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Autore: ely_comet    26/04/2020    5 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1. Cardiac Arrest - Bad Suns

 

<< I’ll try my best. How much do I invest?

Like cardiac arrest, high voltage in her lips >>

 


“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”

“Bene, questa volta sarai cintura nera!”

“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..” 

[..]

“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
 


Un caldo e pigro pomeriggio di Agosto Sana Kurata, nota attrice del palinsesto mondiale, cercava disperatamente rimedio alle temperature fin troppo elevate di quel giorno d’estate. Era nella grande cucina di sua madre, distesa sul pavimento di marmo bianco con un ventaglio in una mano e del ghiaccio nell’altra; mentre tutti i suoi amici se n’erano andati alla piscina comunale quel giorno, lei era stata costretta a rimanere a casa a studiare “uno stupido libro di diritto civile che non le sarebbe servito a nulla” per uno “stupido precorso universitario che le aveva già rovinato la vita”. Dopo aver concluso le scuole superiori, Sana aveva deciso di intraprendere la lunga carriera di studentessa universitaria, scegliendo una delle facoltà più complesse, legge. Molti non compresero mai quella decisione e la stessa Sana se ne pentiva ogni giorno di più. Era giunta alla conclusione che, dopo giorni e giorni di agonia sui libri, aveva decisamente bisogno di aiuto, almeno per superare quei maledetti precorsi. Quindi in quel caldo pomeriggio di Agosto l’unica persona in grado di far ragionare la giovane attrice suonò il campanello. Sana, dopo una serie infinita di lamenti e mugugni, si alzò e andò ad aprire. 
“Ciao Akito.” disse sbadigliando sonoramente. Il ragazzo la ignorò e le passò accanto, cercando di non perdere la calma di fronte alla ragazza: era praticamente nuda. Indossava una gigantesca T-shirt con la faccia di un panda e dei minuscoli pantaloncini rosa.

Se così si possono definire, pensò Akito. 

Non che fosse una novità per il ragazzo trovarsi in questo genere di situazioni: qualche settimana prima lui e i loro amici di una vita, quali Tsuyoshi, Aya e Fuka erano partiti per trascorrere una giornata al mare; vedere Sana con un bikini verde smeraldo aveva fatto infiammare Akito così tanto da costringerlo a tuffarsi in mare subito dopo il pranzo dato che la giovane attrice gli aveva gentilmente chiesto di spalmarle la crema solare sulla schiena con quel suo guardo languido che gli faceva girare la testa. Al pensiero di quel ricordo, il giovane Hayama iniziò a sudare.
“Kurata perché sei in pigiama? Non te l’ha mai detto nessuno che ci si veste in maniera appropriata per ricevere ospiti?” disse lui, inarcando il sopracciglio. 
“Tu un ospite? Ma non farmi ridere! Sei più a casa mia che altro!” sbuffò Sana, aggrottando la fronte in modo minaccioso, o almeno provandoci. Akito si limitò a guardarla male, mentre tutto quello che voleva era baciare quel viso imbronciato. Ogni volta che discutevano lui si ritrovava a pensare come zittire quella “oca starnazzante” a forza di baci rubati e metà delle volte lo aveva fatto, fregandosene delle urla che susseguivano da quegli scontri fisici. 
“Pensa alle cose serie ora, Kurata. Da dove hai cominciato a studiare?”
“In realtà.. ho deciso che oggi fa troppo caldo per provare a mettermi sui libri..” rispose lei, stringendo le spalle.
“Quindi mi avresti fatto saltare gli allenamenti per niente! Tu ora ti metti a studiare e io me ne vado in piscina!”
“No Hayama, ti prego! Sai che da sola non riuscirò a studiare nulla! Io non ci capisco niente di questa roba! Per favore.. dammi una mano.. almeno un’oretta..”  lo supplicò aggrappandosi al suo braccio, la voce che si faceva sempre più flebile e lamentosa. Sana iniziò a sbattere le ciglia in modo ingenuo, cercando di sembrargli più dolce possibile e il risultato fu chiaro: Akito non riusciva a dire di no a quella bambina viziata. Si misero a studiare in salotto e iniziarono a sottolineare e riassumere decine e decine di articoli del Codice Civile: dopo tre intense ore nelle quali la testa di Sana aveva iniziato a fumare e la pazienza di Akito era arrivata al suo limite massimo, i due giovani si concessero una pausa.
“Vado a prendere dell’acqua, tu vuoi qualcosa da bere?”
“Quello che prendi tu andrà bene.” La ragazza annuì e si diresse verso la cucina, lasciando Akito annegare nella sua scia di profumo, l’odore dell’ammorbidente che usava la signora Shimura; quando ritornò, stringendo una caraffa d’acqua fresca tra le mani, Sana si perse a guardare il profilo del ragazzo illuminato dai caldi raggi del sole mentre appuntava alcune annotazioni su un foglio. Le capitava molto spesso ormai di stare a fissarlo dei minuti senza nemmeno accorgersene, come le era successo quel giorno al mare durante il quale l’aveva visto addormentarsi sotto l’ombrellone con quell’espressione da bambino imbronciato che le aveva sciolto il cuore; e mentre la ragazza si lasciava invadere da quella sensazione di tranquillità che solo Akito le dava, inciampò sui suoi stessi piedi e si versò metà della caraffa d’acqua addosso. Hayama si girò di colpo e vedendo la maglietta bianca di Sana fradicia e i suoi seni che si svelavano poco a poco, capì che doveva andarsene immediatamente o la situazione sarebbe degenerata.
“Kurata come al solito non sei in grado di fare due cose contemporaneamente.” disse lui, prendendola in giro.
“Non è vero! Sono inciampata in qualcosa! Non è colpa mia!”
“Sei inciampata su te stessa!” rise Akito. Era totalmente bloccato dalla scena che gli si parava di fronte: tutto il corpo esile della giovane attrice gli si stava lentamente rivelando, dall’incavo del collo all’ombelico fino alle gambe lunghe e affusolate e Hayama notò che la sua amica non indossava il reggiseno quel giorno. E mentre lui se ne stava lì imbambolato, Sana gli si avvicinò e gli rovesciò in testa l’acqua rimasta nella caraffa e corse a nascondersi in giardino; Akito la inseguì ma quando uscì dalla porta che dava sul grande giardino in stile inglese, fu inondato da un getto d’acqua fredda. 
“Kurata smettila o sarò costretto a usare le mie mosse di karatè!”
“Ma quali mosse di karatè! Lo sanno tutti che non sei in grado di difenderti!”
A quella provocazione Akito saettò verso Sana e s’impossessò del tubo di gomma con il quale l’aveva inzuppato; iniziò a rincorrerla per tutto il giardino e ormai l’idea di mettersi sui libri era morta e sepolta.
Passarono i secondi, i minuti, le ore ma per i due giovani che giocavano nell’erba il tempo non esisteva: erano solo loro al mondo. Invincibili, bruciavano con la stessa intensità delle comete senza spegnersi mai, ma capitava solamente se erano insieme, se le loro vite si incrociavano anche per pochi istanti.
Sana gli rivolse un sorriso di pura felicità e Akito ne rimase fulminato: si bloccò improvvisamente e abbassando il tubo di gomma, realizzò che la cotta per la sua amica era svanita. Al posto di quella cotta infantile e cruda, c’era qualcosa di diverso. Poteva essere amore? Che forma ha l’amore? Come lo si riconosce? Non è un’emozione che ti si presenta davanti in modo gentile e garbato ma è irrazionale, qualcosa da urlare a squarciagola, qualcosa di spaventoso. Quello che sembra sbranarti il cuore, ma non importa, non riesci a far altro se non sentirlo, provarlo sulla tua pelle.

“Hayama?” la voce di Sana lo riportò alla realtà. “Cosa succede?” 
La giovane si avvicinò con cautela, vedendo il suo migliore amico farsi tremendamente serio. Non capiva che gli fosse preso così all’improvviso. 
“Dai Akito, dimmi che hai.” Il ragazzo alzò subito lo sguardo da terra, dove era caduto in preda alla paura di essere scoperto e deriso per ciò che stava provando in quegli attimi e i suoi occhi ambrati finirono dentro quelli nocciola di Sana, lasciandola scivolare nella loro bellezza. Lei capì che c’era qualcosa di diverso, una sorta di nuova convinzione, un nuovo obiettivo da raggiungere ma non capiva a cosa fosse diretto. Era lo stesso sguardo intenso che aveva avuto la mattina che l’aveva accompagnato all’incontro di karatè per ottenere la cintura nera. Si sentiva così fiera di lui, quando era uscito dalla sala stringendo quel pezzo di stoffa per cui aveva sempre lavorato duramente. Era stato bello poterlo sostenere e sentirsi importante per lui.
Sana gli si avvicinò ancora e cercando di essere il più veloce e furtiva possibile, provò a riprendersi il tubo di gomma ma senza risultati: scivolò addosso ad Akito e caddero entrambi sull’erba.
“Kurata maledizione! Un orso sarebbe più aggraziato di te!”
“Ma per favore! Sono leggera e leggiadra come una piuma!”
“E io sono Buddha!”
Quando si rialzarono da terra si accorsero che il sole stava tramontando, lasciando un cielo lilla e alcune piccole stelle a illuminare la città, come piccole lucciole sul manto nero della notte estiva. 
“Sana, credo di dover andare..” disse Akito, entrando in casa e iniziando a riordinare gli appunti.
“Ti accompagno alla porta!” rispose sorridente la ragazza, facendogli strada verso l’ingresso.
“Domani verrai a darmi una mano?”
“Kurata, sei una causa persa. Verrò solo se brucerai quella terribile t-shirt con il panda.”
“Puoi sognartelo! Adoro questa maglietta! Anzi, la metterò tutte le volte che verrai qui!”
“Allora non ti aiuterò con l’esame.” 
Sana iniziò a sbuffare contrariata. 
Akito le si avvicinò. 
“Se non vuoi che usi le maniere forti ti conviene darmi retta, Kurata.” disse con un sorriso beffardo. La distanza tra i loro corpi era svanita e le loro labbra erano separate ormai da pochi centimetri. Akito poteva sentire il respiro di Sana sulla sua pelle e una sensazione di pura elettricità li avvolgeva come la coperta più calda. 
“Provaci.” disse la ragazza con un sussurro e uno sguardo di sfida.
Fu come se una scossa avesse elettrificato il corpo del ragazzo. 
Hayama si avventò sulle labbra della giovane, baciandole, mordendole quasi, cercando più contatto possibile. Sana venne travolta da quella passione così intensa da farla tremare; si aggrappò alle spalle di Akito mentre lui la cingeva completamente con le sue braccia. C’era qualcosa di totalmente diverso in quel bacio: entrambi sentirono che era la cosa giusta da fare in quel preciso istante.    
Perché non mi sono scansata? Perché ho lasciato che mi coinvolgesse così? Perché non riesco a fermarlo, a fermarmi? 
Si staccarono senza fiato. Hayama stava già immaginando le urla della giovane, che però non arrivarono mai. Lei lo fissava, confusa, imbarazzata ma completamente in silenzio; non sapeva se reagire o lasciarsi trasportare dal cuore che in quel preciso istante le consigliava di trascinare Akito in casa e porre fine alla loro amicizia in modi poco adatti a una ragazza fine e raffinata come lei. Arrossì al pensiero di passare la notte con il suo migliore amico, non perché fosse una cosa sbagliata o brutta ma semplicemente perché quando si trattava di Akito Hayama, Sana si comportava come se avesse ancora undici anni. Di tutt’altro parere era il cervello pensante della giovane, che aveva ripreso lucidità dopo quel gesto avventato, e le suggeriva di salutare il suo amico, dimenticare ciò che era successo e concentrarsi sugli studi.
No, dimenticare era fuori questione. Come avrebbe potuto? Ancora tremava per quell’attimo di brivido che le aveva pervaso tutto il corpo. Mettersi a studiare? Non ci sarebbe riuscita nemmeno se avesse voluto. Ma non poteva neanche fare sesso con Hayama. In quel momento, il ragazzo biascicò un lieve ciao e fece per andarsene, ma la mano di Sana appoggiata sulla sua spalla lo bloccò. Akito si girò e si trovò le labbra della giovane appoggiate alle sue, lasciandogli un vago sapore di miele, dovuto al burro di cacao che la ragazza usava sempre.
“Ciao Akito.” gli sussurrò mentre si staccava da quel contatto così dolce. Gli sorrise appena e entrò in casa. 
Il ragazzo, ancora sconvolto dall’intraprendenza dell’attrice, s’incamminò verso casa.
Non riuscirò mai a capirla, sarà sempre un mistero per me**, pensò prendendo a calci un sassolino e immergendosi in quella sera d’Agosto. 

 

**dall’episodio 63 dell’anime


 

 
  
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