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Autore: AryaDream    26/04/2020    4 recensioni
Non si scherza con l’amore, anche se questo rischia di farti soffrire e impazzire.
Questa storia partecipa alla “Infinity Prompt Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Prompt:#003. “I turn to the sky wondering where you are. Wondering where you are. I wonder if we look up on the same star. Same star” / “Mi giro verso il cielo chiedendomi dove tu sia. Chiedendomi dove tu sia. Mi chiedo se guardiamo la stessa stella. La stessa stella”
– Dead By April, Same Star
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le stelle, le piccole stelle. Sembrano cosi piccole. Lo dicevano che l’apparenza inganna.. sono piccole, ma sono grandi, troppo grandi, enormi. Sono sempre lì al loro solito posto, tutto il giorno, anche se noi le vediamo solo la notte assieme alla luna.
Ogni sera ero al mio solito posto un po’ come le stelle, nel mio piccolo angolo personale: il lago.
Quel posto era casa mia, ed era l'unico posto dove potevo osservare le stelle senza essere disturbata.
Sono con lo sguardo rivolta verso il cielo chiedendomi dove tu sia, chiedendomi se guardiamo la stessa stella.
I miei dubbi erano tanti e le certezze poche. Avevo sempre più paura che un giorno non lo avrei più visto.
 
Il problema viene dopo quando mi passa la fase acuta dei pensieri. on tanto per il fatto di non pensare più intensamente, anzi quello si presentava come un fattore positivo, ma per il vuoto che mi rimaneva dentro con l’assoluta certezza di non aver risolto nulla.
Mi sento meglio, ma allora perché quella sera mi stavo aggirando per le stradine affollate come se fossi uno zombie. Se fossi stata in un videogioco, sarei stata il bersaglio perfetto per i giocatori che andavano a caccia dei non-morti.
Senza accorgermi sono giunta al lago. Erano mesi che non andavo nel mio posto segreto, il luogo che amavo per osservare le stelle.
Il luccichio della luna si rifletteva sulle onde leggermente mosse che arrivavano a riva. Mi siedo su uno scalino della passerella ammirando quel paesaggio fiabesco. Quando vedevo qualcosa di bello, in me, si creano mille file che si intrecciavano in idee, colori e forme. Nonostante la mia grande passione per la pittura e l'astronomia, sono finita a lavorare in uno studio di avvocati.
Lavorare mi teneva impegnata la mente, per non soffrire.
So bene cosa mi fa rabbia: Lui. Non si farà sentire, cosi come aveva sempre fatto, ed io soffro, ma cerco di tenermi sempre impegnata.
Io sono troppo orgogliosa per cercarlo. Eppure quando abbiamo cominciato a frequentarci era come se lo conoscessi da sempre, lui non era un tipo facile, ed io nemmeno.
Siamo due naufraghi in un mare di emozioni.
Era questo che ci fregava, nella parte più oscura della sua mente mi assomiglia, sono sicurissima di questo e sono convinta che faccia i miei stessi pensieri. Le nostre emozione sono come condivise e si trovavano come fanno due anime gemelle.
Sono arrabbiata con me stessa, prendo un sasso e lo lanciai di getto sulla superficie del lago.
Ogni volta penso di non volerlo più vedere. Mi piacerebbe che la nostra vita fosse come quelle di un libro, se non mi piace, posso riscrivere.
Mi rendo conto che molti miei ragionamenti, possono essere contorti e mi rendo perfettamente conto che mi sto facendo troppe domande.
Improvvisamente uno squillo accompagnato da una luce insistente, mi fece tornare alla normalità.
Pensai che il mittente di quel messaggio fosse il mio datore di lavoro, ma mi sbagliai. Non appena presi il telefono dalla tasca dei jeans, per leggere il messaggio, rimasi a bocca aperta.
Era lui, che mi dava appuntamento l'indomani proprio al lago.
 
Dopo essere tornata a casa rilessi più volte il suo messaggio e mi addormentai con il cellulare in mano.
Il giorno dell'appuntamento sembrava non passare mai e mi chiedevo cosa mi spingeva a presentarmi. Conoscevo perfettamente il motivo. Era rivederlo. Avevamo condiviso molti anni insieme, per poi perderci e ritrovarci.
Arrivo pochi minuti prima dell'orario dell'appuntamento e in lontananza vedo una figura. Le spalle larghe e il fumo che gli esce dalla bocca, non aveva smesso di fumare.
Mi avvicino e mi siedo sulla panchina poco distante dal lago.
-Ciao.- Mi dice, sedendomi vicino a me.
-Ciao...Come stai?-Gli chiedi.
-Secondo te, come dovrei stare? Sono mesi che mi tormenti, ti vedo ovunque. Ho provato a dimenticarti, ma nulla.-
Ero in silenzio, non sapevo cosa dire.
-Dimmi qualcosa...-
-Cosa dovrei dirti? Sei sparito e ora torni...Non posso aspettarti ogni volta.-
-Sono cambiato.-
-Mi pare difficile crederci.-
-Perché non mi testi? Vedi come va e come sono ora.-
Sa come prendermi e sa perfettamente che mi piacciono le sfide, in questo modo mi intriga e rendo più facile il mio riavvicinamento.
Mi ha fatto male, il suo tira e molla, ma nonostante questo era sempre rimasto nel mio cuore.
-Perché no?-
Mi sorride e basta questo per farmi cedere completamente. Aveva sempre avuto delle labbra carnose dalla forma perfetta.
-Cosa vorresti fare ora?- Gli domando
Non mi risponde, ma si avvicina a me, posando le sue labbra sulle mie. Non riesco a baciarlo come facevo una volta, ma gli faccio capire avevano preso le loro scelte, ed ora era il tempo di assumere delle responsabilità.
Ci lasciamo, con la promessa di risentici, mi saluta con un altro bacio, Lo osservo allontanarsi, per poi allontanarmi nell'oscurità. Ho la testa leggera e il cuore pesante. Ho la consapevolezza che questa notte la passerò in bianco avvolta nei miei pensieri.



Nota Autrice:
In questo periodo sono in modalità romantica, probabilmente è la quarantena che fa uno strano effetto. La protagonista si fa duemila domande su quell'amore che aveva perso, poi ritrovato e di nuovo perso. 
Ringrazio Nao Yoshikawa per aver letto in anteprima la storia.
Grazie per essere arrivati fin qui.
  
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