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Autore: MauraLCohen    27/04/2020    1 recensioni
Il matrimonio di Sandy e Kirsten rischia di entrare in crisi a causa del progetto dell’ospedale del Newport Group.
[Storia scritta per un event di We are out for prompt.]
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sandy aveva appena richiuso la porta d’ingresso alle sue spalle quando lanciò le chiavi dell’auto sul mobile poco lontano da lui, per poi mettersi a slacciare le scarpe che gli stavano torturando i piedi gonfi. Era stata una giornata di lavoro sfiancante e svilente, una di quelle che avrebbe sicuramente voluto cancellare dalla memoria. In tutti quegli anni non aveva mai pensato che dirigere il Newport Group potesse costare così tanta fatica: lavorava al progetto dell’ospedale solo da qualche mese ma già si sentiva prosciugato di ogni energia. Era come se quel luogo gli succhiasse la linfa vitale direttamente dalle vene. Quella sensazione lo terrorizzava. Fortunatamente, però, l’aria di 𝑐𝑎𝑠𝑎 che adesso lo avvolgeva era così piacevole da alleggerire lo stress che la riunione con Matt e il consiglio gli aveva procurato nelle ultime sei ore. 

« Tesoro, sono a casa! » Sandy si rimise su, sfilandosi la giacca per lasciarla sullo schienale del divano in salotto. Si era annunciato, ma non aveva ottenuto alcuna risposta. « Kirsten? » chiamò di nuovo, ma la moglie non sembrava essere in casa, così entrò in cucina massaggiandosi le tempie: la testa gli stava esplodendo, era come se avesse un picchio che gli beccava le ossa del cranio. Accese la luce ed aprì il frigo in cerca di una bottiglietta d’acqua, ne prese un sorso camminando in direzione del tavolo poco lontano da lui e si lasciò cadere su una sedia, continuando a pensare a come sbloccare la situazione dell’ospedale. I fornitori chiedevano una cifra troppo alta per i materiali, come dei veri sciacalli, se non fossero riusciti a trovare un accordo in fretta, l’affare sarebbe saltato e il progetto non avrebbe mai visto la luce del sole. Il che avrebbe rappresentato una grande perdita per la città di Newport. Sandy sentì risuonare nella testa le parole di Caleb: « L’edilizia è un mercato competitivo » gliele aveva dette un giorno di qualche anno prima, mentre discutevano nel suo ufficio. Sandy al tempo non poteva capire, ma ora che si ritrovava con le mani legate e un bilancio da far quadrare, riteneva quasi giustificate molte delle azioni del suocero. Certo, Caleb restava un capitalista senza scrupoli, che aveva commesso troppi errori nel corso della sua vita per essere considerato un 𝑏𝑢𝑜𝑛𝑜, ma qualcosa in Sandy gli suggeriva che quell’uomo burbero si era trovato spesso a dover fare scelte di cui si era pentito subito dopo e tutto per poter mandare avanti il Newport Group, quell’impresa che aveva messo su da zero con impegno e fatica e che, Sandy ne era certo, Caleb avrebbe tanto voluto che un giorno passasse nelle mani esperte di Kirsten. Le cose, però, erano andate in maniera molto diversa. Dopo il caso di Rénée e qualche investimento sbagliato, il Newport si era sommerso di debiti e Caleb aveva cercato in ogni modo di tenere nascosta la cosa, almeno alla figlia. Lei, in fondo, gestiva egregiamente il settore immobiliare, che era l’unico ad andare sempre inattivo. In qualche modo, Caleb aveva cercato di proteggere Kirsten, anche se i modi in cui lo facevano apparivano alquanto strani agli occhi di Sandy. Nella propria testa, l’ormai ex avvocato, continuava a pianificare la controffensiva per ottenere i materiali di costruzione ad un prezzo che non avrebbe portato la società sul fallimento, ma quei pensieri vennero, finalmente, interrotti dall’immagine di Kirsten. Era rannicchiata, immobile, sulla sdraio vicino alla piscina, sotto le tenui luci bianche dei lampioni e non sembrava essersi accorta della presenza del marito. Sandy abbandonò la cucina per raggiungerla. Uscì dalla porta a vetri, notando subito che la casetta in piscina era deserta: Ryan e Seth dovevano essere andati da Summer e Marissa, lasciando il giardino interno avvolto nel silenzio. Kirsten aveva gli occhi chiusi e il viso leggermente schiacciato contro il cuscino della brandina su cui riposava, un braccio le ricadeva lungo il corpo morendo sul suo ventre, mentre l’altro era piegato in modo tale che la mano, chiusa a pugno, restasse a pochi centimetri dal suo naso. Sandy si fermò ad ammirarla per qualche secondo, vederla così rilassata riusciva a tranquillizzare anche lui. Non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella e a quanto gli mancasse. Nelle ultime settimane lui aveva lavorato come un pazzo in ufficio e i pochi momenti in cui si vedevano, li passavano discutendo. Kirsten odiava vedere il marito nei panni del padre, completamente assorbito dal Newport Group. Nessuno meglio di lei poteva sapere quanto fosse stressante e complicato gestire quella società, in fondo era stata la vice per anni e lei stessa aveva portato sulle proprie spalle il peso di quel marchio, perciò non voleva che Sandy continuasse. Lo amava, davvero, e sapeva quanto fosse importante per lui la costruzione di quell’ospedale; sapeva che lui aveva solo buone intenzioni, ma il Newport Group era in grado di infettare qualsiasi personalità con cui entrasse in contatto, non importava quanto buona ed onesta fosse. Lei stessa si era ritrovata spesso a dover prendere decisioni di cui non andava fiera e vedere che la medesima cosa stava accadendo anche a Sandy la uccideva. Non riusciva a sopportarlo. Lo amava troppo per lasciare che rinunciasse a se stesso per quel lavoro; ma più glielo diceva, più lo allontanava. 

Più i giorni passavano, più entrambi erano stanchi di litigare, si sentivano entrambi stremati dalla situazione. 

Ora Sandy si perdeva nel contemplarla mentre dormiva e l’unica cosa che voleva era baciarla, sentirla vicino a sé e allontanare dalla mente qualsiasi altro pensiero. Si sedette sulle ginocchia per avvicinarsi di più a lei: non voleva svegliarla, anche se il desiderio era forte. Le spostò un ciuffo biondo che le ricadeva sugli occhi, infastidendola, e la smorfia che apparve sul suo viso lo fece sorridere. Era così bella, così serena… Guardarla riposare riportò Sandy indietro al periodo del college, a Berkeley, quando passavano le serate a preparare gli esami insieme e facevano a gara a chi riusciva a rimanere sveglio più a lungo. Kirsten perdeva sempre. Dopo una certa ora il suo cervello aveva bisogno di staccare e abbandonare i libri, si lasciava cadere contro il petto di Sandy e lì, coccolata dalle sue mani che le accarezzavano la schiena, sentiva le palpebre chiudersi e tutto intorno a sé farsi flebile e distante. L’allora giovane Cohen restava immobile per paura di disturbarla, continuava a giocare con le dita lungo quel corpo così delicato e, intanto, sentiva il cuore di Kirsten battere e il respiro farsi sempre più profondo. Non pensava fosse possibile amare quella ragazza più di quanto già facesse, ma ogni volta che si ritrovavano così, Sandy sentiva di rinnamorarsi di lei ancora una volta, sempre di più. 

Ed ora stava provando la stessa cosa. 

Kirsten mugugnò qualcosa nel sonno, si sfiorò il viso con una mano per poi iniziare a muoversi lentamente, girandosi sulla branda. Si stava svegliando e gli occhi le tremavano, incerti se aprirsi o no. 

« Hey » le sussurrò piano Sandy, quasi avesse paura di disturbarla. Kirsten contrasse il viso in una smorfia, infastidita dalla luce. Le ci vollero diversi secondi per mettere a fuoco la figura davanti a sé, ma quando realizzò che si trattava di Sandy le labbra formarono spontaneamente un timido sorriso. « Hey » rispose lei, con un tono ancora più basso di quello usato dal marito. « Ti stavo aspettando » aggiunse, facendolo ridere. 

« Dormendo? » le fece notare lui, tra una risata e l’altra. Kirsten non poté fare a meno di sorridere di rimando a quell’affermazione. 

« Stavo solo riposando gli occhi. » 

La scusa non convinse Sandy, che la prese ancora un po’ in giro. Erano belli quei momenti tra loro: senza tensioni e inutili discussioni che li allontanavano; potevano semplicemente stare lì a godersi l’uno la compagnia dell’altra e ritrovarsi in quegli sguardi complici e nelle risate sincere. 

Kirsten si fece un po’ più in là sul lettino, invitando silenziosamente il marito a sdraiarsi con lei; lui non si fece pregare. Si chinò sui lunghi capelli biondi che le decoravano il viso per baciarle il capo, mentre si sistemava al suo fianco. Kirsten poggiò il viso sul petto di Sandy e intanto lui le accarezzava la schiena con una mano, stringendola a sé. Rimasero in silenzio per molto tempo, lei con gli occhi chiusi ascoltando i battiti nel petto del marito e lui, invece,  fissando il cielo stellato che si stagliava sopra di loro. La luna piena rifletteva il proprio pallore nell’acqua della piscina. Era tutto così tranquillo lì fuori… Tutto così lontano. Kirsten notò lo sguardo distratto di Sandy e, poggiando il mento sul suo petto, gli chiese a cosa stesse pensando. Lui la strinse un po’ più forte. « A niente » le rispose, abbassando gli occhi per incontrare i suoi. 

« Sicuro? » insistette Kirsten, « Lo so che sono giorni difficili, questi, e che non ti sono stata molto di supporto negli ultimi tempi, ma… » fece una pausa e senza abbondare lo sguardo del marito, prese ad accarezzargli il viso col dorso del pollice. « Lo sai che sono qui per te, qualsiasi cosa stia succedendo, puoi dirmela. La risolveremo. » 

Dalle labbra di Sandy, contratte in una lieve curva che accennava un sorriso, sfuggì un sospiro sommesso.

« Non parliamo di lavoro, adesso. Ti prego. » 

Kirsten annuì quasi impercettibilmente. « Come vuoi » gli rispose, tornando ad appoggiare la testa sul suo petto. « Dimmi almeno se stai bene, del resto non m’importa. » Sandy non disse nulla, ma affondò il viso tra i capelli di lei, lasciandosi inebriare i sensi dal dolce profumo di vaniglia che respirava. Ora sì, sto bene , disse tra sé e sé, Ora va tutto bene . Il fatto che, però, non parlasse turbava Kirsten profondamente, lasciandola in uno stato di confusione e preoccupazione che la stava divorando dall’interno. Sandy non era mai stato il tipo di persona che si teneva le cose dentro, almeno, non con lei. Dopo più di vent’anni di matrimonio lo conosceva abbastanza bene da potergli leggere dentro agli occhi se qualcosa non andava e chiaramente era così. Kirsten odiava il Newport Group. Ogni centimetro del suo corpo ripudiava quel luogo e tutto ciò che rappresentava. Dentro quelle mura aveva vissuto gli anni peggiori della sua vita, sentendosi sempre inadatta al fianco del padre; aveva visto, giorno dopo giorno, quanto quel lavoro rendesse Caleb più cinico e distante, più crudele, e non voleva che questo accadesse anche a Sandy. Non poteva permettere che succedesse senza fare niente per impedirlo. 

Per un attimo sentì gli occhi bruciare e il respiro spezzarsi, si strinse al corpo del marito con più forza di quella che credeva di avere. Sandy le cinse la schiena con entrambe le braccia e cominciò a baciarle il capo. 

« Non devi preoccuparti » la rassicurò, « È tutto sotto controllo. » 

Ma Kirsten non ci credeva. 

« So di non averti reso le cose facili negli ultimi tempi. » Le parole le uscivano dalla bocca senza che lei si fermasse a riflettere, « Ma non tagliarmi fuori, Sandy. Il Newport Group… » si interruppe, la voce le tremava. « Quel posto è maledetto. Mio padre ha dovuto vendere l’anima al diavolo per poterlo gestire. Non voglio che tu debba fare la stessa cosa. Non ne vale la pena. Tu sei migliore di lui. » 

« Non succederà, te lo giuro » rispose sottovoce Sandy tra i suoi capelli.

« E allora perché mi sembra che stia già succedendo? Le scelte che facciamo, Sandy. ci influenzano e più ci spingiamo oltre, più diventa difficile fermarsi. Lo so che l’ospedale è importante. Lo so, credimi. Ma ti sta costando troppo, e non mi riferisco ai soldi… Cosa succederà se le cose si complicheranno ancora? Quando sarà abbastanza per rinunciare? » Kirsten non voleva dirlo. Non voleva davvero. Quello era un pensiero che sarebbe dovuto restare nascosto nella sua mente, ma scappò fuori con così tanta facilità che lei non riuscì a trattenerlo. Non poté vedere il viso di Sandy che in quel momento si contorceva in una smorfia di dispiacere mista a consapevolezza. Gli occhi lasciavano trasparire tutta la frustrazione che quelle parole gli stavano causando, perché, profondamente, qualcosa in lui gli stava dicendo che erano vere. Non si mosse dalla posizione in cui era e Kirsten fece lo stesso. Qualcosa di enorme si era frapposto tra loro, cercando in tutti i modi di separarli ma né Sandy né Kirsten volevano soccombergli, avrebbero resistito fino alla fine, del resto era quello che facevano sempre. Nella testa di entrambi muoversi, in quel momento, significava perdersi e nessuno dei due voleva che accadesse. Nessuno dei due avrebbe permesso che qualcosa li dividesse. Non c’erano riusciti: Caleb, Rebecca, Carter e nemmeno l’alcolismo di Kirsten o i mesi di riabilitazione che li aveva costretti a stare lontani. Non ci sarebbe riuscito nemmeno il Newport Group, poco ma sicuro. Il loro matrimonio sarebbe sopravvissuto a qualsiasi cosa, e di ciò nessuno dei due aveva mai dubitato. 

Sandy prese fiato e lo trattenne nei polmoni per qualche secondo, riflettendo sul come rispondere a Kirsten. Si rese conto che l’unica cosa che poteva offrirle in quel momento era la verità, per quanto poco rassicurante e gratificante fosse. Lasciò che la propria testa cadesse contro lo schienale del lettino mentre, con le mani, continuava ad accarezzare la pelle diafana della donna che stringeva tra le braccia.

« Non lo so » ammise. La voce lasciava  trasparire tutta la fatica che gli costava in quel momento essere sincero con lei, tutta la paura che provava… « Però hai ragione. Prima, almeno, sapevo cosa risponderti. Ora devo improvvisare e la maggior parte delle volte mi si ritorce contro. Sono successe tante cose, negli ultimi mesi. Dio, quest’anno è stato così folle. Chi se lo sarebbe immaginato! Alla fine ci siamo lasciati trascinare e ci siamo fatti cambiare. No? » Il fiume di parole che gli usciva dalla bocca cessò di colpo. Dio, come siamo finiti in questa situazione? si chiese Sandy chiudendo gli occhi e lasciando che tutto intorno a sé diventasse buio. 

Kirsten non disse nulla, ma le passava per la testa esattamente lo stesso pensiero. Si sollevò piano con i palmi delle mani, tenendosi vicino al viso di Sandy, che aveva riaperto gli occhi quando l’aveva sentita muoversi.

« Io sono qui, non vado da nessuna parte, questo non è cambiato e non cambierà mai » gli disse, senza allontanare lo sguardo dal suo viso. « Non importa cosa stia succedendo stavolta, lo risolveremo. Lo facciamo sempre. » Scese lentamente verso le sue labbra, tenendo ancora gli occhi dritti in quelli di Sandy. Lui non disse niente mentre accompagnava il movimento della moglie con le mani ancora strette alla sua schiena. La bocca di Kirsten incontrò la sua a metà strada, gli catturò prima il labbro superiore, poi si lasciò andare a quello inferiore; Sandy rispondeva al bacio, tenendola stretta a sé più che poteva, esplorando il suo corpo con le dita, che scivolavano piano lungo la schiena per poi risalire, ancora e ancora. Man mano il contatto tra loro si faceva più intenso, profondo e Sandy le prese il viso tra le mani mentre invitava le sue labbra a schiudersi per lasciargli campo libero e poter approfondire quel bacio, ma Kirsten si allontanò per qualche secondo, il tempo di riprendere fiato. Stavolta fu lei a catturargli il viso, accarezzandoglielo. « Non voglio perderti » gli sussurrò, la voce era affaticata dallo sforzo e rotta dal pianto imminente. Sandy le sorrise dolcemente « Non succederà mai. Te lo giuro. » la rassicurò. Ora erano le sue labbra a distendersi in un sorriso commosso. 

« Ti amo. » Kirsten non smetteva di perdersi negli occhi di Sandy. Lo amava in un modo che non credeva possibile. 

Nei mesi in cui era stata costretta al ricovero in clinica per affrontare i problemi con l’alcol, la lontananza dal marito l’aveva lentamente logorata. Non poterlo avere vicino nei momenti in cui si sentiva più sola e disperata, le aveva fatto capire quanto profondamente e sinceramente avesse bisogno di lui. Per tutti quegli anni Sandy era stato il porto sicuro di Kirsten, quello in cui ripararsi da tutte le tempeste che la vita le scagliava contro. Non importava quale fosse il problema, Sandy era sempre lì per aiutarla, per proteggerla. Ora toccava a lei fare lo stesso e sapeva che ci sarebbe riuscita, avrebbe impedito al Newport Group di trasformare Sandy in ciò che non era e che non avrebbe mai voluto essere. 

Lui intanto continuava a guardarla, regalandole uno dei sorrisi più ammaliati e dolci che possedeva. Le accarezzò il viso, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. « Ti amo anch’io, Kirsten Cohen . Da morire » le pispigliò poco distante dal suo viso, avvicinandosi a lei per ricatturarle le labbra. Stavolta, però, non l’avrebbe lasciata allontanarsi più da lui finché non fosse sorto il sole sopra di loro.

   
 
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