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Autore: deprofundis    27/04/2020    0 recensioni
Karlheinz non era altro che un manipolatore, i suoi giochini erano spregevoli e le sue previsioni erano sempre giuste. Quando una minaccia incombe su di lui, lo scudo a cui aveva dato vita trecento anni prima si risveglia, portando a grandi cambi di programma.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16 FEBBRAIO 1750

Cara figliola,

mi è giunta voce che hai cominciato a ricamare, dall'ultima volta che ci siamo visti. Pensi di poter confezionare una sciarpa anche per il tuo vecchio padre?

I tuoi fratelli mi stanno dando del filo da torcere e quelle donne non sembrano capire come comportarsi. Spero di poterteli presentare presto sono sicuro che avresti molto da insegnar loro.

Cordelia ti manda i suoi più cari saluti e, come me, chiede se è cambiato qualcosa nella postura. Quando il nonno avrà finito di insegnanti i suoi trucchetti, sarei felice di mostrarti una cosa, che sono sicuro ti piacerà.

Spero con ansia di ricevere una tua lettera, mon trésor.

Con amore, Karl, tuo padre.

 

 

L'inchiostro nero le macchiava le mani, e un sorriso flebile le si formò sulle labbra pallide. Il fiocco che teneva i capelli viola in una coda alta era allentato e qualche ciocca le solleticava la nuca. Gli occhi serpentini controllarono in modo meticoloso che in quella carta giallognola non ci fossero macchie e, alla conferma che la carta era rimasta intoccata, lasciò andare un sospiro soddisfatto.

 

“Velia?”

 

Alzò lo sguardo, e il viso severo di Burai, suo nonno, la incrociò. Burai, il re dei demoni, aveva deciso di nascondersi poco dopo la nascita della figlia, Cordelia, e ci era riuscito per molto, molto tempo...dopo la morte di Menae, aveva fatto voto di non immischiarsi mai più in affari loschi con Karlheinz, ma a quanto pareva, era impossibile, una volta mischiato il suo puro sangue di demone con quello di Primo Sangue di Menae. Quando gli era stata affidata Velia, ancora in fasce, le domande erano tante.

E con il passare degli anni, non fecero che raddoppiare. La bambina cominciava ad assomigliare sempre di più a sua madre. Aveva lo stesso sguardo privo di compassione, gli occhi tentatori e maligni, ma aveva un difetto...era nata con una malformazione nelle ossa della gamba destra, e zoppicava. Fu lì che la prima domanda ebbe risposta. Era 'imperfetta', e per quel motivo non poteva tenerla con gli altri fratelli, perché l'avrebbero spezzata. Assomigliava troppo a quella donna e l'avrebbero odiata.

 

“C'è qualcosa che non va, nobile Burai?” piegò il viso a lato, e il fiocco si sciolse definitivamente, lasciando la chioma porporea ricaderle sulla spalla. La curiosità sembrava guidare la sua voce, e sin alzò con un sorriso enigmatico, afferrando la lettera che giaceva sulla scrivania.

“Devo spedire questa lettera di risposta a mio padre, le spiace accompagnarmi?”

 

C'erano tante cose che Burai non capiva, ma la prima fra tutte era come mai quelle lettere, spesso neanche così frequenti, le dessero comunque più felicità del dovuto. Non li chiamava nemmeno 'mamma' o 'papà'.

“Non è rispettoso, se sono qui, vuol dire che, fino al momento giusto, non devo svelarmi come loro figlia”

Karl era solito mandare lettere costanti e sparire per mesi, se tutto era nella norma. E se non lo era, non le mandava lettere, ma fiori e chincaglierie varie.

La boscaglia Francese era un luogo perfetto per restare nell'ombra e, con poco, riuscì a notare che a Velia non dispiaceva rimanere celata nell'ombra..

 

20 FEBBRAIO 1750

Caro Padre,

sì, ho cominciato a ricamare, tuttavia è un po' complicato farlo senza qualcuno che mi aiuti. Sarò felice di confezionare una sciarpa appositamente per voi. La mia postura non è cambiata molto, ma il nobile Burai mi ha regalato un bastone da passeggio e mi sta aiutando molto, mi ha anche insegnato a maneggiare la spada. Dite alla nobile Cordelia di non preoccuparsi e che la ringrazio per la preoccupazione. Quando verrà il momento, mi occuperò io di educare i miei fratelli al rispetto. Abbiamo cominciato a coltivare frutti di bosco e, semmai dovessi venire qui, potremmo fare quella cheesecake di cui parlavamo tanto. Non ho molto altro da aggiungere, se non che sono molto felice di avere ricevuto questa lettera. Spero ci rivedremo presto.

Velia.

 

 

Non era così raro che Karlheinz visitasse Burai, doveva avere pieno controllo della situazione, sempre, e conoscere bene Velia era particolarmente importante poiché il piano funzionasse.

“I gemelli si avvicinano sempre di più al punto di rottura.” Portò la tazza di ceramica cinese alle labbra, sottili. Per un attimo Burai sperò che il tè gli bruciò la lingua, così da non dover ricevere una risposta.

“Che cosa intendi fare con Velia?” sentiva di essere come fra due fuochi, perchè nonostante quella ragazza gli ricordasse lo spregevole essere a cui aveva dato vita Menae, l'aveva praticamente tirata su lui, crescendola secondo i sani principi del Regno dei Demoni e capire che non ci sarebbe più stato bisogno della sua supervisione lo fece trasalire. Karl lo guardò con un sorriso nascente, leccandosi le labbra. Gli occhi d'ambra scintillarono, e Burai ebbe la strana sensazione che lo stesse prendendo in giro.

 

“La porterò con me, naturalmente, e la costringerò ad un sonno profondo, finché Cordelia è ancora viva la sua presenza verrà coperta, ma una volta morta, potrebbe essere sospetto sentire una presenza affine. La risveglierò quando sarò sicuro che il pericolo sarà passato” la superbia sembrava come straripare dalle sue parole, e questo diede molto di cui pensare a Burai.

“O quando ti farà più comodo.”

Ricevette solo un sorriso di scherno, stavolta.

 

La seconda visita non tardò ad arrivare, e Burai capì che quella sarebbe stata l'ultima occasione per dire addio a Velia.

Erano appena le sette di sera, e la sua presenza non l'aveva mai disturbato così tanto. Era una sensazione di viscerale scombussolamento, e lo faceva sentire impotente.
Ma lei non sembrava neanche accorgersene e semplicemente gli rimaneva seduta accanto, mentre ammiravano la vista mozzafiato su cui si affacciava la balconata.

“Nobile Burai, sentirete la mia mancanza?” la domanda lo colse di sorpresa, senza dubbio. Lo fissò con aspettativa, uno scintillio di malinconia nello sguardo. In fondo a sé, era sicuro che anche lei fosse consapevole di quanto il suo ruolo era semplicemente quello di una pedina. Non aveva potere su se stessa e le sue scelte, era stato tutto dettato dal principio.

Le arruffò i capelli, e non poté fare altro che farsi scappare una risata.

“Ascoltami bene, Velia. Per tuo padre tu sarai solamente un asso nella manica, ma ricordati che hai il potenziale si piegare il mondo con le tue sole mani. Se ti servirà il Caos, allora ricordati di me, e io ti darò tutto il potere che ti serve.” le afferrò entrambe le fredde e piccole mani, stringendole con forza nelle sue. In quel momento vide nei suoi occhi un'intensità potente tanto quanto quella di un cavaliere dell'apocalisse, e quando lo fissò con decisione, annuendo, Burai ebbe la conferma che quella sarebbe stata una bella gatta da pelare per Karl e i suoi figli, proprio come meritavano.

A mezzanotte, dovette con amarezza dire addio a quella piccola creatura zoppicante, destinata ad un oblio grande e indefinito.

 

 

Pioggia, fuoco e sangue macchiavano la sua visuale. Il cappuccio nero le impediva di vedere oltre, ma era sicura di sapere cosa stava succedendo. Dopo essere stata assalita dai suoi figli, Cordelia era finalmente caduta per i suoi peccati, e stava bruciando fra le fiamme della sua violenta lussuria.
Ritcher, accanto a lei, teneva il cuore pulsante fra le mani, e con un cenno le intimò di correre nel luogo prestabilito.


Il manto di velluto nero cadde rovinosamente a terra, rivelando solo a quel punto la camicia da notte di seta bianca che le abbracciava la figura.
Si avvicinò alla bara bianca con riluttanza.
“Fallo, Velia, e ti terrò costudita qui come meriti, figlia mia” la voce solenne di Karl le risuonò nella mente, facendola barcollare in avanti.
Non poté fare altro che obbedire a quell'ordine, per poi essere risucchiata dall'oscurità di quella notte di morte.

   
 
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