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Autore: Akame28    27/04/2020    1 recensioni
Sette storie diverse per sette coppie diverse, scritte per la Haikyuu Rarepair Week e la Haikyuu Week.
Ci sarà Tobio alle prese con il suo primo amore, Sugawara con un viaggiatore del tempo, Hinata con un suo senpai e un Tooru fin troppo sicuro di sé con un Iwaizumi fin troppo protettivo, per non dire di più.
Nota di servizio: solo le prime tre one-shot fanno parte della Haikyuu Rarepair Week, le altre sono quelle più comuni (Kagehina, per fare un esempio).
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1: Coffee Shop AU
Coppia: Iwaizumi Hajime/ Kageyama Tobio


Tobio è innamorato. Lo ha detto una sua compagna di classe all’amica, che ha una cotta per lui, e in poco tempo la notizia si è diffusa non solo all’interno della sua aula, ma in tutto l’istituto. Il piccolo – ma non ancora – Re, la cui fama e bravura hanno iniziato ad essere notate solo da poco, si è innamorato, e la cosa più interessante di tutta la faccenda è che il nome dell’amata è ancora sconosciuto. “Amata”, sì, perché nessuno avrebbe mai pensato che al centro dei pensieri del giovane alzatore, in realtà, vi è il volto di un altro dei pilastri del club di pallavolo della scuola, di gran lunga più famoso di lui – anche se ciò è dovuto alla mera differenza di un anno. Proprio per questo motivo nessuno si è mai fatto qualche domanda sul perché Kageyama Tobio seguisse il senpai Oikawa Tooru come un pulcino fa con mamma chioccia, attribuendo il fatto ad una semplice e pura ammirazione che un novellino – rispetto allo stesso Oikawa, ovviamente – prova nei confronti del proprio “fratello maggiore”. Tutti, quindi, sanno che Kageyama è innamorato, dal fatto che ha quasi sempre la testa tra le nuvole e ha l’abitudine di arrossire spesso quando la conversazione entra più nel dettaglio riguardo alle sue infatuazioni passate e presenti, ma nessuno ha la minima idea di chi possa essere quella persona. Tranne Iwaizumi Hajime.
Iwaizumi Hajime, anch’egli noto componente della squadra e migliore amico di Oikawa, aveva notato già da un po’ di tempo che Kageyama, in effetti, si comportava in modo piuttosto inusuale da quello che era solito fare, soprattutto in presenza dell’amico. Non che gliene fregasse così tanto, ma il fatto che egli avesse, non sa, iniziato a essere talmente appiccicato ad Oikawa da solleticargli i nervi, in un modo o nell’altro e con frequenza crescente, be’, allora due domande se l’era fatte, e le risposte, dapprima congetture, hanno trovato conferma proprio alcuni giorni prima. La voce gli è giunta alle orecchie per caso, udendo una conversazione di alcuni ragazzini del primo anno, e per poco non si è messo a ridere, nell’essersi reso conto di aver avuto ragione per tutto quel tempo.

Non che lui sia un sadico, anzi, il pensiero di vedere o di mettere in imbarazzo la gente non gli passerebbe nemmeno per l’anticamera del cervello, ma quando si trova di fronte a Kageyama, in compagnia di Oikawa, al bar vicino alla scuola, non riesce a trattenersi dallo stuzzicarlo con un’ innocua domanda, quella che ha il potere di sancire lo svolgersi dei successivi minuti in modo irreparabile. «Kageyama, posso farti una domanda?» si piega un poco in avanti, con la tazza di caffè ancora fumante stretta tra le dita, «C’è una persona che ti piace?». Usa apposta quel “una persona”, per non risultare troppo diretto usando “qualcuno” o troppo ingenuo con il pronome femminile di questo. Kageyama sussulta, ma è bravo a dissimulare la sua preoccupazione interiore agli occhi di Oikawa, e la sua faccia si fa sicura. «Perché tutto d’un tratto? Ti interessa?» rigira la domanda, e il sorriso di Hajime si allarga. «Non fraintendermi, non mi voglio impicciare degli affari tuoi, ma, ecco, il fatto è che girano delle voci su di te e del tuo – presunto – innamoramento. Mi chiedevo se fossero vere, ecco tutto» finisce con una grattata alla testa, spontanea, certo, ma anche per risultare impacciato. Vuole sondare il terreno, nient’altro, e per farlo deve essere molto discreto. Oikawa poggia la tazza sul tavolo, e dal suo viso traspare una crescente curiosità. «Oh, ma quindi il nostro piccolo Kageyama è innamorato…» dice, e si fa avanti con il busto. «Allora, Tobio-chan, di chi si tratta?».
Le rare volte in cui Oikawa chiamava Kageyama per nome sono state, più che altro, per prenderlo in giro con le sue frecciatine che tanto ama tirare a tutti, e il kohai ci si è abituato dopo mesi di conoscenza, rispondendogli sì arrabbiato, ma conscio del fatto che si tratti di uno scherzo. Ora, però, il suo viso ha assunto una colorazione tendente al rosso pomodoro, e Iwaizumi, rendendosi conto di avergli appena sguinzagliato contro la persona più rompiscatole e ficcanaso dell’istituto – e, per giunta, quel “una persona” – sente un sentimento di colpa farsi strada nel petto e intorno alla gola. Tobio-chan balbetta, e le poche sillabe che gli escono dalla bocca sono confuse e senza senso. «E-ecco…» si blocca, nel tentativo – forse – di riordinare i suoi pensieri, e non riesce a tirare su gli occhi per guardare i due compagni di squadra, «in- in realtà… sì».

Hajime non riesce a credere che l’abbia appena detto, in primo luogo perché, se si fosse trovato nei suoi panni col cavolo che lo avrebbe ammesso, e, in secondo, perché lo ha detto proprio alla persona che gli piace. «Oh» fa di nuovo Tooru, ed è certo che voglia sapere di più, da come si avvicina a Kageyama, il quale, al contrario, non sembra intenzionato a continuare. «E come si chiama?» prova a spronarlo, ma Kageyama si raddrizza e dice solo: «Perché dovrei dirtelo?»
Iwaizumi, a dirla tutta, non sa se quel gesto di spavalderia mista ad una punta di stronzaggine sia stato dettato dall’imbarazzo o dalla paura. Però gli è piaciuto. Non sa perché, ma gli è piaciuto.
Oikawa sospira con la testa inclinata verso l’alto, e si fa ricadere sulla sedia del locale con tutto il suo peso, tantoché questa si sbilancia in un modo per nulla rassicurante. «E va bene… non me lo dire, se non vuoi,» dice, incrociando le braccia verso la schiena, «tanto, prima o poi, lo scoprirò». Butta un’occhiata all’orologio appeso all’altro capo della stanza, alla loro destra, e sul suo volto si dipinge un’espressione un poco preoccupata. “È la madre” gli dettano i pensieri all’amico sulla destra, ben conscio di quanto la donna – l’unica in grado di mettere in riga il figlio – sia impaziente quando si tratta del coprifuoco pomeridiano. «Non mi ero accorto fossa così tardi. Devo andare» fa Oikawa, e si affretta ad alzarsi e a recuperare la borsa degli allenamenti assieme alla cartella tutto con un unico movimento. Brevi cenni di saluto, e sparisce fuori dalla porta.
Hajime si gira verso Kageyama con lentezza e imbarazzato. Non ha calcolato quest’evenienza, e si è ritrovato da un momento all’altro senza sapere cosa dire o fare. È anche vero che, tra i due, è da sempre stato Tooru quello con cui Kageyama ha più familiarità, e, caso dei casi, questa è la prima volta che loro due sono insieme senza di lui. Dal canto suo, il kohai ha finito il caffè nella completa discrezione, e ha afferrato la borsa degli allenamenti. «Beh, credo di dover andare anche io…».

Iwaizumi segue i suoi movimenti, e una parte di lui desidera tanto avere la risposta alla sua domanda dalle labbra dell’interessato, vuoi perché vuole fugare i suoi interrogativi una volta per tutte, vuoi perché quella sensazione di colpa si è trasformata in qualcos’altro non ancora ben identificato, ma difficile da liberarsene. Quindi, in breve, all’entrata del bar ci sono Kageyama, che guarda il compagno di squadra con aria interrogativa e scocciata, e lui, uno accanto all’altro. Il primo ci prova, a liberarsi di lui, facendogli notare che lui aveva urgente bisogno di essere a casa di lì a pochi minuti, eppure Hajime non demorde, e gli spiega, con malcelato disinteresse, che, per caso, deve prendere la sua stessa direzione.
Per un po’, i due non dicono nulla. Il sole è alto nel cielo e i suoi raggi illuminano il marciapiede facendolo risplendere – o forse, con il procedere dei giorni verso il solstizio d’estate, questo ha semplicemente iniziato a fondersi in anticipo. La gola è stretta, ma è deciso a rischiare; inspira dal naso, espira dalla bocca e riprende fiato di nuovo. «Non lo vuoi dire nemmeno a me, il nome?» Quella frase risuona alle sue orecchie così egoista che, adesso, teme davvero la reazione di Kageyama, per questo punta lo sguardo sull’asfalto con il cuore che gli batte a mille. Non ha idea di che faccia abbia l’altro, quando pronuncia il suo categorico “no”, sebbene sia sicuro, dal tempo trascorso e il tono della voce, che si sia tinto di nuovo. «Mi dispiace, per oggi, non intendevo causarti problemi con Oikawa, o checchessia. Mi sono chiesto solo se…» e qui fa tanta fatica a pronunciare le parole, «… se lui ti piaccia».

Kageyama si ferma, e Iwaizumi non può fare a meno di guardarlo. La sua è un’espressione indecifrabile, ma un’intensa rabbia prende possesso di lui un attimo dopo. «Come ti viene in mente una cosa del genere?!» sbotta, «Come puoi pensare… » ma si blocca, incapace di proseguire. Hajime, allarmatosi, cerca di sistemare le cose, nonostante dubiti di riuscirci. «No no, credimi, non volevo insinuare nulla né dirti nulla. Se non vuoi dirmelo, fa nulla».
Kageyama pare calmarsi. «Allora, perché ti interessa tanto?» E a questa, non sa dare una risposta. Il motivo, dietro a tutto, non lo sa davvero nemmeno lui. «Forse perché sono un senpai che si preoccupa per il suo kohai e compagno di squadra» azzarda ad alta voce, e gli poggia una mano sulla spalla. Fa un respiro profondo, e le parole gli escono sincere. «Sappi che, per qualsiasi cosa, ci sono sempre».
Kageyama arrossisce ancora, ma quando incontra il suo mezzo sorriso da cui fuoriesce un debole «Grazie» ha un tuffo al cuore. In trance lo sente dire di essere quasi arrivato a casa sua, posta giusto a pochi metri da loro, e il breve cenno del capo è un movimento sfuocato, nella sua mente.
Il suo ultimo pensiero, prima di vederlo scomparire del tutto dalla sua vista, è incentrato unicamente sulla possibilità che, forse, ad essere innamorato di un “qualcuno” non è solo Tobio-chan.
   
 
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