Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Dragon mother    25/04/2020    2 recensioni
Rachele è una ragazza che gestisce un corso di cucina e di italiano quando un giorno si scontra e s'incontra con l'amore..forse
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno di nuovo ragazze. Ho pensato di provare a pubblicare questa one-shot: è nata per caso, un giorno in cui la mia testa vagava alla ricerca di idee per nuove storie ed è la prima in assoluto che scrivo; all’inizio infatti era nata come long-fic ma successivamente ho pensato che concentrare tutto in un capitolo l’avrebbe resa migliore.. però questo lo lascio giudicare a voi. Leggete e se vi va fatemi sapere come l’avete trovata.


 
 
Ero in ritardo.
Ultimamente ero sempre in ritardo.
Al corso di cucina, al corso di italiano,nelle faccende di casa: sempre di corsa ma ugualmente sempre in ritardo.
E anche questa mattina,dopo aver parcheggiato l’auto nell’unico posto ancora disponibile,sto correndo verso l’aula dove impartisco lezioni di cucina.
Ho ancora pochi passi da percorrere,penso; sono stanca,carica di libri come un mulo e questa giornata non è proprio iniziata nel migliore dei modi: ho discusso con alcuni condomini riguardo le scorrette abitudini di un inquilino dell’ultimo piano e in piu’ la mia macchinetta del caffe’ non ne voleva sapere di partire.
Sono immersa nei miei pensieri e proprio mentre svolto l’angolo per poi varcare l’ingresso dell’edificio….
Baamm
Qualcosa o meglio qualcuno di enorme mi sbatte addosso facendo cadere a terra me e tutti i miei libri.
“Signorina,signorina si e’ fatta male? Mi scusi, ero distratto” si giustifica lui
“Ahi che dolore” mormoro piu’ a me che a lui senza guardarlo.
“Eh, direi che me ne sono accorta” potrei essere un po’ meno acida ma il dolore al fondoschiena non me lo permette.
“L’aiuto ad alzarsi,prenda la mia mano”
Succede tutto cosi in fretta, in quell’attimo in cui le nostre mani e i nostri occhi entrano in contatto, il mio corpo viene attraversato come da una scossa elettrica.
“Gr.. grazie” sussurro e cerco di rialzarmi veloce, impaurita da quella sensazione appena provata.
Ma una volta in piedi, pare che quella giornata iniziata male debba continuare nello stesso modo: forse a causa della caduta sento girare la testa e qualche secondo dopo mi ritrovo tra le braccia del mio investitore.
Mi sorregge senza sforzi ed ha anche un buon profumo.
“Signorina forse e’ meglio che si sieda un attimo,venga l’accompagno su quella panchina”
“Grazie,si forse e’ meglio”
“Resti qui,io nel frattempo raccolgo i suoi libri”
Ah gia’ i miei libri. Sono ancora sparpagliati sul marciapiede.
E all’improvviso mi ricordo che non dovrei essere qui su questa panchina ma nell’aula di cucina per la mia lezione. Mi stanno aspettando ed io che faccio? Perdo tempo.
Raccolgo le forze e mi alzo dirigendomi verso il ragazzo che gentilmente mi sta porgendo le mie cose.
“Vedo che va meglio, ecco tenga, ci sono tutti”
“Grazie è stato molto gentile. Ma ora devo scappare a lavoro. Grazie ancora”
Faccio per andarmene quando,per attirare la mia attenzione, mi sfiora delicatamente un braccio.
“Puo’ darmi del tu. Mi chiamo Aman”
I miei occhi si posano su di lui,per risalire verso il viso e quando poi raggiungo i suoi mi ci perdo. E’ davvero un bellissimo ragazzo, ha la pelle leggermente colorata, un sorriso perfetto e da un mio primo pensiero credo sia indiano.
“Rachele,il mio nome è Rachele” mi affretto a rispondere, allontanandomi.

Alla fine non sono arrivata in ritardo, avevo sbagliato a impostare la sveglia ed ero uscita di casa un ora prima,senza piu’ controllare l’orario. La solita sbadata.
Una lezione strana,silenziosa, con pochi alunni presenti:una sezione decimata dai malanni di stagione,da raffreddori e febbri fastidiose.
Oggi ho parlato della cucina italiana in generale, provando alcune ricette tipiche regionali molto conosciute.
E tra un sugo e l’altro, per tutta la mattinata il mio pensiero andava a quegli occhi cosi neri, cosi belli, cosi profondi da trapassarti fino in fondo al petto. A quella scarica che il contatto con la sua pelle mi ha provocato.
A cottura dell’ultima salsa terminata, qualche minuto prima della fine delle lezioni, inizio a raccogliere i miei appunti sparsi sulla mia scrivania.
Alle 13 quando finalmente esco dall’aula e mi ritrovo su quel marciapiede quasi mi si mozza il respiro: lui è li con 2 caffè tra le mani.
“Ciao” mi saluta e mi sorride intimidito
“Ciao” rispondo alquanto stupita,chiedendomi tra me e me se per caso ha iniziato a pedinarmi.
Lui sembra intuire il mio pensiero e subito mi spiega il vero motivo della sua visita.
“Non ti sto seguendo, volevo solo vedere come stavi”
“Oh,grazie,sei gentile..sto..sto bene grazie”
Sono sbalordita da tutta questa gentilezza e premura,soprattutto da un ragazzo che non mi conosce e che non è sicuramente nativo di Seattle. In tutta la mia vita nessun ragazzo si era mai interessato a questi particolari, avevano sempre in mente altre cose, non che per me tutte queste carinerie fossero necessarie ogni santo giorno ma ogni tanto ci volevano.
“Mi sono permesso di prenderti un caffè,spero che vada bene”
Afferro il bicchiere che mi porge cercando di non far notare la mia mano tremante e lo ringrazio per il pensiero.
Mi invita a sedere in un piccolo parco poco distante da li, su di una panchina che spesso in passato mi ha ospitata nelle mie pause pranzo.
Siamo entrambi in evidente imbarazzo e nessuno sembra trovare un argomento per iniziare una discussione. E’ proprio un bel ragazzo.
Penso che potrei fare io il primo passo chiedendogli di parlarmi di lui.
“Di cosa ti…”
“Che cosa fai qui a ..”
Parliamo nello stesso momento e poi scoppiamo a ridere.
“Prego, prima le signore”
Sorrido,stringendo forte il bicchiere del caffè tra le mani e concentrando il mio sguardo su di esso. Sono completamente presa da una strana sensazione di torpore che quasi mi impedisce di ragionare,di pensare a cosa dire.
E non è da me, decisamente. Io che sono sempre sicura,con la situazione sotto controllo…un po’ mi turba.
Decido comunque di lasciar perdere,ai miei caos ci pensero’ piu’ tardi.
Mi attardo a parlare e il ragazzo accanto a me palesa la sua presenza schiarendosi la voce.
“Uhh si scusami..dicevamo.. ah si ecco ricordo.. si mi, chiedevo, cioè ti volevo chiedere..”
Oddio penso,gia’ ho fatto una pessima figura sembrando di essere su un altro pianeta, adesso non so piu’ neanche parlare? Ottimo
“..ti volevo chiedere di cosa ti occupi? Si insomma che lavoro fai?”
“Domanda proprio originale da fare per conoscersi” sorride divertito mentre a me quasi cade la mascella.. ennesima ottima figura Rachele. Però ha una risata così melodiosa che ascolterei all’infinito.
Ok, calma gli ormoni.
“Comunque sono nel campo immobiliare,per la precisione io sono un arredatore d’interni”
Un arredatore d’interni.
“E ti piace? Deve essere un lavoro dinamico e stimolante,sempre in crescita” dico puntando lo sguardo nel suo.
“Oh si certo mi appassiona molto e mi da anche molte soddisfazioni. E tu invece?”
Io. Io faccio un sacco di cose e la mia vita è molto incasinata, ma questo è meglio tralasciarlo.
“Io dirigo un corso di cucina la mattina e un corso di italiano il pomeriggio. Entrambe le cose mi danno soddisfazioni ma al corso di cucina sono molto legata” gli rispondo io.
Passiamo il tempo cosi a parlare e quasi non mi accorgo di essere in ritardo per la mia lezione di italiano.
“Oddio,sono in ritardo,devo correre o non arrivero’ in tempo a lezione. Scusami ma devo proprio lasciarti. Ci sentiamo qualche volta se vuoi,per un altro caffe’” gli sorrido mentre mi alzo e raccolgo le mie cose.
Non gli do neanche il tempo di aggiungere qualcosa al suo -Ciao- quasi urlato nel vento che scappo via verso l’auto.
Salgo e solo allora mi rendo conto di quello che gli ho appena detto: ci sentiamo…impossibile dato che non ci siamo scambiati né il numero di telefono né l’indirizzo. Forse è meglio cosi,penso,in fin dei conti non so niente di lui e comunque se è destino ci rincontreremo.
Arrivo a lezione in orario e trovo gia’ tutti seduti e pronti per ascoltare il programma della giornata. Sono 10 alunni,come mi piace chiamarli, 6 ragazze e 4 ragazzi,tutti giovani,tutti di nazionalita’ diverse e tutti trasferiti a Seattle da qualche anno. Alcuni tra di loro si conoscono, altri sono arrivati in questa citta’ insieme,altri hanno fatto amicizia proprio grazie alle mie lezioni.
Ci salutiamo sempre calorosamente e vedendoli anche oggi impazienti di conoscere il programma, inizio subito a spiegare: oggi parliamo delle preposizioni.
Il tempo a nostra disposizione scorre veloce tra le loro domande e gli appunti che distribuisco come in ogni lezione,in modo tale che abbiano tutto un po’ piu’ chiaro.
Quando anche l’ultimo ragazzo ha lasciato l’aula, mi appresto ad andarmene anch’io.
Stasera sono stanchissima,non tanto fisicamente ma sento la testa scoppiare dai tanti pensieri che si accavallano.
Una volta a casa,mi butto sotto la doccia per cercare di rilassarmi un po’; non ho voglia di cucinare cosi opto per una pizza che mi faccio portare dal locale sotto casa e me la gusto sul divano davanti ad un film.
Mi sveglio all’improvviso a causa del clacson di un auto: è buio e la luce dei lampioni della strada non bastano ad illuminare l’orologio della sala posto sulla parete davanti a me. Mi accorgo solo allora di essere ancora sul divano,distesa e arrotolata dentro ad un plaid. Mi riscopro con la gola secca e la testa che pulsa; porto una mano alla fronte cercando di alleviare il dolore ma in questi casi l’unica soluzione è una compressa e una sana dormita. Percio’ cerco di districarmi dalla coperta, a passo incerto mi dirigo in camera passando prima dal bagno per prendere il medicinale e dopo aver scoperto che sono solo le 23:00 mi infilo sotto le lenzuola.
Fortunatamente domani è sabato e non devo lavorare,penso mentre un torpore mi avvolge e mi conduce tra le braccia di Morfeo.

Passano i giorni e le settimane e il ragazzo incontro/scontro non si è piu’ fatto vedere.
Avevo ragione io a pensare che cio’ che è destinato a te, trovera’il modo di raggiungerti.
Come ogni lunedi mattina mi concedo cappuccio e brioche nella mia pasticceria di fiducia.
Entro facendo trillare il campanellino e un intenso profumo di dolci mi investe.
Alfredo mi saluta come se fosse una vita che non ci vediamo.
“Ehi buongiorno cherie come stai? Wow, fatti guardare, ma oggi sei davvero splendida”
E prendendomi una mano mi fa fare una piroetta su me stessa.
“Ciao Alfredo, sempre galantuomo, tutto bene, ti ringrazio.”
“Accomodati pure al tuo tavolo, ti porto sempre la meme chose?”
“Si grazie”
Mi siedo allo stesso tavolino di sempre. Da quando frequento questo posto non l’ho mai cambiato: mi piace la posizione, è appartato e da qui posso avere un’ampia visuale su tutta la sala ed essendo vicino alla vetrata,mi consente di osservare anche il via vai delle persone sul marciapiede.
A quest’ora il locale è sempre mezzo vuoto ma col passare delle tempo tende sempre a riempirsi.
In pochi minuti Alfredo mi porta la colazione: è sempre tutto buonissimo merito del pasticcere che lavora per lui gia’ da diversi anni.
Mentre io mi gusto la brioche, lui si ferma un attimo a spiegarmi la brillante idea che hanno avuto. Vorrebbero modificare il locale creando delle mini salette in modo tale da creare zone appartate; e non è tutto, mi dice anche che avrebbero pensato di aggiungere preparazioni di pasticceria salata in modo tale da soddisfare una più ampia clientela.
“E’ un’idea davvero fantastica” mi complimento mentre sorseggio il mio cappuccino “e credo che anche tutti i tuoi clienti ne saranno entusiasti”
Mentre mi illustrava le novità potevo vedere i suoi occhi brillare. Ha faticato molto per avere tutto questo e si merita ogni cosa bella.
Resta con me ancora qualche minuto a chiedermi come va la mia vita ma quando Antonio, il pasticcere, lo chiama, mi saluta con un bacio volante e scompare dietro la porta della pasticceria.
Anche per me è tempo di andare a lezione e affrontare una nuova giornata che credo si rivelerà molto interessante, soprattutto per i miei alunni.
Entro dando un rapido sguardo ai banchi occupati dai miei alunni, salutandoli con un caloroso buongiorno.
Senza indugiare annuncio loro che oggi la lezione sarà sui verbi e poi faccio l’appello.
Quello che accade subito dopo non me lo sarei mai aspettato.
Pronunciato l’ultimo nome dell’elenco, una voce conosciuta mi arriva dal fondo della stanza : “Signora maestra non ha detto il mio nome”
Ed è allora che alzo il viso verso quella voce e i miei occhi trovano due vivide pozze nere.
Riconosco così il ragazzo incontrato giorni fa.
“Oh.. ciao” sussurro
Sono stranita e stupita in un primo momento e quando riesco finalmente a realizzare che lui è qui, un sorriso gentile si dipinge sul mio volto e un -ciao- più deciso fuoriesce dalle mie labbra.
“Ciao” ripete lui sfoggiando un gran sorriso.
Impiego ancora qualche istante nel metabolizzare che lui è qui. Ho passato giorni interi a pensare a quegli occhi, a quella voce ed ora lui è qui.
Alla mia lezione.
Davanti a me.
Mi ha cercata.
E mi ha trovata.
Sorrido a me stessa, pensando che agli occhi dei miei alunni sembrerò pazza. Mi devo controllare e devo fare lezione. Sospiro felice e finalmente mi decido a iniziare.
 
“.. e pagina 17 i primi due esercizi. Poi copiate il testo e compilate con i verbi adatti. Tutto chiaro? Se avete domande chiedete pure, altrimenti ci vediamo domani alla stessa ora. Buona serata”
I ragazzi salutano dando appuntamento al giorno dopo e si allontanano dalla stanza lasciandomi sola a riordinare i libri.
So che lui è ancora qui e sta aspettando che l’ultimo esca per restare da solo con me. Non mi dispiace anche se ammetto di essere un po’ in imbarazzo. Non passa molto tempo che un profumo intenso mi colpisce facendomi capire che si è avvicinato alla cattedra.
“Lezione molto interessante miss” alzo gli occhi e il suo sorriso mi colpisce come un pugno.
Il restare imbambolata davanti a un uomo non è quello che faccio di solito ma con lui è tutto diverso. So che dovrei dire qualcosa ma sono troppo impegnata a squadrare, per quanto io possa vedere, il suo viso e il suo corpo.
Mi impongo di rispondergli e inizialmente mi esce un misero -grazie- al quale mi convinco sia meglio aggiungere altro.
“Mi fa piacere ti sia piaciuta anche se devo farti i complimenti perché il tuo italiano è praticamente perfetto e non hai un gran bisogno di lezioni. Mi ha stupito vederti qui, posso chiederti cosa ti ha spinto a cercare questo corso e a partecipare?”
Appena quelle parole escono dalla mia bocca, una strana idea si fa spazio tra i miei pensieri ma la scaccio subito non credendola possibile; tuttavia mi maledico per averle comunque dette risultando maleducata e anche un po’ sgarbata.
Chiedo immediatamente scusa, rimangiandomi quelle affermazioni a dir poco fuori luogo, fronteggiando il suo sguardo che mai ha abbandonato il mio. Dio, quegli occhi così profondi, non riesco a privarmene.
Un sorriso luminoso gli compare sul viso, coinvolge i suoi occhi e raggiunge le labbra dalle quali una voce fresca e cristallina fa uscire parole che confermano la mia idea.
“Mi chiedi davvero perché sono qui?”
Continua a fissarmi, lasciando quella domanda in sospeso, come in attesa di una mia risposta, come per prendere fiato o coraggio per proseguire. Non abbandona mai i miei occhi anzi il suo sguardo si intensifica e si avvicina di qualche passo. Poi, dopo istanti che sembrano infiniti, prosegue.
“Per te” sussurra aggirando la cattedra e azzerando la distanza tra di noi.
Impiego un attimo a comprendere le sue parole, restando stordita ma non stupita perché lui ha confermato il mio pensiero.
Un turbinio di emozioni mi assale, nonostante tutto si sia cristallizzato nel momento in cui lui ha pronunciato quelle parole. Siamo uno di fronte all’altro e sul suo viso posso scorgere attesa e tranquillità. Da parte mia forse incredulità ma non indifferenza.
Si avvicina di qualche passo e il suo profumo mi investe completamente.
Sospira e apre la bocca per parlare ma ci ripensa e non dice niente.
Ne approfitto per intervenire io, rendendomi conto che non posso continuare a fare la bella statuina in eterno.
“Ok, dunque.. non so che dire.. beh.. grazie” dico spostando una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Wow, complimenti Rachele.
Non so veramente cosa dire, mi ha spiazzata, dopo tutti questi giorni, cercarmi e poi presentarsi qui e dirmi queste cose, non ero pronta a sentirle. Non nego che ci fosse una sorta di attrazione tra noi dal primo giorno che ci siamo visti ma non mi aspettavo certo che mi cercasse.
La mia mente gira a mille senza formulare un discorso da poter esprimere ma non devo aspettare molto per avere uno spunto su cui rispondere perché il suono profondo della sua voce attira di nuovo la mia attenzione.
“Ti chiedo scusa, non sarei dovuto venire qui dopo tutto questo tempo, senza avvisare, magari tu non volevi neanche più vedermi mentre io non pensavo ad altro.”
Allunga una mano e afferra la mia: il suo tocco è caldo, delicato. Istintivamente i miei occhi cadono sulle nostre mani giunte. Mi accarezza, lento e un brivido mi attraversa la schiena. Prendo coraggio e sussurro
“Non devi scusarti, mi fa piacere che tu mi abbia cercata e che tu ora sia qui” dico alzando lo sguardo cercando i suoi occhi, intenti anche loro ad osservare le nostre mani.
“Ne sono contento perché stasera voglio portarti fuori e non accetto un no come risposta”
 
Alcune ore dopo siamo a bere qualcosa in un pub appena fuori Seattle. Non ho indossato niente di elegante, solo jeans, una semplice blusa e le all stars ma a lui non importa per niente il mio abbigliamento perché è da dieci minuti che mi parla ma i suoi occhi sono caduti ben al di sotto del mio mento.
Alla fine mi sto divertendo e non mi dispiace come si sta comportando: ad una donna fa sempre piacere ricevere attenzioni ed essere guardata. E’ gentile ed è piacevole la sua compagnia.
Quando si fa davvero tardi mi propone di fare due passi. Siamo entrambi arrivati a piedi perché io abito poco lontano da qui e ho scoperto poco fa che anche lui vive due isolati più in là.
L’aria fuori è fresca ma gradevole e passeggiare ci consente di parlare ancora un po’, lontano dai rumori del pub.
Mi propone di salire in casa, quando arriviamo di fronte al suo cancello. Acconsento.
La casa è piccola ma molto accogliente e ben arredata. Mi guardo attorno curiosa e sento lui alle mie spalle
“Ti piace? L’ho arredata io da zero. Sono tutti mobili di seconda mano che io ho sistemato. Vieni ti faccio vedere il resto” mi dice e prendendomi per mano mi conduce per la casa.
“E’ davvero molto carina” mi congratulo sorridendo
“Tu sei molto carina” sussurra avvicinandosi pericolosamente al mio corpo, pensando che voglia baciarmi invece afferra il telecomando dello stereo per far partire la musica.
Non so neanche io cosa avrei fatto se mi avesse baciata.
“Ti piace questa musica? E’ molto rilassante secondo me. Posso offrirti qualcosa da bere?”
Solo ora che me lo chiede sento la gola secca e accetto un bicchiere d’acqua.
Ci sediamo sul divano in modo da poterci guardare negli occhi e ricominciamo a parlare. C’è chimica tra di noi, la sento ogni volta che i nostri sguardi si incrociano, ogni volta che per errore le nostre mani si sfiorano.
Non ho avuto molti ragazzi nella mia vita ma devo dire che lui è quello che a pelle mi sta coinvolgendo di più, nonostante tutte le evidenti differenze tra di noi.
Stiamo ridendo per un suo racconto quando tutto si cristallizza e intorno a noi si crea una bolla.
E’ un attimo e le sue labbra sono sulle mie, avide e bisognose di baci. Appoggia una mano sulla mia guancia e posso sentirla andare a fuoco tanto è il suo calore.
Mi spinge a sdraiarmi sul divano e prende posto su di me. E’ così robusto e forte che non mi lascia modo di ribellarmi.. ma in ogni caso non lo farei. Non sto ragionando molto con la testa perché ora prevalgono le sensazioni che sto provando mentre lui mi bacia e inizia a infilare una mano sotto la blusa. Lo lascio fare completamente alla sua mercè mentre una mia mano sale ad accarezzargli i bicipiti muscolosi. Un brivido mi attraversa.
“E’ da quando ti ho vista che volevo baciarti ma ho resistito e adesso è ancora meglio di come mi ero immaginato”
E lo dice a me, sto letteralmente bruciando sotto i suoi tocchi e vorrei non smettesse mai. Sono sconvolta e la mia eccitazione cresce pensando a quello che accadrà fra poco.
Senza sforzi mi prende in braccio e mi porta in camera da letto ricominciando a baciarmi.
Non so dove mi porterà questa storia, se vado incontro ad un amore complicato o se ho finalmente trovato un posto nel mondo insieme a lui, così diverso da me ma posso solo dire che adesso intendo godermi il momento e viverlo nella più totale serenità.
E tutto inizia fra poco.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Dragon mother