Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: CaskettCoffee    27/04/2020    3 recensioni
L’idea è quella di raccontare Lily, Jake e Reece. Li abbiamo solo intravisti, bambini, in uno scorcio del futuro di Castle e Beckett. Il mio vuole essere un tentativo di tratteggiare uno scorcio del loro di futuro, da adulti, cominciando dalla storia di un'estate. E lasciando intravedere (ovviamente) anche la loro mamma e il loro papà.
Genere: Dark, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO OTTAVO

James Fleming continuava a sbadigliare sulle sue carte, invece di concentrarsi sulle -tante- cose che doveva ancora fare.
 
Ma la notte precedente non era riuscito a dormire. Ed era una settimana che continuava a dormire, male. Nel buio della sua stanza, notte dopo notte, i suoi pensieri avevano continuato a tornare a Lily Castle, e persino ora pensava a lei, quando invece lavorare era sempre stata l’unica cosa in grado di distrarlo. Se la rivide davanti agli occhi come l’aveva vista ieri sera, mentre rientrava verso la casa dopo la loro discussione.
 
Bellissima, lo era sempre stata. James aveva realizzato quello stesso pensiero per la prima volta molti anni prima, quando erano ragazzini, e precisamente quando gli era apparsa davanti, quindicenne, in un vestito azzurro.
 
Era dal settembre precedente che non si vedevano di persona, e posando gli occhi su di lei al diciassettenne James venne spontaneo pensare che non poteva essere la stessa ragazzina che aveva salutato a settembre, perché lui non aveva mai visto nulla di più bello di quella ragazza che aveva di fronte. Poi, quando lei lo aveva guardato, era rimasto di colpo senza fiato.

Gli era familiare la carnagione ambrata, che portava già qualche traccia dell'abbronzatura estiva, così come riconosceva i capelli scuri che le cadevano sulle spalle. Ricordava quel bel viso, gli zigomi alti, il naso sottile e diritto, la fossetta sul mento, le labbra color ciliegia. Tutto gli era familiare, eppure in quel momento gli appariva completamente diverso.

Poi lei aveva alzato lo sguardo verso di lui, con le sue lunghe e folte ciglia scure, che le incorniciavano gli occhi suoi quasi più scuri scuri, contribuendo a un'immagine d'insieme esotica quanto seducente. 
 
Lily però gli aveva strizzato l’occhiolino, scanzonata, e gli era bastato quello a ritrovare in lei la ragazzina con cui aveva combinato un sacco di guai solo un anno prima. Poteva essere cambiata – e lo era, molto- ma lo sguardo era sempre quello della sua Lily.
 
Quel ricordo di tanti anni prima portò quasi un sorriso sulle labbra di James, ma gli bastò tornare a ripensare alla sera prima, e subito quell'accenno di sorriso scomparve. Anche la notte precedente Lily gli era sembrata più bella che mai. Possibile che avesse dimenticato quanto lo fosse?
 
Naturalmente non era stato il solo uomo ad averla notata.
 
Aveva visto quel Josh scherzare con lei - era già la seconda volta- toccarle in modo fintamente casuale il braccio, stringerla in maniera eccessivamente affettuosa mentre ballavano. Aveva tutta l’aria di aver perso la testa per lei...
 
E come biasimarlo? Lily era splendida, e seducente... e consapevole di esserlo. Lo aveva cominciato a capire quando tutti i ragazzini avevano iniziato a ronzarle intorno, intorno ai suoi quindici anni. Lui l'aveva guardata sin da allora incantare tutti i loro amici, farli pendere dalle sua labbra.

E, per quanto da fuori quel ragazzino era sempre parso immune al suo fascino - e James stesso si era sempre detto che non si sarebbe certo fatto incantare da quel bel faccino, lui sapeva che caratteraccio si nascondeva dietro quelle ciglia lunghe -  la verità era che anche lui, a modo suo, pendeva dalle sue labbra.
 
C'era sempre stato fra loro un legame molto particolare. Sapeva quanto Lily fosse gentile e incredibilmente leale... Certo, non si poteva certo trascurare il fatto che i suoi genitori l'avessero viziata, che la sua fosse una vita privilegiata, e che un destino generoso le avesse fatto dono di un'eccezionale bellezza. Lily era consapevole di tutto ciò, ma per il tempo della loro infanzia a lui tutto questo non gli era mai importato.
 
Quello che gli era importato, invece, era che lei era l'unica a saperlo capire alla perfezione, tanto che a volte James aveva l'impressione che conoscesse i suoi pensieri anche quando lui li taceva. E quante volte era capitato a lui di indovinare i pensieri di Lily senza che lei dovesse esprimerli con le parole?
 
Per i primi anni la loro amicizia era stata un legame puro, pulito, sincero.

Poi lui era stato travolto dall’adolescenza, dalla tempesta ormonale, e aveva scoperto le donne. A essere precisi, aveva scoperto il sesso, e tutte le sue convinzioni su amicizia, affinità, capirsi al volo, erano finite sepolte chissà dove. Tutto si era complicato, perché per quanto lo negasse, per quanto volesse convincersi che Lily era una cosa, e le ragazze erano un’altra cosa, provava per lei una vaga eppure innegabile attrazione.

In tre anni, quella vaga attrazione nei confronti di Lily aveva smesso di essere vaga, ed era diventata impossibile da ignorare. Fino al giorno in cui non fu più in grado di controllarsi. 

Quel giorno pioveva. Lui aveva intenzione di uscire con la barca per qualche ora, e aveva invitato Lily ad accompagnarlo, ma un acquazzone estivo lo aveva sorpreso prima ancora che potesse levare le cime, ed ora era bloccato nella barca al porto.
 
Credeva di essere solo - Lily doveva aver visto la pioggia e non essere uscita per niente da casa- e stava i cuscini del divano per potersi almeno stendere e rilassarsi, quando un rumore lo distrasse, e all’altro capo della piccola cambusa, apparve lei.
 
La guardò e sul suo viso apparve un sorriso un po’ ironico: “Non sei esattamente puntuale.”
 
“Lo so, ma ero in bici quando è cominciato a piovere, e ho dovuto rallentare perché non vedevo nulla” ammise Lily. “Pensavo che i tuoi non ti avessero fatta uscire, per via della pioggia.” “Quando sono uscita di casa era solo nuvoloso, e comunque mamma e papà sono a New York, e mia nonna mi ha lasciato uscire senza nessun problema”
 
Lui la guardava come se si aspettasse che lei gli desse qualcosa. “Che cosa vuoi?” lei gli chiese. “Il tuo giacchetto, è zuppo.” Slacciandosi la giacca, lei gliela porse insieme allo zainetto che aveva sulla spalle, e lui le portò in un angolo, appendendole a un gancio nel muro. “Cerco qualcosa in cucina, per scaldarti, tu prendi pure nel bagno tutti gli asciugamani che vuoi dall'armadietto” le disse, e si avvicinò alla cucina alla ricerca di qualcosa che potesse andar bene, mentre Lily recuperava gli asciugamani.
 
“Sfortunatamente – le annunciò qualche minuto dopo James, rientrando dalla cucina- sembra che nella barca di mio zio non ci sia nulla che sia bevibile prima delle dieci di sera. O anche prima dei 18 anni, a dire la verità. Ma almeno la cosa buona della collezione di alcolici di mio zio, è che a modo suo, scalda” e così dicendo le porse una coppa colma di champagne.

“Champagne francese, alle quattro di pomeriggio. Vizioso” ammiccò Lily prendendo il calice che lui le porgeva.  “E illegale per te. Spero non vorrai dirlo a tua madre. O peggio” lui le disse rabbrividendo. “A chi potrei dirlo peggio di mia madre ex capitano della polizia di New York?” “Beh, potresti dirlo a tuo padre”.
 
A Lily venne da sorridere, e bevve d’un fiato la coppa. Le capitava occasionalmente di bere qualche sorso di champagne, durante i brindisi alle feste, ma non le era permesso bere. Tuttavia, nutriva una certa predilezione per le cose che non le erano permesse, così era capitato ogni tanto di bere con gli amici qualche sorso di birra, che la faceva sentire così grande. E così si sentiva in quel momento, con James che le porgeva quella coppa di champagne come se fossero due compagni di bevute. 

I suoi capelli, raccolti in una comoda coda, erano zuppi. Lei si tolse i due fermagli che li trattenevano ai lati, scuotendo la testa. Ignara della seduzione del suo gesto su di lui, alzò le mani, pettinandoli con le dita e sollevandoli. “Siediti sul divano e copriti con il plaid, o ti verrà un raffreddore” la riprese lui. Lui si sedette nell’angolo più lontano possibile da lei, e invece di farle compagnia con lo champagne, decise che quella era l’occasione di bersi finalmente un po’ di whiskey irlandese, che nessuno gli faceva toccare ma che aveva visto assaporare da suo zio talmente tante volte. Lo buttò giù tutto di un colpo - era così che si doveva bere, d'un fiato- guardandola mentre rannicchiava le gambe per riscaldarsi.
 
Fuori il temporale continuava sempre più forte, e per la successiva ora trascorsero il loro tempo sul divano a chiacchierare, e sorseggiare un po’ impudentemente. Un’ora e mezza dopo, erano mezzi ubriachi, e ridacchiavano senza grande ritegno parlando di un amico di James - venuto a trovarlo dall’Inghilterra per trascorrere alcuni giorni con lui- che Lily aveva appena definito “un vero idiota”, pentendosene. 
 
“Un vero idiota, dunque” la rimbeccò lui. “Non avrei dovuto dirlo così liberamente” disse lei mortificata. “Lui è un tuo amico, e io l’ho visto solo ieri sera. Penserai che sono un’insolente.”
 
Lei aveva abbassato gli occhi. A lui sembrò talmente sbagliato non poterla guardare dritta in viso. Le sollevò il mento con la mano. “Io penso che tu sia” disse lui piano “straordinaria.”
 
La roca sincerità nella sua voce profonda le tolse il fiato. Aprì la bocca, cercando disperatamente qualche risposta allegra che riportasse il facile cameratismo di prima, ma invece di parlare riuscì soltanto a tirare un profondo e tremulo respiro. “Ma tu lo sai già, vero?” continuò lui, “Lo sai da quanto, un anno?”
 
Questa non era la solita schermaglia a cui era abituata con lui, e Lily ne fu terrorizzata. Ritraendosi impercettibilmente contro il bracciolo del divano, si disse che esagerava quelli che in fondo non erano che complimenti. “Credo,” riuscì a dire lei con una risata leggera che stentava a uscirle di gola, “che tu ci trovi straordinarie in molte” “E perché dici questo?”
 
Lily alzò le spalle. “Ieri sera a cena, per esempio, sembravi trovare alquanto straordinaria quella bellissima ragazza, bionda con gli occhi verdi, che ti era seduta vicino al cinema”. Il cipiglio di lui si trasformò in un sorriso. “Gelosa?”
 
Lily alzò il mento e scosse il capo: “Non più di quanto lo fossitu di Thomas”. Lei ebbe una piccola soddisfazione quando la sua aria divertita svanì. “Non riuscivo a capire come non riuscisse a parlarti senza toccarti. E’ stato tutta la sera a palpeggiarti. A un certo punto volevo schiaffeggiargli la mano. Hai ragione tu, è un vero idiota!”
 
Una risata di stupore le sgorgò prima che la potesse fermare. “Non è vero,” ridacchiò Lily. “Ah, no?” chiese lui piano. Non per la prima volta, Lily trovò impossibile capirlo. Ed era strano, perché loro si erano sempre capiti.
 
Improvvisamente la presenza di James le parve vagamente minacciosa. Scostandosi i capelli dalla fronte, Lily guardò fuori della finestra. “Ha smesso di piovere”. Si alzò, e l’improvviso cambio di posizione le fece girare la testa. Troppo champagne. “Devo rientrare prima che siano a casa i miei... “
 
“Lily” disse lui con tono di tenera spavalderia “tu non uscirai da qui così.” “Che cosa?” ansimò lei.
 
La mano di lui si alzò sfiorandole la guancia pallida, poi lisciandole i capelli, fermandosi alla nuca. Con dolcezza spiegò: “Non possiamo più ignorare quello che sta succedendo.”
 
“Devi essere impazzito!” disse lei con voce tremante.

“È quel che penso anch’io,” bisbigliò lui, e chinando la testa le premette le labbra sulla fronte, stringendosela al petto. “Non credevo davvero che sarebbe successo Lily, ma è successo.”

“Oh, per favore,” implorò Lily disorientata, “che ti è preso James? Io non capisco cosa vuoi da me, mi gira la testa, non capisco più niente, non so che cosa vuoi.”
 
“Voglio te.” Le prese il mento tra due dita, e lo alzò, obbligandola a incontrare il suo sguardo fermo, mentre aggiungeva quietamente: “E tu vuoi me.”
 
Lily cominciò a tremare in tutto il corpo mentre le labbra di lui si avvicinavano alle sue, e cercò col ragionamento di ritardare ciò che in cuore sapeva inevitabile. “Non posso, non puoi tu!” “Sì, che posso,” bisbigliò lui, mentre le sue labbra le tracciavano una linea dalla guancia all’orecchio, per poi tracciare una scia di baci lungo il collo e la spalla di lei. “Non avere paura di me”
 
Rassicurata dalle sue parole e dal suo tono, Lily si aggrappò a lui, e voltò la testa per abbandonarsi a quel bacio. Che lei gli offrisse la bocca così strappò a James quasi una risata, e le labbra afferrarono quelle di lei.   
 
Improvvisamente, senza che neanche lui sapesse bene quel che stava facendo, la stava stendendo sul divano, mentre si chinava su di lei.
 
Quando dopo alcuni minuti lui staccò la bocca da quella di lei, respiravano tutt’e due con affanno. Sentendosi quasi sfinita, Lily sollevo le palpebre pesanti per guardarlo. Sdraiato al suo fianco sul divano, lui era chinato su di lei, col viso arrossato dalla passione. Alzando una mano, James le scostò teneramente una ciocca di capelli dalla guancia, e cercò di sorridere, ma aveva il respiro affannoso come lei. Lily spostò lo sguardo sulla bocca di lui, che qualche secondo prima era sulla sua, e lo vide trarre un respiro incerto. “Non guardarmi la bocca” l’avvertì lui, roco, “se non vuoi che ricominci.”
 
Ma lei non era certo intenzionata a rendergli le cose facili. Quando mai qualcosa con lei era stato facile?   
 
James trasse un profondo respiro, e cedette nuovamente alla tentazione, e questa volta fu Lily a toccargli le labbra con la lingua. Lui la conosceva bene: sapeva che aveva baciato un paio ragazzi nei suoi sedici anni, perché Lily era una seduttrice per natura, ammaliava chiunque e le piaceva anche. Ma lei gli aveva anche raccontato di quei baci, impacciati e casti. Eppure Lily aveva un istinto naturale che la portava ad agire sapendo sempre quel che faceva, e l’istinto le stava dicendo che quello che faceva era giusto.
 
E come poteva lui resisterle? Non era mai stato in grado. Figurarsi dopo tre bicchieri di whiskey e con quei vestiti bagnati che le aderivano addosso in un modo… Cominciò a baciarla con passione sfrenata, la mano lungo il suo fianco fino al seno, accarezzandola tutta, spogliandola di quella canotta troppo accollata e di quei pantaloni leggeri troppo lunghi. Non aveva più il controllo di se stesso. Per quanto l’aveva desiderata? Non gli sembrava vero di poter poggiare le mani sulle sue gambe, che il corpo di lei fosse sotto il suo.
 
Improvvisamente lei lo strattonò, e lo spinse facendolo cadere dal divano.
 
I sensi di lui, offuscati, cominciarono a ritornare alla realtà, prima lentamente, poi di botto. La passione, l’oblio del whiskey, cedette il passo alla paura, e poi a un angosciante sensazione di vergogna, quando si rese conto di averle strappato di dosso la canottiera e di averla spogliata dei suoi pantaloni. Si rese conto che erano già un paio di minuti che lei si stava divincolando fra le sue braccia, cercando di sfuggire alla sua incontrollata brama di toccarla e baciarla ovunque.
 
E la verità di quello che aveva appena combinato gli apparse di fronte grossa come un macigno. Lily aveva sedici anni, e quello era il suo primo vero bacio. Lui l’aveva fatta bere fino a sbronzarsi, l’aveva buttata su un divano e le aveva strappato i vestiti di dosso fino a che lei non aveva dovuto scalciarlo via da dosso.
 
“Mi dispiace” le sussurrò con voce strozzata dal disgusto di sé.
 
Voltandole le spalle, si allontanò verso l’attaccapanni e afferrò la giacca appesa. Lei si mosse così piano che lui non seppe di averla vicino finché lei non le mise le mani sulle spalle di lui, rigide. “Non essere arrabbiato con me” lei sussurrò.
 
Tutta la confusione e l’angoscia di James esplosero in uno scoppio di furia diretta a se stesso, ma che strillò contro di lei. “Arrabbiato con te!” gridò. “Tu sei una ragazzina che non sa quello che fa, io invece avrei dovuto saperlo, cosa mi è venuto in mente... “ “Non è successo nulla” la interruppe lei con voce controllata e tesa, “ti sei fermato quando te l’ho chiesto. Va tutto bene.”    
 
James le passò la giacca e si allontanò, temendo la propria debolezza. “Mi dispiace per quello che ti ho fatto. Non avrei dovuto approfittare di te. L’alcol mi ha stordito.” Si voltò e si diresse alla porta.
 
 “Lo so” replicò Lily con dolcezza. James afferrò la maniglia e spalancò la porta. “E’ meglio se torni a casa ora. Fai un bagno caldo per scaldarti, e dimenticati tutto.”    
 
“Non mi accompagni?” chiese lei, troppo agitata per domandargli cosa intendesse per dimenticati tutto, troppo spaventata domandarsi il perché di quel senso di vuoto all’idea che lui volesse cancellare quel momento. “E' meglio che vai da sola” la respinse lui, “spero potrai dimenticare tutto questo e perdonarmi.” 
 
In quel momento, vedendola allontanarsi da lui sulla banchina, James pensò che aveva commesso un grande passo falso. Che avrebbe dovuto avere cura di lei, che aveva promesso da ragazzino di avere cura di lei, sempre. Era giusto riflettere e capire cosa provasse per lei, era giusto anche desiderarla. Ma non era giusto imporsi a lei così. Sperò di poter rimediare, di farsi perdonare.
 
Rinnovò a se stesso la promessa di proteggere Lily, e di avere cura di lei, tutta, e del suo cuore.

Ignaro che quella promessa sarebbe stata infranta tragicamente, entro poche settimane. Che entro l’estate avrebbe avuto cose ben più gravi per cui sentirsi in colpa. Ignaro che la sua vita, e quella di Lily, stavano per cambiare, per sempre.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: CaskettCoffee