Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko
Ricorda la storia  |      
Autore: Soul Mancini    27/04/2020    5 recensioni
[SPOILER sulla seconda stagone, sconsiglio di leggere a chi non l'ha vista!]
Un piccolo scorcio senza pretese sull'infanzia di Aelita.
Dal testo:
«Aelita non sapeva dove andasse suo padre quando usciva di casa, lui non gliel’aveva mai detto. Sapeva soltanto che lavorava tanto, certe volte anche di notte.
Una sera però gliel’aveva domandato, in tono esitante. “Papà, tu che lavoro fai?”
Lui, col suo solito fare calmo, le aveva pacatamente sorriso mentre le rimboccava le coperte. “Hai presente i lupi cattivi delle favole?”
Lei aveva annuito, senza realmente capire.
“Io combatto contro di loro. Cerco di sconfiggere i cattivi.”»
- TERZA CLASSIFICATA al contest "Kids everywhere!" indetto da Lita_EFP sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aelita, Franz Hopper
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
f
Dove non ci sono i lupi cattivi
 
 
 
 
Zaino in spalla e guance arrossate dal tepore del pomeriggio primaverile, Aelita procedeva con passo leggero tra la vegetazione.
Anche se si imponeva di stare calma, inspirando forte l’aria pregna di polline, i suoi occhi non facevano che schizzare da una parte all’altra e frugare tra le fronde degli alberi; le orecchie si tendevano, captavano ogni fruscio proveniente dal sottobosco, facendole battere forte il cuore.
Era così da mesi, ogni volta che tornava da scuola, usciva di casa o semplicemente volgeva lo sguardo fuori dalla finestra. Temeva che da un momento all’altro sarebbero arrivati i lupi cattivi e l’avrebbero portata via con loro.
Uno scricchiolio più forte degli altri la raggiunse, congelandola in mezzo al sentiero. Il cuore le batteva nelle tempie.
Erano loro? Stavano arrivando?
Senza guardarsi indietro, cominciò a correre a perdifiato, saltando radici e pietre, schivando i rami più bassi e stracolmi di germogli che rischiavano di ferirle il viso.
La casa le apparve in lontananza, un miraggio eppure così vicina, la sua unica ancora di salvezza.
Corse e corse, fino a farsi bruciare i polmoni, mentre le sue orecchie la illudevano di suoni che non esistevano.
Corse finché le sue dita non si aggrapparono disperate alla maniglia della porta d’ingresso
Entrò in casa e sbatté l’uscio con forza, per lasciare i suoi incubi all’esterno; solo allora poté tirare un sospiro di sollievo.
La dolce melodia di un pianoforte la avvertì che suo padre era in casa e un enorme sorriso le si dipinse sul volto. In genere quando tornava da scuola non lo trovava mai, era sempre via per lavoro e qualche volta sembrava dimenticarsi della sua esistenza. Ma lei non si arrabbiava mai.
Aelita per prima cosa corse in cucina, aprì il freezer e ne portò fuori un gelato; dopodiché si diresse verso il soggiorno, entrò nella stanza con passo felpato per non disturbare e si posizionò in poltrona, in ascolto. L’uomo si accorse della sua presenza, ma si limitò a regalarle un sorriso appena accennato, per non perdere la concentrazione sul brano che stava eseguendo.
Adorava sentire suo padre suonare, perché la musica teneva lontani i lupi cattivi e i brutti sogni. In quel momento, col muso sporco di crema e lo sguardo fisso sulle dita esperte del padre che volavano sui tasti bianchi e neri, Aelita si sentiva protetta e felice: sapeva che, accanto a lui, nulla sarebbe potuto andare storto.
E, anche se la finestra era spalancata sul bosco, lei non aveva paura di guardare fuori; anzi, si godeva la brezza tiepida che le scompigliava i capelli.
Ad Aelita sarebbe piaciuto fare la pianista da grande. Qualche volta il suo papà, in quei rari momenti in cui stava a casa, le insegnava qualche accordo e a lei piaceva tantissimo; allo stesso modo, si dispiaceva un sacco quando lui non c’era e lei si ritrovava a fissare i tasti dello strumento quasi con timore, non osava sfiorarli per paura di offenderli.
Aelita non sapeva dove andasse suo padre quando usciva di casa, lui non gliel’aveva mai detto. Sapeva soltanto che lavorava tanto, certe volte anche di notte.
Una sera però gliel’aveva domandato, in tono esitante. “Papà, tu che lavoro fai?
Lui, col suo solito fare calmo, le aveva pacatamente sorriso mentre le rimboccava le coperte. “Hai presente i lupi cattivi delle favole?
Lei aveva annuito, senza realmente capire.
Io combatto contro di loro. Cerco di sconfiggere i cattivi.
Aelita non sapeva che aspetto avessero questi lupi cattivi, ma lei li aveva immaginati come un vero branco di bestie feroci.
E se un giorno li avessero trovati e li avessero aggrediti? Suo padre sarebbe riuscito a proteggerla?
Quella notte li aveva sognati per la prima volta, avevano enormi fauci e la inseguivano per il bosco.
Poi li sognò ancora e ancora, diventarono il suo incubo costante; si svegliava nel cuore della notte con la fronte imperlata di sudore e non riusciva nemmeno a sbirciare verso la finestra, per paura di vedere uno di quegli orribili volti scuri dipingersi oltre il vetro.
Ma quel giorno non sarebbe successo niente, perché non era sola con i suoi incubi.
Aelita posò lo sguardo sulla figura composta di suo padre, le note armoniose e dolci riempivano l’aria.
Forse avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui perché non c’era mai e la trascurava troppo per il lavoro, ma come avrebbe potuto? Il suo papà era una specie di supereroe che combatteva contro il male e si impegnava tanto per tenerla al sicuro. Si sentiva davvero fortunata ad avere un papà così speciale.
Poggiò l’incarto del gelato ormai finito sulla gonna, macchiandola un po’, e si passò il dorso della mano sulle labbra per pulirle dai residui della crema. “Papà?” mormorò timidamente, con la sua voce dolce e pulita da bimba.
L’uomo smise di suonare e si voltò verso di lei. Anche se i suoi occhi erano cerchiati dalla stanchezza e il suo volto era sciupato, le sorrise dolcemente. “Dimmi, tesoro.”
“Cosa facciamo se i lupi ci trovano?”
Lui si alzò dallo sgabello del pianoforte, si accostò alla figlia e le lasciò una carezza tra i capelli scompigliati. “Allora ti porterò in un posto speciale, dove io e te vivremo per sempre insieme, dove non ci sono i lupi cattivi e nulla potrà farti del male” spiegò in tono calmo.
Gli occhi della bambina si illuminarono. “E in questo posto ci saranno anche i gelati?” domandò curiosa.
“Vedrò cosa posso fare per i gelati.”
“E in questo posto magico potrai ancora suonare il pianoforte e insegnarlo a me? È la musica che tiene lontani i mostri cattivi” esclamò allora Aelita stringendo forte la mano di suo padre, il cuore colmo di speranza ed entusiasmo.
Lui ricambiò la stretta. “Sarà pieno di musica e pianoforti ovunque, te lo prometto.”
Ma Aelita, presa dalla sua improvvisa gioia da bambina, era troppo impegnata a perdere lo sguardo nella primavera che esplodeva fuori dalla finestra per accorgersi del lampo di dolore che attraversò gli occhi di suo padre.
 
 
 
 
♠ ♠ ♠
 
 
MI rendo perfettamente conto che questa shottina non è nulla di che e sicuramente non è tra gli esordi più brillanti della mia carriera (?), ma ehi, sto uscendo or ora da un (altro, l’ennesimo -.-) blocco dello scrittore e questo è tutto ciò che sono riuscita a fare! Anzi, sono commossa perché FINALMENTE sono riuscita a scrivere qualcosa e FINALMENTE ho sentito l’ispirazione bussare alla mia porta! *-*
So che è uno scritto piuttosto insolito per i miei standard, molto introspettivo e poco dinamico, ma amen XD
Devo ASSOLUTAMENTE ringraziare la carissima Lita per aver indetto un contest meraviglioso, che mi ha dato modo di scrivere una fanfic su un fandom che ADORO e su un argomento che mi ha incuriosito tantissimo: il passato di Aelita. Lei non è mai stata tra i miei personaggi preferiti di Code Lyoko quando lo guardavo anni fa, ma da quando ho visto la seconda stagione ammetto che mi ha incuriosito parecchio. Del resto dove ci sono tematiche delicate io sono felice *-*
Infatti, come forse avrete notato, è pieno di riferimenti alla seconda stagione, come per esempio i ricorrenti sogni con i lupi – che io ho immaginato come una trasposizione onirica degli uomini che sono andati a cercare Franz Hopper prima che trasportasse se stesso e Aelita su Lyoko.
Erano ricorrenti anche le visioni della ragazza in cui suo padre suonava il pianoforte, quindi ho pensato che fosse in qualche modo un elemento importante della sua infanzia e ho deciso di sfruttarlo ^^
Infine… ovviamente Franz Hopper sa che i desideri della figlia non potranno essere esauditi, dato che in un universo virtuale non possono esserci sapori e odori (e non mi risulta che su Lyoko ci sia musica), quindi sa di star illudendo la figlia e per questo ci sta male.
Sì, devo ammettere che scrivere/leggere questa shot con la consapevolezza di ciò che accadrà dopo è davvero triste XD
Grazie a quei coraggiosi lettori che sono giunti fin qui e scusate per l’esordio scadente, spero con tutto il mio cuore di riuscire a scrivere qualcos’altro su questi personaggi – magari una YumixUlrich… ehm… ^^”
E grazie ancora a Lita per il contest meraviglioso e per avermi permesso di mettermi in gioco!!! :3
Alla prossima ♥
 
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini