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Autore: XShade_Shinra    28/04/2020    3 recensioni
Portgas D. Rouge era sempre stata una donna con una volontà inscalfibile, e lo avrebbe dimostrato fino alla morte.
[ Rouge!centric ]
[ Fanfiction partecipante al contest "Mother's Day" indetto da Laila_Dahl sul Forum di EFP ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Rouge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seicentodieci giorni
Seicentodieci giorni
Portgas D. Rouge era sempre stata una donna con una volontà inscalfibile, e lo avrebbe dimostrato fino alla morte.
[Rouge!centric]
Fanfiction partecipante al contest "Mother's Day" indetto da Laila_Dahl sul Forum di EFP
 
Titolo: Seicentodieci giorni
Autore: XShade-Shinra
Fandom: One Piece
Personaggi: Portgas D. Rouge
Pairing: no pair
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Verde
Avvisi: chara!dead
Capitolo: Flashfic
Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d'altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
Note: Questa storia è un mio piccolo headcanon su come Rouge sia riuscita a portare avanti una gravidanza per così tanto tempo.
Il titolo si rifà appunto al periodo di gestazione di Rouge: seicentodieci giorni sono circa venti mesi.
Volete una chicca? La gravidanza umana più lunga registrata nel guinnes dei primati è stata di un anno e dieci giorni. Ce n'è stata un'altra di ben quasi diciotto mesi, ma purtroppo non si hanno prove certe sulla data d'inizio della stessa. Peccato! 
Auguro a tutti buona lettura. ^^
 

 
Seicentodieci giorni


Portgas D. Rouge era sempre stata una donna con una volontà inscalfibile, e lo avrebbe dimostrato fino alla morte.

Nascondere il loro bambino alla Marina per dei mesi – in modo che nessuno potesse capire che era il figlio di Gol D. Roger – era un’impresa ambiziosa. E chi meglio di lei, che portava la lettera D nel proprio nome, avrebbe potuto riuscirci?

Rouge, innamorandosi di un pirata, era andata contro la legge, ma ciò che provava per Roger non avrebbe mai potuto pregiudicare la vita di un esserino innocente che desiderava solo nascere: sarebbe morta lei, se fosse servito a salvarlo dalle colpe che macchiavano i suoi genitori.

Appena Rouge seppe che la gravidanza avrebbe attirato la Marina, decise di costruire attorno al feto una corazza che lo proteggesse: il proprio corpo.

L’Ambizione dell’armatura.

L’avrebbe usata per altri undici lunghissimi mesi, per un totale di venti. Sarebbe stato un record, qualcosa che nessuno avrebbe mai sopportato. Lei, però, non lo faceva per sé stessa, ma per il loro bambino, e ciò la rese inarrestabile nella propria determinazione.

Solo quando il bimbo non poté più essere associato a Gol D. Roger, allora Rouge si tolse i pezzi della propria armatura di Ambizione e, finalmente, lasciò che le si aprissero le acque.

Il dolore del parto non fu nulla in confronto a quelli che aveva patito per averlo tenuto in grembo per seicentodieci giorni.

Il neonato era bellissimo e sano, ma soprattutto enorme. Aveva i capelli e gli occhi neri del padre, e le lentiggini della madre. Come a voler rendere ancora più tangibile il fatto che fosse nato – contro qualsiasi legge della natura umana – salutò il mondo con dei forti pianti, che fecero sorridere la madre, sempre più stanca. Le forze venivano a mancarle di secondo in secondo, tanto che anche tenere gli occhi aperti stava diventando difficile, ma non poteva ancora mollare, non dopo tutta la fatica che aveva fatto.

Appena l’ostetrica ebbe finito di prendersi cura del neonato – recidendogli il cordone ombelicale e lavandolo dal sangue che ancora impregnava le lenzuola –, lo riavvicinò alla madre, adagiandoglielo al petto. Tutto sotto lo sguardo di Garp, che era lì per richiesta di Roger.

La vicenda era stata così surreale che il Marine riusciva a crederci a stento.

Quella donna ce l’aveva fatta.

Il suo bambino era lì con lei.

Una lacrima solcò il viso di Rouge, pregna della triste consapevolezza di essere stata madre solo per qualche misero attimo, ma la morte la portò via con sé lasciandole un sorriso sulle labbra, nell’eterna rassicurazione di aver assolto fino alla fine il proprio compito di genitore.

C’era, però, un’altra cosa che la morte non le aveva portato via: la Volontà della D. Essa avrebbe continuato a vivere, trasmettendosi a quel bambino che Rouge teneva ancora tra le braccia fredde.

Suo figlio Ace.

Colui che amava più della sua stessa vita.


Fine
XShade-Shinra
  
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