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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    29/04/2020    2 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’ ANCORA  NELLA TEMPESTA

Fidati di me 
Vanilla

Mi ero rifugiata nella Sala della Corona per rimettere in ordine i pensieri e riflettere su quanto avevo appena udito. Dopo il colloquio privato che avevo avuto con Glace, le sue parole avevano continuato a rimbombarmi in testa per tutta la notte impedendomi di dormire.

Dovrai scegliere da che parte stare.

Stanca di girarmi e rigirarmi nel mio grande letto, ero corsa qui con il cuore che mi batteva all'impazzata. Mi appoggiai a una colonna di marmo scuro e cominciai a respirare profondamente. Nella stanza buia c'era un grande silenzio rotto talvolta dall'eco delle folate di vento che fuori si stavano abbattendo contro le mura del palazzo. Pian piano i battiti del mio cuore diventarono più regolari e tornai a essere lucida. Notai davanti a me l'imponente trono di marmo lavorato e lo osservai per qualche istante, chiedendo come fosse possibile che una mano umana potesse ricavare qualcosa di così elegante da un tozzo pezzo di marmo. Dopo qualche istante di esitazione, andai a sedermici. Non sarebbe stato bello diventare la Regina dell'intero Extramondo? Lì seduta su quel trono così alto riuscivo già a sentirmi più potente e più forte. Mi immaginavo già acclamata e temuta da centinaia di sudditi. Avrei dimostrato loro chi ero davvero: non ero solo la timida figlia della Regina Candy. Si sarebbero pentiti allora di avermi sottovalutato, di avermi esclusa e tutti mi avrebbero amato e stimato. Avrei colmato finalmente quel vuoto che sentivo e che sembrava precludermi ogni felicità. Accarezzai il bracciolo freddo e mi convinsi che sì forse avrei potuto ottenere tutto ciò che bramavo.

Ma a che prezzo?

Glace mi aveva detto che il giorno era quasi giunto ormai e che tra al massimo qualche mese sarebbe tornato a nuova vita per riconquistare tutto il regno. L'odio che era stato scatenato da questa guerra e che era entrato nelle vene di tutti gli abitanti che si erano puntati contro delle armi era stata una vera e propria linfa vitale per lui. E io avrei potuto regnare al suo fianco se lo avessi voluto e se avessi saputo mostrargli la mia lealtà. Ma per dimostrargli che ero dalla sua parte avrei dovuto obbedire a un ordine terribile, avrei dovuto uccidere il figlio di Houx e Chocola. Il malvagio sovrano mi aveva detto che aveva già dato questo comando a Pierre ma che era sicuro che lui non avrebbe prestato fede alla parola data. Pierre era diventato debole, stupido ma io potevo mostrargli di essere più leale di lui. Glace mi aveva assicurato che si sarebbe ben presto sbarazzato di lui e mi aveva chiesto io da che parte desiderassi schierarmi: volevo morire con Pierre o governare con lui?
Fino a questo momento non avevo mai commesso nessun grave delitto e non avevo mai macchiato le mie mani di sangue. Assassinare un bambino, il figlio di Houx e Chocola per giunta, sarebbe stato davvero troppo. Sarei diventata un mostro. E per di più avrei tradito Pierre che in fin dei conti mi aveva sempre difeso e protetto, che mi aveva liberato da quella vita vuota a cui ero condannata prima.
Per caso il mio sguardo si posò sul bellissimo anello che indossavo, quello che Houx mi aveva regalato al ballo.
-Mi auguro possa rappresentare la luce nell’oscurità in cui vivi- mi aveva detto.
Scegliere il potere mi avrebbe costretto a rinunciare a lui e a infliggergli un grande dolore. Ma volevo davvero accontentarmi per tutta la vita di ricevere le briciole di Chocola? Non era arrivato il momento che finalmente ottenessi ciò che meritavo? Volevo avere qualcuno che amasse me e me soltanto. Volevo trovare il mio posto nel mondo. Quando sarebbe arrivato il mio turno? Mi sfilai l'anello dal dito e lo gettai via. Quello rotolò e si fermò al centro della sala. Avevo un grande caos dentro la testa e non riuscivo a prendere una decisione. Ero talmente presa dai miei pensieri che quasi non udii il rumore sordo che proveniva dalle mie spalle. Scesi dal Trono e mi voltai spaventata per scoprire che qualcuno stava aprendo un passaggio nel muro e stava entrando nella Sala. Prima che chiunque potesse vedermi, mi nascosi dietro a una colonna.
Una figura uscì da un grosso passaggio e mosse qualche passo, mentre l'altra, dopo aver tastato il muro per qualche attimo, richiuse il passaggio. Per qualche attimo rimasero fermi e inghiottiti dall'oscurità dietro il grande trono di marmo. Una delle due persone camminò lentamente verso il centro della sala e venne illuminata dalla debole luce che entrava da una delle grandi finestre. Una delle cameriere doveva aver chiuso male la finestra che ora, per via dei forti soffi di vento, si era spalancata facendo danzare la pesante tenda scura che la copriva e faceva entrare un grande fascio di luce. Quel bagliore tremolante sembrava proprio un riflettore che colpì Chocola, mostrandola ai miei occhi.
Era bagnata fradicia, il suo corpo era scosso da un forte tremore che le faceva battere i denti e aveva uno sguardo stravolto. Non mi fu difficile capire chi fosse l'uomo che percorrendo a grandi falcate la stanza l'aveva raggiunta. Lei abbassò la testa e dopo qualche attimo sussurrò il suo nome con un soffio di voce. Pierre si girò di scatto e le gridò adirato:
-Voi due mi avete rovinato la vita- era evidente che avrebbe voluto gridare altro ma si limitò a ordinarle di andarsene.
Un suono sordo rimbombò per tutta la sala, quando lui se ne andò e battè la porta alle sue spalle. Fissai il volto di Chocola per qualche istante e ne rimasi davvero impressionata: non l'avevo mai vista così stravolta e disperata e non potevo non chiedermi che cosa l'avesse ridotta così. Una parte di me avrebbe voluto abbracciarla, come faceva sempre lei quando da piccola mi vedeva piangere sul grande letto al baldacchino della mia stanza.
Che strano: era da molto tempo che non tornavo con la mente a quel tempo in cui eravamo così unite da sembrare sorelle.
Si lasciò cadere a terra e mentre il suo corpo era scosso dai singhiozzi, strinse forte la testa tra le mani. E a un certo punto mi vide. Qualcosa sotto le sue ginocchia aveva attirato la sua attenzione e dopo aver raccolto l'anello che avevo gettato poc'anzi, aveva sollevato lo sguardo su di me. Il mio cuore batté all'impazzata e avvampai, mentre lei mi fissava a lungo. Dagli occhi prima asciutti colò una lacrima sulla guancia destra, poi lei si sollevò e si dileguò, lasciandomi piena di domande.

Per due settimane non seppi più niente di Pierre, non lo vidi per le stanze del grande palazzo e immaginavo che non avesse dormito nella sua stanza. In realtà non ci feci troppo caso perché ero troppo occupata a pensare al da farsi e alla decisione che dovevo prendere. Inoltre Glace mi aveva fatto firmare una nuova dichiarazione di guerra e come gli altri ero presa dalle questioni burocratiche e per prepararmi ai conflitti che stavano per iniziare. Ogni tanto però mi capitava di domandarmi dove si fosse rifugiato o se fosse fuggito e non sarebbe più tornato. In un altro momento avrei giurato che fosse insieme a Chocola, ma dopo aver assistito a quella scena nella Sala del Trono non ne ero più sicura. Talvolta mi interrogavo su cosa avesse potuto separarli e se mi tornava alla mente il suo volto stravolto, venivo presa da una grande angoscia. E così trascorsero le ore, i giorni, le settimane mentre tutti gli Orchi intorno a noi continuavo imperterriti a prepararsi da un conflitto da cui sembrava che dipendesse la loro vita. Una notte poi nella quale non avevo fatto altro che girarmi e rigirarmi nel grande letto, mi ero alzata per andare nelle cucine per mangiare qualcosa. Fu allora che lo vidi. Seduto su uno sgabello aveva i pugni sul tavolo e lo sguardo perso nel vuoto. Quando entrai nella stanza, lui si accorse di me e dopo avermi guardato, finse un sorriso e tornò a immergersi nei suoi pensieri. A un certo punto riemerse dai suoi pensieri e cominciò a esporli ad alta voce.
 -È assurdo. Non avevo mai pensato a quanto siamo uguali. Siamo entrambi cresciuti richiusi in maestosi palazzi, circondati da persone che ci ricordavano sempre che non eravamo abbastanza. Soli e infelici tutti e due, cresciuti all'ombra di qualcun altro.-
All'inizio aveva guardato di fronte a lui, ma alla fine puntò i suoi occhi dritti nei miei e a quel punto ebbi un fremito.
-Tu sei l'unica che può capirmi davvero. Tutti dicevano di volerti bene ma lo sapevi che non era vero, che tutti adoravano Chocola. Lei era tutto quello che saresti voluta essere tu, forte, determinata e divertente. Eri convinta che anche tua madre la amasse più di quanto amasse te e che avrebbe preferito indubbiamente avere lei come figlia. Ma adesso basta! Meritiamo di essere felici finalmente, no?-
Non capivo perché mi stesse dicendo quelle cose e cosa intendesse fare.

Prima che potessi rivolgergli qualche domanda, si avvicinò a me e dopo avermi accarezzato il viso, mi baciò le labbra. Poi avvicinò la mia mano alla sua bocca e vi appoggiò delicatamente le labbra.
-Seguimi-sussurrò. Mi lasciai guidare da lui fino alla sua stanza, seguendolo con i passi incerti mentre mi teneva stretta la mano nella sua.
Quando chiuse la pesante porta della sua stanza dietro di noi, ricominciò a regalarmi dolci baci e carezze. Le sue parole pronunciate a mezza voce mi inebriavano e mi confondevano. Non capivo perché mi sentissi così e come mai questa situazione mi apparisse così nuova. Tante volte ci eravamo consolati durante le lunghe notti concedendoci l'uno all'altro, ma questa volta qualcosa era diverso. Stavolta lui vedeva me, voleva solo me. Mi sussurrava nell'orecchio che mi amava e io cominciai a crederci. Stretta a lui in un forte abbraccio, tutte le mie preoccupazioni volavano via e riuscivo a pensare solo che avrei voluto provare quella sensazione per sempre.
Che bello essere desiderati così tanto! Come mi toglievano il fiato i suoi baci! Alla fine mi arresi a lui e mi lasciai andare, come mi aveva supplicato di fare.

Fidati di me, fidati di me davvero
Ci gira la testa, ma ti giuro non cadremo
-Dove sei stato in queste settimane? Ho dovuto assumere le tue responsabilità e firmare anche un trattato di guerra-dissi, fingendo di mettere il broncio.
-Hai ragione scusami- disse baciandomi la fronte.-Quindi siamo di nuovo in guerra? Maledizione- aggiunse sospirando.
Non mi piaceva che stesse cambiando argomento per sviare le mie domande.
-Sei stato insieme a lei?-
Sembrò sorpreso da questa domanda ma non perse la sua calma. –No. Tra noi è finita per sempre. Quello che ti ho detto prima era vero: voglio iniziare una nuova vita con te… se lo vorrai. Ho trascorso le ultime settimane a riflettere da solo nella foresta perché dovevo mettere ordine dentro di me e dire addio per sempre a una parte del mio passato. Non posso dirti di più per ora, ma giuro che un giorno ti racconterò tutto.-Prese la mia mano e la baciò. 
Prima confusa dalle sue carezze avevo creduto a ogni parola e avevo accettato qualunque progetto avesse disegnato per noi due, ma ora che ero tornata lucida cominciavo a dubitare. I dubbi avvelenavano i nostri baci e il ricordo di quello che avevamo appena condiviso. Eppure volevo assolutamente credergli e volevo provare di nuovo la leggerezza e la felicità che avevo sentito prima tra le sue braccia. Come potevo essere certa che non fosse un trucco?
-Raccontami qualcosa di te che non sa nessuno ed io mi fiderò-
Lui sorrise imbarazzato come ero convinta di non averlo mai visto fare e rispose -Quando andavamo a scuola davo l'impressione di essere sicuro di me e arrogante, ma era sola una facciata. In realtà ero solo un bambino spaventato che sperava che nessuno notasse le sue paure e insicurezze. Mi avevano fatto crescere chiuso in un grende palazzo e a un certo punto mi hanno gettato nel mondo, aspettandosi che fossi quello che si aspettavano. Ogno volta che qualcuno credeva a quella farsa mi veniva ad ridere. A un certo èunto però ho cominciato ad apprezzare la paura e la referenza che mostravano nei mei confronti e ho continuato a recitare quella parte. Ma temo di essere ancora quel bambino spaventato che ha così paura di questo posto e di queste persone da non aver nemmeno il coraggio di fuggire.-

Possibile che lui avesse ragione? Possibile che fossimo davvero così simili? Anche lui come me era terribilmente spaventato? Pure lui si sentiva come un bambino che non riusciva a trovare il suo posto nel mondo?
Quella notte tutto fu finalmente chiaro e riuscii finalmente a capire da che parte stare. Decisi che sarei stata dalla parte di Pierre, qualunque cosa ci avesse riservato il destino. Capii che lo avrei seguito ovunque e che mi sarei stretta a lui perché così solo così mi sarei sentita completa. Solo in questo modo non avrei avuto più paura. Solo lui poteva darmi l'amore che meritavo.
E nei giorni successivi riuscii anche a liberarmi dalla paura che lui potesse pensare ancora a Chocola. Lui era molto gentile, appassionato e dolce nei miei confronti e mi ricopriva di quelle attenzioni che avevo sempre sognato avere. Inoltre, quando qualche settimana dopo venimmo a sapere che Chocola e Houx avevano perso il loro bambino, lui accolse la notizia con totale indifferenza. Non ebbe alcun sussulto, sul suo viso non ci fu alcuna reazione e lui non disse nulla. Continuò a sorseggiare il suo drink come se non fosse accaduto nulla e io mi sentii sollevata. Da parte mia io smisi di sognare un futuro accanto a Houx. Del resto lui non poteva capire il turbamento del mio animo, mentre Pierre aveva imparato a decifrare ogni mio sguardo e parola: lui mi guardava davvero. Mi desiderava davvero. Dalla passione era nato l'amore.

Oltre i sogni infranti
Di chi ha perso tanto
​Troverai il tuo posto
Diverrai diamante

Note dell'autore
Ho fatto una follia. Ho deciso di completare questa storia dopo ben 5 anni dall'ultimo capitolo. Avevo sempre pensato con rammarico al fatto che non fossi riuscita a terminarla e qualche mese fa ho letto il messaggio di una ragazza che mi pregava di donare finalmente un finale per i nostri protagonisti. Ci proverò approfittando di questa quarantena e spero che questa volta ce la farò. Mi farebbe piacere che un giorno Simona possa leggerla.
In ogni caso passiamo alla storia: mi sono ritrovata a dover scrivere la parte di Vanilla e allora ho deciso di dare un po' di mordente alla sua storia con Pierre, sottolineando la sua somiglianza con lui. Spero che vi piaccia questo capitolo e di poter scrivere presto il prossimo in cui vedremo che effetti avranno la scoperta fatta da Chocola e la perdita del suo bambino sul loro matrimonio.

  
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