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Autore: Zia Lily    26/04/2020    0 recensioni
“Ok, dobbiamo muoverci, sei la mia spalla stasera,” spalla, braccio, dito mignolo, Gloria era eccelsa nell’imitare strane parti del corpo, ma Sara sfortunatamente non intendeva questo.
“Spalla?” sospirò, le tempie le pulsavano già. “Sara, se non ti amassi più del dovuto ti avrei già minacciata con il collo di una bottiglia rotta, come nei peggiori bar di Caracas.”
Genere: Angst, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo




“È a conoscere persone nuove che si fanno cazzate.” 

 

Onestamente Gloria si era sempre vantata della propria asocialità, della scorza da drago inferocito che si era faticosamente trascinata dietro per anni. Conoscere persone nuove era per lei quello che per molti era il bungee jumping: un salto nel vuoto piacevole come la prima ceretta all’inguine dopo l’inverno. Grazie, ma no grazie. 

Non che non fosse incline ad uscire di casa, non era una reclusa. Non si poteva nemmeno dire che fosse difficile da portare in giro, ma aveva la stessa presenza sociale di un diffusore di aromi automatico, parlava se interpellata e generalmente aveva risposte quasi appropriate e quasi divertenti. No, non quasi, Gloria faceva sbellicare se si impegnava, ma il livello d’impegno era direttamente proporzionale al livello di alcol che aveva ingerito precedentemente. Una Gloria accuratamente coltivata poteva essere l’anima della festa. 

Era quello che era successo quella maledetta sera. Sara l’aveva invitata ad un aperitivo e l’aveva messa a proprio agio, parlando di cose divertenti e facendole scivolare davanti uno spritz dopo l’altro. Aveva aspettato, l’infame faina, che Gloria ridesse alla battuta più vecchia e più brutta che aveva nel repertorio (“Sai cosa fa il formaggio dopo un mese?” “Va a male?” “No, cretina! Fa forgiugno!”) per far scivolare in maniera del tutto discreta la reale ragione per la quale l’aveva invitata a uscire. 

 

“Ok, dobbiamo muoverci, sei la mia spalla stasera,” spalla, braccio, dito mignolo, Gloria era eccelsa nell’imitare strane parti del corpo, ma Sara sfortunatamente non intendeva questo.

 

“Spalla?” sospirò, le tempie le pulsavano già. “Sara, se non ti amassi più del dovuto ti avrei già minacciata con il collo di una bottiglia rotta, come nei peggiori bar di Caracas.”

 

Sara rise qualche ottava sopra il proprio normale registro, lanciando un’occhiata alla signora del tavolo di fianco. “Ho saputo da fonti certe che una certa persona sarà in un certo posto.” 

 

Fonti certe = online stalking. Una certa persona = Francesco. 

 

Sul posto Gloria aveva delle riserve e il suo spritz era quasi finito. Il  ghiaccio nel bicchiere si stava sciogliendo, la fettina di arancia che il barista aveva tagliato con tanta precisione non galleggiava più, ma se ne stava appoggiata mestamente su un cubetto di ghiaccio.  Guardandola, Gloria capì che la cosa che le serviva di più in quel momento era un cameriere. 

 

“Garçon!” esclamò, forse con un po’ troppo impeto. La signora vestita da canarino del carnevale di Rio del tavolo accanto si stava infastidendo. Gloria le sorrise mostrando i denti che aveva pagato con anni passati a guardare il mondo infilarsi in bocca pacchetti interi di big-babol. 

Il cameriere però l’aveva sentita, forte e chiara, e si stava avvicinando con un bel sorriso professionale e la sua bella camicia bianca, un successo.

 

“Dove?” chiese, voltandosi verso Sara di scatto. “Dove stiamo andando a cercare questa certa persona?”

In quel momento, Sara vide uno spiraglio. “A casa di Marta.” 

 

Il cameriere intanto aveva raggiunto il loro tavolo, blocchetto alla mano. A casa di Marta, Marta quella che faceva bungee jumping nel week-end e mangiava solo cose crude e che non avevano mai avuto una madre oltre la grande madre terra.

 

“Cosa vi porto?” Paolo, il cameriere, gli avevano persino fatto mettere una targhetta, povero diavolo, ma ormai Gloria non aveva compassione da regalare al prossimo, ne aveva solo per se stessa.

 

“Vodka, due shot, grazie.” 

 

Paolo non fece una piega alla richiesta, nemmeno di fronte alla risatina imbarazzata di Sara, che chiese altro vino rosso. Portandosi via i bicchieri vuoti e rimpiazzando il posacenere con la manualità di un Houdini qualunque, Paolo si guadagnò il titolo di Cameriere del Mese e una mancia tanto ricca quanto Sara era disposta a pagare per avere la propria spalla con sé in questa missione suicida. 

 

“Vodka?” sussurrò Sara, inclinando la testa in modo che la signora addobbata del tavolo accanto non la vedesse. “Quanto sei drammatica.” 

 

“Praticamente è succo di patata,” ribattè a bassa voce. La signora carnevale si stava ormai inclinando come la torre di Pisa per riuscire ad origliare.




Note:
Sì, la protagonista si chiama Gloria e sia il titolo che i titoli dei capitoli sono tratti dall'inno senza tempo 'Ti amo' di Umberto Tozzi. Non giudicatemi, vi prego, ma fatemi sapere se avete qualcosa da dire su tutto il resto. 






 
   
 
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