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Autore: Lord Kleveland    26/04/2020    0 recensioni
Kim Jong Un è morto, si merita il suo funerale
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a Paolo Sorrentino

ecco, ora dedicami un film, stronzo!


Era mezzogiorno, si era fatto buio su tutta la terra, pioveva a dirotto mentre la bara in oro massiccio tempesta di diamanti, smeraldi, rubini, zaffiri, topazi, giade, acquamarine, lapislazzuli, opali, inca rose, ametiste, alessandriti, crisoprasi e intarsiata di avorio ricavato da ossa di santi D.O.C., contente la salma del Capo Supremo della Repubblica Popolare Democratica della Corea, veniva trasportata da quindici uomini sotto steroidi che cercavano di non cedere sotto i sette quintali del feretro, rimanendo al contempo impassibili onde evitare la fucilazioni istantanea da parte della scorta al loro fianco.

Proseguivano la loro marcia funebre lungo un sentiero delimitato da soldati con dietro uomini e donne in lacrime, disperati per la perdita dell’uomo che tanti miracoli aveva fatto. Improvvisamente il mondo tremò, la terra si spaccò, sotto la Basilica di San Pietro si formò una terza crepa, la Torre di Pisa pendé dal lato opposto, Ponsacco sprofondò negli inferi, Atlantide riemerse dalle acque rivelandosi essere l’antico Villaggio Coppola, non abusivo e con case affrescate da Giotto.

È morto veramente il Nostro Sovrano” urlò una vedova piangente che riuscì a scavalcare la scorta, per accasciarsi sulle ginocchia in direzione della salma. Questo poco prima di essere travolta da un carrarmato.


Intanto, in mezzo al cimitero, dietro le quinte di un palco allestito per l’occasione, vi erano i BTS. Indossavano già i costumi di scena, adatti ad un funerale. Ovvero giacche e cravatte bianche a pois rossi intervallati da cuoricini fucsia.

Non eravamo morti?” chiese Park Jimin al resto del gruppo

Della continuity se n’è fregato l’MCU, posso farlo anche io” rispose l’autore, se ne stava seduto al centro della stanza, con la schiena incurvata sul computer doveva scriveva freneticamente, incapace di fermarsi, se non per grattarsi la barba vecchia di tre settimane e la pancia in pericolosa espansione. Il gruppo lo lasciò da solo, sapendo che se qualcuno lo avesse interrotto avrebbe iniziato a soffiare come un gatto schizofrenico.

Tempo di andare” disse uno stagista coreano al gruppo, nei suoi occhi si leggeva tutta la disperazione che solo uno stagista coreano può provare.


Il funerale poteva avere ufficialmente inizio. Vi era un fottio di gente, tutta che piangeva e si disperava guardando la bara e le gigantografie del Suo volto sulle bandiere. Il prete si avvicinò alla salma, prese il Libbro e ufficiò il funerale secondo il rito ebraico. Dopo due ore di ebraico con accento coreano, considerato strumento di tortura dalla Convenzione di Ginevra, i presenti si ricordarono che Kim Jong Un non era ebreo. E, in effetti, non si ricordavano quale fosse il suo credo, quindi officiarono tutti i riti per sicurezza, anche quelli pastafariani, altmer e klevelandici. Dopo trentotto ore, era ancora mezzogiorno dello stesso giorno, perché tale era l’importanza di quel momento. Iniziarono a salire in fila tutti quelli che la popolazione considerava parenti, amici stretti, colleghi fidati, amanti, colf, piastrellisti etc. del sommo Kim. Che lo fossero veramente non importava, perché tale era l’importanza del Sovrano. Dissero con sincerità e rispetto ciò che pensavano del morto, usando solo parole che venivano dal cuore, comodamente appuntate da altri su dei fogli A4.

Poi, giunse il grande momento, i BTS salirono sul palco, presero un microfono ciascuno e presero a cantare.


Goodbye Korea’s rose
May you ever grow in our hearts


e già solo con questo pezzo cantato da Jungkook, milioni di persone presero a svenire per la commozione, mentre altre intensificarono le loro lacrime. Si unirono le voci degli altri, già con l’autotune, lo shuffle e l’antialiasing.


You were the grace that placed itself
Where lives were torn apart
You called out to our country
And you whispered to those in pain


Altri strumenti si univano alla base, strumenti come il clavicembalo, lo xilofono, il corno inglese e la vuvuzela, in una melodia capace di far piangere il diavolo. E così era, perché tra la folla vi era anche il Signore degli Inferi, l’angelo caduto. Dai suoi occhi piangeva lacrime di sangue

Mi me comove, diocan” poi, per sfogare la tristezza, prese un panino di sedici piani con pollo impanato, pollo fritto, pollo glassato, crocchette di pollo, pollo con patate, patate con pollo, cipolla, cipolla, cipolla, cipolla, anelli di cipolla, anelli di pollo e una spruzzatina di pepe, lo mangiò in tre bocconi.


Intanto, nella canzone ci si avvicinava al ritornello e alle note alte.


Now you belong to heaven
And the stars spell out your name


partì un assolo di armonica a bocca equalizzato poco bene, era il momento clou della canzone.


And it seems to me you lived your life
Like a candle in the wind


il gruppo sforzò le proprie voci al massimo per quella parte. Jimin riuscì a tenere la nota addirittura per mezzo secondo, poi si ricordò che non sapeva cantare e tirò una stecca terrificante che scardinò un proiettore, uccidendo un’altra vedova.


Il gruppo continuò a cantare fino al termine della canzone, tirando stecche a destra e manca uccidendo più persone di quanto il governo non riuscisse già senza il loro aiuto. Ma tutte queste stecche erano solo preparatorie alle stecca suprema.

Accadde al finale della canzone, quando dovevano fare l’ultimo acuto insieme.


And your footsteps will always fall here
Along Korea’s greenest hills
Your candle's burned out long before
Your legend ever willfumate


le notte di quel will riuscirono a prenderle così male da creare un nuovo suono, la materia della realtà si danneggiò, Vincent Van Gogh risorse solo per suicidarsi nuovamente, Chtulu si risvegliò dagli abissi pensando fossero le campane di Azathoth, i cieli si aprirono e ai presenti apparve una visione celestiale.


A cavallo di un narvalo tricornuto color lilla che cagava arcobaleni, vi era Lui. Non quello italianoi, ma quello coreano. Kim Jong-un era di nuovo sulla terra, anche se era ancora nei cieli in teoria.


Da quei cieli li salutava con la mano e il sorriso che aveva motivato una nazione, colorando di rosa il celeste dell’atmosfera e di valeriana il bianco delle nuove. Alzò un dito a cielo e scrisse con luce liquida un’unica e sola verità


NELL’AMATRICIANA NON CI VA LA CIPOLLA


Commossi d’inanzi a tal spettacolo, i restanti ancora coscienti, e ancora vivi, svennero. Ma i miracoli di Kim Jong Un non erano ancora finiti, diede uno strattone al suo narvalo che squittì gioioso e iniziò a nuotare nei cieli verso l’America. Arrivò quindi alla Casa Bianca, dove apparve a Donald Trump. Vedendolo, il Presidente degli Stati Uniti D’America rimase abbagliato da tale visione celestiale, perse la vista, guarì dall’ittero che gli colorava la pelle d’arancio, i suoi capelli diventarono magenta e divenne omosessuale, oltre che un buon presidente. Da allora la gente in America venne educata alla responsabilità dell’arma e la sanità pubblica divenne gratuita ed efficiente. Di contro, l’alcol fu bandito e divenne illegale la parola street, ma ci sono sempre effetti collaterali con i miracoli.


Kim Jong-Un continuò a nuotare nei cieli, colorò di nero il Mar Rosso e di rosso il Mar Nero, rese daltonico Cattelan e insegnò a recitare a Riccardo Scamarcio. Poi ritornò di nuovo nella sua patria, dove i cittadini si erano nel frattempo ripresi.


Addio tesori, ho una grigliata con Dio” l’autore uscì dal suo cubicolo con ancora indosso il suo pigiama grigio cenere e si rivolse a Kim

Sbrigati, che la carne si fredda”

Arrivo, Signore” e ripartì per l’aldilà. Poi si ricordò di una cosa.


Schioccò le dita e i Pooh sparirono dalla faccia della Terra.



















iDopotutto, Mussolini non ha mai imparato a cavalcare narvali

   
 
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