Le conseguenze di
un brillamento solare
Kara sospirò poco prima
che le porte dell’ascensore si aprissero per permetterle di accedere al suo
posto di lavoro. Amava lavorare alla Catco, ma
ultimamente le veniva difficile affrontare le giornate con il suo solito
spirito positivo.
La
signora Grant la stava mettendo a dura prova, ma doveva aspettarsi qualche
sorta di rappresaglia da parte della donna, dopo aver rotto con suo figlio
Adam.
Ella
aveva assunto una seconda assistente, la qualche aveva l’incarico di fare
praticamente tutto il suo lavoro. A Kara rimanevano
solo i compiti più noiosi che in genere venivano affibbiati agli stagisti. Come
l’archiviazione, fare fotocopie e roba del genere…lavori che Cat sapeva benissimo che la ragazza odiava.
Le
ore diventavano interminabili, per questo Kara
rivestiva il suo ruolo di Supergirl ogni volta che si presentava un problema in
città, anche quando il suo intervento non era necessario. Faceva di tutto pur
di sfogare la frustrazione accumulata e tutti in città si erano accorti che
Supergirl era più operativa del solito.
Il
tasso di criminalità era sceso ulteriormente, ma non tutti erano felici del suo
continuo operare.
I
suoi amici e sua sorella infatti, erano preoccupati che si stesse spingendo
troppo e che di questo passo si sarebbe fatta del male.
“Buongiorno!”
disse Kara, passando accanto alla scrivania di Winn.
“Buongiorno
Kara!” rispose l’uomo, non mancando di notare l’aria
scura della sua amica.
Sospirò.
Voleva aiutarla, ma non poteva fare niente contro la mente contorta di Cat Grant.
Kara si sedette alla
scrivania e alzò gli occhi al cielo quando vide la sua rivale avvicinarsi a
loro, con il caffè della signora Grant.
Anche
quel compito le era stato tolto.
“Ciao
Winn e…ciao anche a te assistente n°2!” disse la
ragazza con un sorrisino divertito.
“Ciao
Shioban!” rispose semplicemente Kara,
non volendo darle corda.
Ad
un certo punto Winn vide Kara
alzarsi in piedi e comprese che il capo stava per arrivare e di fatto, un
secondo dopo, il campanello dell’ascensore, diede a tutti l’avviso dell’arrivo
di Cat.
Shioban
affiancò subito la donna, porgendole il suo caffè e Cat,
afferrandolo, disse “Persone che contano, nel mio ufficio!”
Gli
impiegati che sapevano che quella frase era rivolta a loro, seguirono la donna nell’ufficio, ma Kara no. Sapeva infatti che non era inclusa tra quelle
persone. Non voleva ripetere lo sbaglio dell’altro giorno, quando Cat non la volle nel suo ufficio e la mandò via con poco
garbo. Non voleva rischiare di essere nuovamente umiliata davanti a tutti.
Tanto era chiaro ormai che Cat non la voleva tra i
piedi.
Attivò
il suo super-udito per sintonizzarsi su quanto accadeva in città e mentre
aspettava di captare qualcosa, si mise a fare quel poco lavoro che poteva fare.
Non dovette attendere molto, perché delle grida di aiuto riempirono le sue
orecchie.
Decise
di intervenire immediatamente.
Cat era in riunione
con gli altri suoi colleghi e non avrebbe notato la sua assenza.
Volò
nei cieli di National city e lo vide. Un incendio era divampato in uno stabile
piuttosto grosso. Non sarebbe stato troppo complicato spegnere le fiamme, ma
Supergirl volle accertarsi che tutti gli abitanti del palazzo fossero al sicuro, per non
rischiare di congelare qualcuno nel
processo di spegnimento dell’incendio, dovendo per forza di cose utilizzare il
suo respiro congelante.
Vide
tre persone ancora all’interno dell’edificio. Erano chiaramente un adulto e due
bambini e sembravano in difficoltà.
Supergirl
entrò subito in azione, sfondando una parete che la condusse direttamente al
piano dove erano intrappolate le vittime. Le fiamme li circondavano e l’uomo
cercava in tutti i modi di proteggere i piccoli, ma presto non avrebbero più
avuto scampo. L’eroina usò il suo potere
per spegnere il fuoco e quando potè chiaramente
vedere in faccia le persone, rimase sorpresa a chi vi trovò “Adam?” disse
incredula.
L’uomo
rimase sorpreso nel sentire che la ragazza conoscesse il suo nome, ma non c’era
tempo per le spiegazioni “Supergirl, ho cercato di salvare questi bambini, ma…”
“Non
preoccuparti, ci penso io. Dovrai tenere il bimbo più piccolo, mentre io
afferro te e la bambina più grande!” disse Supergirl, per poi rivolgersi a quest’ultima,
che sembrava avere sui sette anni. “Ascolta piccola, ora dovrai essere molto
coraggiosa. Dovrai tenerti forte al mio collo, mentre vi porto tutti quanti
fuori da qui, d’accordo?”
La
bambina annuì.
Quando
Supergirl ebbe una presa salda su tutti, volò fuori dallo stabile, dove un
grosso applauso scaturito dagli abitanti dello stabile, l’accolse.
La
madre dei bambini le corse incontro e la ringraziò di cuore. Ringraziando anche
Adam, il quale nonostante non abitasse in quel luogo, sentendo le sue urla
disperate della donna e in mancanza ancora dei vigili del fuoco, si era
precipitato nell’edificio per salvare i bambini.
Supergirl
a sentire ciò, avrebbe voluto dirgli che era stato avventato, ma allo stesso
tempo ammirava il suo coraggio. In pochi avrebbero messo in pericolo la propria
vita per compiere un gesto di tale portata. Supergirl sorrise ad Adam, poi si
accinse a spegnere il fuoco.
Quando
tutto fu sistemato e tutti furono al sicuro, Kara
tornò alla Catco, dove la riunione era finita da un
pezzo, ma quando tornò alla scrivania, Cat non la
degnò nemmeno di uno sguardo disturbato per la sia mancanza.
Questo
le confermò che alla donna non importava più molto di quello che faceva.
Sospirò sconsolata e dovette subirsi anche le prese in giro di Shioban “Oh eccoti! Mi domandavo se saresti mai ricomparsa,
dato che è evidente a tutti il fatto che non sei più utile qui!” disse
divertita, per poi dirigersi a compiere il suo lavoro.
Winn assistette alla
scena tra le due ragazza e sperando di tirare un po’ su si morale Kara, le diede la ciambella che gli era rimasta, dopo che
quella mattina ne aveva prese due per colazione,
Infatti
Kara accettò di buon grado.
Quel
giorno Kara fece avanti e indietro tra Catco e missioni di cui Supergirl poteva occuparsi e mai
una volta venne ripresa per la sua mancanza. Aveva preso la sua decisione,
sebbene con grande dispiacere, ma vista la situazione, non aveva molta scelta.
Prese il giornale che aveva preso ritornando alla Catco
e cominciò a leggerlo.
Cat Grant era nel suo
ufficio intenta a guardare i notiziari su supergirl.
C’era qualcosa di strano nella ragazza, una sorta di tristezza nel suo sguardo
e un certo impegno nell’essere sempre presente a ogni caso di criminalità o
incidente che si presentava in città.
“Ke…” cominciò ad urlare, per poi ricordarsi che ce l’aveva
con Kara per aver allontanato suo figlio e per
avergli spezzato il cuore, quindi si corresse “Shioban!”
chiamò e la ragazza entrò immediatamente nell’ufficio “Si, signora Grant?”
“Chiamami
James Olsen. Lo voglio qui ora!” disse Cat spostando lo sguardo su Kara
e, notando che la stava guardando, vide qualcosa che la fece sussultare
internamente.
“Si
signora Grant!” rispose Shioban, lasciando l’ufficio.
Cat lanciò nuovamente uno sguardo a Kara e la vide abbassare la testa per non incrociare i suoi
occhi con i suoi.
Cat sospirò e andò
verso il suo bar personale, riempiendosi un bicchiere. Quella situazione faceva
schifo ed era lei ad aver voluto che si arrivasse a quel punto.
Kara si era dimostrata
un’ottima assistente e assumere Shioban era
ovviamente un modo per infastidirla, però cominciava a pensare di aver un
tantino esagerato. Erano giorni infatti che non l’aveva più degnata di uno
sguardo, l’aveva a malapena osservata,
giusto il tempo di vedere come se la stesse passando la ragazza e aveva notato
come da sempre solare, ora sembrava un cane bastonato.
Da
quando Adam aveva deciso di tornarsene a Opalcity, Cat aveva il terrore di perdere i contatti con suo figlio.
Erano già due giorni che non lo sentiva più e lei si era convinta che il
ragazzo non volesse avere niente a che fare, non solo con Kara,
ma anche con lei e questo le faceva male. Era stata Kara
a darle la possibilità di conoscerlo, ma
era anche colei che glielo aveva portato via e ogni volta che ci pensava, il
suo pentimento su come stava trattando la ragazza, spariva, fino a quando
ricompariva nuovamente, proprio come era successo in quel momento.
Finì
il suo bicchiere e tornò alla sua scrivania, aspettando che James si presentasse,
cosa che accadde da li a poco.
Cat alzò la testa dal
suo pc, giusto il tempo per vederlo avvicinare all’ufficio, fermandosi
però a parlare con Kara.
Dovette
richiamarlo al dovere, per farlo desistere dal rivolgere la parola alla sua
assistente n°2 e Kara
abbassò la testa quando sentì il suo capo usare un tono di voce di rimprovero
per richiamare il suo amico.
Sapeva
di essere lei la causa dell’uso di quell’intonazione e sperava solo che James
non pagasse per l’antipatia di Cat nei suoi
confronti.
“Si
signora Grant, voleva vedermi?” chiese James, avvicinandosi alla scrivania di Cat.
“Voglio
che mi organizzi un appuntamento con Supergirl!” disse Cat.
“Signora
Grant, io vorrei che lei comprendesse che non posso chiamare Supergirl ogni
volta che vuole. È molto impegnata e…”
“Lo
so bene. Non ti sto dicendo di farla venire qui in un determinato giorno a una
determinata ora. Può presentarsi quando vuole!” disse Cat,
fissando l’uomo come a impedirgli di rifiutare la sua richiesta.
James
sospirò “Vedrò cosa posso fare!” disse per poi voltarsi e andare via
dall’ufficio.
Kara guardò James
passargli accanto e annuì col capo, per fargli intendere che aveva sentito la
conversazione.
James
le sorrise dispiaciuto e le poggiò una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento,
sapendo in che situazione si trovava.
A
Cat non passò inosservato questo loro modo silenzioso
di comunicare. Sapeva che non c’era niente tra di loro perché James stava con
Lucy Lane e quindi non riuscì a
comprendere cosa fosse appena successo tra i due.
La
sera finalmente giunse e Kara non vedeva l’ora di
rientrare al suo loft. Era la serata tra sorelle e la ragazza sperava di
distrarsi.
Alex
bussò alla porta un’ora dopo il suo rientro e quando Kara
le aprì, sua sorella, sorridendo, disse “Pizze, ravioli cinesi e gelato in
quantità!”
“Ti
adoro!” disse Kara, afferrando le pizze e metterle sul bancone della cucina.
“Ho
portato anche il mio film preferito!” disse Alex, tirando fuori il dvd.
Kara mise il broncio
“ma pensavo che avremmo guardato il mago di Oz!”
“Kara, lo abbiamo visto un milione di volte e poi la scorsa
settimana hai scelto tu il film, oggi tocca a me!” le ricordò Alex.
“Va
bene!” disse Kara arrendevole, cosa che stupì Alex, dato
che in genere la minacciava di scioglierle la faccia, quando non otteneva il
film che voleva o l’ultimo raviolo cinese.
Si
aggregò a sua sorella, che aveva già addentato un fetta di pizza e prendendone
una anche lei, chiese “Come è andato il lavoro oggi?”
“Quale
lavoro?” chiese Kara.
“In
quanto agente del Deo, monitoro il tuo lavoro come Supergirl, quindi so come è
andato e cosa hai fatto oggi. Mi riferivo alla Catco,
Kara!”
La
ragazza sbuffò “Lo sai come va!”
“Cat ti rende ancora la vita difficile?”
“Mi
ignora completamente o mi da lavori inutili. Fa tutto Shioban,
la sua assistente n°1. Mi sono impegnata ogni giorno, ho lavorato duro per Cat per due anni. Mi sono beccata ogni genere di insulti e
ora arriva quella che sa poco e niente di quello che piace a Cat e diventa magicamente la n°1 e il suo nome non viene
neanche storpiato!” disse Kara frustrata, prendendo
un'altra fetta di pizza per affogare i
suoi problemi nel cibo.
“Non
so quanto ancora riuscirò a resistere Alex. Posso capire che è arrabbiata per
quello che è successo con Adam, ma…andiamo, sono stata sincera prima che la
storia andasse troppo oltre e che fossimo troppo immischiati l’uno con l’altro.
A mio avviso se avessi aspettato sarebbe stato peggio. Dovrà pur significare
qualcosa. Se poi lui se n’è andato…” Kara si fermò a
metà frase realizzando qualcosa di cui
si era dimenticata a causa dei troppo pensieri.
“Cosa
c’è?” chiese Alex, vedendo la ruga di Kara saltare
fuori.
“Adam!
Oggi…oggi l’ho visto. L’ho salvato da un edificio in fiamme!” disse Kara, non capendo.
“Non
mi avevi detto che era tornato a OpalCity?” chiese
Alex, alzando un sopracciglio.
“Infatti…lo
pensavo anche io. Ma allora perché prendersela con me se Adam è rimasto. Non
capisco!”
“Io
non ho mai capito la signora Grant a dire il vero. Ha una supereroina che
lavora per lei e ha il coraggio di trattarla a pesci in faccia!” disse Alex,
non tanto contenta di quello che sua sorella doveva passare.
“Lei
non sa che sono Supergirl, ma non credo cambierebbe qualcosa e preferisco
così!”
“Cioè?
Preferisci essere trattata come uno zerbino?” chiese Alex.
“Non
intendevo quello. Volevo dire che non voglio che la gente mi tratti in modo
diverso solo perché sono Supergirl!” disse Kara per
poi girarsi in direzione del cellulare di Alex, poggiato sul bancone accanto a
lei, che in quel momento stava squillando.
“Agente
Danvers!” rispose Alex.
Kara ascoltò la
conversazione e udendo problemi al Deo, in un batter d’occhio si cambiò nella
sua tuta da Supergirl.
“Saremo
lì in un attimo!” disse Alex, prima di chiudere la chiamata.
Le
sorelle giunsero al Deo pochi minuti dopo. Videro attorno a loro il caos che si
era venuto a creare. A causa di un mal funzionamento delle chiusure delle
serrature della gabbie, molti alieni erano riusciti a liberarsi.
Vi
erano già diversi agenti del Deo caduti
e molti altri che a fatica cercavano di contenere la minaccia. Alcuni alieni
erano stati messi ko, ma ce n’erano ancora moti altri
a creare morte e distruzione.
Alex
e Kara entrarono subito in azione, correndo in aiuto
di Vasquez e Jonn che si
trovavano in difficoltà.
Supergirl
si occupò del marziano bianco che aveva preso di mira Jonn
e insieme a lui, iniziò una lotta che avrebbe portato alla vittoria dei buoni,
senza però che mancassero dei bei colpi ben assestati da parte del nemico.
Nemmeno
Alex se la cavava male. Da quando era arrivata e aveva cominciato a impartire
ordini agli altri agenti, quest’ultimi si ritrovarono a essere più organizzati
nel combattere la minaccia.
Ogni
alieno preso singolarmente, con tutti gli agenti e armi presenti al Deo, non
sarebbero stati un pericolo, ma in gruppo era tutt’altra storia. Alcuni di essi
si erano alleati tra loro, comprendendo che uniti avrebbero avuto più
probabilità di lasciare quel luogo che era diventato la loro prigione a vita.
La lotta fra il Deo e la minaccia aliena continuò per delle ore e tutti
cominciarono ad avvertire la stanchezza.
Supergirl
continuava a combattere gli alieni più forti così come Jonn,
che si era trasformato nelle sue sembianze marziane per essere più libero nel
combattere, ma non persero mai di vista i loro compagni, che ormai facevano fatica
a contrastare i colpi. Vasquez era a terra con le
spalle al miro e la sua pistola a qualche metro di distanza da lei. Era
indifesa e l’alieno con cui stava combattendo ne approfittò, ma non riuscì a
ferirla che la vista calorifera lo rese innocuo,
facendogli perdere i sensi.
Alex
affiancò la donna e l’aiutò a rialzarsi “Tutto bene?” le domandò.
“Si,
grazie a Supergirl!” disse Vasquez, facendo un cenno
di ringraziamento verso la minore delle Danvers.
Supergirl
fra un pugno e l’altro, usava la sua vista calorifera
e il respiro congelante per aiutare chi era in difficoltà, ma anche lei e Jonn erano ormai allo stremo.
La
maggior parte degli alieni erano stati sconfitti e rinchiusi, ma ne mancavano
ancora diversi.
Kara decise allora,
sebbene fosse il metodo più rischioso, di utilizzare la vista calorifera con tutti, sperando di non fare loro troppo
male, ma rendendoli comunque innocui.
Alex
vide la sorella fare uso del potere che maggiormente le costava energia e non potè fare a meno di preoccuparsi.
Supergirl
spense la sua visione calorifera una volta che anche
l’ultimo alieno fu a terra.
“Kara, stai bene?” chiese Alex, afferrando la sorella per un
braccio quando la vide barcollare.
“Si…si…solo…wow…è
così che si ci si sente dopo una sbornia?” chiese Kara
con il fiatone.
“Non
è divertente. Rinchiudiamo questi alieni nelle loro celle e poi andiamo a
dormire, perché… sono sfinita!” disse Alex.
“Un
letto è tutto quello che desidero al momento!” disse Kara
“Nemmeno i ravioli cinesi o del gelato vincerebbero!”
Jonn e kara si avvicinarono al marziano bianco ancora privo di
sensi e si apprestarono a sollevarlo per condurlo in cella, ma qualcosa non
funzionò e Jonn se ne accorse subito.
“Supergirl,
tutto bene?” domandò.
Kara provò nuovamente a
sollevare l’alieno, ma non riuscì a smuoverlo nemmeno di un centimetro.
“Ragazzi,
ma cosa gli date da mangiare ai prigionieri!” chiese la ragazza, per
sdrammatizzare, sebbene avesse compreso cosa fosse appena successo.
“Credo
che tu abbia esagerato questa sera!” disse infatti Jonn
“Per non parlare degli ultimi giorni. Sono quasi sorpreso che tu non abbia
perso i tuoi poteri prima!”
Kara sospirò
“Agente
Danvers!” chiamò Jonn,
attirando l’attenzione di Alex, la quale si avvicinò “Porta tua sorella a casa
e riposate entrambe!”
“Ma
gli alieni…”
“Ce
la caveremo da soli. Inoltre dubito che Supergirl sia molto utile in questo
momento!” disse Jonn, facendo voltare Alex verso Kara.
“è
successo vero? Hai avuto un brillamento solare?”
Kara annuì.
“Te
l’avevo detto di non spingerti troppo e ora…” cominciò Alex, ma Kara la interruppe “Va bene, avevi ragione, contenta? Non
cominciare a urlarmi contro pure tu!”
Alex
sospirò e vedendo la frustrazione di sua sorella, decise di lasciare cadere
l’argomento.
“Andiamo
a casa!” disse Alex, poggiando una mano dietro la schiena di Kara per dirigerla verso l’uscita.
Erano
arrivate al Deo in volo e ora sarebbero state costrette a usare un furgoncino
del Deo, cosa che Kara odiava, in quanto era molto lento
rispetto a lei.
Durante
il viaggio Alex disse “Forse è il caso che tu domani non vada al lavoro!”
“Perché
non dovrei?” chiese Kara.
“Ti
devo ricordare che l’ultima volta ti sei rotta un braccio?”
“C’è
stato un terremoto e a meno che i movimenti sismici non siano sintonizzati con
i miei brillamenti solari, allora starò bene!”
“E
il raffreddore?”
Kara storse il naso.
Non era stato piacevole, doveva ammetterlo, ma non si sarebbe fermata per
quello.
“Gli
umani non muoiono per il raffreddore. Sopravvivrò!”
Alex
non insistette più, sebbene non volesse che sua sorella corresse dei rischi.
Arrivarono
a destinazione e Alex stava per scendere dal furgoncino, quando Kara le disse “No, non ci pensare nemmeno!”
“A
fare cosa?”
“A
rimanere a casa mia. Andrò a dormire e
non ho intenzione di fare colpi di testa, quindi evita di fare troppo la
sorella maggiore e vai a riposare. Non ne ho bisogno solo io!”
“Ma
Kara…” disse Alex, prima che una voce maschile la
interruppe.
“Kara!”
L’interpellata
si girò e lo vide “Adam? Cosa ci fai qui…a quest’ora?”. L’emergenza al Deo
aveva richiesto parecchio tempo e si era fatto ormai mezza notte.
“Stavo
tornando a casa dopo essermi procurato qualcosa da mangiare per domani!”
rispose il ragazzo.
“Capisco!”
disse Kara, distogliendo lo sguardo.
Alex
comprese di essere di troppo e salutando la sorella disse “Bene, sarà meglio
che vada. Kara, una bella tisana, un bagno caldo
veloce e subito a letto. Domani ti chiamo per vedere come stai!”
Kara alzò gli occhi al
cielo, ma non potè fare a meno di sorridere a quel
lato protettivo della sorella “Si mamma!” rispose, prima che sua sorella mettesse in moto il furgoncino e
andasse via.
“Stai
male?” chiese Adam, avendo ascoltato la conversazione.
Kara lo guardò e disse
“Ecco…io…si, cioè no…sono solo un po’ fuori fase, niente di preoccupante, ma
mia sorella si allarma sempre troppo quando si tratta di me!”
“è
bello da parte sua!” disse Adam.
Un
silenzio imbarazzante calò tra i due, finchè Kara curiosa domandò “Non che siano affari miei, ma non eri
tornato a Opalcity? Oh e mi dispiace se per colpa mia
ti sei sentito in obbligo di andartene!”
“No
Kara, non è colpa tua. Io ho reagito forse in modo
avventato e si…volevo andarmene e per
qualche giorno l’ho fatto, ma poi ho riflettuto e sebbene non mi piace come sia
finita fra noi, volevo conoscere mia madre e mio fratello, così ho deciso di
trovarmi un appartamento a National city e restarci. Ho traslocato oggi!”
spiegò Adam.
“Immagino
che tua madre non lo sappia!” disse Kara sconsolata.
“No,
infatti. Volevo farle una sorpresa. C’è rimasta male quando le ho detto che me
ne sarei andato!”
“Si…l’ho
potuto appurare!” disse Kara, strofinandosi la fronte, sentendo crescere un fastidioso
mal di testa.
“Cosa
vuoi dire? Mia madre ha detto o fatto qualcosa?” chiese Adam confuso. Aveva
notato un certo disagio in Kara e non derivava solo
dal loro incontro, anche il nominare sua madre sembrava aumentare il suo
disagio.
“No…no…non
ha fatto niente. Senti, mi ha fatto piacere
vederti, ma ora…sono stanca e vorrei…
“Oh certo! Scusa non volevo disturbarti!” disse Adam.
“No,
nessun disturbo!” sorrise Kara “Ciao Adam!” disse,
per poi dirigersi al portone di casa sua.
“Kara aspetta…io volevo chiederti se…è possibile rimanere
amici!” domandò Adam.
Questa
domanda colse impreparata Kara, che non seppe come
rispondere.
“Adam…io…mi
piacerebbe, ma…è complicato!” disse Kara.
“cosa
c’è di complicato?” chiese Adam.
“Ecco
io…”
“Ho
capito. Non sono stupido. Centra mia madre, ma Kara
lei…”
“No,
non centra tua madre…” disse Kara, ma senza aggiungere
altro. Certo, quella era parte della ragione, ma vi era anche altro.
“Fa
niente, dimentica quello che ti ho detto!” disse Adam “Buona notte Kara!”
L’interpellata
sospirò e quando lo vide allontanarsi entrò in casa.
Il
giorno dopo arrivò troppo infretta per i gusti di Kara, che si alzò con un cerchio alla testa. Sarebbe stato
più difficile affrontare quel girono di lavoro.
Il
telefono squillò e Kara sapeva già che si trattava di
sua sorella.
“Buongiorno
Alex!”
“Ehi,
come ti senti?”
“Come
un umano senza poteri. Li rivoglio!” disse Kara,
strappando un sorriso ad Alex, la quale disse “Li riavrai presto, ma a parte il
sentirti umana, come ti senti fisicamente? Sii sincera o vengo di persona alla Catco a controllare!”
Kara sbuffò “Ok, ho un
mal di testa allucinante. Fa meno male venire presi a pugni dagli alieni!”
“Sono
sicura che stai esagerando dato che non ci sei abituata. Ora che sei umana,
prova a prendere l’aspirina, forse avrà qualche sorta di effetto nelle tue
condizioni!” le suggerì Alex.
“D’accordo.
Ne comprerò una scatola andando al lavoro!” rispose Kara.
“Bene.
Kara, mi raccomando, stai attenta e non strafare!”
“Si,
grazie Alex, ti voglio bene!”
“Anche
io!”
La
telefonata terminò e Kara si preparò per andare alla Catco.
Quando
arrivò, la prima cosa che fece, fu prendere l’aspirina, sperando che facesse
effetto subito. Si sentiva peggio di quando si era svegliata e sperava davvero
che quella medicina, tanto magica per gli umani, facesse miracoli anche con
lei.
“Kara ehi… tutto bene?” non hai un bell’aspetto!” disse Winn, sorpreso nel vedere la sua amica prendere delle
medicine.
“Ho
avuto un brillamento solare e ora un allucinante mal di testa, mi sta uccidendo!”
Winn sorpreso chiese
“Perché non sei rimasta a casa. Ti avrei coperto e …”
“Non
credo sia il caso Winn. Sono già ai ferri corti con
la signora Grant!”
L’uomo
sospirò non potendo darle torto. Ad un certo punto guardò verso l’ascensore di Cat, quando sentì il campanello e fu sorpreso nel vedere
chi ne fosse uscito.
“Cosa
ci fa lui qui?” non era tornato a Opal city?” chiese Winn, facendo voltare Kara.
“A-Adam…ciao!”
disse con voce un po’ debole.
“Ciao
a te!” dises il ragazzo, affiancando la scrivania “Ti
chiederei come ti senti, dato che ieri sera ti sentivi poco in forma, ma a
giudicare dalla tua espressione, da queste aspirine e dagli occhi lucidi, direi
che ti senti uno schifo!” disse Adam dispiaciuto.
“Non
immagini quanto!” disse Kara, per poi strofinarsi la
testa.
Adam
appoggiò le aspirine, sollevate poco prima, nuovamente sulla scrivania di Kara, notando
qualcosa di particolare. Stava per chiedere spiegazioni, quando una voce
femminile gli domandò da dietro.
“Mi
scusi, lei chi è?”
Adam
vide una ragazza dai capelli scuri, ma non ricordava di averla vista, quando
poche settimane prima, bazzicava li intorno.
“Sono
Adam Foster, il figlio di Cat Grant!”
“Non
sapevo che la signora Grant avesse un figlio. Io sono Shioban
Smithe, la sua assistente, se ha bisogno di qualcosa,
sono a sua completa disposizione!”
Adam
la guardò confusa e girandosi verso Kara chiese “Non
eri tu la sua assistente?”
“Io
sono l’assistente su cui la signora Grant fa maggiormente affidamento. Io sono la n°1 e lei la n°2, in
base a come sua madre piace chiamarci. Io mi occupo di tutto quello che
riguarda la signora Grant, mentre la signorina Danvers…si
occupa delle scartoffie. Per questo si può rivolgere a me per cose importanti e
mi duole informarla che la signora Grant mi ha appena chiamato per dirmi che
arriverà qualche minuto in ritardo!”
Adam
non le rispose e si rivolse a Kara “è a causa della
nostra rottura? Te la sta facendo pagare? Per questo è complicato rimanere
amici?”
“No,
Adam, non è così…lei…lei sta solo…ecco io…io non sono stata così eccezionale
nel mio lavoro e Shioban mi da una mano, ecco tutto!”
disse Kara, ma Winn non fu
d’accordo e disse “Non crederle amico!”
Kara lo fulminò con gli
occhi.
“Ora
capisco perché ieri sera eri così strana!” disse Adam
“Non
è così grave Adam…lei…”cominciò Kara, ma Adam la
interruppe.
“Perché
la difendi sempre?” chiese Adam “Conosco la reputazione di mia madre, non mi
devi proteggere. E vedo che ti sta esasperando a tal punto di doverti cercare
un altro lavoro!” disse Adam, prendendo il giornale degli annunci lavorativi
sulla scrivania di Kara.
“Adam
io...” Cominciò Kara, ma un giramento di testa le
fece perdere l’equilibrio e Adam dovette sorreggerla e farla sedere prima che
cadesse a terra.
“kara, tu non stai bene. Sei molto calda, non saresti dovuta
venire al lavoro!”
“Ecco,
tieni!” disse Winn, porgendo una bottiglietta d’acqua
a Kara e aggiungere “lo avrebbe fatto se non ci
fossero problemi con…”
“Winn!” disse Kara debolmente.
“Scusa
Kara, ma non è giusto il modo in cui ti tratta!”
disse l’uomo, sperando che Adam potesse mettere una buona parola e far finire
quella pagliacciata.
In
quel momento l’argomento della giornata si fece vedere. Cat
Grant uscì dall’ascensore e si avvicinò
al suo ufficio.
“Buongiorno
signora…”cominciò Kara, provando ad alzarsi, ma
sentendosi le gambe deboli, si sedette immediatamente.
“Kara, non ti sforzare!” disse Adam, poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
“Ciao
Adam. Sono contenta di vederti, grazie per avermi chiamato!” disse Cat, una volta che fu vicino a suo figlio, dando uno
sguardo veloce a Kara. “Devo solo sistemare una cosa
e poi possiamo andare. Shioban, ho bisogno che tu
disdica tutti i miei impegni per oggi!”
“Si
signora Grant!” disse l’interpellata.
Cat non disse
nient’altro e si recò nel suo ufficio.
Adam
guardò sua madre allontanarsi e prima di raggiungerla, si rivolse a Kara “Tu non muoverti da qui. Ti accompagno a casa!” disse
Adam, senza dare il tempo alla ragazza
di protestare.
Entrò
in ufficio e chiuse la porta dietro di sé.
Cat era già al pc, ma
sentì chiaramente suo figlio entrare e domandò “Cosa succede con Kera e da quando vi parlare di nuovo?”
“Non
si sente bene e non mi sembra che una volta che una coppia si lasci, non ci si
possa più rivolgere la parola!” rispose Adam.
Cat alzò le spalle.
“Comunque
quando andiamo nel posto in cui volevo portarti, le daremo un passaggio a casa!”
aggiunse Adam.
“Così
riempirà l’auto di germi!” disse Cat, alzando lo
sguardo.
“Non
la lascerò andare a casa da sola. A stento si regge in piedi!”
Cat guardò Kara che
sembrava miserabile e si arrese “D’accordo, vorrà dire che farò disinfettare la
macchina. Sperando che non sia troppo tardi per la nostra salute!”
“Andiamo,
non crollerà il mondo se dovessi ammalarti e mancare un paio di giorni!” le
fece notare Adam.
“La
Catco potrebbe perdere milioni di dollari in mia
assenza!” disse Cat.
“Hai
degli ottimi impiegati che si occuperebbero dell’azienda in modo impeccabile in
tua assenza e hai un’assistente eccezionale e a proposito di quest’ultima,
spiegami questa storia!” disse Adam severo.
“Quale
storia?” chiese Cat confusa.
“Cosa
sta succedendo tra te e Kara e perché hai assunto
un’altra assistente?” chiese Adam.
“Kera non era in grado di gestire tutto e ho pensato che un
aiuto avrebbe….”
“Sciocchezze,
non è un aiuto se la nuova arrivata fa tutto quello che faceva Kara e quest’ultima si ritrovi a fare lavori che in genere
vengono dati agli stagisti che devono imparare un mestiere. Tu la stai punendo
per quello che è successo tra me e lei!” disse Adam, rimproverandola.
“Perché
mai dovrei punirla? Oh per aver scaricato mio figlio e per avermelo portato
via?” chiese Cat storcendo il naso.
“Quindi
lo ammetti! Non è colpa di Kara. Se le cose non hanno
funzionato è per colpa di quello che ha dovuto passare e per la sua paura di
legarsi a qualcuno dopo che ha perso i genitori, ma probabilmente lo sapresti
se conoscesti meglio chi lavora per te!”
“Meglio
tenere un rapporto professionale e si, so che Kera ha
perso i suoi genitori da ragazza!” disse Cat.
“E
non è colpa di Kara se me ne sono andato, ma è merito
suo se ci siamo incontrati. Se non fosse stato per lei, tu staresti ancora
cercando il coraggio di scrivermi una lettera e io non sarei qui a sgridarti
per il tuo comportamento, quindi pensaci due volte prima di trattare male,
colei che ti ha dato una…anzi due chance di conoscere tuo figlio, perché è
sempre grazie a Kara se non me ne sono tornato da mio
padre, dopo la nostra disastrosa prima cena insieme!”
Cat sospirò “Si, hai
ragione. A questo non avevo pensato. So di aver esagerato, ma è stato più forte
di me. Ho avuto il terrore di perderti di nuovo!” disse Cat
dispiaciuta.
“Se
mi perderai o meno dipenderà dal tuo comportamento, non da quello degli altri!”
le disse Adam.
“Allora
perché non hai più risposto alle mie
chiamate?”
“Per
il motivo per cui oggi ti ho chiesto di lasciare il lavoro e venire con me.
Volevo farti una sorpresa e avevo paura di non riuscire a mantenere il segreto
se ti avessi risposto. Mi dispiace che tu abbia pensato che volessi
allontanarti!” disse Adam e il ragazzo potè vedere il
sollievo dipingersi sul volto di sua madre.
“E
a proposito di allontanamenti, stai allontanando sempre più Kara
e anche se lo negherai, so che ci tieni molto a lei!” aggiunse Adam.
“Cosa
vuoi dire?”
“Kara sta cercando un altro lavoro!”
Cat sussultò e lanciò
un altro sguardo alla sua assistente “Te l’ha detto lei?”
“No,
ma ha un giornale con annunci di lavori sulla scrivania e alcuni sono cerchiati
in rosso. Non penserai di poter trattare male una persona e tenerla comunque
legata a te!”
Cat abbassò la testa.
Era sorpresa di essere arrivata al punto di esasperare anche la ragazza più
allegra e ottimista del mondo. Aveva notato il cambiamento, ma non ci aveva
dato troppa importanza. Si diede della stupida per questa sua mancanza, perché Kara era davvero la migliore assistente che si poteva
desiderare.
“Credo
di dover rimediare in qualche modo a questo pasticcio!” disse Cat.
“Si
dovresti e prima che trovi qualche altro pretesto per difendere le tue azioni
in qualche modo, non accusare Kara di aver fatto la
spia su quanto stavi combinando, perché non è tramite lei che sono venuto a saperlo,
ma piuttosto tramite la tua assistente n°1!”
Cat si tolse gli
occhiali e sospirò “D’accordo, lo terrò a mente!” disse mentre digitava
un’ultima cosa sul pc e mandarla in stampa.
“Bene,
possiamo andare!” disse la donna alzandosi e afferrando la sua borsa, per poi
dirigersi verso l’uscita del suo ufficio.
“Shioban, ho mandato in stampa le cose che dovrai fare oggi,
non dimenticare niente o sarai licenziata!” disse Cat,
per poi passare accanto alla scrivania di Kara,
notando effettivamente il giornale di cui Adam le aveva parlato poco prima “Muoviti
Kera se vuoi un passaggio!” disse, facendo finta che
non le importasse niente.
“Signora
Grant, posso tornare a casa da sola e…” non terminò la frase che Adam disse
“Non ci pensare nemmeno. Non voglio rischiare che tu svenga per strada!”
“Posso
chiamare mia sorella, non voglio disturbare!” insistette Kara
e Cat, ormai davanti all’ascensore, alzò gli occhi in
alto “Per l’amor del cielo Kera, alza i tacchi o ti
obbligherò a lavorare fino a tardi!”
“Ti
conviene non provocarla!” le disse Adam, facendole l’occhiolino.
Kara si arrese e si
incamminò verso l’ascensore, con Adam che le stava accanto nel caso dovesse
avere un mancamento di forze.
“Kera, hai un aspetto orribile!” disse Cat,
osservando bene la sua assistente “Non ti ho mai visto così in due anni che
lavori per me. Non ricordo infatti che tu ti sia mai ammalata, a parte quel
rapido raffreddore il giorno del terremoto!”
“Sono
stata fortunata perché mi sento morire e non voglio mai più sentirmi così!”
disse Kara, strappando un sorriso ad Adam.
“Non
fare l’uomo. Noi donne siamo forti e non ci facciamo abbattere da un po’ di
influenza!” disse Cat, quando le porte dell’ascensore
si aprirono al piano del parcheggio sotterraneo dove la loro auto, con tanto di
autista, li stava aspettando.
Cat fece per uscire
quando sentì Adam dire “Kara, ti senti male?”
Cat si girò e potè vedere
la ragazza tenersi al corrimano dell’ascensore e stringere gli occhi.
“Tutto…gira…io…non…”
Adam
comprese che la ragazza non sarebbe riuscita a muoversi e la prese in braccio,
in stile sposa e fu li che sentì il calore che la ragazza emanava.
“Cat sta bruciando!” disse Adam allarmato.
La
donna sussultò e mettendo la mano sulla fronte della sua assistente, poteva
affermare che suo figlio non stava esagerando.
“Adam,
credo che dobbiamo cambiare i nostri piani e portare Kara
in ospedale!”
Kara a quelle parole si
agirò e disse “No, non l’ospedale…io…non…vi prego!”
“Kara calmati. Va bene, niente ospedale, ma non ti lasceremo
finchè non ci sarà qualcuno ad occuparsi di te e se
dovessi peggiorare ulteriormente, non ci
sono scuse che tengano!” disse Adam.
“No,
non capite…non posso andare…” disse Kara, guardando
implorante Cat, la quale rispose “Non fare la
bambina, non c’è niente da aver paura in un ospedale!” disse la donna, sebbene
lei stessa al pensiero di quanti germi ci fossero in quell’edificio, si sentiva
accapponare la pelle.
“Per
adesso non ti portiamo e seguiremo il piano di mio figlio!”
Detto
questo Kara si rilassò e appoggiò la testa sul petto
di Adam.
Salirono
in macchina e il ragazzo cercò di adagiare la ragazza nel miglior modo
possibile, facendole posare la testa
sulla sua spalla, mentre Cat ordinava al suo autista
di condurla all’appartamento della sua assistente.
“Coraggio
Kara, qualche minuto e sarai presto nel tuo letto!”
disse Adam.
“E
cerca di non mettere piede alla Catco fino a quando
non sarai guarita del tutto. Lo sai cosa ne penso delle persone malate Kera!” disse Cat.
“Si,
signora Grant…grazie dell’aiuto!” disse la ragazza in un sussurro.
Cat sorrise, per poi
guardare Adam, che sorrise a sua volta.
Cat e Adam intanto
guardavano fuori, dall’auto e non ci misero molto a notare che qualcosa non
tornava.
“Adam…”
disse Cat preoccupata.
“Si,
ho visto Cat!” disse Adam preoccupato anch’esso.
Kara aprì gli occhi per
capire cosa stesse succedendo, quando Cat bussò al
finestrino del suo autista chiedendo spiegazioni sul cambio di tragitto.
La
macchina si fermò e si sentì qualcuno scendere e aprire lo sportello posteriore
dove si trovavano loro. Un uomo con il volto coperto, si accomodò sul divanetto accanto a Cat
e davanti a Kara e Adam.
Kara si raddrizzò. Sebbene
non si sentisse del tutto lucida, comprese che qualcosa di molto grave stava
succedendo.
“Ora
noi andremo a fare una gita!” disse l’uomo, tirando fuori una pistola. Questo
si tolse il passa montagna, rivelando ai presenti il suo volto “Thomas Handerson!” disse Cat sorpresa,
così come anche Kara, dato che anche la ragazza lo
conosceva. Erano colleghi fino a quando Cat lo aveva licenziato un paio di mesi prima. Lo ricordava
bene perché era stata lei a dovergli dare la brutta notizia.
“Salve
Cat, felice di rivedermi?” chiese l’uomo.
“Che
intenzioni Hai?” domandò Cat.
“Mi
sembra ovvio. Io e il mio collega alla guida, ti rapiamo e ti facciamo pagare per
quello che ci hai fatto!” disse Thomas con rabbia.
“Chi
sarebbe il tuo complice?” chiese Kara con voce rauca.
“Kara ciao, non te la passi troppo bene direi. Ebbene, il mio complice è Andrew Ford.
Immagino che tu ti ricorda anche di lui!” disse Thomas rivolgendosi a Cat.
“Chi
sono, voi li conoscete?” chiese Adam.
“Non
so chi tu sia ragazzo, ma eravamo dipendenti di questa donna, finchè non ci ha sbattuto fuori, mandando le nostre famiglie sul lastrico.
“Non
è colpa mia se vi siete rivelati incapaci nel vostro mestiere!” disse Cat arrabbiata.
“Ci
hai rovinato la vita e fra poco saremo senza casa e non saremo in grado di
sfamare i nostri figli, ma abbiamo un piano per rimediare. Ci dispiace solo che
in tutta questa faccenda ci vada di mezzo anche tu Kara.
Ma sappi che non ti incolpiamo di niente!” disse Thomas.
“Allora
lasciate lei e mio figlio andare!” disse Cat,
pentendosi subito di aver rivelato la vera identità di Adam
“Oh,
quindi questo ragazzo è tuo figlio, allora ben venga. E per quanto riguarda Kara, mi dispiace, ma non possiamo lasciarla andare. Ci ha
visto e sa i nostri nomi. È una testimone scomoda. Si unirà a voi, nel bene, ma
soprattutto nel male!” disse Thomas divertito.
Kara provò ad aprire la
porta della macchina, forse con un calcio ben assestato poteva riuscire a far
cadere almeno uno dei rapitori a terra, ma il tentativo della ragazza, non
piacque a Thomas, il quale puntando la pistola alla testa di Cat disse “Nessuno faccia mosse false, se non volete le sue
cervella sparse su di voi!”
Tutti
tacquero da li in poi. Il viaggio duro circa mezz’ora, durante i quali tutti
poterono vedere che erano stati condotti
al di fuori di National City, più precisamente
in un bosco, solitamente trafficato da chi andava in cerca di tartufi.
In quel periodo dell’anno era generalmente vuoto, quindi nessuno avrebbe notato
dei movimenti sospetti.
La
macchina si fermò e Thomas, quando il suo compagno Andrew lo raggiunse con una
seconda pistola, fece scendere tutti quanti. Adam sorresse Kara,
mentre i rapitori li spinsero a camminare per una strada che per loro sembrò
interminabile. Kara si sentiva sempre più stordita e
ad un tratto vide dei puntini neri formarsi davanti agli occhi e perse la
stabilità sulle gambe. Cadde a terra, non essendo Adam pronto a sentire
improvvisamente tutto il peso ricadere su di lui.
Kara!” la chiamò
preoccupato il ragazzo.
“Alzati
, muoviti!” disse Andrew.
“Ma
non vedete che sta male, non avete la minima pietà?” domandò Cat.
“No,
è ringrazia te stessa per questo. Ora muoviti o ti sparo qui!”
Kara si sforzò di
rimettersi in piedi. Adam l’aiuto, ma sentendola troppo instabile, la prese
nuovamente in braccio.
Camminarono
ancora per qualche minuto, prima di giungere a una caverna buia.
“Ora,
datemi i vostri cellulari!” tutti obbedirono, dopo di chè
venne consegnato a ognuno di loro una torcia per vedere dove stessero andando.
Non
seppero dire a che profondità della caverna arrivarono, ma camminarono a lungo
prima di giungere a una porta blindata.
Andrew
si apprestò ad aprirla, facendovi entrare gli ostaggi. All’interno l caverna
continuava in egual modo per pochi
metri, prima che terminasse con un muro cieco..
“Avete
intenzione di rinchiuderci qui per sempre? Se è denaro che volete possiamo
metterci d’accordo!” disse Cat.
“Non
se ne parla. Se accettassimo, una volta fuori da qui ci denuncereste e noi
finiremmo in prigione e le nostre famiglie sarebbero comunque senza soldi.
Abbiamo ideato un piano migliore. Vi lasciamo qui a morire e prima o poi
qualcuno darà una ricompensa a chi darà informazioni per la scomparsa della
regina dei media. Pensa un po’ quanto ci pagheranno, quando li porteremo
direttamente al suo corpo, grazie all’aiuto dei nostri cani!” disse Thomas-
Ora era chiaro, quella porta blindata era
stata messa apposta per non permettere loro di scappare. Quella caverna non
fungeva da rifugio per qualche sorta di emergenza, era stata creata apposta per
quel piano diabolico.
“Ora
mettetevi comodi nella vostra tomba!” disse Thomas divertito, mentre si
dirigeva fuori dove Andrew lo attendeva per chiudere la porta.
Adam
mise a terra Kara e urlò “Aspettate, non potete
lasciarci qui!” disse il ragazzo, dando una spallata alla porta con il solo
esito di farsi male alla spalla.
Kara si mise a sedere e provò a contattare Alex
con il suo auricolare “Alex….ho bisogno di aiuto…Alex!” disse .
“Kara, con chi stai cercando di comunicare? Sei riuscita a
portarti un cellulare o qualcosa…” chiese Adam stranito.
Cat si abbassò
all’altezza della ragazza e le toccò nuovamente la fronte.
“La
febbre è aumentata, credo stia delirando!” disse Cat.
Kara cercò di alzarsi
in piedi e disse “No, sto bene!” disse, per poi provare a colpire la porta con
un pugno, ottenendo così solo una mano rotta, che si strinse al petto per il
dolore.
“Kara non puoi fare niente!” disse Adam, avvicinandosi alla
ragazza e sorreggendola, vedendola traballare sulle sue gambe.
“No
io…ci devo riuscire… devo portarvi via di qua!” disse la ragazza spaventata,
non tanto per se stessa, ma di non riuscire a salvare quelle due vite.
“Kara, calmati, non ci sei di aiuto così!” disse Adam,
mentre Cat
osservava il comportamento della sua assistente, cominciando a pensare
che fosse qualcosa di diverso dal delirio creato dalla febbre.
Kara si tolse gli
occhiali e Cat sussultò a quanto vide.
Kara si girò nuovamente
verso la porta e strinse gli occhi per cercare di adoperare la vista calorifera, che avrebbe liquefatto quella porta. “Andiamo,
andiamo! Funziona, funziona, funziona!” urlò, prima di lasciarsi cadere a terra
esausta, sempre con Adam pronta ad afferrarla. Venne appoggiata al muro e il
ragazzo, le controllò la mano.
“Credo
sia rotta!” disse Adam.
“Se
non riesco a tirarci fuori da qui, avrà
poca importanza di come è messa la mia mano!”.
“Non
c’è niente che puoi fare Kara, ma nessuno ti accusa
del contrario!” le disse Adam, spostando una ciocca sudata a causa delle febbre dal viso della ragazza, che replicò “Si, si
invece. Se avessi i miei poteri, sfonderei queste pareti come niente. Invece
sono solo…umana!” disse la ragazza con le lacrime agli occhi.
“Di
cosa stai parlando?” chiese Afam confuso.
“Tu
sei Supergirl!” disse Cat arrivando alla soluzione.
Aveva finalmente ricollegato quella sensazione che aveva avuto quando aveva
visto la stessa tristezza sia negli occhi di Kara che
in quelli di Supergirl.
Kara guardò Cat e non smentì quanto affermato dalla donna.
“Come
ho fatto a non capirlo prima?” si domandò Cat,
stupita che si fosse fatto sfuggire un fatto di tale rilevanza. Era sempre
stata brava a collegare i puntini, ma qualcosa quella volta gli aveva impedito di
arrivare alla soluzione del mistero.
È
vero quello che dice? Sei davvero Supergirl?” chiese Adam incredulo.
Kara annuì.
“Ma
come …” cominciò Adam, ma in realtà non sapeva cosa dire.
“Come
hai fatto a ridurti così. Pensavo che non potessi ammalarti!” disse Cat stupita.
“Non
sono invincibile. Anch’io ho i miei punti deboli!” disse Kara.
“Si,
conosco la Kryptonite!” disse Cat.
“Si,
ma non solo. Io traggo i poteri dal sole giallo, funzione coma una fonte
inesauribile di energia, ma se uso troppo i miei poteri, senza dare la
possibilità alle mie cellule di ricaricarsi,
mi scarico e divento vulnerabile
come gli umani, anche di più in quanto non posseggo un sistema immunitario e
anche una banale influenza può portarmi allo stremo!” disse Kara, per poi poggiare la testa al muro. “Torneranno, il
problema è che non i sa quando!”
“Non
è la prima volta che succede, vero?
Quando c’è stato il terremoto non sei intervenuta perché avevi esaurito
i tuoi poteri. Per questo hai avuto un braccio rotto e un raffreddore che si è
risolto in poche ore!” disse Cat.
Kara annuì.
“Questo
spiega anche perché sembri avere una soglia del dolore inferiore a quelli degli
uomini…almeno per quanto riguarda i malanni. Non ci sei abituata!”
“Cosa
ti ha fatto tornare i poteri l‘ultima volta? Sono tornati così? A caso?”
domandò Adam.
Kara scosse la testa
“Mi sono presa un infarto quando James è precipitato per la tromba
dell’ascensore. Però se non basta questa situazione a darmi la scarica di
adrenalina di cui ho bisogno, non so cosa possa aiutarmi questa volta!” disse Kara, per poi ritentare con l’auricolare “Alex, sono Kara, mi senti?”
“Puoi
comunicare con l’esterno?” Chiese Cat speranzosa.
“Si,
ma credo che il segnale sia debole qui dentro. Non percepisco risposta. Alex,
aiuto, Alex.!” Provò di nuovo e in quell’istante un fruscio potè
essere udito.
“Kara…s…o Jonn, c…e suc…ede!” domandò il marziano
dall’altra parte del comunicatore.
“Sono
in pericolo, Adam, e Cat Grant sono con me. Non ho
poteri e non riesco a tirarci fuori!”
Disse
Kara, ma era chiaro che la linea era nuovamente caduta.
“Accidenti!”
disse Kara sospirando “è impossibile comunicare, ma
se conosco Jonn, cercherà di rintracciarmi ora.
L’auricolare viene usato solo per le emergenze!”
Cat e Adam tirarono un sospiro di sollievo.
“Bhe sembra che anche questa volta la ragazza d’acciaio ci
abbia tratto in salvo.
”Più
che di acciaio, mi sento di burro. Non posso credere che voi umani riusciate a
fronteggiare tutto questo dolore!” disse provando a sdrammatizzare, ma in quel
momento un forte rombo si udì in lontananza e la terra cominciò a tremare.
“Un
terremoto?” chiese Cat.
“No
un’esplosione!” disse kara, riconoscendone il suono.
Una seconda esplosione non si fece attendere, finchè
una terza cominciò a far cadere i detriti dal soffitto.
Kara sentì qualcosa
cambiare in lei. Sentì lo stordimento sparire e le ossa della sua mano
risistemarsi, tutto in una frazione di un secondo, durante il quale si cambiò
in Supergirl, usando poi il mantello per coprire Cat
e Adam e proteggerli dalle rocce che cadevano giù. Usò inoltre il suo respiro
congelante, per creare un soffitto di ghiaccio e per non far cadere altro
materiale e delle travi che aiutassero il soffitto a reggere il peso delle
macerie.
Sospirò
di sollievo quando non si sentì più alcuna esplosione e la terra smise di
tremare.
Sicura
che fossero al sicuro, Kara abbassò il mantello.
“Bisogna
proprio arrivare a un passo dalla morte con te, Supergirl!” disse Cat, appoggiandosi al muro, sollevata dal fatto che nessuno
di loro si fosse fatto male, ma dovette ricredersi quando qualcosa attirò la
sua attenzione. Non riuscì a vedere bene a causa della scarsità di luce, quindi
afferrò la torcia caduta vicino a lei e la punto sul braccio della sua camicia
bianca, dove vide una macchia rossa.
“Io
ancora non riesco a crederci…sei Supergirl!” disse Adam.
“Pensavi
che stessi mentendo?” chiese Kara.
“No,
ma vederlo è tutta un’altra cosa…almeno mi spiego come facessi a conoscere il
mio nome ieri!”
Kara sorrise
stancamente. Sentiva chiaramente qualcosa che non andava e sapeva esattamente
quale era il problema. In più il mal di testa provocatogli dalla febbre e
sparito grazie al ritorno dei suoi poteri, ora era nuovamente lì, sebbene la causa fosse
diversa.
“Qualcuno
di voi è ferito?” chiese Cat, spostando la luce su
Adam e Supergirl e sussultò quando vide sulla parte alta della fronte della
ragazza, del sangue uscire e colarle sul volto.
“Kara, sei ferita!” disse Adam allarmato.
“Non
è niente. Sto bene, potresti solo non puntarmi la luce negli occhi per favore?”
chiese Supergirl a Cat, in quanto quella luce diretta
le dava molto fastidio e incrementava il suo mal di testa.
Cat abbasso la luce in
modo tale da non ferire la ragazza, ma in maniera tale da consentire a tutti di
vedersi.
Anche
Adam raccolse la sua torcia, salvatasi fortunatamente dalla frana e andò ad
aumentare la luminosità nella gotta.
“Credo
che serviranno dei punti!” disse il ragazzo.
“No!
guarirò una volta uscita da qui ed essermi esposta al sole!” li informò Kara.
“Come
è possibile che con i tuoi poteri, una frana sia stata in grado di
ferirti? Ti ho visto ricevere colpi ben
peggiori e uscirne incolume!” chiese Cat.
Supergirl
le rispose indicandole qualcosa poco distante da loro e la regina dei media, puntandovi
la torcia contro, vide una pietra verde fosforescente e potè
anche constatare che non era l’unica.
“Kryptonite!” disse Cat,
finalmente comprendendo e girandosi a
guardare Kara con uno sguardo preoccupato.
“Kryptonite? Non hai detto che è il tuo punto debole?”
chiese Adam confuso.
Kara non rispose, si
alzò in piedi e ignorando le vertigini causatagli sia dalla botta in testa, sia
dalla kryptonite che la circondava, si diresse verso
la parete della caverna dove sapeva trovarsi l’uscita più vicina e cominciò a
colpirla con dei pugni.
Colpì
più volte fino a creare un’apertura lunga due metri soltanto, prima di crollare a terra a causa del fuoco che
sentiva scorrere nelle vene. Più roccia colpiva, più Kryptonite
sembrava uscire fuori.
Si
rannicchiò su se stessa come se potesse
attutire il dolore mettendosi in posizione fetale.
“Kara!” urlò Adam, ma prima che potesse muovere un passo Cat lo fermò “Aiutami
a spostare le rocce verdi in un angolo della caverna. Dobbiamo tenere
Supergirl il più lontano possibile da questa roba!”
Fecero
il possibile per spostare più Kryptonite che
potevano, ma la distanza non era molto e infatti non vedevano miglioramenti
nella ragazza.
Adam
e Cat l’affiancarono e la seconda fece poggiare la
testa della ragazza sulle sue gambe, sperando di darle qualche sorta di
confort.
Notarono
anche un’altra cosa. Le mani di Kara erano scorticate
e Cat si sorprese nello scoprire che nonostante il dolore
che la sua assistente provava, stesse facendo di tutto per trarli in salvo. Non
che Supergirl non ponesse la vita degli altri prima del suo benessere, ma fino
a quel momento aveva assistito alla suo forza e bontà da lontano, tanto che non
riusciva a percepire a pieno che tutto fosse reale, sembrava quasi un film nel vederla
combattere attraverso gli schermi del suo ufficio, ora invece poteva veramente
toccare con mano quello che significava essere un eroe.
Si
domandò se il suo acclamare Supergirl, elevandola ad alti standard davanti al
pubblico, avesse posto sulle spalle di Kara troppe
aspettative da dover soddisfare.
Adam
si strappò un pezzo della maglia che indossava e iniziò a tamponare la ferita
sulla fronte di Supergirl, sperando di fermare l’emorragia.
Kara gemette al tocco.
“Va
tutto bene Kara. Si sistemerà tutto. Ci stanno
cercando, ricordi?”
“Si!”
rispose debolmente per poi chiudere gli occhi.
“Non
addormentarti Kera. Non so cosa ti faccia la Kryptonite fisicamente, ma un colpo in testa non è da
sottovalutare. Un trauma cranico può provocare
danni e addormentarsi potrebbe essere un pessima decisione!” Disse Cat, non nascondendo la sua preoccupazione.
“Stanca….fa
male!” disse la ragazza appena.
“Lo
so, lo so, ma devi resistere, ok? Dimmi un po’, cos’è questa storia che stavi
cercando un altro lavoro?” domandò Cat, cercando di
spingere la ragazza a parlare. “Adam mi
ha parlato del giornale sulla tua scrivania!”.
“Non…non
ti servò più. C’è Shioban ormai. È così evidente che
non mi vuoi più tra i piedi!” disse Kara, aprendo gli
occhi, ma guardando davanti a sé per non incrociare il suo sguardo con quello
di Cat.
La
regina dei media guardò Adam, spaventata per quello che aveva fatto.
“Ma
ho rinunciato. Non cercherò un altro lavoro!” Cat
tirò un sospiro di sollievo, ma lo fece troppo presto.
“Smetterò
di essere Kara Danvers e
sarò solo Supergirl!”
“Co-cosa
vuoi dire? Come puoi smettere di essere Kara Danvers.” chiese Adam confuso.
“Kara Danvers è nata per
permettermi di mischiarmi con gli umani, ma forse ho fatto un errore a non
essere me stessa, anche se sulla terra non potrò mai essere realmente ciò che
ero su Krypton. La mia normalità è morta
con il mio pianeta!”
“E
rinunciare a Kara Danvers a
quali benefici ti potrà portare? Kara, abbiamo già
avuto questa conversazione. Per tutti è difficile essere normali, c’è sempre qualcosa
o qualcuno che ti fa sentire diverso!” disse Adam.
“Ma
mai quanto un alieno strappato dal suo
pianeta, che deve costantemente nascondere quello che realmente per non
essere discriminato e perseguitato!”
Disse Kara.
“E
cancellare una parte di te…la tua parte umana, è una soluzione? Chiese Cat infastidita. “Kera, non puoi
rinunciare a quella parte di te, perché non è semplicemente una maschera, come
tu pensi. Kara Danvers se
tu. Indipendentemente da quale sia il tuo vero nome, quando non indossi la tuta
di Supergirl, saresti quella persona, perché dubito fortemente che puoi essere
una eroina 24h su 24. Avrai bisogno di dormire, di mangiare, di farti una vita.
Ne hai il diritto. Se è per colpa mia che sei arrivata a questa conclusione…”cominciò
Cat per poi sospirare “Mi dispiace!”
Kara guardò la donna
sorpresa e Adam sorrise alla sua espressione.
“Non
guardarmi così! So chiedere scusa se voglio. So di essermi comportata male nei
tuoi confronti e ripeto che mi dispiace e non voglio che tu te ne vada. Avrai
sempre un lavoro con me Kera!” disse Cat, accarezzando la testa della ragazza.
“Non
me lo stai dicendo solo perché hai scoperto che sono Supergirl?” Chiese Kara.
“No…mi
ero già resa conto del mio comportamento. Ero solo troppo orgogliosa per
ammetterlo. Poi Adam mi ha fatto la predica prima di uscire dalla Catco e avevo già deciso di porre rimedio alle mie azioni.
Non sapevo solo come affrontare la situazione!”
“è
vero, posso confermarlo!” disse Adam.
“Come
ho detto a mia madre, hai fatto un lavoro impeccabile, sarei una schiocca se mi
lasciassi fuggire un’assistente come te o qualsiasi ruolo ricoprirai in futuro
alla Catco!” disse Cat
sorridendo.
“Grazie
signora Grant!” disse Supergirl, per poi prendere un respiro profondo e gemere
quando quel singolo movimento le scaturì un’ondata di dolore.
“Cat, guarda!” disse Adam, notando le vene fosforescenti che
dal collo, stavano dirigendosi verso il
viso di Kara.
“Cosa
diavolo le sta succedendo?” chiese il ragazzo spaventato.
“Non
lo so, ma non so quanto possa resistere in queste condizioni!” rispose Cat, per poi guardare la sua assistente, la quale questa
volta aveva gli occhi chiusi e respirava in modo superficiale.
Cat scosse le spalle
di Supergirl, ma ella non rispose, né fece il ben che minimo movimento.
“Ha
perso i sensi!” disse Cat, spaventata da ciò che
poteva significare.
Passò
diverso tempo e nessuno sapeva dire quanto. Cat e
Adam avevano provato più volte a svegliare Kara,
senza però alcun risultato. Ora si era aggiunto anche un altro problema:
l’ossigeno. Cominciava a scarseggiare.
E
nessuno sapeva dire quanto ancora erano in grado di resistere.
Adam
si alzò e provò a smuovere le rocce della parete, sperando di ottenere
qualcosa, ma ottenne solo il fiato corto.
“Adam,
è inutile. Cerca di muoverti il meno possibile. Consumerai solo ossigeno più in
fretta così. Dobbiamo solo aspettare. Gli amici di Kara
stanno arrivando!” disse Cat, cercando di nascondere
la sua paura.
“Si,
ma se non si muovono, ci troveranno, morti!” disse Adam esasperato, prima di
prendersi un colpo, così anche Cat, quando videro
essere un verde passate attraverso le pareti.
Il
nuovo arrivato rimase sorpreso di trovare altre due persone insieme a
Supergirl.
“Tu
chi sei?” chiese Cat.
“Il
mio nome è J’onn J’onzz. Sono
un amico di Supergirl. Non ho intensione di farvi del male. Vi condurrò fuori
da qui!” disse Jonn, prima di avvicinarsi a Kara,
ancora priva di sensi “Supergirl?” la chiamò, ma anch’egli non ricevette
risposta.
“è
svenuta diverso tempo fa. Non sappiamo più riusciti a svegliarla!” disse Adam.
“Abbiamo
allontanato la kryptonite da lei il più possibile,
ma…non le ha giovato minimamente!” disse Cat.
“Avete
fatto il possibile. Grazie!” disse Jonn, prendendo in
braccio Kara “La porto fuori. Torno a prendervi
presto!” detto questo, attraversò le pareti lasciando soli Cat
e Adam, il secondo preoccupato “Tornerà Adam e Kara
starà bene!” lo rassicurò la madre.
“Kara!” urlò Alex, quando vide Jonn
uscire da una parete rocciosa crollata, con sua sorella svenuta tra le braccia.
“Ha
bisogno di ossigeno. Scarseggiava dove
l’ho trovata ed è stata esposta alla Kryptonite per lungo tempo!” disse il marziano, poggiando
la ragazza su una barella, situata all’interno di un elicottero.
“Aspetta,
dove stai andando?” chiese Alex, vedendo
l’alieno allontanarsi.
“Kara non era sola. Vado a prendere gli altri!” disse Jonn, incamminandosi.
Alex
annuì e si mise all’opera per curare sua sorella. Poteva vedere le linee
verdi delle vene ritirarsi lentamente,
ma sapeva che ci avrebbe messo un po’ a recuperare.
Sospirò
e si diede la colpa di non aver insistito a non farla uscire di casa quel
giorno.
Mentre
applicava una maschera d’ossigeno sul volto di sua sorella, sentì un certo
brusio alle spalle.
Si
girò per vedere Jonn con accanto Cat
e Adam.
“Non
sembrano feriti fisicamente, ma sebbene sia contro il Deo far accedere
giornalisti, li porterei alla base per accertarci delle loro condizioni!” disse
il marziano, riassumendo le sue fattezze umane, facendosi riconoscere da Cat, ce aveva già in passato avuto l’occasione di
incontrarlo come Agente Monroe.
Alex
fu d’accordo, dopo di che aiutò Cat e Adam a salire sull’elicolleto,
per poi porgere anche a loro della mascherine per l’ossigeno.
“Mettete
queste sul viso. Vi aiuterà!” disse Alex per poi domandare “Potete dirmi cosa è
successo e come vi siete ritrovati sotto a delle rocce?”
“Ci
hanno rapito due dei miei ex impiegati e se Kera non
avesse riacquistato i suoi poteri al momento giusto, saremmo tutti morti!”
disse Cat a grandi linee.
Alex
sussultò a quella rivelazione “V-voi sapete che Kara…”
cominciò la maggiore delle Danvers, interrotta da Cat “Bhe non era proprio il
momento di nascondere la propria identità. Tranquilla, non ho intenzione di
rivelare niente. In quanto regina dei media so quale storia vale la pena
raccontare e quale no e la vera identità di Supergirl non lo è!”
“Perché
no?! Chiese Alex, non del tutto convinta.
“Mi
sembra ovvio! Supergirl è un simbolo di speranza per National City e rivelare
la sua identità, priverebbe la città di una fonte preziosa di cui ha tanto
bisogno. Oltre al fatto che non voglio
rovinare la vita di Kera
più di quanto non abbia già fatto!” disse
Cat.
“Almeno
lo ammette!” disse Alex, guardando Cat con aria
contrariata, poi si girò verso Jonn “Tu che ne
pensi?”
“è
sincera e anche il giovanotto qui presente, non sembra voler fare scherzi!”
“Come
lo sai?” chiese Adam confuso.
“So
leggere nella mente e anche cancellare la memoria, con qualche effetto
collaterale, quindi vi conviene tenerlo a mente se non volete che adoperi questa
mia seconda abilità!” disse Jonn minaccioso.
“Certo
che Kera ha degli amici interessanti!” disse Cat.
“E
tu? che intenzioni hai con lei?” chiese Alex.
“Non
dirò niente, come ha constatato il tuo amico!” risposte Adam.
“Non
mi riferivo a quello!” disse Alex “Hai intenzione di provarci con mia sorella?”
“Sorella?
Sempre più interessante!” disse Cat.
“Kara è stata chiara al riguardo. Non vuole avere una
relazione con me!” disse Adam. “Sembra che nemmeno l’amicizia sia contemplata!”
“Oh
andiamo, come figlio di Cat Grant ti pensavo più
sveglio!” disse Alex “Passi prima, ma ora che sai chi è in realtà, non pensi
che il suo rifiuto verso una vostra possibile relazione abbia a che fare con il
suo essere Supergirl?” Domandò Alex.
“A
me non interessa chi è, non mi crea problemi se in realtà non è umana. Aveva
paura di questo?” chiese stupito il giovane.
“Non
tocca a me dirti le sue reali motivazioni. Ma se fossi in te non rinuncerei
così facilmente. Potrebbe essere ancora restia, ma forse c’è una probabilità
che non si tiri indietro. Ha solo bisogno di rassicurazioni e magari signora
Grant a lei darà retta, perché io non sono d’accordo con la sua decisione!”
disse
Alex, per poi guardare sua sorella che giaceva ancora immobile “Cercate solo di
essere sinceri l’uno con l’altro!”.
“Io
prometto di starne fuori completamente
questa volta. Indipendentemente da cosa scegliete di fare!” disse invece Cat.
“Questa
è una buona idea. Mia sorella ha già abbastanza problemi senza che ci si metta
anche il suo capo a creagliene altri!”
disse Alex senza mezzi termini.
Una
volta al Deo, Kara, Cat e
Adam vennero sottoposti ad alcuni test per controllare le loro condizioni. Gli
ultimi due stavano bene e il livello di ossigeno nel loro sangue era normale.
Cat e Adam si
avvicinarono alla stanza in cui giaceva Kara e la
prima bussò alla porta.
Alex
e Jonn che controllavano le condizioni della ragazza,
si girarono nella loro direzioni.
Jonn guardò Alex, poi
si rivolse ai suoi ospiti. “Potete entrare. Evitate soltanto di andare in giro
per la struttura senza permesso!” disse il marziano, uscendo dalla stanza.
“Come
sta?” chiese Adam avvicinandosi.
“Si
sta riprendendo. I suoi valori sono nella norma e gli effetti della kryptonite stanno svanendo come potete vedere!” disse Alex
indicando loro la ferita alla fronte che si stava rimarginando da sola.
“Wow
è…è sorprendente!” disse Adam.
“Cosa
sono queste luci puntate contro di lei?” domandò Cat
curiosa.
“Sono
lampade solari. Aiutano a ricaricare le sue cellule kryptonane
e a farla guarire più rapidamente. Non sostituiscono il sole, ma sono di grande
aiuto!”
“Ho
come l’impressione che ci finisca spesso qui sotto, sbaglio forse?” chiese Cat.
“No…purtroppo
non si sbaglia!” ammise la maggiore delle Danvers.
“Alex,
prima che Kara riacquistasse i suoi poteri, aveva la
febbre molto alta. Ho pensato che dovessi saperlo!” “Disse Adam.
Alex sospirò “Grazie Adam. Non cambia niente
sulle sue condizioni, ma si beccherà una
sgridata con i fiocchi quando si sveglierà. Le avevo detto di prendersela con
calma!”
“Agente
Danvers!” disse la voce di Vasquez
alla porta.
“Dimmi
Agente Vasquez, cosa succede?”
La
donna interpellata sorrise e guardò le due persone presenti nella stanza “Credo
che ai suoi amici faccia piacere sapere che abbiamo rintracciato i due rapitori
e che una pattuglia della polizia sta andando a prenderli!”
“Grazie
Agente, è una bella notizia!” disse Alex sorridendo.
La
donna annuì, per poi ritornare al suo lavoro.
Cat sospirò di
sollievo, non doveva più temere , non tanto per lei, ma per i suoi due figli.
“Grazie!”
disse Cat
semplicemente, ma con il cuore.
“A-alex!” disse una voce che tutti volevano sentire.
“Kara!” la chiamò Alex “Sono qui!” disse, notando che la
sorella era sveglia, ma stordita.
“D-dove
sono?”
“Sei
al Deo. Ti abbiamo trovata. Ci abbiamo messo un po’, ma per fortuna non era
troppo tardi, per nessuno di voi!”
In
quel momento Kara si ricordò cosa era accaduto e si
mise di scatto a sedere “Alex, Adam e Cat erano con
me…loro…”
“Calmati
Kara. Sono qui!” disse Alex, spostandosi, e
permettendo a sua sorella di vedere le altre due persone l al suo capezzale.
“Adam,
signora Grant, state bene?” chiese Kara.
“Questo
dovremmo chiedertelo noi a te!” disse Adam.
“Potrà
sembrare strano, ma in base a come mi sono sentita tutti il giorno, adesso mi sento splendidamente!” disse Kara sorridendo, anche se stancamente.
“Credo
che non sia proprio così, ma almeno non sembri più sul punto di morire Kera!” disse
Cat, incrociando le braccia.
“Bene,
vi lascio soli. Devo controllare delle cose con Jonn. Tu cerca di
riposare!” disse Alex muovendosi verso la porta.
“Aspetta,
per quanto devo rimanere qui?” chiese Kara.
“Fin
quando lo dico io. Ora sdraiati!”.
Kara sbuffò, ma non si
sdraio, come sua sorella le aveva ordinato.
Adam
sorrise “Si, sembri stare decisamente meglio!”
“Supergirl!” la chiamò Cat, facendo
girare verso di lei la sua assistente “Volevo ringraziarti per aver salvato la
vita a me e Adam!”
“Signora
Grant io…io non ho fatto molto. Avete fatto più voi per me che il contrario.
Dovrei essere io a ringraziare voi e…”
Cat alzò la mano per
metterla a tacere “Non puoi semplicemente accettare il mio ringraziamento?”
Kara sorrise e annuì.
“Bene,
ora credo che Adam abbia una cosa importante da chiederti!”
“Cat!” disse Adam, non volendo chiederglielo in quel
momento.
“Cosa
succede?” chiese Kara confusa.
“Ecco…tua
sorella ha detto qualcosa e…no, scusa
non posso…!”
Cat alzò gli occhi in
alto “O per l’amor del cielo Adam…quanto mai potrà essere difficile?” Kera, il fatto che sei Supergirl, ha influito sulla tua
decisione di rompere con Adam?”
Kara sussultò e guardò
il ragazzo, il quale la guardò dispiaciuto per l’uscita di sua madre.
La
ragazza tornò a guardare Cat e le chiese “Signora
Grant, come si è sentita oggi quando ha scoperto che per una vendetta nei suoi
confronti, potevamo morire anche io e Adam?”
Cat rimase sorpresa a quella
domanda. Si era sentita in colpa, tremendamente in colpa e ora cominciava a
capire il punto della questione. Il perché Kara aveva
voluto allontanare Adam.
“Hai
rotto con mio figlio per paura che i tuoi nemici potessero giungere a lui e
fargli del male?” domandò la donna.
“Le
persone che ami sono costantemente in pericolo a causa mia e chi mi ha rapito
quella sera con bizzarro, sapeva anche la mia identità umana. Adam sarebbe
stato il bersaglio perfetto per farmi uscire allo scoperto e non mi sarei mai
perdonata se gli fosse accaduto qualcosa…se dovesse accadergli qualcosa per
colpa di quello che sono!” disse Kara , abbassando la
testa “Oltre al fatto che non volevo cominciare una relazione all’insegna della menzogna. Il mio essere
Supergirl, mi avrebbe portato a dovergli raccontare molte bugie!”
“Seguendo
questa logica però, vuol dire che non avrai mai una relazione!” disse Cat.
Kara abbassò il capo.
“Posso
capire che non puoi rivelare subito il tuo segreto al primo appuntamento, ma
nel caso di Adam che conosce la tua identità, non credi sia giusto chiedere
anche la sua opinione in merito?” domandò Cat,
guardando i ragazzi “Bene, vi lascio parlare!” detto questo, la donna uscì
dalla stanza.
“Mia
madre è stata un po’ diretta , ma non pensi che abbia ragione?”
Kara lo guardò
dispiaciuta “Adam, io non voglio che tu ti faccia male!”
“Eppure
non è stato un tuo nemico a ferirmi, ma sei stata tu con il tuo rifiuto!”
Quelle
parole furono come un pugno nello stomaco per Kara.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, ma non permise loro di
oltrepassare la linea della palpebra. “Mi dispiace. Mi dispiace Adam…io…non so
cosa sia giusto fare, ma l’ultima cosa che volevo era ferirti. Devi credermi!” disse
Kara con voce tremante.
“E
ti credo Kara. Riesco a comprendere la tua scelta, ma
devi tenere conto anche di un’altra cosa!” disse Adam.
“Di
cosa?”
“Cosa
vuoi tu?
Kara sussultò.
“Per
me non è un problema il fatto che tu sia Supergirl. Vorrei davvero avere una
chance con te, non è un segreto che mi piaci. Se poi non funzionerà, non sarà a
causa del tuo essere una eroina, sarà perché non saremo compatibili. L’amore è
già abbastanza complesso senza che ci mettiamo anche problemi…come definirli? Super?”
Kara accennò un
sorriso.
“Quindi
riflettici Kara. Tu cosa vuoi? Passare una vita sa sola? O una
vita felice e piena? Da quanto ho capito hai già passato l’inferno, quindi non
posso pensare che tu non voglia la seconda opzione!” disse Adam.
“Certo
che la voglio!” disse Kara guardando Adam.
“Allora
non smettere di provare perché hai paura. D’accordo? Te lo meriti Kara!” disse Adam sincero.
Kara guardò il ragazzo,
scese dal letto e gli diede un bacio sulla guarnccia
“Grazie Adam!”
Il figlio di Cat
sorrise, sebbene non sapesse esattamente cosa volesse dire per Kara quel bacio, se un semplice grazie o un grazie con la
possibilità di tentare nuovamente una storia tra loro.
In
quel momento la porta della stanza si aprì e un’Alex e Cat
cariche di cibo, entrarono.
“Gli
occhi di Kara si illuminarono e gridò “Cibo! Sto
morendo di fame!” disse la ragazza, prendendo il cibo cinese che stava
trasportando Cat.
“è
tutto il giorno che non mangio!” disse la ragazza d’acciaio, mettendosi subito
un raviolo in bocca.
“Potete
favorire anche voi…certo, se mia sorella vi lascia qualcosa!” disse Alex.
Adam
scoppiò a ridere alla battuta, per poi smettere quando vide la faccia seria di
Alex “Stavi scherzando vero?”
“No,
credo di no!” disse Cat,
facendo presente al figlio che Kara aveva appena
terminato una pizza intera e ora si accingeva a iniziarne un’altra.
Adam
spalancò gli occhi.
“Il
suo metabolismo è molto più veloce di quello umano. Consuma come minimo 10000
calorie al giorno!” spiegò Alex.
“è
assurdo!” disse Adam.
“Con
il tempo si ci fa l’abitudine e sembrerà strano vederla mangiare una quantità
normale!” disse Alex, afferrando una scatola di cibo cinese.
“Ah
signora Grant, Adam ti ha poi detto
quale era la sorpresa che voleva farti?” domandò Kara,
tenendo in mano una confezione di riso alla cantonese.
“Uh
no…veramente no!” rispose Cat “In effetti sono
piuttosto curiosa di saperlo!”
Adam
guardò la madre “Non avrei voluto dirtelo così, ma va bene lo stesso. Mi
trasferisco a National City!”
“Cosa?”
chiese Cat incredula.
“Si,
vorrei conoscerti meglio e conoscer Carter, quindi…eccomi qua. Ho già comprato
un appartamento. Devo solo trovarmi un impiego e sono sistemato!” disse il
ragazzo.
“Oh
Adam, questa è una notizia meravigliosa!” disse Cat,
abbracciando il figlio “Carter ne sarà entusiasta!”.
Alex
sorrise alla scena, ma dovette interrompere il momento.
“Ok,
direi che ora sia il momento di farvi tornare a casa. Vi darò un passaggio. Mi
sembra inutile dirvi che nessuno deve sapere di questo posto!”
Cat annui per poi
chiedere “Potresti portarmi alla Catco. C’è una
questione di cui devo occuparmi!”
Era
ormai sera alla Catco e tutto era deserto. A Cat sembrava
strano pensare che avrebbe potuto non rivedere mai più quel luogo.
L’ufficio
era ormai vuoto e solo poche luci,
sempre accese, permisero alla donna di giungere in sicurezza al suo ufficio.
Si
avvicinò alla scrivania e sedendosi, prese un libretto di assegni e cominciò a
compilarli.
Un
rumore di mantello che svolazzava, attirò la sua attenzione.
“Supergirl,
cosa ci fai qui?” chiese, vedendo la ragazza atterrare sul suo balcone e
avvicinarsi.
“James
mi ha detto che volevi vedermi!” disse, facendo il loro solito gioco.
Cat sorrise “Credo che
ormai il motivo per cui ti volevo parlare non esiste più!” disse, per poi sospirare.
“signora
Grant, tutto bene?” chiese l’eroina.
“Si…si…cioè
lo sarà. Ho avuto paura per adam e te oggi. Ma…voi state bene quindi… è tutto
apposto!” disse Cat, alzando le spalle.
“è
normale sentirsi sconvolti signora Grant!” disse Supergirl, avvicinandosi alla donna
e mettendole una mano sulla spalla.
“Si…lo
so, ma guai a te se dici qualcosa a qualcuno. Ho la mia reputazione da
mantenere!”
Supergirl
sorrise “Io non so e non ho visto niente. Però se posso darti un consiglio, non
restare qui. Vai a casa e riposa!”
Cat annuì “Supergirl,
mi faresti un favore? Lo so che non sei la mia assistente in queste vesti,
ma…vorrei non aspettare domani!”
“Di cosa hai bisogno?”
Porta
questi due assegni agli indirizzi sopra scritti per favore!”
Kara lesse gli indirizzi e i nomi dei destinatari e
disse “Questi assegni sono per le famiglie di Thomas e Andrew!”
Cat si alzò dalla
scrivanie e fece il giro “Stanno passando un periodo difficile e adesso che
quei due sono in prigione, ho deciso di aiutare quelle famiglie. Ma solo
questa volta. Non posso pensare che li mantenga a vita per aver
licenziato due persone che non svolgevano il loro lavoro in modo adeguato.
Diciamo che indirettamente sono la causa di quanto stanno passando e voglio
rimediare, ma che si siano anche loro da fare!”
“Bhe signora Grant, sono sicura che se li useranno con
parsimonia questi soldi, basteranno per un po’. Nemmeno in un anno guadagno
questa cifra! Forse due….forse!” disse Supergirl.
“Bhe si e continuerai a non guadagnarlo. Non faccio
favoritismi per gli eroi della città! Ora vai!” disse Cat,
ricevendo un sorriso da Supergirl, prima che questa prendesse il volo.
Kara rientrò nel loft e
si mise il pigiama pronta per mettersi a guardare qualche serie tv, quando
qualcuno bussò alla porta. Usò la visione raggi x per vedere chi fosse e
quando vide Adam, in un batter d’occhio,
si mise qualcosa di meno comodo e aprì la porta.
“Adam,
cosa ci fai qui?”
“Alex
ha detto che ti piace il gelato e…” cominciò il ragazzo tirando fuori tre
confezioni di gelato “Ecco qui!”
Gli
occhi di Kara si illuminarono.
“No
so bene che decisione hai preso riguardo al
discorso che abbiamo avuto prima al Deo, ma se per te va bene mi piacerebbe
iniziare dall’amicizia, poi in futuro vedremo cosa accadrà!”
Kara lo guardò.
“Allora
ci stai? Mi fai entrare?”
La
ragazza sorrise e annuì. Fece accomodare il ragazzo e infine chiuse la porta
dietro di sé.
FINE