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Autore: Sara_JBNH    28/04/2020    0 recensioni
"Guardavo la vena della sua fronte pulsare dalla rabbia, la sua cicatrice che sembrava trafiggere quel suo occhio dorato, e percepii qualcosa che mai avevo provato in sua presenza: elettricità."
Nota: Storia ambientata nel mondo di FF XV, ma alcuni dettagli sono immaginari.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Noctis Lucis Caelum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Io e Gladio ci conosciamo da diversi anni. Per forza di cose, gli Amicitia difendono la stirpe reale da generazioni. Quindi per me è sempre stata routine averceli attorno, durante gli allenamenti, le lezioni a scuola, ed eventi a palazzo. Sono sempre stato un ragazzino sulle mie, timido e abbastanza pauroso, e a volte anche irascibile. Anche con Gladiolus...soprattutto con Gladiolus. Ha sempre avuto un'influenza strana su di me. Non sopportavo di averlo attorno con tutti i complimenti che riceveva per la sua dedizone allo studio e agli allenamenti, e naturalmente spiccava in tutto quello che faceva. Era forte e molto intelligente già da piccolo. E appena diventato adolescente ha cominciato, ovviamente, ad avere successo anche con le ragazze. Ma non mi pare di averlo mai visto andare in giro con qualcuna delle sue pretendenti, l'unica femmina a cui sembrava dare corda era la sua sorellina, Iris. Anche con lei era severo ma si trasformava, diventava dolce e premuroso. Tutto il contrario rispetto a quando aveva a che fare con me. Era severo, dispotico e a dirla tutta sembrava un vero stronzo, sempre pronto a criticarmi e a farmi credere che non facevo abbastanza, dovevo sempre fare di più secondo Gladio. Ma non bastava un padre Re a farmi la ramanzina per ogni minima cosa? E io a quanto pare ero buono solo a interessarmi alla pesca e ai fumetti. In realtà l'arte della spada la sentivo più vicina a me rispetto a quello che pensavano mio padre e Gladio, ma il loro atteggiamento mi aveva fatto prendere quella curiosità come qualcosa di negativo e quindi non volevo neanche dargli la soddisfazione di farmi vedere interessato, era più facile sbuffare quando mi riempivano la testa durante le lezioni sulle armi ancestrali. Però una nota positiva in tutto questo c'era: a scuola non frequentavamo le stesse classi perché Gladio ha 3 anni in più di me, grazie a Odino. Prompto era il mio migliore amico anche allora e sembrava l'unico con cui potessi tirare un sospiro di sollievo, e ne ero veramente contento visto che frequentavamo la stessa classe, così anche quei momenti di noia diventavano piacevoli. L'ho sempre trovato diverso da me, per quanto recentemente mi abbia confidato di essere stato uno timido e senza amici, io credo che abbia sempre avuto una vena comica e socievole. Anche Ignis stava in nostra compagnia qualche volta pur avendo due anni in più di noi, ma penso più che altro che fosse per tenermi d'occhio, dopotutto in lui scorreva il sangue degli Scientia, i consiglieri della famiglia reale, braccio destro della nostra stirpe insieme agli Amicitia. Era in classe con Gladio, aveva fatto la "primina": un modo carino di dire che il suo Q.I era più alto del normale, per quel che ne sapevo poteva anche stare seduto alla cattedra a insegnare, specie la matematica. Ma secondo le regole e le tradizioni reali frequentare lo stesso ambiente e condividere un percorso lungo degli anni serviva a rafforzare i legami tra le casate. Ed io e Gladio a quanto pare avevamo interrotto questa antica affinità. Arrivati alle scuole superiori il nostro rapporto non accennava a migliorare, lui era sempre più risoluto e l'addestramento specifico che seguiva destinato agli Amicitia lo aveva reso ancora più fiero di quello che già non era da piccolo. Tutto ciò lo rendeva più esigente nei miei confronti, e rendeva me, sempre più incazzato.
Quella domenica ci attendeva un addestramento speciale, e si, "speciale" stava per "massacrante", mirato ad affinare la tecnica della spada a due mani, la preferita di Gladio, che puntava a riuscire ad usarla con una mano sola, e con la velocità con cui si sviluppava mi faceva credere che ci sarebbe riuscito molto presto. Io ero più svogliato del solito, perché la domenica era l'unico momento in cui potevo scappare insieme a Prompto nelle sale giochi o portarmelo a tenermi compagnia durante i miei tentativi di pesca al molo, e invece anche durante il MIO giorno ero costretto a vedere lui, ed ero sicuro che il mio risentimento fosse reciproco. Lo vedevo da come mi guardava. Conoscevo bene quello sguardo di rimprovero. Lo stesso di mio padre, Re Regis.
Gladio:" Dai Principe, non farmi pentire di spendere il mio tempo insieme a te, cerca di sembrare meno smorto".
Noct:" non vorrei dirtelo, ma è domenica anche per me".
Gladio:" il prossimo esame di addestramento pratico lo devi passare tu, non io, e quando ti ritroverai senza un braccio perché avevi di meglio da fare che allenarti, non venire a frignare da me."
Sapeva che quel suo fare lo stronzo mi mandava in bestia e mi faceva venire voglia di combattere, così presi il mio spadone dall'armeria, a differenza sua, che aveva già imparato a farlo comparire con la magia.

30 minuti dopo ero stremato a terra, come sempre d'altronde, quando mi allenavo con lui, e mi tremavano le gambe e le braccia. Quella spada era davvero pesante e quel suo essere così fresco e poco sudato mi faceva davvero imbestialire, come faceva a non affaticarsi? Io mai e poi mai in tutto il mondo dei mai avrei seguito i suoi ritmi nell'esercizio fisico, era da pazzi. Doveva davvero divertirsi a potersi credere migliore di me, e in fondo lo era, e tutto ciò mi mandava in collera.
Gladio:" Che succede principe giá ti arrendi? Suvvia non è da te" disse con tutto il sarcasmo che aveva in corpo, se non avessi avuto le gambe così instabili giuro che mi ci sarei fiondato addosso, a mani nude, perché la spada non poteva stritorargli il collo.
Noctis:" Scusa non ho capito, sono stati i tuoi muscoli a parlare?"
Gladio:" È stata la bocca, quella che potrei facilmente chiuderti usando questi muscoli"
Noctis:" La sai una cosa? Va bene, mi ammutolisco e me ne vado, così potrai parlare con l'unico che merita tutta la tua attenzione: te stesso."
E così lasciando cadere la spada per terra mi voltai di scatto e nel momento in cui stavo per mettere il piede fuori dalla sala di addestramento sentii un boato assurdo e le pareti tremare. Mi girai mentre mi ero coperto la testa dallo spavento, e capii che quel rumore che continuava a rimbormarmi nel cervello proveniva da Gladio: aveva colpito con la spada e con tutta la sua rabbia il pavimento creando una sorta di voragine nel marmo. Tenne gli occhi chiusi per un minuto mentre il suo respiro così furente rimbombava tra le pareti. Quando li riaprì il suo sguardo era cambiato: era più severo e gli occhi più ambrati del solito. Insieme a quello sguardo glaciale arrivarono le sue parole, come dei proiettili:" Maledizione Noctis! È questo quello che sei?! Un ragazzino viziato che pensa di poter affrontare la vita con rispostine pungenti ritenendole abbastanza da poter voltare le spalle ai problemi?! Tu sei il principe, il futuro Re, non puoi permetterti di fregartene del tuo ruolo, devi rassegnarti e venire a patti col tuo cervello: il tuo compito sarà guidare il popolo, e per farlo devi tirare fuori le palle. Io non sarò mai lo scudo di un senza palle, Noctis. Hai due possibilità adesso: varcare quella soglia con la consapevolezza di essere un codardo, e che sarai un reale senza il suo scudo, oppure puoi, con la decenza che ti rimane riprendere quella spada in mano, e venire a fare quello per cui sei nato."

Rimasi senza fiato. Gladio era diventato adulto e io non me ne ero accorto fino a quel momento. A 19 anni aveva capito quale fosse il suo ruolo, lo aveva accettato e ne andava fiero, ci credeva davvero. Sapeva anche chi sarei dovuto diventare io, prima che ci arrivassi da solo. Guardavo la vena della sua fronte pulsare dalla rabbia, la sua cicatrice che sembrava trafiggere quel suo occhio dorato, e percepii qualcosa che mai avevo provato in sua presenza: elettricità. In realtà mi sentivo elettrico ogni volta che lo vedevo o anche solo udivo la sua voce. Ma quelle scosse elettriche erano diverse, e finivano anche in parti del corpo che non avevo mai osato esplorare in maniera approfondita.
Dopo la sua mitragliata di parole rimanemmo in silenzio. Da quel momento il tempo con lui aveva smesso di trascorrere in modo umanamente percepibile, mi sentivo sospeso, come se nient'altro importasse all'infuori di lui, di noi. Tutto ciò che ricordo dopo quelle parole è che ripresi la spada tra le mani.
  
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