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Autore: kimikocchan    26/04/2020    2 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Le situazioni di lui e lei

1. Il fastidio di lei e l'arroganza di lui
 
Sakura Haruno si poteva definire una ragazza semplice. A differenza di molte sue coetanee, vanitose e superficiali, Sakura conduceva un’esistenza tranquilla e modesta in netta opposizione a quella che sembrava essere la classica routine dei liceali di Konoha. Molti l’avevano etichettata scialba e noiosa, ma a lei non importava. Non dava granché peso all’opinione degli altri e sapeva che dopo il diploma, quelle stesse persone che la denigravano avrebbero avuto ben poco da ridere. Poteva essere una perdente dentro quelle mura ma di una cosa era certa: il liceo non sarebbe durato per sempre. E una volta fuori di lì si sarebbe ripresa la sua rivincita.
Per questo quando arrivò in mensa quel lunedì, accompagnata dalla sua unica amica Hinata, non si sorprese di trovare un gran trambusto intorno al tavolo della squadra di calcio.
Sasuke Uchiha era indiscutibilmente il ragazzo più ambito del liceo di Konoha. Bello, popolare e stra maledettamente ricco. Sembrava non mancargli nulla tranne che l’umiltà. Era il capitano della squadra di football, e fino a poco tempo prima un incallito sciupafemmine dato che di recente si era diffusa la voce che avesse cominciato a frequentare Ino Yamanaka. Un “cliché” aveva commentato la Haruno, dato che Ino era niente po’ po’ di meno che il capitano della squadra delle cheerleaders.
«Non capisco perché ogni giorno ci deve essere tutto questo trambusto» commentò Sakura per poi sorridere, vedendo che distribuivano il budino al cioccolato.
«Non lo so, Sakura. Forse è per il budino al cioccolato…» sussurrò l’amica accanto a lei, fissando imbambolata un punto davanti a sé.
Sakura guardò nella sua direzione per poi sorridere divertita. «Nel tuo caso direi piuttosto un budino alla vaniglia» commentò maliziosa nel vedere Naruto prendere posto al tavolo dei popolari.
Hinata si voltò in direzione dell’amica mentre il suo viso si tingeva di ogni sfumatura di rosso. «C-cosa?» balbettò.
«Oh, Hinata perché non vai a parlargli? È così evidente».
La ragazza dai lunghi capelli neri abbassò lo sguardo, tornando a sistemare il suo vassoio. «È impossibile… Non sa nemmeno che esisto» disse con tono affranto.
Sakura sospirò. Hinata era la sua migliore amica e le voleva un gran bene, ma trovava molto invalidante la sua timidezza.
Le due presero posto poco lontano dal tavolo della squadra di football, dove Ino ridacchiava con voce stridula tra le braccia di Sasuke. Accanto a loro, Naruto, Kiba, Shikamaru e Rock Lee parlavano animatamente della prossima partita mentre poco distanti Temari, la ragazza di Shikamaru, parlava con Ten Ten, seduta sulle ginocchia del suo ragazzo Neji.
«Non potresti chiedere a tuo cugino Neji di presentarti Naruto?» domandò poi Sakura con una certa ovvietà.
Hinata scosse violentemente la testa. «Non se ne parla! E se lui non fosse minimamente interessato a conoscermi? No, preferisco rimanere così, la mia cotta verrà con me nella tomba».
«Non pensi di star esagerand-»
Sakura non fece in tempo a finire la frase che all’improvviso un pezzo di budino le colpì il seno macchiandole la camicia bianca dell’uniforme.
Sakura si voltò minacciosa nella direzione da dove era volato il colpo trovandosi faccia a faccia davanti a Ino che faceva finta di nascondere una risata di scherno e Sasuke che aveva appena urlato un “centro”.
Diversi insulti le attraversarono la mente mentre prendeva a fissarli in modo così trucido quasi potesse polverizzarli con lo sguardo.
«Scusa non pensava ti avrebbe colpito proprio lì anche se in fondo non è poi così grave visto che non c’è nulla da colpire» commentò Ino ridacchiando, seguito da un sorriso divertito di Sasuke. Gli altri parevano essere alcuni un po’ sorpresi, altri un po’ contrariati ma non dissero nulla.
«Stai bene?» domandò Hinata preoccupata.
«Non ti preoccupare, Hinata» rispose l’amica pulendosi con un fazzoletto per poi alzarsi. Non valeva la pena rispondere e reagire alle provocazioni.
«Vado in infermeria a vedere se c’è un uniforme di scorta» disse poi, avviandosi verso l’uscita, seguita da Hinata.
«Non pensi di aver esagerato?» domandò Ten Ten sottovoce.
«Già…» si aggiunse Rock Lee.
«Sapete che me ne importa, tanto quella è un’ameba» ridacchiò Ino, agitando una mano. «Vero Sasuke?»
Sasuke sentendosi chiamare, si risvegliò dai suoi pensieri. «Sì, hai ragione» ghignò, dando infine un ultimo sguardo in direzione dell’uscita dove la chioma rosa di Sakura era appena scomparsa dietro la porta.


 
Il giorno dopo, la giornata di Sakura non poté iniziare peggio. Per poco non aveva rischiato di perdere il pullman per la visita al Tempio del Fuoco, organizzata per quella mattinata dal professor Hatake.
«Che non si ripeta più, Haruno» aveva poi detto il professore, facendola salire sul mezzo per poi dire all’autista di partire.
«Non è da te arrivare in ritardo. Tutto apposto?» domandò Hinata preoccupata.
«Sì tranquilla, è solo che dovevo portare l’uniforme in lavanderia prima di arrivare a scuola ma c’era più gente del previsto».
Non poté fare a meno di pensare che fosse tutta colpa di quell’idiota di Sasuke e di quella sua oca di fidanzata.
«Ma quella che hai addosso? Se non sbaglio ieri non abbiamo trovato camicie in più negli armadi dell’infermeria» disse Hinata.
Sakura arrossì leggermente. «È di Sasori».
Hinata sfoderò un dolce sorriso. «Davvero? Ma come?»
«Ieri quando sono arrivata in negozio, ha notato la camicia sporca, è salito in casa e mi ha dato la sua. Ha detto che ormai a lui non serve più, dato che si è diplomato l’anno scorso».
«Che gesto carino» disse la Hyuga, sorridendo dolcemente. «Sasori è proprio un bravo ragazzo».
«Già…» soffiò Sakura dolcemente, alzando le spalle e inspirando il profumo che proveniva dall’indumento. Persino il profumo di Sasori era delicato e dolce.

Venti minuti dopo, la classe si aggirava intorno al tempio, seguendo il professor Hatake e il monaco del posto che faceva loro da guida.
«Soffermiamoci un attimo su questa statua» disse d’un tratto il monaco, invitando all’ascolto. «Questa che vedete è la statua dell’onorevole Chiriku».
Sakura guardò la statua. Era una comune statua come tutte le altre, rappresentante un monaco pelato con quelle che dovevano essere delle folte sopracciglia a conferirgli un’aria dura e fin troppo seria.
«Chiriku era il capo del tempio del Fuoco e anche uno dei dodici guardiani del Daymio. La sua forza era leggendaria in quanto era un ninja temibile a cui doveva essere portato assoluto rispetto».
Il monaco parlò ancora a lungo, dilungandosi tra date e periodi storici, di cui solo Sakura sembrava prendere nota.
«Va bene» iniziò il professor Hatake dopo che il monaco ebbe concluso il suo discorso. «In conclusione di questa visita vi dividerete a coppie e continuerete il giro del tempio da soli. Voglio una relazione approfondita sulla giornata di oggi per lunedì prossimo».
Tutta la classe sbuffò sonoramente, qualcuno addirittura protestò.
«Consideratela uno stimolo per invogliare la vostra curiosità in vista delle prossime gite, vero Naruto?» disse infine, rivolgendosi al biondo che d’un tratto smise di ridacchiare.
«Dato che Uzumaki si diverte fin troppo in compagnia del signorino Uchiha, direi che è il caso di far condividere il suo senso dell’umorismo con qualcun altro. Uzumaki tu andrai con Hyuga mentre tu Uchiha concluderai la visita con Haruno».
Sakura e Sasuke alzarono gli occhi al cielo, Naruto sbuffò leggermente ma poi sfoggiò il suo solito sorriso, Hinata invece si era accasciata a terra ed era come pietrificata mentre il cuore prendeva a batterle così forte da sentirselo a momenti uscire dal petto.
«Stai tranquilla» sussurrò Sakura al suo fianco. In fondo era contenta per l’amica, finalmente le era capitata un’occasione per avvicinarsi a Naruto. D’altro canto, lei non era stata altrettanto fortunata.
Sasuke s’avvicinò a lei nell’istante in cui Naruto aveva afferrato Hinata per un polso, urlando: «Ehi Hinata! Non chiedermi niente, alzati e vieni via con me, ti fidi?» per poi sorridere a trentadue denti e trascinarla via.
«Vedo che oggi la tua uniforme è integra».
Sakura lo fulminò truce. «È davvero incredibile che io sia finita con te. Stammi ad almeno un metro che c’è seriamente il rischio che io possa strozzarti».
«Sicura che sia quello il rischio?» chiese malizioso.
«Vai al diavolo» commentò acida.
«Signora» alzò un sopracciglio l’Uchiha. «Non ti sembra di essere un po’ scontrosa?»
«È perché non ti sopporto».
«Ma se in realtà muori dalla voglia di venire a letto con me».
Sakura scoppiò in una risata fragorosa. «Se mai deciderò di concedermi a uno come te, sarà perché avrò battuto la testa così violentemente da essere diventata mentalmente instabile».
«Pensi di essere così diversa da tutti gli altri?» domandò il ragazzo curioso.
«E tu pensi davvero che ogni ragazza voglia venire a letto con te?»
«Naturale. Mi hai visto?»
Sakura alzò un sopracciglio. In effetti, si era soffermata spesso sull’aspetto di Sasuke e purtroppo per lei, aveva constatato quanto quel ragazzo fosse fisicamente perfetto: spalle larghe, muscoli sodi, lineamenti fini e sguardo intenso. Aveva un solo difetto: il carattere.
«Sì e hai una gran faccia da sberle» mentì consapevole di averlo guardato abbastanza da essere notato.
Sasuke ovviamente se ne accorse. E non poteva negare gli piacesse farle quell'effetto. «Non sei per niente brava a mentire».
«Sai cosa?» disse l’Haruno stanca di discutere con quel Narciso. «Potresti essere il ragazzo più bello del mondo ma preferirei amputarmi una qualsiasi parte del corpo piuttosto che venire a letto con uno come te».
A quel punto Sasuke doveva essere così sorpreso dalla sua scontrosità che si azzardò a farle l’unica domanda che non si dovrebbe mai fare a una donna. «Ho capito, hai il ciclo vero?»
Fu in quel momento che Sakura alzò gli occhi al cielo, realizzando che semplicemente non sarebbe mai andata d’accordo con un ragazzo come Sasuke.



«Itachi?»
Il ticchettare dei tacchi di sua madre Mikoto risuonò per l’ingresso di villa Uchiha mentre percorreva frettolosamente la lunga scalinata di fronte alla porta con sottobraccio una pila di documenti.
«No mamma, sono Sasuke» disse atono. Non capiva perché ma si sentiva stremato e d’un tratto gli era venuto un forte mal di testa.
«Hai per caso sentito o visto tuo fratello?» domandò una volta di fronte a lui, sistemandosi il cinturino dell’orologio.
Sasuke stava per dire qualcosa ma sua madre emise un urletto stridulo.
«Oddio! Com’è può essere già così tardi?» strillò. «Sasuke, sistemati la camicia. Un Uchiha si deve sempre presentare in modo consono al suo nome e rango. Uruchi ti preparerà quello che desideri» disse a raffica prima di sparire dietro la porta.
Sasuke sospirò. «Sto bene anche io, mamma» sussurrò infine, dirigendosi verso la sua stanza.

Sakura fece girare lentamente la chiave dell’ingresso per poi entrare in casa con due grosse buste della spesa. Si tolse le scarpe e senza perdere tempo andò a sistemare ciò che aveva comprato in dispensa e in frigo. Era già pomeriggio inoltrato e doveva ancora studiare, fare il bucato e lavarsi. In tutto quel scorrere di pensieri si ricordò anche che doveva andare a recuperare la camicia in lavanderia.
Decise di mangiare abbastanza presto e mise a scaldare il riso nel bollitore. Nel frattempo, uscì in giardino e cominciò ad allenarsi, come faceva sempre, accompagnata solo dalla musica dei suoi auricolari.
Più tardi dopo aver mangiato, essersi fatta il bagno e aver messo la lavatrice, riprese a studiare decisa a finire non solo tutti i compiti previsti per la settimana corrente ma di continuare a studiare i quesiti per l’ammissione alla facoltà di medicina di Konoha. Il giorno dell’esame le sembrava imminente nonostante mancasse ancora un mese abbondante.
Tutti i suoi propositi però vennero a mancare nell’esatto momento in cui si rese conto di sentirsi terribilmente stanca e fiacca. Come se non bastasse la testa aveva preso a girarle vorticosamente.
Decise infine che fosse meglio andare a dormire. Studiare con la stanchezza addosso non serviva a niente.
Spense la luce e si avviò a letto, rimuginando sul futuro finché non cadde tra le braccia di Morfeo.
  
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