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Autore: gwapple    09/08/2009    2 recensioni
Una guerra, due ragazze, due professori, un amore impossibile.
E se di mezzo ci fossero quattro pietre, da sempre considerate eccezzionali?Ma se queste pietre fossero la causa della rovina del mondo magico?
Siamo in un Hogwarts diversa, musicale, sullo sfondo di un mondo duro e freddo.
Non può piovere per sempre. Prima o poi deve uscire il sole
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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uy Capitolo 1
Sono io












Il mio nome è Alexis Joanne Huggens. Ho sedici anni, i capelli castani e gli occhi verdi che molti dicono essere di un colore semplicemente meraviglioso anche se il mio sguardo..Beh, non è altrettanto stupendo. E' freddo e tagliente, non lascia trasparire le mie emozioni.
Oltre al mio sguardo ho un'altro problema. Sono una strega.
Badate bene. A me i bambini non piacciono e non ho mai fatto diventare un principe viziato un rospo; frequento l'accademia di magia e stregoneria di Hogwarts che, oltre alle normali materie, come Erbologia e Pozioni insegna anche l'arte della musica.
Ed è per questo che la nostra scuola viene chiamata Hogwarts Camp Rock; i suoi quattro fondatori, che poi dettero il nome alle quattro case, erano esperti in un determinato campo. Godric Grifondoro era l'uomo della musica più vivace e allegra, quella che appena la senti ti trascina in piedi, per ballare fino allo sfinimento. Ma era anche coraggioso; infatti fu grazie a lui se un branco di vampiri non attaccò Londra nel lontano 1020 d.C
Priscilla Corvonero invece era la più bella e intelligente. Era la regina della musica sacra e compose fino alla morte inni che con la sua voce sembravano cantati da inni angelici.Inventò la prima cura magica contro la peste.
Tosca Tassorosso era la più lavoratrice; si vocifera che fu la prima a costruire le piramidi per i faraoni. Lei era quella più brava a suonare, ogni strumento che toccava produceva sempre una musica armoniosa.
Anche se il suddetto strumento la cara Tosca non l'aveva mai visto prima di allora.
Ma sono dettagli.
Salazar Serpeverde, il genio della musica classica. Quando cantava sapeva ipnotizzare le persone. Era subdolo, mooolto freddo e incattivito da anni di sofferenze.
Si dice che fu il primo ad aiutare nelle costruzioni di mezzi di trasporto e armi da guerra.
In che casa sono? Beh, probabilmente non ci crederete, ma sono una Corvonero. Non sono intelligente nè tantomeno ho una voce angelica; ma il Cappello Parlante mi ha praticamente urlato che quello era il posto migliore per me.
A dir la verità mi sono sempre sentita più Tassorosso, essendo molto più brava nel suonare gli strumenti che nel cantare.
Bah...
In questo momento sono seduta sotto un querceto. Osservo il mio libro di solfeggio con la stessa espressione con cui la mia migliore amica, che al contrario di me è una Grifona, osserva i broccoli. Schifata.
- Ciao.-
Sbarro gli occhi.
Non lui. Non lui. Non lui...
Mi volto e puntualmente lo vedo. Sirius Orion Black è davanti a me, a due centimetri dal mio viso; è sempre stato bellissimo con quegli occhi grigi,  così aristocratici e i capelli neri. Ho una cotta per il mio professore da quando sono entrata qui e da due anni sento che il mio sentimento non è semplicemente una cotta adolescenziale.
Alzo un sopracciglio, chinandomi in un educato cenno di saluto. Sono sempre una Purosangue, discendente di maghi purosangue; non guardatemi così. Non sono una fissata con la purezza di sangue, ma l'educazione che danno a noi è fin troppo educata e rigida.
- Professore.
- Allora, signorina Huggens. Come mai qui tutta sola?
Indico il libro di solfeggio.
- Non so farlo.- alzo semplicemente le spalle. Lui sembra divertito dalla mia risposta, tanto che si siede e apre il mio libro, iniziando a sfogliarlo quasi con nostalgia.
- Non sapere fare una cosa non è necessariamente una buona scusa, Alexis.- oddio oddio oddio, ha pronunciato il mio nome!
- Non mi stò scusando.- borbotto. Lui alza gli occhi al cielo, come ad assecondarmi e mi prende una mano, facendo salire le mie palpitazioni a mille.
- Il solfeggio.- dice con voce calma.- E' l'arte delle note che escono dalla tua gola.- un dito sfiora il suddetto organo facendomi rabbrividire.- Fino alle tue labbra.- e lo stesso dito sfiora le mie labbra, facendomi venire la pelle d'oca.
- Ci proveremo insieme okay?- mi sorride. Il mio cuore si scioglie, mentre io annuisco, la mano ancora stretta nella sua.
E improvvisamente quell'ammucchiata di note non sembra poi così orrenda da affrontare

   
 
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