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Autore: The_Storyteller    24/04/2020    0 recensioni
Nuovo capitolo dedicato a Taliesin Lavellan.
Dopo lo scioglimento dell'Inquisizione, Taliesin e Cassandra vanno a trovare il clan Lavellan in occasione del matrimonio della sorella dell’ormai ex Inquisitore. Purtroppo, qualcuno non perde occasione per dimostrare il suo astio nei confronti degli umani e di Taliesin, a suo parere responsabile di una tragedia accaduta tanti anni prima.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassandra Pentaghast, Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Guidata dal rumore dell’acqua, Cassandra raggiunse il fiume e, come le aveva detto Deshanna, proseguì verso est per cercare Taliesin. La Cercatrice era ancora arrabbiata con Linassan per le parole odiose che aveva detto, ma in cuor suo era anche preoccupata per la reazione che aveva avuto il suo uomo. Che cosa era successo a loro padre, per generare un odio così profondo?
 
Camminò a lungo, ma infine lo trovò vicino a un’enorme quercia: Taliesin era accucciato contro l'albero, con le ginocchia al petto, e sembrava osservare il fiume.
Cassandra si avvicinò e si sedette al suo fianco, e notò che il dalish aveva le guance rigate dalle lacrime; non lo aveva mai visto così abbattuto, nemmeno quando aveva ancora l’Ancora che lo faceva soffrire ogni volta che partiva una scarica d’energia.
- Come ti senti?- provò a chiedere la Cercatrice, anche se sapeva che era una domanda totalmente stupida.
- Da schifo, per essere breve- borbottò l’elfo.
Taliesin rimase in silenzio, tutto a un tratto sentì Cassandra accarezzargli i capelli come mezzo di conforto: si stupì di quel gesto di tenerezza, di solito così inusuale da parte della donna, e di rimando l’abbracciò.
- Ma serannas, vhenan...-
Rimasero insieme così per qualche minuto, poi Taliesin si sciolse dall’abbraccio.
- Ti sei mai chiesta perché mi sono voluto alleare coi maghi invece che coi templari, due anni fa?- chiese all’improvviso l’elfo. Cassandra rimase sorpresa da quella domanda, tuttavia rispose negativamente.
- Diciamo che è stata anche per una ragione “personale”...- continuò lui.
- C’entra tuo padre?- tentò di indovinare la Cercatrice.
Taliesin annuì:- Si chiamava Samahl ed era il miglior cacciatore del clan. È stato lui a insegnarmi per primo come maneggiare i pugnali. Era un brav’uomo e voleva bene a tutti noi tre.-
Cassandra si sistemò meglio per ascoltare la storia, poi Taliesin continuò:- Devi sapere che Dirthara è la Prima del clan, ed è stata la prima maga a nascere dopo anni che mancavano. Era compito di tutti fare in modo che nulla di male le accadesse, ed era dovere mio e di Linassan proteggerla a tutti i costi, in qualità di fratelli maggiori.-
Fece una pausa, prendendo distrattamente un filo d’erba e rigirandoselo tra le dita.
- Quel maledetto giorno avevo tredici anni. Io e Dirthara stavamo giocando e ci eravamo allontanati troppo dal resto del clan. Senza rendercene conto, eravamo finiti su una strada che portava in città e, proprio nel momento in cui Dirthara stava giocando con alcune saette, apparvero tre templari.-
Taliesin strinse il filo d’erba con rabbia:- Cominciarono a correre verso di noi, urlando che dovevano assolutamente catturare la “pericolosa eretica”. Una bambina di appena otto anni...- ringhiò a bassa voce.
- Scappammo più velocemente che potevamo, ma quei templari ci stavano raggiungendo. E io decisi, inconsciamente, di affrontarli. Mandai Dirthara ad avvisare i cacciatori, poi presi un sasso e lo tirai al templare più vicino- si lasciò scappare un sorrisetto - e lo colpii proprio sotto all’occhio, sai?-
Sospirò profondamente:- Ottima mira, ma pessima idea. Ripresi a correre nella direzione opposta a quella di mia sorella, ma quei templari erano più veloci di quanto avessi pensato. Forse perché avevano un’armatura piuttosto leggera rispetto alle solite...-
- Poi cosa accadde?- chiese Cassandra.
Taliesin buttò il filo d’erba che aveva in mano, ormai contorto e secco:- Il templare che avevo colpito riuscì a prendermi. Mi buttò a terra e mi mise una mano sul collo. “Lurido orecchie a punta, ora ti faccio vedere io!”, mi disse. E cominciò a stringere sempre di più il mio collo da ragazzino, più mi dimenavo e più lui stringeva e sembrava divertirsi sadicamente...-
 
Cassandra rimase sconvolta da quel punto del racconto:- Per il Creatore...- riuscì a dire in un sussurro.
Il dalish fece una pausa di qualche minuto, come se avesse voluto riprendersi da quell’orribile ricordo:- Mi sentivo ormai morire, ma tutto a un tratto il templare mollò la presa. Lo sentii cadere al mio fianco e vidi che aveva un coltello nel collo. E subito dopo vidi arrivare mio padre.-
Taliesin si lasciò scappare un singulto:- Mi prese fra le sue braccia per vedere se ero ancora vivo. “Va tutto bene, da’mi, piccola lama. Ora torniamo dagli altri” mi disse. Ma arrivarono gli altri due templari... Io ero ancora debole, e presto cominciai a vedere tutto nero e svenni. E quando mi svegliai...-
L’elfo non riuscì a trattenere le lacrime, ma continuò il racconto:- Quando mi svegliai mi ritrovai nell’aravel della mia famiglia, e di fianco a me vidi mio padre pieno di ferite sanguinanti. Sentivo la voce di mia madre fuori che parlava con la Guardiana e provai ad alzarmi, ma lui mi trattenne con la poca forza che gli rimaneva.-
Tirò su col naso:- “Ascolta, piccola lama. Falon’Din sta venendo a prendermi...” mi sussurrò appena. Io cominciai a piangere e a supplicarlo di resistere, ma lui continuò. “Promettimi che sarai buono... che non guarderai la razza di qualcuno ma il suo cuore... Abbi cura degli altri, da’mi...”
Queste furono le sue ultime parole, prima di morire.-
Taliesin rimase in silenzio, ancora provato da dolori passati e presenti. Cassandra si strinse a lui in un abbraccio, preferendo un piccolo gesto alle parole. -Mi dispiace- disse soltanto.
Rimanendo abbracciato alla donna, Taliesin terminò il racconto:- Dopo che tutto il clan ebbe saputo della morte di nostro padre, Linassan partì alla ricerca dei suoi assassini e tornò tre giorni dopo con le loro teste. E fu allora che chiese di ricevere il vallaslin di Elgar'nan. E passati circa cinque anni, nostra madre raggiunse papà nell’Oblio.-
 
Cassandra lasciò che Taliesin si sfogasse, rimanendo al suo fianco in silenzio: vedere il dalish che amava in quello stato, quando di solito era allegro e sorridente, l’aveva colpita nel profondo.
- Sappi che, per quanto tu possa sentirti in colpa, sono certa che tuo padre sarebbe fiero di vederti ora, e di sapere quello che hai fatto- disse la Cercatrice.
L’elfo rimase sorpreso da quella frase, ma la donna proseguì:- L’Inquisizione ha fatto tante cose buone, direttamente e indirettamente. Ma ricordati che sei stato tu, con le tue scelte e le tue azioni, a rendere possibile ciò che è successo. E questo riguardo anche il tuo clan: se tu avessi fatto la scelta sbagliata, ora la tua gente sarebbe morta. E invece li hai salvati, Taliesin, hai salvato tutti loro. Hai salvato tutti noi- terminò Cassandra guardandolo dritto negli occhi.
Taliesin si sentì risollevato da quelle parole, e il peso sullo stomaco che gli aveva provocato l’odio di Linassan sembrò volatilizzarsi.
- Grazie, emma lath- sussurrò baciandole la guancia.
Cassandra arrossì lievemente, poi si alzò:- Il tuo clan si starà chiedendo che fine hai fatto. Vuoi che torniamo indietro?- propose.
Il dalish disse che sarebbe rimasto ancora qualche minuto e che avrebbe raggiunto l’accampamento a breve. Cassandra annuì e prese la strada per il ritorno.
Era appena scomparsa alla sua vista, quando Taliesin si ritrovò di nuovo in compagnia; non di una persona, ma di un halla.
- E tu da dove spunti?- chiese sorridendo.
Invece di starsene per i fatti suoi, l’halla si avvicinò al dalish e si strofinò il muso contro di lui. L’elfo rimase di stucco:- È la prima volta che incontro un halla così socievole!- esclamò.
Il cervo finì quelle strane coccole, poi puntò il muso verso la base della quercia e cominciò a tirare via la terra con la zampa, girandosi a guardare Taliesin dopo alcuni tentativi.
- Vuoi che ti aiuti a scavare, lethallen?- chiese incredulo, tuttavia prese un coltello e scavò nel punto che aveva indicato l’animale fino a trovare una scatoletta di legno.
Aprì il piccolo contenitore e, con sua grande sorpresa, vi trovò all’interno due anelli d’argento, uno sottile e l’altro un po’ più spesso: osservandoli più attentamente, il dalish notò che avevano decori elfici, eppure non conosceva nessun orafo nel suo clan, né in altri dei Liberi Confini.
Rimise i due anelli nella scatola, che poi infilò nella sua giubba, e decise che era arrivato il momento di tornare all’accampamento.
 
Quella notte, nella tenda che condivideva con Cassandra, Taliesin stava dormendo tranquillamente. Ad un tratto si ritrovò di nuovo nella foresta e camminava verso la vecchia quercia, quando vide un uomo alla sua base. Era un elfo di circa cinquanta anni, i lunghi capelli neri cominciavano a mostrare alcune ciocche bianche, e il vallaslin di Ghilan'nain risaltava sulla sua pelle ambrata.
- Aneth ara, da’mi- lo salutò affettuosamente il dalish.
Taliesin rimase pietrificato dall’incredulità, mentre il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
- Papà? Sei davvero tu?-
Doveva trattarsi di un trucco dell’Oblio, come era successo durante l’assedio di Adamant con lo spirito di Justinia, eppure il giovane sperò che quello spirito che stava impersonando Samahl fosse in realtà una parte della sua memoria, e che quindi in qualche modo fosse più “lui”.
- Non è importante ora- rispose l’uomo. - Guarda come sei diventato grande...- aggiunse sorridendo.
Spirito o non spirito, Taliesin non riuscì a trattenersi e corse verso di lui, abbracciandolo stretto e lasciandosi andare a un pianto liberatorio:- Mi dispiace così tanto, papà! Se quel giorno io e Dirthara non ci fossimo allontanati...-
Samahl accarezzò dolcemente la testa di suo figlio:- Forse sarebbe stato peggio, forse quei templari avrebbero raggiunto l’accampamento e ci sarebbero stati molti più morti da piangere. No, piccola lama, non devi scusarti di nulla- mormorò con affetto.
- Mi sarei sacrificato ancora, pur di sapere che voi tre e gli altri eravate salvi.-
Padre e figlio rimasero abbracciati per lungo tempo, recuperando quell’affetto che il destino aveva voluto togliere in modo così drammatico.
- Ho visto le tue avventure qui nell’Oblio, sai?- disse a un certo punto Samahl.
- Davvero?- chiese incredulo Taliesin.
Suo padre annuì:- Ho visto come ti sei ritrovato improvvisamente ad essere un simbolo di speranza per gli umani, ho visto come ti sei conquistato la fiducia e l’amicizia di persone così diverse fra loro. Ho visto come ti sei innamorato di una donna forte e amorevole.-
Mentre diceva tutto questo, attorno a loro si vedevano i ricordi menzionati: Taliesin appena nominato Inquisitore, Taliesin mentre consolava Dorian dopo l’incontro con suo padre e mentre brindava con il Toro di Ferro all’uccisione del loro primo drago, Taliesin che leggeva una poesia insieme a Cassandra...
- Ma ho visto anche i tuoi momenti più difficili e sofferti. Avrei tanto voluto essere al tuo fianco...-
Terminata questa frase, apparve il ricordo di quando Taliesin aveva ritrovato Solas dopo la caccia della Viddasala. Il giovane dalish rivide davanti ai suoi occhi il momento in cui scopriva l’identità di Fen’Harel e sentì sé stesso promettere a Solas che gli avrebbe fatto cambiare idea sul suo piano. Poi era rimasto soltanto Taliesin col braccio ancora circondato dall’energia dell’Ancora, nonostante Solas l’avesse rimossa. In preda al dolore, l’Inquisitore aveva preso uno dei suoi pugnali.
- Ir abelas, vhenan...- aveva detto con un filo di voce, poi si era calato la lama sul braccio.
Le forze dell’Oblio attutirono il grido del ricordo, ma Taliesin lo sentì comunque nella sua testa. Si lasciò scappare alcune lacrime, poi vide gli spiriti impersonare Cassandra, Dorian e Vivienne che correvano verso di lui, allarmati dal suo urlo di dolore. Vide la Cassandra del ricordo prenderlo tra le sue braccia e tentare di chiamarlo, mentre piangeva dalla disperazione.
Il ricordo svanì e tornò di nuovo la vecchia quercia.
- Sei fortunato ad aver trovato degli amici così preziosi, figliolo. E sono anche contento di sapere che c’è qualcuno nel tuo cuore. Usa bene gli anelli che hai trovato- disse Samahl.
Taliesin rimase sorpreso:- Come fai a sapere degli anelli?-
Suo padre fece un sorrisetto:- Secondo te chi era l’halla di questo pomeriggio?- chiese indicandosi il tatuaggio di Ghilan'nain.
Il giovane dalish era ancora più confuso, ma Samahl anticipò le sue domande:- Volevo che trovassi gli anelli che io e tua madre ci scambiammo come pegno d’amore. Avevo imparato il loro significato un giorno che ero andato a Wycome per accompagnare i nostri artigiani nell’enclave della città, e lì comprai gli anelli da un fabbro elfico. Io e tua madre facemmo una promessa: se uno dei due fosse morto, l’altro avrebbe seppellito gli anelli sotto la vecchia quercia che aveva visto nascere il nostro amore-
Taliesin cominciava a intuire dove volesse arrivare suo padre:- E vuoi che io ne dia uno a Cassandra? Anche se è un’umana?- chiese incredulo.
Samahl si lasciò scappare un’allegra risata:- Ma certo! Non sei stato tu stesso a dichiararlo all’intero clan, per la gioia di Linassan?-
Taliesin stava per replicare, quando suo padre parve udire una sorta di richiamo:- Il tempo del nostro incontro è finito, da’mi. Hai la mia benedizione- disse Samahl.
Padre e figlio si abbracciarono per l’ultima volta:- Sappi che qualunque cosa succederà, sarò sempre con te, nel cuore e nella memoria- mormorò l’elfo.
- Ho un’ultima domanda- esclamò Taliesin, e suo padre fece un cenno d’assenso.
- Fen’Harel, gli antichi elfi e il suo piano... devo dirlo agli altri?-
Samahl rifletté per qualche minuto:- Parlane solo con Deshanna, al massimo anche con Dirthara. Vedranno loro se dirlo al resto del clan o no- propose.
Il dalish diede l’ultimo saluto a suo figlio:- Devo andare ora. Dareth shiral, piccola lama...-
 
Taliesin si svegliò di soprassalto, svegliando di conseguenza anche Cassandra.
- Cosa succede?- chiese allarmata la donna.
- Ho parlato con mio padre- rispose il dalish ancora emozionato, e raccontò in breve il suo sogno.
Cassandra rimase sorpresa, ma anche sollevata dal sapere come era andato l’incontro.
- Ah, stavo per dimenticarmene!- disse improvvisamente Taliesin, e si mise a cercare in mezzo ai suoi abiti finché non trovò la scatoletta di legno e la diede a Cassandra.
La donna aprì il contenitore, e i suoi occhi si riempirono di sorpresa:- Ma da dove arrivano?-
Taliesin prese l’anello più sottile e guardò negli occhi la Cercatrice: - Cassandra Allegra Portia Calogera Filomena Pentaghast, ma’arlath...-
- Devi proprio dire tutto il mio nome?- sbuffò divertita la donna.
- E dai, è una cosa seria!- ribatté il dalish.
- Dunque, stavo dicendo... Ricordi al Sacro Concilio, quando Varric ti aveva fatto intendere che volevo fare una proposta? Sì, ecco, non è sicuramente l’atmosfera più romantica del mondo, in pigiama in una tenda, ma quello che voglio dire... Insomma...- iniziò a farfugliare.
Cassandra tratteneva il fiato dall’emozione, fremendo per la domanda che stava per farle Taliesin.
- Vuoi sposarmi?- disse alla fine tutto d’un fiato, sentendosi arrossire fino alle punte delle orecchie.
Cassandra si lasciò scappare una risata gioiosa e abbracciò il dalish:- Certo che lo voglio!- gli sussurrò all’orecchio, prima di baciarlo sulle labbra.
Si scambiarono i due anelli, promettendosi a vicenda che avrebbero celebrato sia il rituale elfico che quello andrastiano, e finalmente riuscirono a godersi un buon sonno ristoratore l’uno tra le braccia dell’altra.
 
Il giorno seguente ebbe luogo il matrimonio tra Athim e Dirthara: entrambi gli sposi erano emozionati e felici, e dopo essersi promessi eterno amore con un bacio tutti i dalish festeggiarono la nuova coppia.
Vennero portati cibi semplici ma gustosi, alcuni iniziarono a suonare e in generale si respirava un’atmosfera allegra.
Ad un certo punto, al segnale di un cacciatore, quelli che stavano danzando smisero e fecero posto a dei giovani armati di bastoni.
- Che cosa succede?- chiese Cassandra.
- È una tradizione del nostro clan- spiegò Taliesin - dove i giovani guerrieri danno prova della loro abilità e della loro forza. E così facendo possono anche fare colpo e tentare di conquistare qualcuno- terminò facendo l’occhiolino.
- Ma chiunque è libero di partecipare, ovviamente senza armi, giusto per allenarsi- aggiunse Deshanna, che li aveva raggiunti.
- O per risolvere un problema-
I tre si girarono e videro Linassan che brandiva un grosso bastone.
- Che ne dici, fratellino? Perché non mi fai vedere cos’hai imparato dagli shemlen?- propose con tono di sfida a Taliesin.
- Perché non ti batti con uno di loro?- si intromise Cassandra.
Per un attimo, il guerriero fu colto da un moto di sorpresa, ma ben presto apparve un sorriso crudele sul suo volto:- E sia! Vediamo cosa sai fare, shemlen!-
I due contendenti si posizionarono al centro dello spiazzo, e Cassandra scelse con cura il bastone e lo scudo che avrebbe usato per combattere.
- Se fossi un uomo, ti farei sputare sangue- la provocò Linassan.
- Se tu fossi un uomo, avrei quasi paura- ribatté canzonandolo Cassandra, provocando alcune risatine tra il pubblico.
Dopo aver dato le ultime istruzioni, Deshanna fece partire il combattimento. Linassan caricò immediatamente, tentando di colpire la Cercatrice dal basso verso l’alto, ma la donna deviò facilmente il colpo, spostandosi a lato dell’elfo e colpendolo al fianco.
- Parla di meno e pensa di più- lo provocò a sua volta Cassandra.
Furente per il colpo ricevuto, Linassan caricò con ancora più veemenza, ma lei parò di nuovo il colpo e contrattaccò centrando il dalish in faccia con il bordo dello scudo.
- Ar tu na'lin emma mi- sibilò furente, strofinando via il sangue che perdeva dal labbro.
- Risparmia il fiato per dopo, quando farai le tue scuse a Taliesin- rispose lei determinata.
Linassan sputò a terra, sia per il sangue che per la rabbia:- Non osare parlare di scuse! Tu non sai niente del dolore che abbiamo provato!- e caricò nuovamente il bastone.
Furiosa, Cassandra parò il colpo e gli diede una bastonata sul petto:- I miei genitori vennero giustiziati in una stupida guerra tra nobili quando avevo solo sei anni! E mio fratello venne decapitato davanti a me da dei maledetti maghi del sangue quando ne avevo dodici!- gridò infuriata.
Molti dalish si lasciarono scappare espressioni sconcertate, ma Linassan non ci badò e si preparò alla prossima mossa. Ormai in preda alla rabbia, il dalish non combatteva più con la logica, ma soltanto per il desiderio di colpire e sconfiggere l’umana. Prese la rincorsa, urlando per darsi la carica, ma stavolta Cassandra non si mosse.
- Riparati gli occhi, Deshanna...- suggerì Taliesin con un sorrisetto alla Guardiana, che nonostante la sua perplessità fece come gli disse.
Cassandra brandì il suo bastone verso l’alto, e apparve una colonna di luce che abbagliò tutti i presenti e accecò il guerriero, fermando il suo attacco.
- Ma cosa...?- chiese Deshanna sorpresa.
- Ira del Cielo. Abilità da Templare: una colonna di luce acceca e stordisce nemici e demoni. Molto utile soprattutto quando il campo di battaglia è un po’ troppo affollato- spiegò Taliesin sorridendo ancora di più.
Senza lasciargli il tempo di riprendersi, Cassandra diede il colpo finale a Linassan, che cadde a terra ormai sconfitto.
- Questo è per quello che hai detto ieri a Taliesin- sibilò la Cercatrice.
Taliesin corse verso di lei e la baciò:- Sei stata meravigliosa, emma lath- le sussurrò abbracciandola.
 
La festa proseguì fino a sera, in un’atmosfera allegra piena di canti e balli.
- Hai visto Linassan? È da quando si è ripreso dallo scontro che non lo vedo- chiese preoccupata Dirthara alla Guardiana.
- Credo che sia ancora nella foresta a sbollire la rabbia- rispose Deshanna - Ma non mi preoccuperei troppo. Sono certa che prima di stanotte tornerà.-
Dirthara sembrò rasserenarsi, poi entrambe raggiunsero Taliesin e Cassandra, che stavano sistemando i loro ultimi bagagli.
- Mi dispiace così tanto che dobbiate già andare via- disse sinceramente dispiaciuta.
- Dispiace anche a noi, sorellina. Ma anche se l’Inquisizione è stata ufficialmente sciolta ci sono molte cose da fare- rispose Taliesin. La sua voce però tradì una nota di turbamento.
- C’è qualcosa che ti preoccupa, da’len?- chiese Deshanna.
Taliesin guardò Cassandra, che gli fece un cenno d’assenso, poi si rivolse alle due dalish:- In effetti, c’è qualcosa che vi devo dire. Qualcosa che riguarda la vera storia dei nostri vallaslin e dei nostri “dei”. E anche se vi sembrerà impossibile, credetemi, perché ho visto e sentito io stesso ciò che sto per dirvi.-
L’elfo raccontò della sua ultima avventura come Inquisitore, di come aveva impedito un’invasione qunari, di come aveva visitato luoghi antichi e misteriosi e di come il Dio degli Inganni aveva intenzione di far tornare in vita il mondo degli antichi elfi.
Le due dalish rimasero sconvolte dal suo racconto, e per qualche minuto non riuscirono a parlare.
- So che quello che vi ho detto è sconcertante. Lo è stato anche per me. Ma ora temo che il Temibile Lupo possa assembrare nuove forze e cercare nuovi proseliti sia tra gli elfi di città che tra i dalish. Vi chiedo di proteggere il clan da questa nuova minaccia- le scongiurò Taliesin.
Deshanna tirò un lungo sospiro:- Faremo il possibile, da’len, anche se non sarà facile- poi si rivolse alla coppia sorridendo - ma ora è tempo che andiate a dormire. Domani vi aspetta un lungo viaggio.-
 
Nell’oscurità della foresta, due ombre si aggiravano silenziosamente, dirigendosi verso sud.
- Dove stiamo andando?- chiese Linassan.
Un elfo incappucciato lo guardò con impazienza:- Ti ho già spiegato che dobbiamo ritrovarci con il mio contatto a Hercinia, poi andremo verso ovest- rispose sussurrando.
- Il viaggio verso le foreste di Tirashan sarà lungo, amico mio, ma credimi- aggiunse l’elfo misterioso- se c’è qualcuno che può eliminare gli umani dal Thedas, quello è Fen’Harel. Devi solo avere pazienza, lethallin, molta pazienza...-

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Ed ecco la seconda e ultima parte di questa storia Spero vi sia piaciuta =)!
   
 
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