Videogiochi > Final Fantasy IX
Ricorda la storia  |      
Autore: Myon_    26/04/2020    1 recensioni
Cinque volte in tutti erano convinti che Gidan e Daga si fossero sposati e la volta in cui l'hanno fatto davvero.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garnet Til Alexandros XVII, Gidan Tribal
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prima volta è nota a qualunque studente diligente di Alexandria.

Narrato in poco meno di un paragrafo c'è il primo finto matrimonio della regina Garnet Til Alexandros XVII e del suo futuro principe consorte, Gidan Tribal.

Un piccolo paragrafo nell'intricata matassa di eventi avvenuti durante la guerra della nebbia, spesso saltato per dare maggiore priorità alla battaglia contro il Soulcage che sarebbe avvenuta solo un centinaio di parole dopo.

A chi importava di uno stratagemma per attraversare un villaggio di nani?

 

La prima volta fu un incidente.

Voleva solo fare una battuta, una semplice battuta, aveva anche già pronta una risposta a qualunque commento la principessa avesse in serbo per ammonirlo. 

Mai si sarebbe aspettato che Daga, la diligente e fredda Daga, colei che in un mese non gli aveva neanche concesso un appuntamento, accettasse la proposta. 

Al commento affermativo, sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e il sorriso canzonatorio che aveva stampato sul viso congelarsi.

La ragazza era veramente stupenda, con un corpo mozzafiato, gli occhi enormi e lunghi capelli lucidi, e l'aveva attratto dal primo momento, ma un matrimonio non era certo nei suoi piani.

Era uno spirito libero, lui, un donnaiolo, non aveva mai avuto una relazione seria prima di quel momento, solo avventure, e aveva intenzione di continuare per quella strada ancora a lungo. 

-Daga, aspetta! Sei sicura? È un matrimonio! - le fece notare, con un pizzico di disperazione nella voce.

-Lo so. Ma se vogliamo andare alla terra santa non possiamo fare altro.- gli fece notare, alzando un sopracciglio.

-No, non parlo della missione. Parlo di cose serie Daga!-

 -Non capisco perché te la prenda tanto, è valido solo qui.-

Come facesse lei a essere così tranquilla, lei così pudica e riservata, era un mistero.

Cos'ha in testa Daga? Si arrabbia quando le dico cose carine… E ora mi vuole sposare!

Era una principessa, non c'era un protocollo da seguire per questo genere di cose, si chiese seguendola mogio verso l'altare.

Una principessa, bellissima inoltre. E brillante. E talentuosa. Con una voce dolcissima quanto il canto di un passerotto, e un carattere forte e deciso, seppure la sua indole fosse mansueta.

Una ragazza del genere avrebbe potuto avere chiunque ai suoi piedi, non capiva per quale ragione avesse scelto proprio lui.

Forse lo fa davvero per andare nella terra santa o forse si è davvero... innamorata... di... me?

Pensò stupito mettendo piede sulla piattaforma.

Lanciò uno sguardo alla castana al suo fianco, impassibile e seria come sempre.

Devo aver fatto colpo al villaggio dei maghi!

Pensò soddisfatto. 

Non sapeva perché avesse raccontato dei retroscena così personali della propria vita, soprattutto perché non amava parlare delle sue origini. Eppure quella notte si era aperto con lei, percepito il dolore che stava provando, e si era sentito più vicino a un'altra persona più di quanto non lo fosse mai stato prima d'allora. 

Non ha resistito al mio fascino.

Si complimentò da solo, trattenendo una risata che sarebbe risultata fuori luogo in una situazione così solenne.

Se lui si era sentito in quel modo, sicuramente anche lei aveva provato le stesse emozioni! 

...No, non poteva andare in quella direzione.

Lui non ne era innamorato.

Era attratto da lei? Sicuro, dal primo istante. Gli piaceva? Da impazzire, ma come poteva chiunque rimanere insensibile davanti a quelle gambe lunghe e quel cuore immenso? 

Era il suo primo pensiero al mattino e l'ultimo la sera e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ma non perché ne fosse innamorato.

Era semplicemente preoccupato per lei, voleva solo stare al suo fianco e darle una mano. Come aveva fatto poche sere prima.

-Daga!- esclamò velocemente, resosi conto che la cerimonia era finita. -Siamo finalmente sposi! Bacettino!-

Si sporse verso di lei per poterla -finalmente!- baciare, ma si ritrovò a terra, abbracciato a un cumulo di ciottoli.

Forse non era veramente innamorata di lui come pensava ma andava bene così, non rinunciava mai a una sfida quando ne vedeva una.

Poteva fare la difficile quanto voleva, ma alla fine un bacio l'avrebbe ottenuto.

 
 

Era stata un'idea di Carmen, a cui doveva un favore.

-Te prego, querido. Una noche, una soltanto.-

-Non abbiamo tempo per queste cose, e se qualcuno dovesse riconoscerla?-

-Non te preoccupare! Poca gente del popolo ha mai visto la princesa da vicino e con un po' di trucco e una parrucca sarà irriconoscibile! E poi mi devi un favore, non vorrai mica che Blank sappia di quella volta che te ho sorpreso con Emilia…-

-Va bene! Va bene! Proverò a convincerla! Ma non ti prometto nulla!-

-Oh, te amo!-

 

Seppur riluttante, con la promessa di essere agghindata in modo tale da rendere celata la propria identità, Daga accettò la proposta.

-Lo faccio solo perché può aiutare il mio popolo, va bene?-

Carmen, da poco proprietaria di un teatro, aveva deciso di organizzare una serata aperta al pubblico per "allietare gli animi abbattuti dalla guerra in corso". Gidan sapeva perfettamente che in realtà il vero obiettivo della donna era farsi pubblicità, ma apprezzava comunque l'iniziativa.

Aveva scelto per l'occasione un classico, "Draco e Maria", opera lirica che verteva attorno a una guerra, ma vista attraverso gli occhi di due amanti tenuti lontani dal conflitto. Avevano già portato lo spettacolo in diversi teatri di Lindblum facendo sempre il tutto esaurito, quindi era una scelta sicura, ma era sorto il problema nella mancanza di un'attrice adatta al ruolo della protagonista, solitamente riservato a Carmen stessa: dovendo la ragazza occuparsi della gestione del teatro e degli aspetti tecnici, non poteva anche ricoprire un ruolo tanto importante, e nessun ragazzo avrebbe potuto indossare abiti femminili, pratica comune nel teatro, non avendo una voce abbastanza acuta per raggiungere le alte note di un soprano.

Qui entrava in gioco Daga, che con la sua meravigliosa voce e immensa conoscenza delle opere teatrali, era praticamente perfetta per la parte.

-Non so, Gidan, non ho la voce così alta, ho paura di combinare un disastro e non mi sono mai esibita davanti a tanta gente…- espresse così le sue preoccupazioni.

-Stai scherzando? Quando abbiamo fatto "Sarò il tuo passerotto" c'erano molti più spettatori e li hai fatti commuovere tutti! Scommetto che tutti i nobili hanno apprezzato la tua esibizione!-

-Allora lo farò, ringrazia Carmen per la fiducia.-

 

Quando Carmen gli aveva assicurato che la principessa sarebbe stata irriconoscibile non stava scherzando perché la ragazza che uscì fuori dal camerino non era certamente la sua Daga.

I suoi lunghi capelli scuri erano celati sotto una pesante parrucca bionda intrecciata con fiocchi e nastri azzurri e indossava un lungo vestito bianco con le maniche a campana,un po’ troppo largo e lungo; per scaldare la gote pallide, Carmen le aveva applicato un’abbondante dose di blush sulle guance e le aveva tinto le labbra di un rosso scarlatto.

-Castana sei più gnocca.- commentò dopo averla osservata in silenzio.

Carmen si portò una mano alla fronte, visibilmente frustrata, mentre la principessa si limitò a sospirare.

-Pensi che mi riconosceranno?-

-Ma no, stai tranquilla. Andrà tutto per il meglio.-

 

Gidan sorrise orgoglioso guardando la ragazza ballare graziosamente sul palco stretta tra le braccia di Marcus nel ruolo del principe Ralse, suo rivale in amore.

Era stata bravissima, aveva gestito il climax del primo atto con grande professionalità e la sua voce aveva incantato tutti gli spettatori, che piangevano sconsolati per l’ardua scelta dell’eroina.

-Tra un po’ tocca a te, smettila di guardarla come un cagnolino innamorato e preparati!- lo esortò Ruby, impaziente, facendogli notare come Blank fosse appena saltato sul palco con la spada di legno sguainata.

Prese un respiro profondo e si calò nella parte di Draco, il protagonista dell’opera, soldato dell’ovest e amato di Maria, tornato in scena per impedire le nozze.

-Maria!- urlò entrando di corsa in scena, non lasciandosi accecare dalle luci puntate su di lui.

-Oh, Draco!- lo chiamò la ragazza, con la sua voce da usignolo.  -Amore mio, sapevo che saresti tornato a cercarmi!- il tono amorevole con cui la ragazza aveva pronunciato quelle parole gli fece tremare le ginocchia dall’emozione.

-Insolente farabutto! Feccia del putrido occidente!- tuonò Marcus, stringendo Garnet tra le sue braccia con un ringhio dipinto in volto, fin troppo calato nella parte. -Come osi rivolgerti così alla futura regina Maria?-

-La mano di Daga non sarà mai tua! Morirei, piuttosto…-

-Che duello sia!- urlò Ralse, prima che il pubblico potesse accorgersi dell’errore.

 

-Eres tonto o peinas calvos, Gidan? Durante la parte centrale dello spettacolo, oltre tutto!-

Lo rimproverò Carmen a fine spettacolo, visibilmente furiosa.

-Calmati! Non se ne è accorto nessuno e il tutto è stato un successo. Nessuna dama ci ha lanciato i corpetti sul palco ma stavano tutte piangendo, sono sicuro che al prossimo spettacolo torneranno portandosi dietro anche i parenti!- rispose visibilmente poco turbato dalla faccenda dal suo posto contro il muro in camerino.

-Que pasa? Non avevi mai fatto un error da così principiante! Sei sempre così concentrato!-

-Era concentrato, ma sulla sua bella signora.-

Sentendosi tirare in ballo Daga, che era rimasta in silenzio per tutta la conversazione essendo a disagio, alzò la testa e fissò il rosso, allibita.

-Blank, andiamo! E’ stato solo uno stupido errore-

-Se volevi così tanto chiedere a sua altezza di sposarti, potevi farlo in maniera più riservata.- lo canzonò il ladro, provocando un sussulto indignato da parte della ragazza e il silenzio più totale da parte del biondo che era rimasto immobile a fissarlo, sorpreso.

-Oh no, ancora con questa storia del matrimonio…- si lamentò la castana, abbandonandosi contro la spalliera della sedia.

-Come ancora? Gidan! Tu quieres casarte con la princesa?- 

-No, questa me l’ero persa! Tu? Con la principessa? Garnet, dimmi che hai rifiutato!- Ormai Blank era isterico, e il pensiero di vedere il proprio migliore amico sposato con l'erede al trono l'aveva portato alle lacrime.

-Non ho chiesto nulla a nessuno!- si difese il ragazzo. -E’ stata lei!-

-Princesa? Con Gidan?-

-Pensavo che non avresti più tirato fuori questa storia… Lasciate perdere, vi prego. Nessuno ha chiesto nulla a nessuno e non c’è stato alcun matrimonio.-

-Vi siete sposaten? Che mi venga un kolpo.- urlò Marcus scoppiando a ridere.

-Sappi che non smetteranno mai di rinfacciarcelo.- sospirò il biondo.

 
 

Toleno era un centro di addestramento per ladri all'aria aperta.

L'alta concentrazione di nobili e borghesi, le tenebre perenni e la presenza di vicoli oscuri erano terreno fertile per criminali dilettanti che facevano pratica per le strade piastrellate della città dalla notte eterna prima di partire in giro per il mondo alla ricerca di tesori da saccheggiare.

Gidan non era diverso da migliaia di altri ragazzini che, chi per necessità, chi per noia, avevano battuto ogni centimetro di lastricato alla ricerca della prossima vittima o di una via di fuga efficiente. 

Sebbene il suo passato si fosse rivelato utile nell'orientamento, aveva causato non pochi problemi al gruppo ogni qual volta veniva riconosciuto da una vittima.

-Che ci volete fare, sono così bello che rimango impresso nelle menti delle persone.- scherzò, guadagnandosi un grugnito da parte di Steiner e una commento sarcastico da Garnet.

-Va bene, splendore, ma abbiamo bisogno di quell'accessorio e l'unico posto in cui possiamo trovarne uno è la casa d'aste.- gli ricordò la principessa. 

-Perché non possiamo mandare Gidan a rubarlo? Ha già fatto un colpo nella casa d'aste e non è stato preso, possiamo farlo ancora!- intervenne Eiko, dondolando le gambe sulla sedia della locanda.

-Perché hanno imparato la lezione dopo l'incidente con Amarant e hanno aumentato i controlli. L'unico modo sicuro è comprarlo.-

 

La casa d'asta si trovava nel quartiere ricco della città ed era frequentata da aristocratici annoiati e con troppi soldi da spendere.

Portarci i bambini sarebbe stato troppo sospettoso, così come Quina e Freya. Amarant era, per ovvie ragioni, da escludere totalmente dalla missione mentre Steiner…

-Non c'erano vestiti della tua taglia.- si giustificò il ragazzo, posando sul tavolo un sacco contenente stoffe dalla qualità pregiata.

-Dove li avresti presi, questi?- chiese sospettoso il cavaliere, notando l'eleganza delle cuciture lungo le maniche dell'ampia veste di raso.

-Li ho comprati, tranquillo. Ma era un piccolo negozio, ai confini con la periferia, quindi avevano una scelta limitata.-

Steiner si calmò, compiaciuto dalla spiegazione, e il ladro si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.

-Quindi a infiltrarci saremo solo noi due.- concluse rivolgendosi alla principessa, non stupendosi di notare un sopracciglio alzato.

-Inizia a prepararti, l'asta inizia tra due ore ma so quanto voi donne ci mettiate a prepararvi.- 

Prima che la ragazza potesse rispondergli, indignata, prese i propri abiti e scivolò via.

 

-Spero che il nobile a cui hai rubato questi abiti non venga all'asta di oggi, o tentare di accaparrarsi quel fiocco sarà il nostro ultimo problema.-

Gidan rise divertito, porgendole il braccio per aiutarla a non inciampare nella lunga gonna cremisi nel ciottolato delle strade.

-Sapevo che non potevo nasconderti nulla~

-Ti conosco troppo bene, ormai. E quindi immagino che tu abbia anche pensato a tutto.-

-Naturalmente.- rispose lui. -Ho notato questa coppia ieri e li ho tenuti d'occhio. Alta borghesia, sicuramente di non nobili natali, pieni di soldi e desiderosi di essere accettati dall'alta società. Devi vedere casa loro, è una reggia. Comunque, come dicevo, tentano disperatamente di essere accettati, ma conosci i nobili…- 

Daga sospirò, scuotendo lievemente la testa. 

-Se non sei uno di loro non ti degnano neanche di uno sguardo.-

-Bingo! Ed ecco perché non verranno mai all'asta, tesoro. È territorio riservato.-

-Ha senso.- ammise la ragazza. -Ma non mi hai ancora detto come sei entrato in casa loro.-

-Semplicissimo. Ho sedotto una cameriera.-

-Ah.- fu l'unico commento della castana, che perse tutta la giocosità nel suo sguardo.

-No cioè, ho fatto finta di sedurre la cameriera!- si sbrigò a correggersi, ma il danno ormai era fatto.

Daga ritrasse il braccio e sollevò la gonna, drizzando la schiena e assumendo un'espressione impassibile.

Quella rigidità gli ricordarono fin troppo bene i primi tempi della loro amicizia, e stretta in un corsetto cremisi bordato d'oro, con la lunga gonna gonfia lievemente sollevata per facilitarle il cammino e l'espressione fiera e altezzosa sembrava più Garnet, principessa ed erede al trono, che Daga, la donna di cui era innamorato.

L'unica differenza erano i capelli, tagliati corti fino al mento, che stonavano con la lunga e folta chioma che era diventata di moda tra l'alta nobiltà.

-Daga, andiamo, aspettami, non è come pensi!- commentò prima di lanciarsi al suo inseguimento.

 

Quando Daga si innervosiva, soprattutto a causa della sua passione per le donne, cosa che accadeva molto di rado nell'ultimo periodo, aveva l'abitudine di ignorarlo.

Il che, sebbene normalmente lo turbasse, gli andava anche bene, in quanto comprendeva benissimo il suo bisogno di spazio.

Il vero problema era quando i suoi attacchi di gelosia avvenivano in momenti delicati come quello.

-Non è successo nulla, giuro! Me ne sono andato prima che potesse anche solo sfilarsi le calze!-

Il suo commento non sortì l'effetto sperato, in quanto non solo la principessa non si fermò, ma alzò ancora di più la testa.

Proseguì nella sua orgogliosa fuga fino alla casa d'aste, quando con l'eleganza di chi aveva anni di pratica, aveva fatto una riverenza per ringraziare l'usciere che le aveva cortesemente tenuto aperta la porta, mentre Gidan si limitò a un frettoloso cenno del capo, per prendere posto accanto a lei sulle poltrone di velluto.

-Hai intenzione di ignorarmi ancora per molto?- le chiese dal momento in cui non aveva via di fuga.

-Se hai così tanta voglia di parlare, perché non torni dalle tue tanto amate cameriere?-

-Te lo ripeto, non è successo niente! E poi, che avrei dovuto fare, sentiamo?-

-Prima di tutto, parlare con sua moglie.-

La coppia si girò e notò un uomo, forse sulla ventina, che si stava sendendo accanto a loro. I capelli, perlopiù coperti da un enorme cappello indaco, sembravano di un biondo cenere e la barba era corta e curata, tagliata secondo le mode di Lindblum. Dagli eleganti vestiti che indossava e le scarpe, lucide e intonse, era facile notare i nobili natali dell'uomo.

-Mi scusi?- chiese Daga, calcando immediatamente il proprio accento tipico della nobiltà di Alexandria.

Riconoscendo la cadenza, l'uomo le sorrise, sicuro di trovarsi davanti ad una nobildonna.

-Mi perdoni, signora, non avevo assolutamente intenzione di origliare la vostra conversazione ma sa, suo marito non ha un tono di voce basso.-  Rispose pacatamente l'uomo, sollevando un sopracciglio in direzione del ladro. -E non amo restare in disparte quando vedo una bella signora in difficoltà.-

Quell'uomo aveva aperto la bocca da soli due minuti e il biondo aveva già voglia di piantargli un coltello nella gamba, ma a quanto pare era l'unico ad aver avuto una pessima sensazione a pelle perché le guance imporporate della ragazza al suo fianco non sembravano proprio segno di disprezzo.

-Gerald della casata Nori, al vostro servizio.- si presentò, alzandosi e sfilandosi il cappello, portandoselo al petto per inchinarsi lievemente col busto. -Non ho ancora chiesto a chi porgere i miei omaggi.-

Vide Daga alzarsi con grazia e sistemarsi la gonna con cura, ma ai suoi occhi era chiaro come stesse tergiversando per cercare di acquisire del tempo per poter fabbricare una storia credibile.

-Sarah, della casata Marra, mio signore, lieta di fare la vostra conoscenza.- si presentò, evitando di incrociare lo sguardo stupito del biondo dopo la sua presentazione.

Probabilmente avrebbero dovuto parlare della scelta di quel nome, una volta tornati a bordo, ma ogni suo pensiero venne interrotto quando vide la ragazza porgere la mano inguantata a Gerald, proprio mentre l'uomo si stava chinando per baciarla.

-E io sono Matheus Carinzia, il marito.- intervenne, fulminando l'uomo con lo sguardo. 

Sentì lo sguardo persistente di Garnet bruciargli la nuca, ma scelse di ignorarla, pur di mantenere il contatto visivo con l'uomo davanti a lui.

Era questo, dunque, quello che Daga provava ogni volta che rientrava tardi nella locanda per essere rimasto a parlare con le cameriere dei locali? Sentiva anche lei bruciare la rabbia nelle vene?

Possibile che fosse questa la gelosia di cui Blank si lamentava spesso?

Spinto da un irrefrenabile istinto, cinse la vita della giovane con un braccio ma, piuttosto che sentirla irrigidire al suo tocco come spesso accadeva, avvertì i muscoli di lei rilassarsi di colpo e avvicinarsi lentamente a lui.

-Appena sposati, vero?- chiese l'uomo, notando il persistere dell'abbraccio.

-Due mesi e tre giorni, sebbene ci sembri ieri!- mentire gli risultava così naturale, soprattutto se ogni menzogna conteneva uno sfondo di verità. Poteva ancora sentire il trallallà! dei nani e trattenne a stento una risata, sperando che l'uomo la fraintendesse per una di gioia. -È così evidente, Lord Gerald?

-Chiaro come il sole, Lord Matheus. Se fosse stati sposati anche solo tre mesi più a lungo, non ci sarebbe stata tutta questa intimità fra voi due.-

sentendo quella parola, Garnet divenne anche più scarlatta e mossa da un senso di pudore tentò di allontanarsi dal braccio sicuro dell'amico.-

-Oh no, Lady Sarah, non si senta in errore. Era un commento positivo, era da così tanto tempo che non vedevo una nobildonna così aperta che non sono riuscito a trattenermi. Spero di non essere risultato inappropriato. Mi scusi ancora!- si affrettò a dire, ma ormai Gidan era stato privato del calore dell'amata. E che diavolo significava "aperta"? Per un semplice abbraccio, la principessa era arrossita come se l'avessero beccata in situazioni ben più spinte e Gerald si riferiva al gesto quasi come se fosse rivoluzionario. Se reagivano in tal modo per un abbraccio, sarebbero entrambi rimasti scandalizzati da certe abitazioni delle periferie della sua città natale.

-Non capisco come un uomo con una moglie tanto affascinante e affettuosa…- era nervosismo quello che intravedeva negli occhi di Daga -possa cercare conforto nelle braccia di mere cameriere. Soprattutto con un matrimonio tanto recente.-

Quest'uomo sembrava troppo coinvolto dalla situazione, e stava cominciando a fargli saltare i nervi. 

Come si permetteva di fare certe insinuazioni, senza conoscerlo, per giunta?

-Come stavo cercando di spiegare alla mia adorata, non ho tradito nessuno.- scandì le ultime parole con attenzione, corrugando le sopracciglia. -Nè ho intenzione di farlo.- 

-Ma signore, non intendevo assolutamente criticare il suo stile di vita! Conosco perfettamente i costumi dell'alta società!- rise l'uomo. -Semplicemente, lavi i panni sporchi fuori da casa sua, se capisce cosa intendo.-

Non era nato nobile, ma poteva immaginare che dare un pugno a qualcuno in un luogo simile non facesse parte della corretta etichetta da seguire per risolvere le dispute 

Daga, accanto a lui, riusciva a contenere a stento la propria rabbia. Era un'attrice nata e a corte le avevano sicuramente insegnato a sopprimere le emozioni davanti a situazioni simili, ma aveva imparato a leggere ogni suo minimo cambiamento di espressione e atteggiamento e dal fuoco mal celato negli occhi gli era chiaro come il sole quanto fosse livida.

-Saranno anche i costumi dell'alta società, ma non ho intenzione di lavare questi panni sporchi né in casa né altrove. Amo Sarah più di ogni cosa al mondo e non ho occhi per nessun'altra donna.- sentì una piccola mano guantata cercare la sua e intrecciò le dita con quelle della ragazza, girandosi verso di lei. Daga era ancora rossa, ma era chiaro che non fosse solo la rabbia a imporporarle le guance piene. Lesse nei suoi occhi immenso affetto e tenerezza e le sorrise, imbarazzato da quella dichiarazione così improvvisa.

-E io mi fido di Matheus.- rispose lei, ricambiando il sorriso senza girarsi verso Gerard. -Sono consapevole delle usanze della nostra classe sociale, mio signore, ma conosco mio marito. Ha un debole per le donne e un passato turbolento, ma non mi ferirebbe mai di proposito.- strinse con forza la mano del ragazzo prima di voltarsi verso il loro interlocutore.

-Quindi la prego di non fare più supposizioni sulla natura delle relazioni senza conoscere bene le persone. Capisco la sua premura nei miei confronti,- il tono nella voce della ragazza, seppur pacato, celava un velo di ironia -ma non è cortese immischiarsi nelle discussioni altrui. Ora, se permette, dovrei discutere con mio marito sui cimeli da acquistare prima dell'effettivo inizio dell'asta.- indicò il banditore. -Se permette, buona giornata.- concluse con un grazioso inchino, prima di girarsi  e sedersi, sancendo la fine della discussione.

Il nobile rimase a bocca aperta davanti all'intervento della ragazza ma si limitò a ridere, comentando qualcosa a bassa voce, e scrollando le spalle riprese posto  mentre Gidan si dovette trattenere dal baciarla davanti a tutti.

Quella sera tornarono a casa pieni di accessori utili e sentimenti mal celati.

 
 

In tutta la storia degli angeli della morte c'era una grande ironia, perché ognuno di loro aveva in qualche modo trasgredito a ciò che la loro natura aveva imposto.

Kuja aveva salvato coloro che aveva passato mesi a tentare di uccidere, Gidan aveva salvato il mondo mentre Mikoto… Mikoto aveva salvato Gidan.

Per essere un'arma di distruzione di massa, la giovane jenoma aveva dei modi molto delicati mentre assisteva il fratello nella sua degenza, aiutandolo a mangiare o cambiandogli le medicazioni. 

-Quando te ne vai da qui?- peccato che la delicatezza fosse limitata alle azioni e non ai suoi modi di fare, diretti come sempre.

-È già passato un anno, quando tornerai dalla tua principessa?-

Se fosse stato anche solo in grado di reggersi in piedi, sarebbe partito immediatamente per raggiungerla. Daga, la sua ragione di vita, l'unico motivo per cui si era costretto a rimanere sveglio, schiacciato dai rami dell'albero di Iifa. Era a lei che pensava nel buio dell'albero, mentre cantava la canzone che avrebbe permesso a Mikoto di trovarlo, era a lei che pensava quando guardava fuori dalla finestra distratto, o si gettava anima e corpo  nella riabilitazione.

-Il prima possibile, Mikoto. Spero il prima possibile.-

-Non comprendo come mai tu non le abbia almeno scritto una lettera per informarla che sei vivo.-

-Meglio di no, rovinerebbe il mio ritorno trionfale. Lo sto già organizzando!-

-Gidan…- lo richiamò la sorella, visibilmente contrariata.

-Sì, lo so. È che non voglio mi veda così, capisci?- disse con un sospiro, indicando le gambe ancora tenute ferme da delle stecche improvvisate. -Si preoccuperebbe troppo, la conosco, e non voglio darle ulteriori pesi.-

-Quindi farle credere che tu sia morto è la tua brillante idea per alleggerirle il peso sulle spalle, non fa una piega.- disse piattamente mentre gli controllava le bende lungo le braccia.

-Non voglio darle altre preoccupazioni, okay?-

-Voi abitanti di Gaia siete strani, non vi capirò mai.- si arrese la ragazza, procedendo a lavarsi le mani nel catino lasciato accanto al letto.

-Far credere al proprio sposo di essere morto è meglio che informarlo sulle proprie condizioni. Okay. Non ha un minimo senso, ma voi siete creature irrazionali.-

-Ferma un attimo Mikoto, chi ha parlato di sposi?-

-I nani.-

-Naturalmente.-

-Sono andata al loro villaggio e hanno riconosciuto la coda, a quanto pare siete rimasti impressi nella memoria collettiva.-

-Non era un matrimonio, non stiamo neanche insieme.-

-Non sarò così pratica nelle usanze del pianeta come te ma mi sono fatta spiegare da 51 cosa sia, un matrimonio… Due persone che si amano fanno un giuramento davanti a un celebrante, no?-

-Beh, sì.-

-E tu e Daga avete fatto un giuramento davanti a un celebrante.-

-Più o meno… ma sì.-

-E tu l'ami.-

-Più della mia stessa vita.- confermò con un lieve sorriso.

-E lei ama te.-

A questo non sapeva rispondere con certezza. Dopotutto, non avevano mai rivelato i loro sentimenti, non ad alta voce. Però nei suoi occhi c'era sempre un certo affetto, nelle piccole azioni, nelle parole, non esplicite ma velate.

-Sì.- concluse. -...Come può una donna resistere a tutto questo?- scherzò, alzando un sopracciglio in maniera ammiccante, gesto che provocò un'occhiata di disapprovazione da parte della jenoma.

-Quindi siete sposati.-

-Non è un matrimonio valido fuori dai confini del villaggio e poi non è così semplice…-

-Perchè no? Non vuoi essere sposato con lei?-

La risposta non era così scontata come pensava. Corrugò le sopracciglia e si voltò verso la finestra della sua camera, verso sud dove sapeva trovarsi il continente della sua amata, dove lei era al momento impegnata a rimettere in piedi un regno praticamente distrutto.

Poteva anche aver salvato il mondo, ma non sapeva assolutamente nulla su come comportarsi a corte tranne quello che aveva imparato dai vari copioni, né tantomeno le avrebbe potuto fornire aiuto negli intrighi politici e la burocrazia.

-Puoi, per un secondo soltanto, non pensare a lei ma a ciò che vuoi tu?- gli chiese la sorella, come se fosse capace di leggergli nella mente 

Non aveva mai pensato /realmente/ ad un matrimonio, sebbene l'argomento fosse stato tirato in ballo diverse volte. Fino a neanche un anno prima non era neanche sicuro di essere pronto per una relazione vera e propria. C'erano vari fattori da prendere in considerazione, come la loro giovane età e il fatto che non si fossero mai messi insieme. 

Avevano vissuto insieme da amici, ma non come coppia.

-No, non voglio sposarla.

Non per il momento, almeno.-

Ammise con un sospiro.

Non per il momento, sottolineò guardando con nostalgia la linea dell'orizzonte.

 
 

-Lord Gidan, mi scusi.-

Anni di allenamento gli avevano insegnato a restare sempre all'erta, anche nei momenti di massima concentrazione, quindi non si sorprese nel trovare una giovane dama di corte alle sue spalle mentre prendeva un po' di sole nel giardino.

-Dimmi pure, Louise.- aveva riconosciuto la giovane, una delle nuove assunte dopo il ritiro di una governante. Era carina, con il naso a patata e gli occhi scuri, forse solo un paio d'anni più giovane di lui. Era spesso impacciata, anche a causa dell'inesperienza, ma nonostante la timidezza era riuscita subito a fare amicizia con le altre dame, che la trattavano come una sorellina minore.

-Si ricorda il mio nome, mio signore?- chiese stupita.

-Non dimentico mai il nome di una fanciulla!- commentò sorridendole, divertito dall'imbarazzo della ragazza. Sebbene avesse perso qualsiasi interesse nei confronti delle donne che non fossero la sua regina, non aveva perso l'abitudine di scherzare con loro, solo per vedere le loro reazioni, dato che Daga, dopo anni di corteggiamenti, era quasi totalmente immune all'imbarazzo.

La ragazza si schiarì la voce, mantenendo lo sguardo basso, avvolgendo nervosamente la stoffa della gonna attorno a un dito.

-Dimmi pure.-

-Non vorrei risultare indiscreta, mi creda… Ma girano delle voci, a palazzo.- 

L'ex ladro trattenne il respiro. Sebbene le sue origini non fossero un mistero per nessuno, avevano preferito celare determinati dettagli della storia, come la sua parentela con Kuja. 

-Ah sì? Di che tipo?- chiese fingendo tranquillità, preparandosi psicologicamente a negare qualsiasi pettegolezzo potesse anche solo recare danno alla reputazione della fidanzata, già compromessa dalla scelta di ospitarlo a palazzo nonostante il rango sociale inferiore e la mancanza di unioni ufficiali.

-Ecco… Non voglio riportare la fonte, ma pare che lei e la regina siate… come posso dire…- sentì il respiro mandargli per un attimo. 

Notizie del genere erano anche peggio della diffusione del suo vero rapporto con Kuja. 

Come avevano fatto a scoprire della loro relazione clandestina? Erano stati attenti, faceva sempre in modo di lasciare la stanza dell'amata quando fuori era ancora buio e dalla finestra, quando sapeva per certo che i Plutò lasciavano scoperta quell'area; inoltre in pubblico adottavano sempre un comportamento impeccabile, non erano mai lasciati da soli e ogni contatto era limitato a quelli previsti dall’etichetta.

-Lord Gidan?- lo richiamò la ragazza, preoccupata. -State bene, signore? Mi sembrate un po’ pallido.-

-Ah, sì, scusami. Dicevi?-

-...E’ vero che lei e la regina siete sposati?-

Cielo, ancora con quella storia! Erano anni che qualcuno non gli chiedeva notizie su un loro eventuale matrimonio.

-No, Louise. Io e la regina non siamo sposati.- Disse sospirando. -Cosa ti hanno detto, di preciso?-

-Ecco… Rivelare troppi dettagli svelerebbe anche l'identità della nostra fonte, ma le voci di corridoio dicono che lei e la regina stiate insieme da almeno cinque anni, da quando avete iniziato a viaggiare insieme.-

Con questa prima informazione, gli fu evidente come nessuno dei loro amici fosse la fonte di tali dicerie, sapendo tutti che i due avevano effettivamente ufficializzato la storia solo tre anni prima, dopo il suo ritorno a palazzo.

-E?-

-Che vi siete sposati in un piccolo villaggio con una cerimonia privata, con solo gli amici più intimi.- oh, sarebbe stata meravigliosa una cerimonia intima. Sebbene non vedesse l'ora di annunciare al mondo come la meravigliosa donna che sedeva al trono e governava con saggezza fosse sua, aveva imparato ad apprezzare l'intimità di un circolo ristretto di persone e la privacy che questo comportava. Per quanto fosse attratto dal grande matrimonio di stato, in bianco e pompa magna, si rese conto che uno celebrato in privato solo con i membri della loro grande famiglia sarebbe stato perfetto.

-Mh…- 

-E che lei era così emozionato da essere rimasto immobile tutta la cerimonia, pallido.- impossibile, pensò il ragazzo incrociando le braccia e annuendo con la testa. Se solo fosse riuscito a sposare la sua Daga, non sarebbe mai riuscito a rimanere fermo! Avrebbero dovuto bendargli la coda per impedirle di tremare dall'emozione! E quale pallore, le sue gote sarebbero state imporporate dall'emozione e dalla gioia.

Certo che i pettegolezzi che giravano nei sobborghi erano molto più interessanti e i cortigiani avevano poca fantasia, perché di epico questo fantomatico matrimonio aveva ben poco.

-E sua maestà era tanto timida che non l'ha neanche baciata dopo il sì!-

Questo era già più probabile, dato l'imbarazzo che l'amata provava nei confronti delle manifestazioni di affetto in pubblico, anche davanti ai loro amici più cari. Ma il giorno delle loro nozze sicuramente si sarebbe buttata tra le sue braccia come il giorno del suo ritorno, con le guance rigate dalle lacrime e avrebbe sorriso durante il loro primo bacio da marito e moglie, finalmente. 

-Che altro?- la affrettò nel continuare, sebbene il racconto della giovane fanciulla servisse solamente come linea guida per la ben più grande fantasia che stava dipingendo nella propria mente: Daga in bianco, mente uno Steiner in lacrime la conduceva verso di lui, preceduta da Eiko che riempiva il tappeto rosso di fiori profumati; tutti i Tantalus al completo vestiti in maniera totalmente opposta ai reggenti di Lindblum dall'altro lato della sala; Freya e Fratley, il dottor Tot, Amarant e Beatrix, Quina e i figli di Vivi accompagnati da Mikoto che avrebbe persino accennato un sorriso nel vedere il fratello così felice, erano tutti lì per il coronamento di un sogno.

Solo loro, la loro grande famiglia e il loro amore. Con la loro canzone in sottofondo. Perfetto.

-e che eravate obbligati a salutare con Trallallà… Lord Gidan?- lo richiamò nuovamente all'attenzione, ancora più preoccupata per la peculiare mancanza di attenzione da parte del biondo. -Sicuro di star bene?-

-Sto benissimo, Louise, grazie per l'attenzione.- minimizzò agitando la mano nell'aria con finta indifferenza. -Comunque nulla di questo è mai successo, quindi informa la tua fonte attendibile che io e vostra maestà siamo semplicemente due buoni amici che nel frattempo hanno anche salvato il mondo.-

La ragazza annuì e fece per alzarsi, prima di fermarsi all'improvviso e inchinarsi lievemente.

-Un'ultima cosa, se permette?-

-Cosa?- chiese curioso.

-Sappiamo bene che lei e vostra altezza siete solo "due buoni amici che hanno anche salvato il mondo"- disse imitando anche il tono della voce piatto che aveva usato prima -ma sappiate che se dovesse succedere qualcosa, nessuno avrebbe nulla da ridire, né a palazzo, né tra il popolo.-

Il ragazzo rimase in silenzio per un po', stupito dall'audacia della giovane dama, ma scoppiò in una fragorosa risata. 

-Sai che ti dico, Louise? Hai ragione. Se mai un giorno decideremo di non essere più due semplici buoni amici, sarà merito tuo.- esclamò facendole l'occhiolino. -E già che ci sono, chiederò a Daga di farti avere una promozione. Ora vai, prima che Steiner mi accusi di aver rapito un'altra fanciulla.-

La ragazza ricambiò il largo sorriso e si inchinò, correndo verso il palazzo.

Quella sera, decise l'ex ladro, lui e la regina avrebbero avuto una discussione molto interessante.

 

 


 

Il primo matrimonio tra la regina Garnet Till Alexandros XVII e il principe consorte Gidan Tribal è noto solo agli studenti più diligenti, ma il vero matrimonio reale è ben impresso nella mente di tutti, e non solo a causa degli spettacoli e i racconti che ruotavano attorno alle avventure del loro improbabile gruppo.

No, tutti lo ricordano come uno degli eventi più memorabili del dopoguerra, con ospiti provenienti da tutto il globo e festeggiamenti lunghi una settimana, con parate, fuochi d'artificio e uno spettacolo in cui la coppia reale aveva sorpreso gli ospiti con le loro sorprendenti doti recitative.

Litografie e stampe della coppia regale circolano ancora oggi, e ritraggono una Garnet sorridente in un ingombrante e pomposo vestito candido e un Gidan in lacrime, in abiti scuri bordati del verde di Alexandria.

 

Nessuno sa che, esattamente la sera della fine dei festeggiamenti, la grande famiglia degli sposi si era riunita a Conde Petit per un'ultima cerimonia ufficiale.

Sull'altare dove era cominciato tutto, i due sposi si giurarono amore eterno, dando inizio alla loro favola.


 
Note dell'autrice
Facciamo un gioco: uno shot per ogni riferimento a FFVI.
Tornando seri, durante questa quarantena sto passando il mio tempo a scrivere la tesi recuperare videogiochi che mi ero persa (FFVI, amore della mia vita, e FFXV, trashissimo, tra vari) e scrivere fanfiction. O almeno tentare. Su otto in cantiere, cinque delle quali appartenenti allo stesso universo, sono riuscita a concludere solamente questa, ma ritengo un trionfo essere riuscita a concluderne almeno una.
O autrice annoiata, chiederete voi, cosa ti ha ispirata a scrivere questa storia? Nulla, miei cari e intrepidi lettori. Al contrario delle altre in cui ho strutturato anche le virgole, questa è letteralmente a caso. So solo che l'ho scritta di notte, quindi attribuite a quello i vari nonsense e la mancanza di congruenze all'interno del testo. Per la sezione dell'opera avevo Aria di Mezzo Carattere in loop in sottofondo mentre la parte di Mikoto mi è venuta in mente mentre scrivevo tutt'altro. Sì, nell'altra fanfiction Mikoto non c'è, ma ci sono Tidus e Yuna che fanno gli adolescenti stupidi e con problemi di comunicazione.
Detto questo, dubito che qualcuno possa mai arrivare a leggere sta storia essendo il fandom un po' morto (F), ma nel caso siate arrivati fin qui o vi siate fermati un po' prima delle "Note dell'autrice" vi ringrazio e vi mando un bacino a quattro metri di distanza con la mascherina.
-Myon


p.s. Gidan è il protagonista maschile di FF più romantico e sogna sicuramente il grande matrimonio in bianco, fight me.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy IX / Vai alla pagina dell'autore: Myon_