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Autore: EcateC    25/04/2020    6 recensioni
Vorrei raccontarvi una storia antica, forse già sentita, ma sempre riuscita e in ogni universo gradita.
Parla di due ragazzi nati in due famiglie avverse, diverse, che hanno combattuto una guerra tra luce e oscurità, senza timore né pietà, finche una di esse non è perita nel noto giorno di inizio maggio, sconfitta dal Prescelto e dal suo indomito coraggio. Ma una bambina si salvò, Delphini il mago oscuro la chiamò. Ella intraprese un viaggio temporale, per riscattare suo padre e ristabilire il suo ordine del male. Alla fine non ci riuscì, ma qualcuno di lei si invaghì.
A Harry Potter la cicatrice faceva di nuovo male, perché di Delphini e di Albus Severus vi voglio parlare...
Albus Severus Potter/Delphini Riddle; Post "The Cursed Child"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Delphini Riddle, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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-Ma non capisci? Quella bambina è la figlia del Signore Oscuro!-

-Ma è anche la figlia di nostra sorella!-

-Nostra sorella? Narcissa, nostra sorella mi ha portato via Dora! Mia figlia!-

-E quindi? Tu vuoi uccidere la sua per pareggiare i conti?-

 

 

Delphini si copriva le orecchie con le mani ogni volta che un Dissennatore si soffermava di fronte alla sua cella.

Ormai non sveniva più, le difficoltà meramente fisiche erano passate, ma quelle voci nella sua testa continuavano a gridare sempre le stesse frasi. Non sapeva se i Dissennatori le imponevano di rivivere i peggiori ricordi del suo passato o se la inducevano semplicemente a immaginare il peggio.

 

 

 

-Va bene, fallo, allora. Uccidi quella bambina, avanti-

 

 

Delphi si tappò le orecchie con le mani e guardò con occhi lucidi e rabbiosi il demone che fluttuava proprio di fronte alle sue sbarre.

Era colpa dei Dissennatori se sentiva le voci di quelle due donne, una che diceva “potrebbe essere un mostro” e l’altra che rispondeva “potrebbe anche non esserlo”.
Ma poi accadde qualcosa di davvero inaspettato, perché si intromise un’altra voce, che non aveva niente a che vedere con i suoi brutti ricordi. Era come la frequenza di una radio che interferiva bruscamente e faceva perdere il segnale dell’altra.


-Ehm, beh… Sì, l’Augurey è un uccello che… Che vola e che può avere vari colori e…-

 

Delphi alzò subito la testa, stupita.

 

-E… Beh, è molto bello… e-

Delphi vide all’improvviso il viso rosso e impacciato di Albus Severus.

-E cos’altro, signor Potter!?- gli domandò una sorta di indovina con gli occhialoni.

-E…Ehm, l’Augurey-

-Canta solo quando sta per piovere- disse Delphini ad alta voce, e subito il viso del ragazzo si illuminò, ma Delphi non avrebbe saputo dire se di sorpresa o terrore.

Sorrise comunque, almeno il Dissennatore se n’era andato.




 

***







 

Ministero della magia

 

Gaston Goldstein era il classico prototipo di Auror, quello muscoloso e biondiccio che si sarebbe visto nei libri scolastici.

Alto, massiccio, sicuro di sé e privo di ogni scrupolo. Era favorevole alla politica di utilizzare le maledizioni senza perdono per favorire la cattura dei maghi oscuri e caldeggiava il reimpiego della pena morte.

Tra lui e Harry c’era una cortese antipatia, data dalla ben celata invidia che l’americano nutriva nei confronti del prescelto.

Il fatto che Harry nel processo avesse deciso di non condannare a morte Delphini, era stato il pretesto perfetto per mettersi contro di lui e sputare ogni veleno possibile alla stampa. Certo, Goldstein non sapeva che Harry aveva una decennale esperienza in fatto di notizie false e diffamatorie. Se voleva demolirlo, doveva sicuramente seguire un’altra strada.

Ed effettivamente ne aveva appena trovata una. Una perfetta, che gli aveva fatto brillare gli occhi dall’entusiasmo.

-Sono venuto qui perché non porto buone nuove- aveva esordito Goldstein, sedendosi di fronte alla scrivania del Ministro. Hermione, con suo immenso fastidio, aveva dovuto riaprire la porta del proprio ufficio neanche dieci minuti dopo dacché l’aveva chiusa. Harry ovviamente era con loro.

-Pare che Delphini abbia contatti con il mondo esterno- li informò, facendoli impallidire -La mia coraggiosa guardia qui l’ha sentita con le sue orecchie ed è pronta a testimoniare- indicò un uomo incappucciato alla sua destra -Coraggio Sam, racconta al Ministro e al signor Potter cosa hai sentito. Sono certo che ne resteranno sorpresi.-

L’uomo si fece avanti, Harry e Hermione lo fissavano attenti.

-E di cosa parlava?- domandò Hermione, preoccupata.

-Non lo so, però di una cosa sono certo. Ha fatto il suo nome, generale- guardò Harry, il quale aggrottò le sopracciglia -Quello l’ho sentito più di una volta.-

-Il mio nome o il mio cognome?- chiese Harry, duro come il ghiaccio.

-Cognome.-

Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata, Goldstein invece fissava Harry con un sorriso perfido.

-Sì, potrebbe… Potrebbe essere vero- mormorò Harry, teso e preoccupato -Devo andare subito ad Azkaban.-

L’auror americano assottigliò gli occhi -A fare cosa, di grazia?-

-Che domande- esclamò Harry -A controllare.-

-Interessante- sibilò l’Auror, perfidamente -Prima fai di tutto per salvare quella ragazza dalla pena di morte, vai contro tutto e tutti senza motivo e senza che nessuno riesca a capire perché. Poi si scopre che quella ragazza invoca il tuo nome e tu, ora, vuoi correre da lei… Strano, non trovi?-

Harry sgranò gli occhi, incredulo -Cosa vorresti insinuare!?- gli chiese, sconvolto.

-Oh, niente, Potter. Io non insinuo niente- gli rispose Goldstein -Faccio solo due più due.-

-Ma insomma!- si intromise Hermione, incredula e indignata -Ma come si permette di muovere delle accuse simili nel mio ufficio!? Dopo tutto quello che abbiamo fatto, dopo tutto quello che Harry ha passato, come osa anche solo pensare a una cosa del genere!?-

-Ma è proprio questo il problema. Perché l’ha salvata dopo tutto quello che ha passato!?- abbaiò Goldstein -Siamo tutti adulti, parliamo francamente. Che motivo c’era di tanta misericordia, se non il fatto che Delphini era una bella ragazza!? Cosa ti ha dato in cambio, eh, Potter?-

Harry era interdetto, non poteva credere alle sue orecchie. 

-Sono stata io a convincere Harry a non ucciderla, razza di… !- Hermione, si morse la lingua, furibonda -Io e Harry abbiamo preso questa decisione insieme!-

-Questo sarà da vedere, Ministro- sibilò Goldestein, alzandosi in piedi -Il MACUSA ha aperto un’inchiesta su di te, Harry Potter, e finché il caso non sarà chiuso il tuo passaggio ad Azkaban o qualunque altro contatto con la carcerata sarà rigorosamente tracciato e inibito.-

-Voi non sapete che errore state commettendo- disse Harry, sempre più preoccupato -Delphini non stava parlando con me, stava parlando con mio figlio!- confessò, ma senza essere preso sl serio -E voi non potete impedirmi di andare da lei, io devo andare da lei, devo fare qualcosa!-

Ma Goldstein scosse la testa, palesemente scettico -Mi dispiace, Potter, ma non credo a una singola parola di quello che dici.-

 

 

***

 


 

A Hogwarts la mattina del venti novembre si respirava un clima piuttosto teso.

Il giorno dopo si sarebbe tenuta la seconda partita di Quidditch della stagione, disputata tra i secolari nemici di Grifondoro e Serpeverde.

Albus aveva sentito che James Sirius Poter, Fred Weasley Jr. e  Annabeth Moran erano rimasti ad allenarsi fino a tardi ed erano molto, molto agguerriti. 

La loro sete di vittoria li aveva portati a vincere la coppa di Quidditch per tre anni consecutivi e suo fratello James, capitano e Cercatore dei Grifondoro, era semplicemente un fenomeno volante.

Albus invece soffriva di vertigini.

Serpeverde aveva sperato fino all’ultimo che anche lui avesse in qualche modo acquisito il gene sportivo da suo nonno e suo padre, ma invece no, evidentemente l’aveva ereditato e monopolizzato tutto suo fratello maggiore.

-Vinceranno loro, come al solito.-

-Sei sempre molto ottimista, Scorpius- borbottò Zabini, voltandosi a guardare il grande applauso che si levò non appena James Sirius e Fred Weasley Jr. entrarono in Sala Grande.

Albus sbadigliò e osservò con rassegnazione suo fratello mentre si pavoneggiava con suo cugino.

-Secondo me, abbiamo una sorta di maledizione- ipotizzò Scorpius, prendendo una discreta cucchiaiata di porridge -Un pegno che Serpeverde deve pagare per non aver partecipato alla battaglia di Hogwarts.-

-Ci hanno rinchiuso nei sotterranei, per forza non abbiamo partecipato!- ribatté Zabini, indignato.

-Tecnicamente, Lumacorno ha fatto scappare tutti i Serpeverde dal passaggio segreto…-

-E con ciò? Non è mica stata colpa nostra!-

Albus non li ascoltava, continuava a fissare il tavolo dei Grifondoro dove erano riuniti praticamente tutti i suoi parenti. Osservava suo fratello James: era alto, atletico e amato da tutti. Sentì un profondo senso di ingiustizia dilaniargli l’orgoglio. Perché suo fratello aveva ricevuto tutto e lui invece niente? Perché James era così perfetto e lui così imperfetto?

-Albus?- lo disincantò Marlena, seduta accanto a lui -Perché quella piattola di tua cugina sta venendo qui?-

Sia Albus che Scorpius rizzarono le antenne.

-Quale cugina?- domandò subito Scorpius, visto che dava le spalle al tavolo dei Grifondoro, ma la voce un po' petulante alle sue spalle gli diede già la risposta.

-Albus, posso parlarti un attimo?-

Albus guardò Rosie come se fosse impazzita -Certo che no.-

-In privato- aggiunse la Grifondoro, scoccandogli un’occhiata spazientita.

Albus allora si alzò in piedi ma fece cenno a Scorpius di seguirlo. Si appartarono tutti e tre vicino al portone di quercia, e Rosie sbuffò.

-Possibile che ti devi portare anche Malferett?-

-Scorpius è il fratello che non ho mai avuto- le rispose Albus, diplomatico, mettendo il braccio sulla spalla di Malfoy.

-Tu hai già un fratello.-

-Chi, quello?- Albus lanciò un’occhiataccia a James Sirius, che si era appena trasfigurato una criniera leonina in testa -No, non lo conosco.-

Rosie fece finta di niente e parlò in fretta, le sue amiche la stavano fissando e ridacchiavano.

-Volevo solo dirti che domani, durante la partita, sarà il momento perfetto per il piano. Ci avevate pensato, vero?-

I due giovani fecero una smorfia confusa.

-Il piano?- borbottò Albus, con ancora lo sguardo assorto sul tavolo dei Grifondoro.

-Andare nell’ufficio della McGranitt e parlare col ritratto di Silente!- gli disse lei tra i denti, con ovvietà -Non ci sarà nessuno in giro e la McGranitt stessa sarà fuori a guardare la partita, quindi domani è il giorno perfetto!-

Albus si sentì arrossire -Oh, giusto, quel piano.-

-Bene, allora faremo così- esclamò Rosie con tono militaresco -Tu, Scorpius, farai la guardia alla porta e tu, Albus, entrerai nell’ufficio e chiederai a Silente come fare per tenere Delphini lontana da te, tutto chiaro?-

I due annuirono in modo riluttante.

-Ah, prima che mi scordi… La parola d’ordine per entrare nell’ufficio della McGranitt è Feraberto. Non dimenticatela.-

-Ok, grazie mille! Sei stata molto gentile!- si affrettò a dirle Scorpius, ma lei si era già allontanata e seduta nel tavolo più chiacchiericcio della Sala Grande.

Scorpius guardò Albus, il quale sembrava avesse appena preso un pugno in testa.

-Ma… lo vuoi fare sul serio? Insomma, questa cosa dell’ufficio non mi garba molto.-

-Credo di non avere altra scelta, Scorp- rispose Albus, abbacchiato. 

Pix il Poltergeist, intanto, si era proprio acquattato sopra alle loro teste con una caraffa piena di succo di zucca. Sogghignava sommessamente ma, fortunatamente per loro, il fantasma del Barone Sanguinario lo spaventò prima che potesse rovesciarla addosso ai ragazzi.

Albus intravide Pix virare subito verso i Tassorosso con la coda tra le gambe.

-Grazie- disse al Barone, il quale gli rivolse sì e no un’occhiata.

 

 

 

Malfoy Manor

 

 

 

-Siete in ritardo- esclamò Draco Malfoy, ritto sull’uscio del suo imponente portone di casa.

Hermione e Harry entrarono precipitosamente in Malfoy Manor senza nemmeno salutare il proprietario o chiedere permesso. Erano preoccupati più che mai e il loro proposito di andare da Delphini Riddle, ora che era stato loro ufficialmente vietato, si era rafforzato.

-Dobbiamo trovare subito quella Passaporta- esclamò Harry, in ansia.

-Ehi!- esclamò Draco, indignato -Buonasera, eh! Accomodatevi pure, non fate complimenti!-

-Allora, Hermione, tu comincia a visionare i piani inferiori, io vado in quelli superiori.-

-Scusatemi!?- continuò Draco, esterrefatto -Non so se vi siete resi conto che questa non è casa vostra!-

Harry e Hermione si voltarono verso di lui, pallidi e agitati.

-Abbiamo un grosso problema, Malfoy- gli diede udienza Harry -Abbiamo appena parlato con Goldstein…-

-Sì, l’ho visto prima- esclamò Draco, teso -Perché è venuto qui? Non è uno dei capi del MACUSA?-

-Preferisco non parlarne- mormorò Harry.

-Non c’è bisogno di parlare. Quell’idiota è da mettere in galera e buttare via la chiave! Fine!- sbottò invece Hermione, che sai era già tolta il soprabito, indignata.

-Perché? Cosa ha detto?- le chiese Malfoy, contento che per una volta lei non ce l’avesse con lui. Hermione si voltò verso di lui con occhi dardeggianti.

-Quel… Mentecatto crede che Harry e Delphini siano in combutta tra di loro- gli rivelò Hermione furibonda -Solo perché Harry si è comportato in modo umano con lei.-

-In effetti lo avevo sospettato anche io, all’inizio- li sorprese Malfoy, molto tranquillamente -Perché risparmiarla, altrimenti? E poi quella Delphini sarà sì inquietante, ma è decisamente notevole…-

Gli occhi di Hermione si dilatarono dall’incredulità e dalla rabbia. 

-Hermione, calmati- si affrettò subito Harry, capendo che la migliore amica stava per esplodere -Non c’è bisogno di arrabbiarsi, davvero. Non ne vale la pena.-

Hermione fece un bel sospiro e annuì

-Sì, sì. Non ne vale la pena- annuì, cercando dentro di sé la calma -Non potevamo certo aspettarci qualcosa di diverso da Malfoy.-

Sputò il nome dell’altro come se fosse un terribile, ignominioso insulto. Draco se ne accorse e aprì le braccia, nel suo viso era stampata un’espressione sdegnata e insofferente che diceva “Ma cosa ho fatto!”

-Ok, dobbiamo trovare subito la Passaporta- esclamò Harry, teso -Devo parlare immediatamente con lei. Dove stava Voldemort, quando era qui?-

-Terzo piano- gli rispose Draco, rigidamente.

-Bene, io vado lì. Voi due invece cercate qua- li istruì Harry, dimentico del difficile rapporto che era sorto tra i due ex nemici. Hermione infatti si irrigidì e maledì mentalmente Harry, tutto voleva fuorché restare di nuovo con Malfoy, da sola.

E infatti, appena Harry si materializzò, fu come travolta da un’onda di irritazione, fastidio e sdegno.

Non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

-Granger.-

E non gli rispose nemmeno.

Lo sentì avvicinarsi, percepì i suoi passi silenziosi ma anche altezzosi, come la sua postura perfetta.

-Spero che Potter non sia un cleptomane, visto che si aggira così indisturbato tra le mura di casa mia- le disse Draco, forse per mitigare la tensione -Mi dispiace per prima, non credevo che accusare il tuo amante ti procurasse tanta rabbia.-

-Harry è mio amico- gli rispose Hermione, gelida.

-Amico, certo- borbottò lui, guardandola allontanarsi nel salone. Hermione doveva allontanarsi, o lo avrebbe preso a pugni un’altra volta.

-Per quanto riguarda quello che è successo ieri…- 

-Non ho voglia di parlarne- esclamò con rapidità, lanciando un incantesimo Revelio per tutta la stanza. Draco non ci fece nemmeno caso, dopo la seconda guerra magica il Ministero aveva praticamente ribaltato Malfoy Manor due volte.

-Credevo che ti andasse.-

Hermione a quel punto lo guardò, sconvolta.

 -Credevi mi andasse?- ripeté lei, stupefatta -Che mi andasse cosa, di preciso?-

Lui alzò le spalle -No, niente. Lascia perdere.-

-Sì, lasciamo perdere, Malfoy. È meglio.-

Trascorsero tre minuti. Draco si era seduto sul divano di pelle con la schiena sempre dritta e la osservava con un vago senso di frustrazione. 

A sentire loro, Hermione non doveva nemmeno permettersi di mettere piede nel Manor, non doveva nemmeno rivolgergli la parola.

Però era la Granger e se la spassava con Potter. Ed era gentile, era buona e intelligente, e sorrideva a tutti meno che a lui. Era dolce con tutti, comprensiva e disponibile con tutti, ma non con lui. 

Draco percepiva la sua insofferenza e il fastidio che la prendeva ogni volta che lui le passava di fianco, e ciò lo indisponeva. Voleva essere trattato con la stessa gentilezza con cui lei trattava gli altri. Voleva vederla sorridere, sentirla felice quando le si avvicinava…

Certo lui non faceva proprio il simpaticone, ma gli riusciva difficile essere amichevole con una persona che l’odiava così. Per assurdo, Potter era più gentile e bendisposto. Certo non poteva definirlo suo amico, più una sorta di conoscente stretto, però almeno Potter non lo disprezzava in quel modo spietato.

-Mi fa strano vederti qui in casa mia.-

-A chi lo dici- gli rispose, brusca -In questa casa sono racchiusi i peggiori ricordi della mia vita.-

-Poteva essere un buon modo per metterli da parte...-

Vide Hermione fermarsi e abbassare la testa. Draco ebbe la spiacevole sensazione di averla fatta arrabbiare di nuovo. E infatti lei si voltò con uno sguardo fulminante.

-È perché sono il Ministro, vero?- gli domandò, ruvida -Vuoi la mia stima per procacciarti dei benefici, dei favori, non è così? O forse sono semplicemente un’altra tacca da aggiungere alla tua cintura?-

Draco alzò le sopracciglia, stupito dalla sua schiettezza -Che tu ci creda o no, quando si arriva alla nostra età, la storia delle tacche nella cintura passa in secondo piano.-

Hermione lo guardò con aria saputa -Non passa mai in secondo piano, Malfoy, non per gli uomini viscidi come te.-

-Non sono viscido.-

-Sì, lo sei invece e ieri mi hai dato una chiara dimostrazione.-

Malfoy avrebbe voluto ribattere che da quando era morta Astoria non era stato più nessun'altra, ma per ovvi motivi non lo fece. Il suo spiccato orgoglio serpeverdesco lo fece tacere.

-Tra te e san Potter da quanto va avanti?- le chiese invece, pungente -Dal giorno dopo in cui vi siete sposati i Weasley, suppongo?-

Hermione alzò gli occhi al cielo -Ma perché tutto il mondo crede che io e Harry andiamo a letto insieme?-

-Perché è piuttosto evidente che vi amate- sibilò, infastidito.

-Sì, ma come due fratelli- gli rispose a tono lei.

-Ma non siete fratelli, per Salazar!-

-Va bene, Malfoy. Allora propongo a Harry una notte insieme e vediamo cosa mi risponde.-

-Che domande, è ovvio che ti risponderà di sì- replicò Malfoy, nervoso -A meno che Potter non sia un completo idiota, il che non mi stupirebbe.-

-Ragazzi, ho trovato qualcosa- il suddetto Potter si materializzò all’improvviso di fronte a loro, facendoli sobbalzare -Ma cosa diavolo state facendo voi due? Perché siete ancora lì?- li rimproverò, notando che non si erano mossi di un millimetro -Hermione, possibile che scegli sempre i momenti meno opportuni per queste cose?- le domandò, facendola arrossire -Non capisci che adesso Albus potrebbe essere in pericolo, potrebbe sentirsi spaventato, solo, minacciato! Magari Delphi lo sta vessando psicologicamente proprio ora, mentre sono qui, lontano da lui-



 

***

 

 

 


 

-Le cause scatenanti la sesta guerra elfica ripercorrono quelle della seconda, della terza, della quarta e della quinta. Chi si ricorda…-

 

Albus e Scorpius erano in banco insieme e stavano giocando a tris, in preda a una noia senza precedenti. Albus faceva il tondino, Scorpius la x.

Rosie, davanti a loro in primo banco, stava prendendo appunti e rispondeva a tutte le domande aperte che il professor Ruf poneva alla classe.

-Come fa a sapere tutto e a stare così attenta?- gli sussurrò Scorpius con un filo di voce, a disagio.

-È una ragazza, ha il cervello più sviluppato- gli rispose Albus, sereno.

Scorpius aggrottò le sopracciglia, non del tutto disposto ad accettare supinamente una verità universale come quella.

-E i gemelli Scamander?- replicò subito -Loro sono due maschi, eppure sono intelligenti come Rosie-

-Loro sono due Corvonero, i Corvonero non fanno testo- gli rispose Albus, sicuro come se avesse la verità in mano.

-Beh, Silente e Voldemort però non erano di Corvonero.-

-Silenzio là in fondo!- esclamò la voce fioca di Ruf dalla cattedra. Scorpius si mise zitto, seppur un po' infastidito. 

-Sapevi che Silente da giovane si firmava utilizzando il simbolo dei Doni della Morte al posto della “A”?- gli sussurrò Albus dopo un po’, piegandosi dietro al libro -Non è una figata? Quasi quasi lo faccio anche io.-

-Ma certo, e io al posto della S faccio un serpente come faceva Salazar Serpeverde.-

Albus Severus sgranò gli occhi verdi -Salazar usava un serpente al posto della S?-

-No, scemo- bisbigliò Scropius, guardandolo male -È una cosa stupida e infantile.-

-Beh, allora non ti dispiace se la uso io per la S di Severus, no?-

-Fai sul serio?-

-Potter, Malfoy! Vogliamo prestare attenzione!?-

I due studenti chiacchieroni sussultarono, imbarazzati.

-Sì, scusi Professor Ruf- esclamò subito Albus.

-Ci scusi- ripeté Scorpius.

-Bene- esclamò il fantasma -Dicevo che la maggiore pretesa ambita dagli elfi dai cappelli azzurri fu di…-

Con suo sommo sforzo, Albus si zittì e appoggiò la guancia sulla mano, cercando di seguire la lezione. Guardò alla sua destra e sorrise vedendo che Scorpius aveva iniziato a prendere appunti. Il suo migliore amico era un secchione sotto mentite spoglie, anche se non si vantava e non faceva mai il sapientone.

Poi Albus spostò lo sguardo altrove, verso la finestra e guardò attentamente il vecchio e canuto Hagrid mentre trasportava della legna nella sua capanna. Albus non si perse un movimento, d’altronde osservare Hagrid era senza dubbio più interessante che ascoltare la lezione.

Solo che poi, riflesso nel vetro della finestra, vide all’improvviso un volto che non era il proprio.

Albus urlò e scattò in piedi prima ancora di rendersene conto.

Subito l’intera classe, professore compreso, si voltò di scatto verso di lui. Albus sgranò gli occhi.

-Cosa succede, Potter?- esclamò subito Ruf, allarmato.

Anche Scorpius lo stava fissando, sgomento. Albus si sentì arrossire in modo violento.

-Io… Ehm, scusi- balbettò imbarazzato a morte, sentendo lo sguardo di tutta la classe fisso su di sé -È che ho visto un… Un…-

Rosie lo fissava con una smorfia preoccupata.

-Un… Un delfino- borbottò, e tutta la classe si mise a ridere.

-Un delfino?- ripeté Ruf, sgomento.

-Un uccello che assomigliava a un delfino- si corresse Albus, sentendo con suo sommo orrore i Grifondoro sghignazzare sempre più a voce alta.

-Sulla finestra?- gli domandò Scorpius, terrorizzato. Albus annuì vigorosamente.

-E… è andato via, sì?- gli chiese di nuovo Scorpius, con voce sottile. 

-Sì, sì è andato via- lo rassicurò.

-Se questo è uno scherzo non è divertente, signor Potter- lo rimproverò Ruf, arrabbiato. 

-Professore, le assicuro che non era mia intenzione interrompere la lezione. Glielo posso giurare.-

-Venti punti in meno a Serpeverde!- gracchiò Ruf -Fuori dalla classe, Potter, per oggi hai già dato abbastanza spettacolo!-

Albus si sentì umiliato, ma obbedì senza discutere. Prese le sue cose, lanciò un ultimo sguardo a Scorpius e a Rosie e uscì.

Era sorprendente il modo in cui la sua vita facesse ogni giorno più schifo. 

Camminò per il castello senza meta e ignorò il dipinto di Sir Cadogan, che lo seguiva di quadro in quadro e lo esortava pomposamente a battersi come un vero uomo. Al piccoletto i Serpeverde non erano mai andati a genio, evidentemente.

Albus ripensò alla tragica figuraccia di prima e si diede mille volte dell’idiota.

Aveva davvero detto Delfino?

Davvero, lo aveva fatto? No, dai. Non credeva nemmeno lui di poter arrivare a tanto…

Eppure lo aveva fatto.

Certo, ciò che aveva effettivamente visto, lo aveva spaventato a morte. Ma più che altro perchè non se lo aspettava… In fondo, non capita tutti i giorni di vedere nel riflesso del vetro il viso di un’altra persona al posto del proprio.

Albus cercò di non pensare a lei. Aveva la netta sensazione che pensare a lei fosse un modo sicuro e veloce per stabilire il loro contatto e farla comparire. E lui non voleva farla comparire, no di certo. 

Delphi gli metteva i brividi.

Senza rendersene conto, era sceso due piani ed era giunto di fronte a una porta chiusa a chiave. Quella stanza era alquanto misteriosa ed era stata chiusa e coperta da un drappo rosso da sempre, fin da quando aveva messo piede a Hogwarts. Albus si era sempre chiesto cosa ci fosse dentro.

Si guardò intorno, era orario di lezione, i professori e gli studenti erano tutti occupati nelle varie classi. Nessuno avrebbe potuto davvero beccarlo…

Magari lì dentro c’era qualcosa di losco, magari c’era un cane a tre teste, oppure un nuovo ingresso per la Camera dei Segreti. Magari era un passaggio segreto che portava a un nuovo mondo, un mondo dove lui non era un perdente ed era amato da tutti…

-Alohomora- recitò l’incantesimo, che però non funzionò. Lo ripeté, e alla quarta volta finalmente la serratura della porta scattò.

Albus si guardò intorno per l’ennesima volta ed entrò dentro.

La sala, con suo grande disappunto, era vuota. Non c’era niente, niente di niente, se non un enorme specchio abbandonato in fondo. Albus entrò e si guardò intorno.     

Le finestre davano sul campo da Quidditch, tanto per mostrargli suo fratello e suo cugino che si allenavano duramente per la partita di domani. Albus vide James nell’esatto istante in cui si era avvicinato per dare un bacio a Moran, la Cacciatrice sua compagna di squadra. 

Figurarsi se James non aveva una nuova fidanzata.

Albus alzò gli occhi al cielo e si allontanò dalla finestra, sentendosi ancor più sconfortato.

Si mosse e guardò pigramente lo specchio prima di andarsene, solo che vide qualcosa di insolito: suo padre che gli sorrideva. Albus si voltò di scatto, ma non trovò nessuno alle sue spalle. Ritornò a guardare il riflesso e vide suo padre che gli stringeva la mano e poi lo abbracciava, felice e orgoglioso come non lo aveva mai visto in vita sua.

“Sono orgoglioso di essere tuo padre, sei il figlio che ho sempre sognato.”

Albus si sentì tremare le ginocchia. Era Caposcuola e capitano cercatore della squadra di Grifondoro.

Era un Grifondoro e suo padre era davvero fiero di lui.

Albus non capiva cosa stava succedendo. Continuava a guardarsi alle spalle con la pelle d’oca dalla contentezza e dall’emozione, finché alla destra del suo distorto riflesso comparve l’immagine di una ragazza sorridente. Una ragazza bellissima, più alta di lui e decisamente più grande, fuori dalla sua portata in modo plateale e fin quasi eccessivo…

Lo stomaco di Albus fece una capriola, questa volta si guardò alle spalle con il viso segnato dall’ansia, ma anche Delphini non c’era.

Tornò a guardare lo specchio e vide se stesso e Delphini che si guardavano in modo strano… 

Si sentì arrossire.

Lei gli stava sorridendo dolcemente, e si stava avvicinando dolcemente.

Albus sentì il proprio cuore martellare in modo furibondo. I due si avvicinarono e si baciarono in bocca.

Ad Albus cadde la cartella dalle mani, tutto rovinò a terra, ivi comprese le boccette di inchiostro, ma non ci fece nemmeno caso. 

Continuava a guardare quel bacio proibito a bocca aperta, come se fosse ipnotizzato. Si avvicinò di più al riflesso, toccò la superficie fredda con le dita cme a volerci entrare dentro e sparire.

Voleva anche lui toccare i capelli argentei di Delphi, saggiarne la morbidezza tra le dita.

-Ti prego- esclamò allo specchio.

-Cosa stai facendo?-

Albus sussultò e si voltò verso la vera Delphi, che era seduta sulla propria branda ad Azkaban con le gambe incrociate. Si sentì arrossire platealmente, guardò lo specchio, c’era ancora quella scena romantica e poi guardò lei, terrorizzato, talmente imbarazzato che l’urlo di prima in classe in confronto era stato un momento gradevole.

-Io non… Non l’ho fatto io!- balbettò col fiato sospeso -Mi sono solo specchiato ed è comparso questo… Io davvero, non… non  saprei nemmeno come si fa-

Delphi aggrottò le sopracciglia -Ma di cosa stai stai parlando?-

Albus guardò di nuovo lo specchio con loro due che amoreggiavano e poi guardò lei, tornando vagamente a respirare.

-Questo… Cioè, tu non lo vedi?-

-Lo specchio, certo che lo vedo- gli rispose lei, assottigliando gli occhi.

-E basta? Non vedi quello che ci è riflesso?- le domandò Albus col cuore in gola.

-No, perchè cosa c’è riflesso?-

-Niente- rispose subito lui, rigido, rinsavendo di sollievo -Nulla. Ehm, te lo chiedevo così, giusto per sapere.-

-Stavi pensando a me?-

-NO!- le rispose troppo velocemente e con troppa enfasi, scuotendo la testa -Assolutamente no. No, no.-

Delphi aveva visto raramente dei bugiardi così incapaci, nella sua vita.

-Mi hai visto in quello specchio, non è così?- indovinò subito, alzandosi in piedi.

-No!- mentì subito Albus, arrossendo di nuovo.

-Che cos’è? Uno specchio che ti mostra le tue più grandi paure?-

Albus ci pensò su. In effetti…

-Sì, può darsi- concordò con lei. Delphini sorrise, soddisfatta.

-Bene, perché d’ora in avanti diventerò il tuo incubo peggiore- gli ammiccò, poi guardò tutto la confusione che c’era ai suoi piedi. Le pergamene spolte d inchiostro, i vasetti rovesciati, i libri per terra… Delphi rimase stupita, doveva proprio terrorizzarlo, evidentemente.

 

 

 









 

Note

Ciao! :)

Finalmente stiamo entrando un po' nel vivo della storia… Albus ormai si rende conto che la cotta per Delphi c’è ed è bella grossa ;)
Una cosa che faccio fatica a gestire, per assurdo, sono gli spazi tra i paragrafi. Questa storia è fatta proprio per essere divisa in paragrafi, visto che abbiamo tanti luoghi diversi (Hogwarts, Azkaban e il Ministero) e io so mai come dividerli per renderli visivamente piacevoli. Oggi ho provato i tre asterischi, altre volte la riga sottile... Non so ditemi voi cosa preferireste!

Spero che la storia vi stia ancora piacendo, grazie e a presto con il prossimo capitolo!

 
   
 
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