prima di chiuderla dentro quel postaccio.

Rimasta sola, Nojiko inspirò lentamente, odiava gli spazi chiusi, angusti e senza finestre, la facevano sentire in trappola.

Preferiva di gran lunga stare all’aria aperta, dove il sole è in grado di scaldarti la pelle e il vento soffiarti sul viso. Pensò ai campi di grano che una volta aveva visto in Italia, nell’isola chiamata Sicilia, alla sensazione delle spighe sotto le mani e alla terra brulla che scricchiolava sotto i suoi piedi, ed espirò.

Poi, con un unico gesto fluido, aprì la prima custodia e trovò una giacca nera, abbinata ad una gonna aderente dello stesso colore, il tutto completato una camicetta bianca con inquietanti trasparenze. Storse il naso ancor prima di vedere gli stiletti che completavano l’out-fit. Se il Signor Kaiba intendeva morire giovane, quella sicuramente era una buona strada.

Angosciata aprì la seconda zip e guardò dentro aspettandosi di peggio, ma dovette ricredersi. Un paio di pantaloni a palazzo blu zaffiro con giacca abbinata non erano così male, dopo tutto.

Senza perdere tempo si cambiò d’abito e si catapultò fuori dallo stanzino giusto in tempo per vedere il Signor Kaiba varcare la soglia del proprio ufficio.

Automaticamente il suo corpo assunse una posa marziale, in attesa di un giudizio, che non tardò ad arrivare.

-D’accordo, sei presentabile- sentenziò il presidente degnandola appena di un’occhiata prima di fare cenno di seguirlo.

  
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