C’è qualcosa che si rompe, giù nel profondo del cuore di Caitlin, quando Iris solleva la mano e mostra l’anello brillante che porta al dito. È qualcosa che si frantuma, irrimediabilmente, che si spezza senza via di scampo e si ricopre di ghiaccio.
Ma certo, naturalmente.
Iris e Barry si sposano.
Doveva succedere prima o poi, no? È giusto così. È sempre stato giusto così. Giusto senza via di scampo. Giusto in tutti gli universi e in tutte le realtà alternative. Barry Allen ama Iris West e Iris West ama Barry Allen.
Cosa c’entra, lei? Cosa aveva pensato, Caitlin? Chi è lei per mettersi in mezzo a quello?
No, certo, è giusto così.

Sorride, Caitlin, con le labbra che le tremano e che quindi stringe mentre batte le mani insieme agli altri. È felice. Certo che è felice. È felice per Barry che, nonostante la paura per quel che potrebbe succedere ha il coraggio d’amare, ed è felice per Iris che ha e avrà al suo fianco il miglior uomo che potesse capitarle e lo avrà finché morte non li separi.
E poi Caitlin è sempre felice, no?
Killer Frost è sotto controllo, c’è Julien a scaldarle il cuore, nel suo goffo e adorabile modo, c’è Cisco a tenerle compagnia, c’è sua madre con cui si è rappacificata e c’è Barry, Barry a cui vuole bene, da cui trarre speranza, a cui fare da spalla, d’appoggio, con cui scambiare rapide occhiate complici, con cui sfiorarsi le mani ogni tanto, accidentalmente, come una ladra, quando nessuno guarda e prima che lui se ne renda conto. Barry su cui sogna ad occhi aperti quando non ha Julien vicino a farla sentire in colpa, Barry di cui immaginare il tocco prima di dormire, quando le coperte sono troppo fredde, Barry di cui ricordare i baci, quelli falsi che si sono dati quando loro non erano loro ma qualcun altro, quelli che ancora le bruciano sulle labbra, se ci pensa. Barry di cui ne sogna di nuovi, di baci. Sulle labbra e sulle guance e sulle palpebre chiuse e su tutta la pelle per ogni efelide e ogni neo. Barry di cui sogna le mani addosso, le cui unghie le incidono la pelle strappandole gemiti. Barry che non ha paura di lei o per lei, di spezzarla o spezzarsi, di farsi o farle male.

Bar-ry. Due sillabe. Cinque lettere. Un solo nome. Un nome che le scivola addosso, sulla pelle, che le entra in bocca, tra le labbra, oltre i denti, giù per la gola e poi nello stomaco con le farfalle e poi nel cuore con le lacrime che premono dietro agli occhi finché non t’uccidono.
Barry che la stringe, in quell’attimo, e che le sorride con le proprie meravigliose fossette ai lati delle labbra e che ascolta le parole che le escono dalla bocca, in automatico, senza che riesca a pensarle davvero, senza riuscire a convincersi di ciò che sta dicendo. Barry che un attimo dopo ha già smesso d’abbracciarla e ora sta ascoltando le parole di Cisco. Barry che non si preoccupa come Julian, che non la segue fuori dal laboratorio con gli occhi che brillano di preoccupazione, che è troppo impegnato a godersi la sua felicità insieme ad Iris, Iris che è destinata a morire ma che lui ama comunque più di quanto potrebbe mai amare lei. Barry che non la sente dire a Julien che va tutto bene e che ha avuto solo un calo di zuccheri, Barry che non vede il suo sorriso, finto come tutto il resto, Barry che non sa del ghiaccio che le cresce dentro.
Barry che la crede felice per lui, per loro.
Perché Caitlin è sempre felice.