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Autore: Miriallia    27/04/2020    3 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Poco dopo, Rei parcheggiò la macchina e scesero entrambi. Si trovarono di fronte a un condominio abbastanza lontano dal centro. Mentre Ai si guardò intorno per cercare di focalizzare meglio cosa ci fosse nei paraggi, l'uomo le si avvicinò. 
 
Rei: «Ecco, così ti posso far conoscere chi mi aspetta a casa tutti i giorni.» le fece cenno di precederlo.
 
Ai: «Credevo che te ne fossi dimenticato.» procedette come le aveva indicato il giovane insieme a lei. 
 
Rei: «Io non dimentico mai nulla.» disse con lo sguardo un po' nero, ripensando ad Akai. «Se è una cosa che mi fa piacere, poi… a maggior ragione.» sorrise scacciando via il brutto pensiero che aveva avuto e, dopo aver salito delle scale, la guidò fino alla porta di un appartamento. «Pronta?»
 
Ai: «Mmh… sì.» deglutì. 
 
Non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Per qualche motivo, aveva in mente una figura che, secondo dopo secondo, diventava sempre più nitida. Aveva capito che dentro di sé, da quando ne avevano parlato, aveva creato una sorta di idea dalla quale non riusciva a scostarsi in alcun modo. Era convinta che in quella casa ci fosse una donna ad attenderlo e che avesse le sembianze di Enomoto Azusa. Poteva davvero essere?
 
Rei: «Mi sembri piuttosto turbata. Ma sono certo che andrete d'accordo!» aprì la porta e tutto si mosse troppo velocemente per Ai. 
 
Lei si aspettava di sentire una voce che dicesse "Bentornato, AaaAAAaaamuro-saAaaAAan" o qualcosa del genere. Era convinta che ci sarebbe stata una donna col grembiule e con un mestolo in mano, lì ad attenderlo. Eppure, non fu così. L'unica cosa che i suoi occhi riuscirono a distinguere fu una massa bianca correre verso di Rei e strusciarsi sulle sue gambe. Lui si chinò. 
 
Ai sbatté le palpebre più volte, fin quando la massa bianca si voltò verso di lei, rivelandosi anche pelosa. 
 
Rei: «Buono, buono!!» volse lo sguardo verso di lei. «Dovrei fare le presentazioni, eh?»
 
Ai: «Beh…» lo guardò. 
 
Era un cagnolino bianco dal visetto intelligente e sereno. La stava annusando perché non l'aveva mai vista in vita sua e, a modo suo, voleva fare conoscenza.
 
Ai: «Come ti chiami?» si chinò e lo accarezzò sulla testolina. (Incredibile…)
 
Aveva il pelo morbido e lucente, simbolo di una corretta alimentazione. La bambina continuò ad accarezzarlo. 
 
Rei: «Si chiama Haro. A quanto pare, gli stai simpatica!» esclamò felice mentre chiuse la porta. «Vi lascio un attimo soli, devo fare una cosa.»
 
Ai: «Fa' pure ciò che devi, non m'interessa minimamente.» disse con disinteresse. 
 
Rei: «Perfetto. Te la affido, Haro!»
 
Haro: «Wof!» scodinzolò tutto felice mentre Rei lasciava la stanza. 
 
Ai: «Quindi…» il pensiero sulla donna si ruppe in diversi frammenti. «Sei tu che condividi questa casa con lui.»
 
Haro: «Bau! Bau!» continuò a scodinzolare. 
 
Ai: «Cos'è, hai fame?» lo prese in braccio. «Effettivamente ne ho anche io. Giocare a calcio fa consumare tante calorie… e stare dietro ai bambini me ne fa consumare ancora di più.» sospirò. «Però, sai, Haro… tutto ciò mi piace, non ne potrei più fare a meno.»
 
Haro: «Au!!» si sporse verso di lei per darle dei bacetti. 
 
Ai: «Ma guardalo… sei un marpione come il tuo padrone!» si lasciò baciare la guancia. (Quant'è carino!! Ricordo ancora quando avrei voluto prendere Doyle, il papillon di quell’amico del dottor Agasa… proprio in seguito alla volta… in cui avrei voluto suicidarmi all’interno di quell’autobus.) sorrise amaramente, ma poi si rasserenò. «Il passato è passato, ormai… è tutto diverso. È un bene che tu mi conosca adesso, sai, piccolo?»
 
Haro: «Bau?» inclinò la testolina su un lato, come a cercare di capire cosa stesse dicendo. 
 
Ai: «Sono diventata forte e sono anche orgogliosa di dirlo.» sorrise. 
 
Haro: «Ahu! Ahuu!!» tornò a scodinzolare, più felice di prima. 
 
A un certo punto, sentirono un buon profumino provenire da una stanza adiacente. Ai pensò che lì ci fosse la cucina. 
 
Ai: «Posso posare la cartella? Ho notato che non hai dimenticato la cena che mi dovevi!» alzò la voce in modo che Rei la potesse sentire. 
 
Rei: «Fai come se fossi a casa tua!!» rispose facendo lo stesso. 
 
Ai: «Bene!» continuò a tenere Haro con sé. «Dovrebbe essere quella… la camera da letto.» entrò dentro una stanza e mise giù il cagnolino. (Sì, non mi sbaglio. C'è un letto… ed è piuttosto spoglia. Come ci si poteva aspettare da lui.) rise compiaciuta. (C'è anche una chitarra, non avrei mai immaginato che avesse un passatempo del genere…) squadrò ogni minima parte della stanza. 
 
Chiaramente, tutto parlava di lui, ma allo stesso tempo, non eccessivamente. Era davvero una camera sobria, come solitamente si conviene a un adulto.
 
Ai: «Bene, adesso vedremo cosa mi ha preparato di buono.» si tolse la cartella dalle spalle e la mise giù. «E poi, gliela farò pagare con gli interessi per ciò che mi ha fatto.» borbottò con un'espressione sadica in viso. 
 
Haro la guardò perplesso. 
 
Haro: «Bau! Bau!» le girò intorno, indicandole che la pappa era pronta.
 
Ai: «Si vede che ti ha educato bene. Mi chiedo se ci sia qualcosa che non sa fare… questo Rei-kun.» borbottò tra sé e sé.
 
Uscì dalla stanza e andò alla ricerca del bagno per lavarsi le mani. Haro la abbandonò non appena scorse la cucina con la sua ciotola in bella vista. Ai, una volta raggiunto il bagno, lo controllò nei minimi dettagli per la curiosità. Tuttavia, anche quello era parecchio ordinario e non si poteva evincere niente di particolare.
 
Ai: (È chiaramente fatto apposta. È probabile che, nella possibilità che qualcuno lo possa scoprire, si nasconda dietro questo anonimato. Oppure, gli piacciono le cose semplici. Eh?) vide che accanto al lavello c'era uno sgabello. (Posso credere che l'abbia messo qui per me? Credo di star cominciando a sragionare.) sospirò e, una volta finito di lavarsi le mani, si diresse in cucina. 
 
Rei: «Vedo che riesci a gestirti bene anche se è la prima volta che vieni qui.» disse col sorriso sulle labbra, mentre riempiva la ciotola di Haro.
 
Ai: «È un appartamento e nemmeno molto grande, direi che è normale. Lo sgabello in bagno era per me?» chiese quasi come se la cosa la seccasse. (E adesso, dire che è normale mi fa venire in mente Kudo-kun.) sospirò. «Pensavo che gli avessi già messo la pappa nella ciotola.»
 
Rei: «Siamo soliti mangiare insieme, anche se lui è un ghiottone. Adesso può darsi alla pazza gioia!» aggiunse spensierato. «E… Certo che era lì per te.»
 
Ai: «Capisco.» disse casualmente. 
 
Una volta sistemata la pappa, Haro si avvicinò alla ciotola, ma restò a guardare Rei, come se gli stesse intimando di muoversi a cominciare a mangiare. 
 
Rei: «Ecco qua…» scostò la sedia dove sarebbe andata a sedersi Ai. «Prego.» fece un inchino. 
 
Ai: «Stai cercando di recuperare tutte le volte che hai perso la possibilità di parlarmi al Poirot?» si sedette. «Grazie.»
 
Rei: «No, diciamo che è tutto incluso nel pacchetto "Mi dispiace", disponibile solo oggi e in questo luogo.» spinse la sedia verso il tavolo e si sedette a sua volta. «Buon appetito!»
 
Ai: «Buon appetito.» osservò Haro con attenzione e vide che alle parole di Rei cominciò a mangiare. «Haro è davvero bravissimo… Quante volte l'hai minacciato prima che diventasse tanto ligio al dovere?» ridacchiò. 
 
Rei: «Credi che possa mai fare qualcosa del genere?» cominciò a mangiare. 
 
Ai: «No. Ma è questo ciò che ho continuato a pensare per tutto questo tempo. Perché non sono riuscita a capire bene che razza di persona tu possa essere. Un carattere particolare e assolutamente bizzarro, oserei dire.»
 
Rei: «Addirittura bizzarro?» si mise a ridere.
 
Ai: «Sì. Sei tranquillo da far paura, ma diventi anche un pazzo disposto a qualsiasi cosa pur di raggiungere il tuo obiettivo… Te l’ho già detto... Allora, qual è quello vero? Quale dei due è Rei-kun?» disse guardandolo negli occhi. 
 
Rei: «Nessuno dei due.» continuò a mangiare. 
 
Ai restò colpita dalle sue parole perché si aspettava una risposta più concreta. 
 
Ai: «Allora, l'alternativa del folle è sempre la migliore.» 
 
Rei rise di gusto. 
 
Rei: «Ci tieni così tanto a saperlo? A conoscermi meglio, intendo… chi sono davvero? Come sono davvero?»
 
Ai: «No, assolutamente. Ma dovrò impiegare il tempo in qualche modo, no?» distolse lo sguardo, arrossendo leggermente. 
 
Rei: «Beh, per esempio… potresti benissimo dirmi cosa te n'è parso di ciò che ho cucinato.» annuì orgoglioso. «So che sei una persona abbastanza salutista, quindi ho preparato una cena a base di verdure.»
 
Ai: «È passabile.» disse con indifferenza, ma continuando a mangiare di gusto. «Non hai imparato a cucinare così al Poirot, vero? Lo sapevi fare già prima.»
 
Rei: «Esatto. E tu, invece?» versò un po' d'acqua nei bicchieri di entrambi. «Come te la cavi in cucina?»
 
Ai: «Sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, quindi ci so fare abbastanza bene.» sospirò. 
 
Rei: «Come ci si poteva aspettare da te.» sorrise. 
 
Ai: «Perché, cos'è che ti aspetti dalla sottoscritta?» lo guardò con uno sguardo tagliente.
 
Rei: «Niente in particolare, davvero. Però…» si pulì le labbra con il fazzoletto. 
 
Appoggiò i gomiti sul tavolo, atti a sostenere le mani incrociate sotto il mento. 
 
Rei: «Ci sono delle cose che suppongo di aver capito nel tempo, quindi immagino che siano così, come credo io. Tuttavia, solo tu potresti dirmi se corrispondono a verità, oppure no.»
 
Ai: «Capisco.» fece spallucce. «Dato che non ho tutta la giornata da perdere, che ne dici di passare al sodo? Per prima cosa, vorrei sapere ciò che stavi per dirmi quando ci ha interrotti Vermouth.»
 
Rei: «Ah, quello.» annuì, poi assunse una posizione più rilassata. «Riguardava una cosa abbastanza simpatica che accadde quando dovevi ancora nascere. Sai, non ti ho mai vista materialmente, se così posso definirlo, quando sei nata o da bambina. Ma quando Elena-sensei mi disse che ti aspettava, beh…» decise di sorvolare sui dettagli più personali. «Quella volta mi chiese come avrei voluto chiamare una mia eventuale sorellina. Non ne avevo davvero idea, ma le dissi gli aggettivi che mi ispiravano di più… quelli che esprimevano un nome bello, per me.»
 
Ai: «Non mi dirai che quindi sei stato tu a scegliere il mio nome?» inarcò un sopracciglio. 
 
Rei: «Non proprio… ma Elena-sensei ha preso spunto dagli aggettivi che le avevo suggerito!» disse trionfale. 
 
Ai: «Eh…?» lo guardò perplessa. 
 
Rei: «Ricordo che quella volta le dissi che avrei desiderato un nome che esprimesse protezione, gentilezza e speranza.» cercò di mantenere un certo tono. «Anche se con la gentilezza, mi sa che ho toppato.» rimarcò con una punta di ironia. 
 
Ai: «Ah-Ah. Spiritoso.» gli lanciò un'occhiataccia. «Chissà che problemi doveva avere mia madre a fidarsi così ciecamente del consiglio di un bambino come te.»
 
Rei: «Tua madre… ti somigliava molto, anche nel modo di fare. Immagina quando ti comporti da madre con i Giovani Detective, un po'... Sì, è come Elena-sensei si comportava con me. Gentile, ma non troppo.» ridacchiò amareggiato. «Nutriva una certa simpatia per me a causa del fatto che avessi delle origini miste, come lei.».
 
Ai: «Ah.» cercò di pensare a ciò che sapeva dalle cassette che Elena le aveva lasciato. «Quanto tempo siete stati insieme?»
 
Rei: «Purtroppo, non molto… ma abbastanza per farla restare indelebile nel mio cuore.» ammise con rammarico. 
 
Ai: «Per diventare il tuo primo amore, come minimo…» rifletté. (Non voglio entrare nei dettagli, ma suppongo che la sua vera madre… non sia… o non fosse chissà che brava persona. O, come per tanti bambini, magari il suo primo amore sarebbe stata lei…)
 
Rei: «Ti ho lasciata senza parole?» si alzò. 
 
Ai: «No, stavo pensando ad altro. Piuttosto, cosa mi dici di Vermouth? Cosa c'entravano loro con tutta questa storia?» accavallò le gambe. 
 
Rei: «Hee…» sparecchiò la tavola e mise al centro un piatto con una torta al cioccolato. «Sono informazioni private, lo sai?»
 
Ai: «Certo che lo so. Ma adesso siamo solo io, tu e Haro. Nessuno ne farà parola con esterni. Ti posso garantire che non ne parlerò nemmeno con Edogawa-kun, se è ciò che ti preoccupa. Ammesso e non concesso che lui non lo sappia già.» osservò la torta. 
 
Rei: «Ti piace? È una Sachertorte.» ne tagliò una fetta per lei e la servì su un piattino.
 
Ai: «Non saprei, dipende se è buona.» aspettò che si servisse anche lui per cominciare a mangiarla. 
 
Rei: «Immagino che lo sia, ma sta a te deciderlo!» si sedette nuovamente. «È cominciato tutto quando Tsukimi Akihiro, tra i membri meno importanti, ha iniziato a spargere delle voci sul fatto che gli zaffiri appartenenti a Itou-san nascondessero delle particolarità… nello specifico, che potessero portare all'immortalità. Vermouth si è proposta di andare a rubarli lei stessa, così che il boss si sarebbe accertato della veridicità delle informazioni e, dunque, le ha dato carta bianca. Lei, ovviamente, non ha perso tempo. Non ci voleva chissà quale genio a portare via i Cat's Eyes dalla villa di Itou Mitsunari, ma quella donna ne sa una più del diavolo… e, una volta compreso che, in realtà, era tutta solo una trovata di Tsukimi Akihiro al fine di poter uccidere la persona che odiava, ha escogitato uno stratagemma, in modo da farti cadere nella sua trappola.» acuì lo sguardo. «In pratica, seppe quasi subito che l'informazione era infondata… ma continuò a fare di testa sua e a prendere tempo col boss, finendo col collaborare con Tsukimi Akihiro. Lui avrebbe usato il gatto che aveva tenuto con sé dai tempi dell’incidente per sconvolgere Itou-san, dato che ne aveva il terrore a causa del ricordo della figlia scomparsa… mentre Vermouth avrebbe avuto te. Personalmente, credo che quella donna abbia solo sfruttato la situazione e che non abbia mai creduto alle parole di Tsukimi. Inoltre… quando avete trovato il gatto al parco, impiccato… Era una pessima metafora organizzata sempre da lei, sicura che l'avreste preso.»
 
Ai: «In pratica, ha sollevato tutto questo polverone solo per uccidermi? Non avrebbe potuto farlo in qualsiasi altro momento? E poi... era lei che ha rapito Yoshida-san, vero?» disse irritata, dopo aver fatto mente locale. (Quindi, quella volta, ho percepito quella sensazione perché sulla moto c'era lei travestita da uomo… Maledetta…) 
 
Rei: «Non ho idea di quale sia il motivo che la spinga a non essere tanto diretta… però, sì, è stata lei a rapire Ayumi-chan. Ma non dubito che, sin dall'inizio, non abbia mai pensato realmente di farle del male. Sapeva che l'avresti salvata. Tuttavia, allo stesso tempo, suppongo che non si sarebbe fatta tanti problemi a farla fuori per ricattarti, se le cose non fossero volse a suo favore, com'è stato.»
 
Ai: «Come ci si può aspettare da lei.» vedendo che Rei era intento a parlare, cominciò a mangiare la torta con gusto. (Ma… questa torta… Buona!!) 
 
Rei notò uno sguardo entusiasta e sorrise compiaciuto.
 
Rei: «Era totalmente determinata a farti fuori… Ed è per questo che sono intervenuto io. Certo, non come Bourbon, ma solo come me stesso. Per me, il sol fatto che tu fossi viva, significava tantissimo.» addolcì lo sguardo, arrossendo lievemente. «Quand'ero un bambino, ho promesso che ti avrei protetta.»
 
Ai: «Eh?» lo fissò per qualche secondo. 
 
Mai avrebbe immaginato di vedere quell'imbarazzo dipinto sul volto dell'uomo di fronte a lei. 
 
Rei: «Scusami se non ci sono mai riuscito fino a oggi. Scusami se ho cercato di fare solo ciò che volevo. Non avevo intenzione di costringerti a prendere la stessa decisione che avevo scelto io per te, ma non vedevo vie di scampo.»
 
Ai: «Mh… non so se sei perdonabile.» si pulì le labbra. «Che mi dici di quando mi hai sparato mentre eri travestito da Gin? Come sono riuscita a sopravvivere a una cosa del genere?»
 
Rei: «Quello… è stato fatto di proposito. In realtà, non era esattamente un proiettile vero e nemmeno uno di quelli a vernice… diciamo che rilasciava vero sangue, così che Vermouth potesse credere che ti avessi fatta fuori per davvero.» annuì. (E credo che non lo saprai mai, ma abbiamo chiesto al dottor Agasa stesso di crearlo.) 
 
Ai: «Avevi pensato a ogni particolare… anche il taser è stata opera tua giusto?»
 
Rei: «Certamente.» annuì. 
 
Ai: «E chi era che stava collaborando con te? La persona che è riuscita a sparare a Vermouth, prima che mi potesse uccidere?»
 
Rei: «Una persona… di cui non posso rivelarti l'identità.» scosse la testa. «Quello non è affar mio.»
 
Ai: «Oh… Diciamo che ho immaginato chi potesse essere, solo che non è caduta adeguatamente nella trappola che le avevo teso.» assottigliò lo sguardo. (Moroboshi Dai…)
 
Rei: «Magari, non ci è caduta per niente.» rispose limpidamente. 
 
Ai lo fulminò con lo sguardo. 
 
Ai: «La torta non è male, comunque.» disse con fare altezzoso. 
 
Rei: «Sono contento che ti sia piaciuta.» sorrise. «Non sapevo se scegliere cioccolato o frutta, quindi ho optato per entrambi.»
 
Ai: «Conta che fosse mangiabile, no?»
 
Rei: «No, volevo che fosse di tuo gradimento. Mica posso permettermi una cena con te ogni sera!» ridacchiò. 
 
Ai: «Ovvio, possibilmente, non accadrà più.» rifletté. «E il mio zaino… l'avevi messo tu in quella stanza, vero?» 
 
Rei: «Sì, ho mentito. Ma era necessario, affinché potessi fingermi più cattivo.» chiuse gli occhi, poi diventò serio. «A proposito, mi avevi detto che non avresti mai permesso che qualcuno impedisse al tuo desiderio di realizzarsi. Posso sapere qual è?»
 
Ai: «Essere felice. Vivere una vita libera… non desidero altro.» rispose secca. 
 
Gli occhi di Rei sorrisero. 
 
Rei: «Non posso far altro che augurarti che possa essere così.» annuì. «Il mio sogno, invece---»
 
Ai: «Alt! Chi ti ha detto che mi interessa saperlo?»
 
Rei: «Mi sembri abbastanza curiosa, pensavo che fosse così.»
 
Ai: «Beh, se proprio vuoi dirlo, allora fallo e basta.» 
 
Rei: (Tsundere è dir poco…) pensò divertito. «No, non te lo dirò. In realtà l'ho già fatto, ma se non ti interessa…» fece spallucce. 
 
Ai: «Immagino che sia un po' come la storia del Bourbon che mi hai detto tanto casualmente.»
 
Rei: «Eh, no! Non era affatto casuale!» la guardò deciso. «Quello era fatto di proposito, anche per il tuo abito.»
 
Ai: «Giusto, quello che avevi scelto tu…» arrossì visibilmente. «Guardandolo bene, non era malaccio.»
 
Rei: «Sapevo che ti sarebbe piaciuto, te l'ho detto!» annuì contento. «Alla fine, volevo solo esprimere quanto io mi senta legato a te, nonostante tutto.»
 
Ai: «Nonostante tutto, eh?» scese giù dalla sedia, interrompendo bruscamente la discussione. «Ho dimenticato di chiamare il dottor Agasa. Non voglio farlo preoccupare prima di tornare a casa.»
 
Rei: «Ah… chiamalo pure, io intanto comincio a lavare i piatti. Poi ti riaccompagno.» si alzò anche lui. 
 
Haro: «Wof!!» si avvicinò a Rei e gli fece le feste. 
 
Ai: «Cosa c'è, non vuoi che vada via?» lo guardò intenerita. 
 
Rei: «Eppure, hai appena detto che non tornerai più in questo posto, no?» ribatté ironico. 
 
Ai: «Esatto. Ma non ho detto che non vedrò più Haro.» gli diede le spalle. «Vado a chiamare il dottore e a prendere la cartella.»
 
Rei: «Mmh…» rispose dubbioso. «Fai con comodo, a tra poco!»
 
Haro: «Bau!!» scodinzolò. 
 
Ai: «A tra poco.» tornò nella stanza di Rei. (Bene… il piano sta andando come previsto. Inoltre… mi ha detto la verità. Mi ha davvero detto solo la verità… È sincero. L'avevo già capito, però…) sollevò lo sguardo verso l'armadio. (Mamma… Davvero ti piaceva così tanto, solo perché ti sentivi simile a lui? Non so cosa pensare, se non che devo assolutamente accettarmi di quella cosa… È ovvia, palese, tuttavia… Davvero mi avresti salvato la vita?) deglutì e ne aprì un'anta. (Che la seconda parte del piano abbia inizio.)
 
Rei, nel frattempo, si trovava ancora in cucina. 
 
Haro: «Bau, bau!» portò un giocattolo a forma di osso vicino a lui. «Arf!»
 
Rei: «Vuoi giocare?» guardò l'ora. «Si sta facendo un po' tardi, non sarebbe meglio se andassi a dormire, piuttosto?» si chinò e prese l'osso. 
 
Haro: «Bau!» tenne d'occhio il gioco, poco interessato a ciò che il suo padrone gli aveva appena detto. 
 
Rei: «Sai…» si chinò e gli accarezzò la testolina. «A me piace davvero un sacco… Shiho-san.»
 
Haro: «Uuuh…» si lasciò accarezzare, ma continuando ad avere lo sguardo fisso sull'osso. «Bau!!»
 
Rei: «Ho capito… ho cap---»
 
All'improvviso, sentì un rumore sordo. Questo venne accompagnato da lamenti, che parevano di dolore, nonostante sembrassero soppressi. 
 
Rei: «Cos---?!» realizzò che il tutto era proveniente dalla sua stanza e corse lì, senza pensarci nemmeno un attimo. (Cosa sarà successo?! Avevo capito che stava nascondendo qualcosa, ma---)
 
In men che non si dica, raggiunse la camera da letto, prontamente seguito da Haro. La sua visione fu strana: davanti ai suoi occhi non c'era niente. Eppure, non era una stanza molto grande e la porta era aperta. Ci era andata lì Ai, giusto qualche minuto prima. Saranno stati in totale una decina quelli che li avevano separati, ma agli occhi di Rei, giunto a quel punto, sembrarono dei momenti interminabili. Il cuore cominciò a battergli così forte da riuscire a percepirlo in ogni parte del suo corpo. Fece un passo all'interno della stanza, con la mente del tutto bianca e vuota. 
 
Rei: «Ai… cha---» sentì due mani che uscivano fuori dal lato della porta che era rimasta aperta verso l'interno. 
 
Queste lo afferrarono con forza e lo tirarono verso di loro, mentre, contemporaneamente, anche tutto il resto del corpo faceva lo stesso. 
 
Rei spalancò gli occhi, restando inerme.
 
Sentì un tocco sulle labbra, deciso e timoroso nello stesso tempo. Quelle mani che erano riuscite a coglierlo alla sprovvista, adesso si trovavano intrecciate tramite le dita dietro la sua nuca. Erano quelle di Shiho. 
 
Rei esitò solo per qualche istante, poi cominciò lentamente a realizzare. Nonostante tutto, non sapeva esattamente cosa fare, era stato preso alla sprovvista e avrebbe potuto immaginare qualsiasi cosa, ma non un risvolto del genere. 
 
Lentamente, la ragazza si scostò da lui, liberandolo dal suo abbraccio. Un solo istante, questo era il tempo che impiegò per separare le sue labbra da quelle dell'uomo. 
 
Rei la guardò con stupore, continuando a non capire come reagire. 
 
Shiho: «Perché l'ho fatto? Te lo stai chiedendo, vero?» arrossì guardandolo con aria di superiorità. «È la mia ripicca. Tu mi hai baciata mentre avevo perso i sensi, anche se non l'avresti mai fatto, se non per salvarmi la vita. Tuttavia…» lo guardò in modo altezzoso. «Questo sì che era un bacio.»
 
Rei deglutì, mentre qualche goccia di sudore gli scendeva giù dalla guancia. 
 
Rei: «Ed è così che mi punisce il tuo bacio…?» 
 
Shiho: «No, è così che ti punisco io. Non avevo abbandonato il discorso senza un motivo, quella volta… Inoltre, ho preso una delle tue camicie, direi che è abbastanza grande affinché possa fungere da abito fino a domani, quando l'effetto sarà svanito. Ovviamente, non te la restituirò.» affermò con tono secco. 
 
Rei scoppiò a ridere. Il viso imbarazzato della ragazza non rispecchiava per niente le parole che stavano uscendo dalla sua bocca. Eppure, stava cercando con tutta se stessa di trattarlo male, anche se, indubbiamente, lo stava facendo a modo suo
 
Rei: «Puoi tenerla tranquillamente, ne ho molte tutte uguali. Una non mi farà la differenza. Inoltre, se la terrai con te, non può che farmi piacere.» sorrise. 
 
Shiho: «Proprio non ti va di sottostare a ciò che dico, eh? Hai sempre la risposta pronta… hai la lingua tagliente.» rispose seccata. 
 
Rei: «Dunque, in qualcosa ci somigliamo, eh?»
 
Shiho: «Non credo proprio.» gli diede le spalle. «E poi… Quella notte… mi hai detto… che ti saresti buttato giù con me da quella finestra.»
 
Rei: «Sì, lo ricordo bene.» le guardò la schiena. 
 
Shiho: «L'avresti fatto davvero… Davvero l'avresti fatto per salvare la mia vita?» abbassò lo sguardo. «Anche se hai fatto delle promesse a mia madre, non devi sentirti in obbligo di mantenerle per me. Noi siamo alla stregua di due estranei. A me non importa nulla di te, non voglio che la mia vita cambi in un modo tanto enorme da un giorno all'altro.»
 
Sentendo quelle parole, Rei addolcì lo sguardo.
 
Rei: «Io non voglio proteggerti solo perché l'avevo detto a Elena-sensei. Io lo voglio fare perché-»
 
Shiho restò a guardare il pavimento, mentre Haro si arrotolava a dormire in un plaid sistemato a terra.
 
Rei: «Perché sei importante per me.» sentì il cuore battere forte dentro al suo petto. «Certo. Io lotto ogni giorno per diversi motivi. È vero che non sei l'unico, non posso mentirti sotto questo punto di vista. Per me è importante fare giustizia. Io sono diventato un poliziotto perché volevo assolutamente trovare delle informazioni su Elena-sensei, che era scomparsa all'improvviso… ma da quel momento in poi, la mia vita è cambiata.» prese un respiro profondo. «Per quanto io ami la giustizia e la rispetti… ciò che mi preme di più è la tua vita, Shiho-san. Mai e poi mai potrei continuare a vivere se anche tu morissi. Io… ho già perso così tanto nella mia vita.» strinse il pugno destro, spalancando contemporaneamente il braccio sinistro. «Non vorrei mai perdere anche te. Ti sembrerà strano, ti suonerà folle, ma è come se il mio cuore parlasse da sé.»
 
Shiho: «Se hai degli altri obiettivi, allora perché non li raggiungi e mi lasci in pace?»
 
Rei: «…» osservò le mani della ragazza. 
 
Shiho stava tremando.
 
Shiho: (Ho paura che cambi tutto. Non voglio soffrire di nuovo. Non voglio addentrarmi in un tunnel dove l'uscita sarebbe sbarrata per sempre. Però… Il mio cuore non smette di battere così forte… finirà per uscirmi dal petto…) si strinse tra le braccia. 
 
Rei: «Non posso farlo, perché ti-»
 
Shiho: «Stupido!» urlò. «Non pronunciare quelle parole… Non… Non credi che rubare il cuore di qualcuno sia illegale? Tu… che ami così tanto la giustizia, dovresti saperlo.»
 
Rei continuò a osservarla, ripetendo le parole che aveva appena sentito a rallentatore dentro di sé. 
 
Gli aveva dato del ladro? L'aveva appena detto, sì. Quelle parole erano state decisive. 
 
Rei: «Rubare è illegale, certo.» si avvicinò a lei e la strinse da dietro, avvolgendola tra le sue braccia. «Ma non se si tratta di qualcosa di reciproco, non credi? Io non ti sto rubando niente, ti sto solo dando tutto me stesso.»
 
Calore. Tanto calore. Esso proveniva sia dal corpo dell'uomo che da quello della ragazza. Entrambi erano imbarazzati. Entrambi avevano cercato di fare del loro meglio per esternare i loro sentimenti. Entrambi non sapevano bene come comportarsi, ma una cosa era certa. 
 
Shiho: «Non lo so più...» si lasciò stringere in quell'abbraccio forte, che le infondeva sicurezza. 
 
Si sentiva bene, come non lo era mai stata. Una sensazione a lei del tutto estranea, si era impadronita della sua mente e del suo cuore. Da quel sabato notte, aveva pensato molto all'accaduto, a tutto ciò che avesse suscitato in lei… ma non riusciva a capirlo. Le incertezze e i perché affollavano sempre la sua testa, fino al momento in cui non sentì quelle parole provenire dell'unica persona che avrebbe potuto pronunciarle nonostante non si sentisse ancora pronta a udirle.
 
All'improvviso, Rei la voltò verso di lui. Lentamente e con gentilezza, le sollevò il viso in modo che lo potesse guardare negli occhi. 
 
Rei: «So che è assurdo da credere… ma io ti amo, Shiho-san.»
 
I suoi occhi brillavano come non avevano mai fatto, di una luce diversa. Era serio, ma continuava a mantenere un'espressione dolce che sarebbe riuscita a convincere chiunque, trasmettendo la sua sincerità. 
 
Shiho non rispose. Si limitò a guardare quegli occhi azzurri, perdendosi al suo interno. La sensazione di paura che aveva dentro di sé andava scemando man mano. Il cuore continuava a batterle fortissimo, ma sentiva che per lui era lo stesso.
 
In quel momento, non esisteva più nulla: Karasuma, l'Organizzazione, Vermouth, Gin, le perdite che avevano subito nelle loro vite, i continui dispiaceri che avevano vissuto insieme alle angherie e alle umiliazioni. Brutti pensieri e persone malvagie scomparvero per qualche istante dalle loro menti e dai loro cuori. 
 
Due. 
 
Erano solo loro due l'unica cosa che esisteva in quel momento e in quel luogo. 
 
I loro sguardi erano fermi, increduli.
 
Shiho: (Mamma… Hai visto del buono in lui… E riesco a vederlo anche io. Mai lo avrei immaginato… mai in vita mia. Lui tra tutti…) gli avvolse le braccia intorno alle spalle. (Ha sconvolto il mio mondo che barcollava di per sé… che andava avanti senza una meta precisa…) 
 
Rei si chinò verso di lei, cingendole le mani sui fianchi. 
 
Fu un solo attimo, preceduto da un lungo respiro da parte di entrambi. Le loro labbra si incontrarono di nuovo. Non per necessità, non per ripicca, accadde per un sentimento ben diverso da quelli. Non era più qualcosa di individuale, era diventata una questione di due.
 
Shiho: (Calde e morbide…)
 
Rei: (Candide e profumate…) 
 
I due continuarono a baciarsi fin quando non riuscirono a separarsi.
 
Restarono in silenzio per qualche minuto, senza riuscire a dire una parola. Nessuno dei due sapeva bene come reagire e, soprattutto, come avrebbe reagito l'altro. Fu Rei il primo a rompere il ghiaccio. 
 
Rei: «Direi che… è andata.»
 
Shiho: «Andata… oltre la mia immaginazione... Anzi, no… azzarderei che ci siamo spinti oltre.» rispose farfugliando parole senza senso in preda all’imbarazzo.
 
Era strano, ma anche Rei aveva fatto lo stesso: aveva detto la prima frase che gli era passata per la testa al fine di non restare in silenzio. 
 
Rei: «Chiamare il dottor Agasa era una scusa, vero?»
 
Shiho: «Sì. Questo… era ciò che avrei voluto fare sin da subito.»
 
Rei: «Baciarmi?» la stuzzicò, ma stavolta, Shiho non si lasciò prendere in giro da lui. 
 
Shiho: «Esatto.» mantenendo un colore rosso fuoco sulle gote, non evitò il suo sguardo. «Per me era importante capire cosa sentisse il mio cuore. Ma stavolta non ho provato a mettere a tacere i miei sentimenti, ho deciso di affrontarli e comprenderli.»
 
Rei: «Sei stata brava.» annuì. 
 
Shiho: «Non mi trattare come una bambina. Ci ho messo davvero molto impegno. Anche perché, per me… era soprattutto importante capire cosa fosse Higo-san.»
 
Rei: «Capisco. Non so perché, ma quel nome continua a irritarmi.» nonostante avesse uno sguardo gentile, aveva una vena che gli pulsava sulla fronte. 
 
Shiho: «Non deve. Lo stimerò sempre come calciatore e come persona. Come una persona affine a me perché abbiamo vissuto una situazione analoga. Ma il mio cuore è solo uno.»
 
Rei: «Io… Farò del mio meglio, te lo prometto.» disse con tono serio. 
 
Shiho: «Non temo più che le tue promesse non vengano mantenute. Ma… non ho detto nemmeno che c'entri tu con i miei sentimenti.» rise. «Vado a fare una doccia, dammi un tuo maglione o meglio, un pigiama.»
 
Rei: «Mh… la discussione sul pigiama, rimandiamola, dato che non ne uso.» annuì e le porse una tuta. «Sarà sicuramente enorme, ma so che te la caverai.»
 
Shiho: «Come sempre, del resto.» la prese e fece per andare via, imbarazzata. 
 
Rei: «Shiho-san…!» la fermò. 
 
Shiho: «Cosa?» si voltò verso di lui. 
 
Incontrando il suo sguardo, Rei esitò. 
 
Rei: «Ah---» si guardò intorno e poi le diede degli asciugamani. «Non dimenticare questi.»
 
Shiho: «...giusto.» li prese. «Senti.»
 
Rei: «Cosa?»
 
Shiho: «Anche...» sollevò lo sguardo. «Anche io ti amo. Ma… Cioè… Non lo so, credo di amarti. Ma non farti delle strane idee!» si fiondò in bagno con passo celere.
 
Rei: (Incredibile…) si lasciò cadere sul letto, mettendosi una mano sul viso. (Non ci posso credere… Può davvero essere che Shiho-san e io… Immagino che non possa fare altro che aspettare…) sorrise. (Elena-sensei… Sono sicuro che grazie a lei, anche io potrò tornare a essere me stesso.)
 
La notte trascorse tranquilla. Rei lasciò a Shiho il dominio del letto, accontentandosi di una poltrona. Nessuno dei due, però, riuscì a chiudere occhio, travolti dai forti sentimenti che avevano provato e continuavano a provare. Il giorno dopo, una volta che la ragazza tornò a essere una bambina, Rei la accompagnò a casa. Durante il tragitto, nessuno dei due riuscì a emettere nemmeno un suono.
 
Una volta di fronte all’abitazione del dottor Agasa, Ai si tolse la cintura di sicurezza.
 
Ai: «Ci vediamo.» disse mantenendo una certa calma.
 
Rei: «Spero che adesso verrai a trovarmi al Poirot di tanto in tanto!» rispose allegro.
 
Ai: «No. Non mi vedrai mai mettere piede in quel posto. Ricorda...» si voltò a guardarlo in cagnesco. «Che se a te non piace Higo-san, io non potrò mai vedere quella Enomoto Azusa. Chiaro?»
 
Rei: «Ma Azus---»
 
Ai: «EQUIVALE.» urlò mentre una vena le pulsava sulla fronte.
 
Rei si grattò una guancia.
 
Rei: «Hai ragione tu. Allora… A presto.» sorrise dolcemente.
 
Ai scese dalla macchina.
 
Ai: «Quando tutto questo sarà finito...» distolse lo sguardo. 
 
Rei: «Ti renderò la donna più felice di questo mondo… e, nel frattempo, ti proteggerò sempre, soprattutto quando Vermouth tornerà alla carica… Perché ti amo.»
 
Ai: «Kh--!! Non ti fa impressione dirlo a una bambina?» cercò di prenderlo in giro per nascondere l'imbarazzo.
 
Rei: «Riesco a vederti solo come te stessa, non importa come sei fuori.» le fece l’occhiolino.
 
Ai: «Mah...» arrossì. «In fondo… anche io...»
 
Rei restò ad ascoltarla.
 
Ai: «Anche io… Niente.» cercò di non distogliere lo sguardo da quello dell’uomo di fronte a lei. «Quando ci rivedremo, sarà tutto diverso.»
 
Rei: «Ci puoi contare.» annuì.
 
Ai: «Bye bye.» fece un cenno con una mano.
 
Rei: «Ah---! Ai-chan! C’è una cosa che dovrei appuntare. Sul tuo nome, Haibara Ai.» sorrise. «Io l'ho sempre e solo pensato con la connotazione sbagliata. Perché è quella che ti si addice di più.»
 
Shiho: «Ma cos-?! Quanto puoi essere imbarazzante? Se hai problemi, te la vedi tu, ma non ha mai significato amore, sappilo!» il viso le diventò di tutti i colori.
 
Rei: «Lo so, ma l'ha sempre significato per me. Un giorno, mi piacerebbe chiamare così… nostra fig---» arrossì leggermente anche lui.
 
Ai: «Tsk!» tornò a casa e chiuse la porta alle sue spalle.
 
Rei: «Mpf… ce ne vuole ancora… mi sa che per queste discussioni, sarà meglio attendere.» rise divertito. 
 
Dottor Agasa: «Bentornata, Ai-kun…!» la guardò, poco convinto.
 
Ai lo fulminò con lo sguardo.
 
Ai: «Non dica niente! Lo so che mi stava spiando!!! Vado a farmi un bagno, piuttosto!!» corse nella loro stanza.
 
Dottor Agasa: «Benedetta ragazza… Non che avesse tutti i torti… Ho come l’impressione che dovrò affrontare la sua rabbia...»  si asciugò un rivolo di sudore.
 
Una volta arrivata in camera, guardò la macchina di Rei che si allontanava.

Ai: (Non so nemmeno io… cosa sia accaduto…) si appoggiò una mano sul cuore che sentiva in corsa. (Non riesco nemmeno a capire cosa gli abbia detto… O meglio, so cosa gli ho detto… Ma andrà davvero bene? Una volta… Una volta… Nella mia vita… Sono stata sincera. Forse è così che devo proseguire…? Cercando di essere più sincera nei confronti degli altri? So che finirò sempre con il negare ciò che sento, ma credo che sia come una parte di me. E suppongo che tutti lo sappiano come sono fatta… ciononostante… mi amano per quello che sono. Non si tratta più solo di amore inteso come di amicizia, ma…) sorrise dolcemente. (Queste sensazioni nuove, che avevo pensato di provare per un’altra persona, sono in realtà ben diverse… Amuro Toru, Bourbon… Rei-kun… O meglio, Rei-san.) ridacchiò. (Arriverà anche per te il giorno in cui riuscirò a dirti apertamente che il mio cuore non riesce più a fermarsi. Batte all’impazzata. Batte per te… e spero che questo sentimento non si fermerà mai. Da oggi… credo che comincerà un nuovo capitolo della mia storia e stavolta… Avrà un lieto fine.)
 
FINE



Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Che dire... finalmente, questa storia è giunta al termine. Ancora non mi sembra vero, ma è così. Sono stata in lotta con me stessa fino alla fine per capire bene quanto volessi rendere la storia a modo mio e alla fine mi sono lasciata trascinare dai sentimenti. ❤ Non ci posso fare davvero niente, io adoro questi due! XD Spero tanto che la storia in sé vi sia piaciuta. Mi sono impegnata davvero tanto a scriverla! ^^ Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente chi l'ha letta e chi la leggerà in futuro: siete stati coraggiosi ad arrivare fino alla fine! Mi rendo conto di essere abbastanza prolissa e pesante, alcune volte. Ma non riesco a essere sintetica quando si tratta di qualcosa che non ha a che vedere con test o simili. *cough* Grazie ancora, spero di risentirci in futuro!! ❤❤❤
Giusto, giusto... Vi siete accorti di quale frase forma la prima lettera di ogni capitolo? ^^

Miriallia
   
 
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