Note: ambientato in un non ben specificato momento dopo la rinascita di Grifis ad Albione. È una sorta di missing moment condito da alcune mie teorie non confermate.

Imperfezione

«Perché non l’hai ucciso?»
È una domanda che in fondo alla sua mente scava lentamente una voragine.
«Se non rappresenta più nulla per te, se l’ossessione è sopita, se il sogno è l’unica cosa che conta, perché non l’hai ucciso?»
Perché il suo cuore non batte più, perché l’imperfezione è stata cancellata quando gli ha impresso il marchio. Eliminarlo vorrebbe dire dargli importanza, come quando l’ha distolto dalla sua ambizione.
«E allora perché il tuo cuore ha battuto?»
Perché c’erano ancora gli echi di quel bambino da qualche parte dentro di lui, ma ora il bambino è svanito sotto il peso del suo sogno.
«Sei tu quel bambino…»
Sembra ghignare, Idea, mentre lo sussurra nella sua mente.
Alza lo sguardo e non vede nulla.
«Io sono Phemt, il re dei desideri, sono il sogno.»
C’è una crepa nella sua voce, gli ricorda il vecchio sé e l’ossessione che ha voluto estirpare dalla sua vita, la sua luce più brillante, prima che fosse spenta dall’Eclisse.
«E allora perché non l’hai ucciso?»
Perché non l’ha ucciso?
L’imperfezione prende di nuovo forma, brilla di nuovo più forte del sogno, la sente nel battito di quel bambino che rimbomba nelle sue orecchie, nei contorni sfocati di quel disegno macchiato da lui.
Perché è sempre stato lui, l’imperfezione.
Gatsu si è radicato dentro di lui diventando il neo della sua ambizione, la sbavatura nel suo progetto e non ha potuto far altro che vederlo crescere e acquisire potere, stingerlo nel suo pugno e da lì dominarlo, anche adesso che ha una nuova forma. Soprattutto adesso, quando credeva di essere salvo.
«Perché non l’hai ucciso, Phemt?»
C’è una sola risposta che sa dare, quella che l’imperfezione gli ha inciso nelle ossa.
«Perché sono ancora Grifis.»