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Autore: Fox2_Fox    28/04/2020    1 recensioni
|Fate/Apocrypha|
|Atalante/Archer of Red x Achille/Rider of Red|
C'è qualcosa di sacro nel corpo di lei che si riveste nell'ombra, mentre i primi raggi del sole filtrano oltre le tende lasciate aperte la notte prima quando, noncuranti per la foga, sono ricaduti sul letto, tra il groviglio di lenzuola della camera di Achille.
Atalanta si muove piano, la pelle bianca che il sole bacia come l'ha baciata lui qualche ora prima, con una lentezza studiata, una delicatezza voluta: forse hanno entrambi paura di romperla, anche se lei è fatta d'acciaio
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa in anticipo per la pubblicazione nella sezione di Fate/Stay Night, nonostante la OS sia su Apocrypha, ma non esistendo una sezione apposita l’ho messa qui, essendo che mi sembrava la cosa più sensata.
Il rating è arancione perché temevo fosse esplicita per il giallo, ma non ne sono certa, diciamo che ho preferito stare di manica larga per sicurezza.
I personaggi potrebbero risultare un po’ OOC essendo che sono un po’ più approfonditi di quanto non siano nell’anime (dato che dedicano a questi due, con mio grande rammarico, ben poco spazio) e ho dunque viaggiato di fantasia per quanto riguarda alcuni aspetti dei loro caratteri e pensieri.
A livello di timeline potete immaginarla come una notte ai Giardini Pensili, durante la guerra.
Buona lettura!
 
C'è qualcosa di sacro nel corpo di lei che si riveste nell'ombra, mentre i primi raggi del sole filtrano oltre le tende lasciate aperte la notte prima quando, noncuranti per la foga, sono ricaduti sul letto, tra il groviglio di lenzuola della camera di Achille. 
Atalanta si muove piano, la pelle bianca che il sole bacia come l'ha baciata lui qualche ora prima, con una lentezza studiata, una delicatezza voluta: forse hanno entrambi paura di romperla, anche se lei è fatta d'acciaio. 
Si passa le dita tra i capelli, sciogliendo i nodi, e la sua schiena forma una u contorta, segnata dai nodi delle vertebre sporgenti per la magrezza, mentre qualche ciocca le ricade sul petto, nelle fosse tra le costole, sui seni troppo grandi per quel corpo minuto, almeno così lei dice, a coprirle le areole vinaccia. 
La guarda avvolgersi le bende attorno busto, stringendo fino a non aver quasi più fiato, le curve ora strette contro al corpo perché non diano fastidio e lei possa muoversi come un uomo: Achille vorrebbe slegare quelle fasce e dare un altro bacio a quella carne, ora imprigionata con rabbia, a quei seni compressi con violenza, ma sa che Atalanta non apprezzerebbe quanto lui. 
La guarda infilarsi l'intimo in silenzio, chiedendosi quanti altri pochi minuti lo separino dal momento in cui lei se ne va, chiudendo la porta per non far entrare gli spifferi, senza salutarlo né concedendogli un altro bacio. 

Ma quella mattina prende coraggio, chiamando il suo nome a labbra appena schiuse, come quando geme perché lei lo tocca. Atalanta lo guarda confusa, interrotta nella propria routine, sbattendo le palpebre sugli occhi felini, esitando sul richiamo e alla mano di lui che picchietta sul letto, invitandola a trattenersi qualche istante in più. Fissa il lenzuolo un istante, poi la porta, poi la finestra. Pare chiedersi qualcosa, forse che ora sia, esattamente, quanto tempo possa esitare prima che qualcuno noti che non era dove avrebbe dovuto. Poi muove pochi passi verso di lui e si rifugia sul letto come un leone che indugia sulla carcassa della sua preda dopo un buon pranzo, soddisfatta, dopo aver soppesato che qualche minuto in più non le sarà fatale. Si accuccia a gambe incrociate nel solco che ha lasciato qualche minuto prima, quando si è alzata per lasciarlo lì da solo e tornare alla propria vita.ù

Achille le accarezza i capelli partendo dalle orecchie da leone, passando le dita tra le ciocche un po' bionde ed un po' verdi per districare i pochi nodi rimasti, strappandole un suono si godimento gutturale, come le fusa di un gatto, che vibrano dalla gola. Cerca i ciuffi più lunghi sulle tempie, carezzandole gli zigomi quasi per sbaglio, traendo all'indietro i capelli ed iniziando ad intrecciarli con le dita piene di calli. 
Si sente così inappropriato, così inadatto a fare quello, anche se a lei pare piacere. Vorrebbe essere più delicato. Vorrebbe avere meno cicatrici su quelle mani, meno calli sui polpastrelli, per poterla sfiorare con leggerezza e non impugnarla come impugna la propria lancia. Atalanta non se lo merita.
Termina il proprio lavoro in silenzio, lasciando che siano solo le fusa di lei a riempire la stanza, poi si china poco in avanti e le lascia un bacio tra i capelli, che ancora profumano della notte passata avvinghiata al suo corpo, lì dove ha chiuso la treccia. Poi le bacia la nuca, attirandola piano a sé per i fianchi, trovando il suo profumo di boschi, acqua fresca e libertà sotto il proprio, più acre, di terra bruciata dal sole e inasprita dal sangue. 
China un poco indietro il capo, Atalanta, e Achille sente le sue labbra combaciare con le proprie, piano, solo premendosi le une con le altre. 

Un secondo dopo, e davvero non saprebbe dire come sia accaduto, se glielo domandassero, da quando Atalanta sia così veloce, ha la schiena di nuovo premuta contro al letto, lei sul suo bacino che lo accoglie dentro di sé buttando la testa indietro e ringhiando. Tutto il mondo brucia, attorno a lui, mentre geme oscenamente a bocca aperta con la testa riversa contro il cuscino, le mani che artigliano le lenzuola, perché sa che lei odia essere toccata, quando sta dettando il ritmo. Vorrebbe urlarglielo, che è in suo potere, che già lo è, che non c'è bisogno che si muova con quella lentezza, non c'è bisogno che lo costringa a quel dolore, ma spera che i suoi ansiti disperati siano abbastanza chiari. Atalanta gli sfiora il petto, piano, e tutto pare fermarsi con lei per un istante, anche l'inferno che Achille sente bruciarsi dentro: percorre i solchi dei suoi muscoli con un polpastrello, quasi con devozione, alzando lo sguardo nei suoi occhi per un lungo, lunghissimo istante, prima di conficcargli gli artigli nel petto e distruggere quella calma. 

Le viene dentro con un suono strozzato, Achille, senza più voce da spendere né fiato in gola. Atalanta indugia un secondo, solo il tempo di respirare, poi si sfila da lui, scende dal letto e un secondo dopo è di nuovo vestita, l'arco stretto in mano, e sta uscendo dalla stanza. Achille non saprebbe dire se sia venuta, né se sia mai stata lì davvero: è sparita ogni cosa, di lei, ogni sua traccia o rimasuglio di profumo.

"È difficile, non è vero?"
Glielo ha domandato lei qualche notte prima, mentre gli era stesa accanto, nuda, ed entrambi fissavano il soffitto, incapaci di dormire. 
"Che cosa?"
Achille aveva voltato il capo verso di lei, ma lei aveva continuato a guardare il soffitto. Forse cercava le stelle. 
"Ammettere di essere fragili."

Si chiede se a furia di stringerla a sé la notte riuscirà mai a catturarne anche solo una briciola.

 
Vorrei avere un albero di gelso
per baciarti alla sua ombra
quando fuori è inverno
l'erba è gelata
e tutto tace.
   
 
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