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Autore: storiedellasera    29/04/2020    2 recensioni
Questa storia narra un’indagine su delle attività paranormali che porterà a una terrificante scoperta
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono convinto, ed è il mio umilissimo parere, che ci sono cose in questo mondo che noi uomini non potremmo mai conoscere. Cose destinate a restare un mistero, nonostante la nostra indole di indagare l’ignoto e i nostri continui progressi scientifici.
E forse è un bene che queste cose restino un mistero per noi.
D’altro canto trovo che l’uomo stia lentamente perdendo il contatto con il mondo. Non prestiamo più molta attenzione a ciò che ci circonda.
Vediamo ma non osserviamo.
Forse è per questo motivo che ci stupiamo quando gli animali si accorgono di un imminente pericolo prima che esso si manifesti.
E’ probabile che anche noi, molto tempo fa, eravamo in grado di percepire delle cose minacciose e nascoste nelle ombre.
Gli uomini dei tempi antichi prestavano molta più attenzione a ciò che si muoveva e viveva nel buio. E allora avevano un motivo ben preciso per temere la notte.

Come ho già scritto prima: vediamo ma non osserviamo.
Ciò che ci rimane è solo un vago sentore quando qualcosa di terrificante si avvicina a noi.
Sono arrivato a queste conclusioni dopo l’esperienza più orrenda che abbia mai vissuto ed è ciò che sto per narrarvi.

Poiché non amo parlare di me, vi basti sapere che il mio lavoro mi permette di avere molto tempo libero. Usavo quel tempo con un gruppo di amici, composto da due ragazzi e la fidanzata di uno di loro, e viaggiavamo per tutto il Paese in veste di cacciatori del paranormale.
Tale attività era una passione e non un lavoro poiché non ne traevamo alcun profitto.
Né io né i miei amici però credevamo all’esistenza dei fantasmi. Ciò che ci spingeva a viaggiare era poter dimostrare tale nostra teoria.
Nessun fantasma è mai stato filmato, fotografato o incontrato. Tutti i luoghi che abbiamo visitato si sono rivelati, infine, delle delusioni, nonostante alcuni di essi erano particolarmente suggestivi.
Ma gli spettri vengono solo creati dall’immaginazione dell’uomo: forse per dicerie locali o forse per attirare i turisti, sta di fatto che le nostre indagini (se così le possiamo definire) erano volte a smentire la presenza di attività paranormali.
E vi confesso che spesso abbiamo ricevuto critiche e lamentele da chi sostiene di aver visto un fantasma o chi giura di essere perseguitato da uno di loro.

Arrivò poi quel maledetto giorno.
Fu quasi per caso che trovammo delle informazioni riguardanti una vecchia casa eretta due secoli fa in aperta campagna. A seconda di quello che si diceva di quel luogo, doveva trattarsi di una casa maledetta e abbandonata da molto tempo.
Scoprimmo in poco tempo il nome del proprietario e lo contattammo.
Al telefono mi sembrò un uomo gentile e sincero ma anche molto anziano. Ci disse che da bambino visse in quella casa e attualmente è l’ultimo della sua famiglia ancora in vita.

Ci mettemmo in viaggio per raggiungere la presunta casa maledetta.
Durante il tragitto scoprimmo altre informazioni su quella dimora: pare che i primi proprietari, dei signorotti del diciannovesimo secolo e appassionati dell’occulto, la usassero per dei riti esoterici con l’intento di evocare qualche entità che non appartiene a questo mondo.
Tutte quelle notizie mi suscitavano un certo interesse. Non capita spesso di imbattersi in un posto del genere, con una storia così lunga e lugubre alle sue spalle.

Una volta raggiunta la casa ci sorprendemmo di due cose: la sua immensa mole e il pietoso stato di abbandono in cui essa versava.
Poco più tardi, all’esterno della dimora, incontrammo il suo vecchio proprietario.
Si trattava di un fragile anziano dalla schiena curva e dalle braccia ossute.
Ci disse che da anni nessuno viveva in quella casa ma lui la custodisce come una sorta di guardiano esterno (si definiva in questo modo).
Due volte al giorno, una al mattino e una al tramonto, l’anziano signore controllava che ogni porta e finestra, rigorosamente sbarrate con solide travi di legno, non venissero mai forzate.
Nessuno negli ultimi cinquant’anni aveva mai messo piede in quella villa.

Spiegammo al signore il motivo della nostra venuta e gli chiedemmo il permesso di passare la notte all’interno della casa per indagare riguardo le presunte attività paranormali. Questo era il nostro modus operandi.
Inizialmente l’anziano si dimostrò intimorito e restio.
Capimmo che era preoccupato per noi e questo era insolito.
Ma la cosa più strana fu ciò che ci disse quando, dopo diverse insistenze da parte nostra, ci diede le chiavi della casa: il più delle volte "loro" osservano, a "loro" piace osservare. Solo di rado attaccano.

Io e i miei tre amici entrammo nella casa.
Ci saremmo dovuti incontrare di nuovo con il proprietario il mattino seguente.
Una volta nell’abitazione fui travolto da una profonda tristezza: gli interni erano una meraviglia ed era un grande peccando vederli in quello stato di abbandono. Tutto era coperto da spessi veli di polvere e ragnatele. Parte del legno che componeva le porte, i pavimenti e le innumerevoli scalinate stava inesorabilmente marcendo.
Diversi mobili erano distrutti e c’erano vetri sparsi un po’ ovunque. I quadri antichi erano ormai deformati dalla muffa e diverse cianfrusaglie erano mescolate tra di loro in un tremendo soqquadro.
In tutto la casa contava tre piani più una cantina. Così, come sempre, decidemmo di dividerci per la notte. Ognuno di noi avrebbe vegliano in un piano diverso.
Tirammo a sorte e io ottenni il piano terra.

Disponemmo le nostre telecamere e le varie apparecchiature (che le nostre tasche potevano permettersi) per le indagini sul paranormale. Testammo infine le radio che di solito usavamo per comunicare tra di noi e ci preparammo a passare la notte.
Io mi sedetti su una scalinata di solido legno, sotto una grande statua di un uomo incappucciato e senza volto. Al primo piano, uno dei miei amici si sistemò nella sala da pranzo le cui mura erano tappezzate di vecchissimi quadri. Si potevano ancora vedere delle sagome umane dipinte su quelle antiche tele.
Il secondo dei miei amici trovò piuttosto accogliente una camera da letto nel piano più alto della casa, al suo interno i mobili erano ancora in buono stato… sebbene anche loro usurati dal tempo. Alla sua fidanzata toccò la cantina, il luogo più buio di tutta la casa dove ritrovammo dei vecchi abiti impolverati e maleodoranti.

Venne infine la notte.
Inizialmente, a farmi compagnia, vi era solo il silenzio e il ronzio delle telecamere.
Potreste pensare che questo sia il momento più emozionante per un cacciatore del paranormale. In realtà ho sempre trovato le veglie incredibilmente noiose e stancanti.
Giocherellavo con la torcia (spenta) in una mano e la radiolina nell’altra.
Pochissime volte usavamo le radio per parlare tra di noi, di solito per scambiarci delle classiche domande: come procede? Oppure: avete sentito qualcosa?
Poi un urlo mi fece sobbalzare, proveniva dalla cantina.
Mi alzai immediatamente e iniziai a correre tra le ombre della casa. Ma feci solo qualche metro, dalla radio infatti la mia amica tranquillizzò me e gli altri del gruppo. Disse che aveva urlato poiché aveva visto un topo far capolino da un buco di una parete.
Topi e infezioni erano le cose più spaventose che, fino ad allora, potevamo trovare in un presunto luogo infestato.

Tornai alla mia postazione, usando la torica per orientarmi e la grande statua come punto di riferimento per ritrovare le scale.
Tornai a sedermi ma non riuscii a tranquillizzarmi del tutto.
Più passava il tempo e più mi sentivo nervoso. Iniziai a preoccuparmi quando, sentendo gli altri miei amici, scoprii che anche loro condividevano il mio stesso stato d’animo.
In base al tono delle loro voci li sentivo irrequieti… e questo non mi piaceva.
Iniziarono poi ad avere paura e il loro terrore era inspiegabilmente contagioso, mi rendeva fragile e paranoico.
Di colpo iniziai a sentirmi minacciato. Iniziavo a fissare con fare sospetto le ombre attorno a me mentre delle assurde idee stavano prendendo forma nella mia mente.
Mi sentivo osservato e, mi duole ammetterlo, temevo di usare la torcia. Temevo che se avessi illuminato la zona avrei rivelato qualcosa che non volevo vedere… la cui esistenza non volevo ammettere.

Il ragazzo al primo piano disse che non si sentiva bene, che gli sguardi degli uomini nei dipinti lo mettevano a disagio. La ragazza gli suggerì di cambiare stanza, di raggiungermi al piano terra ma il mio amico rispose che non voleva muoversi.

L’altro mio compagno, quello nella camera da letto, era forse il membro più terrorizzato del gruppo. Giurò di aver sentito degli scricchiolii farsi sempre più vicini alla sua persona.
Restai molto tempo in contatto radio con lui. Volevo rincuorarlo ma, con mia tremenda sorpresa, non ci riuscivo. Lo sentivo piangere e il suo pianto fece scendere delle lacrime anche alla ragazza. Dopo qualche minuto anch’io ero sull’orlo di piangere.

Benché distanti gli uni dagli altri, eravamo connessi dalla medesima sensazione di terrore. Oramai non era più un’indagine per smentire delle presunte attività paranormali.
Mi pentii di trovarmi in quel luogo e provai rabbia e paura nello stesso momento. Ogni cosa attorno me mi suscitava orrore: le tende delle finestre, le sagome scure attorno a me, la cupa lucina rossa della radiolina tra le mie mani…
I rumori probabilmente mi terrorizzavano ancora di più: ogni suono scatenava in me brividi e tremori.
Ero completamente paralizzato, non avevo le forze per guardare alle mie spalle. I miei amici erano completamente in balia della paura. Stavamo precipitando in un abisso di terrore che ci violava nell’animo.
Nessuno voleva ammetterlo ma era chiaro che credevamo di non essere più soli in quella maledetta casa.

Riuscimmo a trovare le prime parole di conforto solo qualche ora dopo il sorgere del sole.
Più il tempo passava e più la luce del giorno si irradiava all’interno della casa.
Ridemmo del terrore che avevamo sperimentato, per la prima volta, dopo tante indagini. Ci sentimmo dei novellini, dei creduloni e con le nostre risate speravamo di scacciare il senso di vergogna che ristagnava in noi.

Ci ritrovammo fuori dalla casa, sollevati di essere di nuovo insieme.
Giudicammo ridicolo il senso di paura che, fino a poco fa, ci costringeva a restare immobili e da soli. Trovammo persino la presunzione di deridere tutta questa storia, la casa e le dicerie che circolavano attorno ad essa.
Poco più tardi ci incontrammo con l’anziano custode per riconsegnarli le chiavi.
Gli dicemmo che la sua casa aveva un aspetto tetro e spaventoso ma non era infestata da fantasmi o da altre creature soprannaturali.
Inizialmente l’uomo reagì con un velo di amarezza, come se l’avessimo ferito nell’orgoglio. Non era nostra intenzione mancargli di rispetto, tantomeno trattarlo come un bugiardo.
Ma lui insisteva, dicendo che era sicuro che nella casa vivevano cose terrificanti. Perciò gli raccontammo di nuovo la nostra nottata, questa volta però nei minimi particolari.

Fu allora che vedemmo l’anziano impallidire mentre un'espressione di terrore gli deformò il volto. Non sono capace di descrivere l’intensità della paura che in quel momento stava provando quell’uomo… ma quella stessa paura mi travolse un instante dopo, quando l’uomo giurò che in quella casa non c'è mai stata alcuna statua.


   
 
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