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Autore: edoardo811    29/04/2020    5 recensioni
La pace ha continuato a regnare al Campo Mezzosangue, gli Dei si sono goduti molti anni di tranquillità. Ma la pace non è eterna.
La regina degli dei Amaterasu intende dichiarare guerra agli Olimpi, mentre un antichissimo mostro ritornato in auge si muove nell'ombra, alla ricerca di Ama no Murakumo, la leggendaria Spada del Paradiso.
EDWARD ha trascorso l'intera vita fuggendo, tenuto dalla madre il più lontano possibile dal Campo Mezzosangue, per ragioni che lui non è in grado di spiegarsi, perseguitato da un passato oscuro da cui non può più evadere.
Non è facile essere figli di Ermes. Soprattutto, non è facile esserlo se non si è nemmeno come i propri fratelli. Per questo motivo THOMAS non si è mai sentito davvero accettato dagli altri semidei, ma vuole cambiare le cose.
STEPHANIE non è una semplicissima figlia di Demetra: un enorme potere scorre nelle sue vene, un potere di cui lei per prima ha paura. Purtroppo, sa anche che non potrà sopprimerlo per sempre.
Con la guerra alle porte e forze ignote che tramano alle spalle di tutti, la situazione sembra farsi sempre più tragica.
Riuscirà la nuova generazione di semidei a sventare la minaccia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le insegne imperiali del Giappone'
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33

Questione di coraggio... e di armi segrete

 

 

«Scusate davvero per il disordine, non ci aspettavamo altri ospiti» cominciò la kitsune, cominciando a muoversi lungo il salone, senza staccargli gli occhi di dosso nemmeno per un istante. 

Thomas sentì quello sguardo scavargli dentro l’anima. 

«Siete gli amici del ladro, giusto? Il mio nome è Hikaru. È un onore incontrarvi.» Hikaru sogghignò. «Capitate proprio al momento giusto.»

Il figlio di Ermes indietreggiò, deglutendo. Aveva contato le code di quella tizia, erano nove. Il che significava che era molto più potente di Milù e di qualsiasi altro mostro avessero incontrato sul loro tragitto, magari perfino di Campe, o addirittura di Efialte. Tuttavia, non gli fu difficile individuare la collana che aveva al collo. 

«La sua anima è rimasta intatta nonostante l’impatto con Ama no Murakumo» commentò Fujinami. Sembrava nervoso. E a giudicare da quelle parole, ebbe la conferma che Edward era già passato da lì e aveva già incontrato la kitsune. «Questa non ci voleva affatto. Dobbiamo sconfiggerla al più presto!»

«Potete provarci, qilin» disse Hikaru, facendo sussultare Thomas. 

La donna incrociò proprio il suo sguardo e rise di gusto notando la sua espressione sbalordita. «Sì, anch’io posso sentirlo.»

Un mucchio di domande nacquero dentro di Tommy. Quella tizia non poteva essere pura di cuore. Forse erano i suoi poteri a permetterle di sentire Fujinami.

«Comunque…» Hikaru riprese a camminare, avvicinandosi all’altra figura umanoide che giaceva a terra, una specie di bizzarro uomo uccello con delle ali che spuntavano dalle tempie. «… se avevate altri piani, allora vi consiglio di scordarveli. Al momento, la vostra unica preoccupazione siamo noi due.» Girò con un piede l’uomo, rivoltandolo sopra la pancia. «Alzati, Bunzo. Non abbiamo ancora finito.»

«UUUUGHHHH» fu la protesta dell’individuo, una specie di lungo rantolio semi morente. Quello cominciò a dare segni di vita, facendo leva sui gomiti. «H-Hikaru? Sei ancora viva?!» domandò dal basso.

«Tu che ne pensi?»

Bunzo si mise in piedi barcollando, massaggiandosi la testa e continuando a mugugnare. «Orochi…» borbottò, prima di sobbalzare. Si voltò verso la donna e cominciò a strattonarla. «Hikaru! Il ladro ha ucciso Orochi!»

«Non toccarmi!» squittì lei, scostandosi le mani di dosso con un gesto secco. Sembrava disgustata. «Credi davvero che mi importi qualcosa di lui? Orochi era solo un povero illuso, una marionetta. Il suo fallimento è arrivato un po’ prima, ma era comunque inevitabile.»

«C-Che cosa?» domandò l’uomo uccello, sembrando più sbalordito perfino di Thomas e i suoi compagni.

Una… marionetta?

«Ma di quello possiamo parlare più tardi» proseguì Hikaru. «Ora aiutami ad accogliere gli ospiti.»

«Mh?» Bunzo parve accorgersi del gruppetto solo in quel momento. Un sorriso inquietante prese vita anche sulla sua faccia ridicola. «Oh… bene, bene, bene… altra carne fresca…» La sua espressione si indurì non appena notò Fujinami. «E tu sei ancora qui, vedo… me la pagherai cara.»

Fujinami fletté le zampe, mentre Reyna e Lisa sollevavano le armi. «Occupatevi del tengu. Alla kitsune ci penso io.» 

Hikaru ridacchiò, le dita delle mani che formicolavano. «Dicono che uccidere un qilin porti enorme sventura. Oggi scoprirò se è vero.»

«Mi sarebbe piaciuto chiudere i conti con lui personalmente…» mugugnò l’uomo uccello, per poi sogghignare in direzione dei semidei. «Ma non importa. Mi sfogherò su di voi.»

Thomas bracciò il proprio falcetto, serrando le labbra. Non avevano trovato Edward, ma in compenso avevano trovato due yōkai che chiaramente erano al servizio di Orochi. E con tutta probabilità loro non erano gli unici rimasti. Forse c’era perfino Naito da qualche parte. Si augurò che per Konnor, Steph, Talia e le altre cacciatrici filasse tutto liscio.

Bunzo non concesse loro il lusso di rilassarsi ancora: si precipitò addosso a loro strillando come un’aquila, gli artigli protesi e le fauci spalancate. Nello stesso momento Fujinami caricò la kitsune, che rise di nuovo di gusto mentre si circondava di fiamme.

L’uomo uccello, o tengu, quello che era, puntò verso Thomas. «Tu mi sembri il più debole!»

Thomas si abbassò, evitando un’artigliata che gli avrebbe strappato via il naso di netto. Subito dopo, le zampe del mostro erano di nuovo pronte ad infierire su di lui. Tommy gridò, indietreggiando come poteva, cercando di allontanarsi dallo yōkai che continuava ad incalzarlo. Era molto più rapido di quanto avrebbe potuto immaginare. 

Se non fosse stato per Lisa, le cose sarebbero finite male. La figlia di Bacco si frappose tra di loro con i pugnali alle mani e Bunzo sogghignò. Scansò una pugnalata e sferrò un colpo a Lisa con il palmo della mano, strappandole un grido sorpreso. Prima che Tommy potesse allarmarsi, però, la ragazza era di nuovo in piedi, anche se con una lieve abrasione sulla guancia.

I due semidei indietreggiarono, trovandosi l’uno accanto all’altra a riprendere fiato. Era bastato così poco per metterli alle strette.

«Davvero sperate di potermi affrontare? Il mio nome è Bunzo da Kurama, sono il terrore del monte Kurama, i mortali non sono altro che prede per me, perfino il potente re dei tengu mi teme! Non sono secondo a nessuno, nemmeno a…»

La punta di una lancia lo trapassò allo stomaco, facendolo interrompere con un singulto. Alle sue spalle, Reyna storse il naso. «Parli troppo.»

Bunzo boccheggiò, osservandola sbigottito con la coda dell’occhio. Lo aveva aggirato senza che nemmeno se ne rendessero conto. La cacciatrice estrasse la lancia, facendolo cadere in ginocchio mentre si portava una mano all’addome ferito. Non fu sufficiente per ucciderlo, perché si trasformò in un uccello all’improvviso, rimpicciolendosi così rapidamente che gli occhi di Thomas nemmeno riuscirono a processare l’accaduto. Si allontanò in volo di diversi metri ed atterrò, riacquisendo forma umanoide. 

«Maledetta…» ansimò, premendosi la mano sulla ferita. «Non avresti dovuto farlo…»

«State bene?» domandò Reyna ai due semidei, che annuirono. 

Tommy si raddrizzò, calmando il proprio respiro. Quel tizio non scherzava, era davvero pericoloso.

Bunzo allontanò la mano dallo stomaco con un gemito, ma nonostante la ferita sogghignò. «Non starete bene ancora per molto.»

Thomas serrò la mascella. I tre semidei si scambiarono un cenno, poi attaccarono. Bunzo piombò in mezzo a loro dimenando gli artigli e sghignazzando irritante. Tommy non era bravo nei combattimenti e non avrebbe mai smesso di ripeterlo, ma per fortuna le due semidee romane colmavano le sue mancanze. In un uno contro uno Bunzo lo avrebbe fatto a brandelli, ma la sinergia naturale che aveva sviluppato assieme a Lisa e l’enorme esperienza di Reyna furono degli ottimi salvachiappe per lui.

Oro Imperiale e Bronzo Celeste cozzarono contro gli artigli del tengu, che parevano duri come diamanti.

Nella periferia del suo campo visivo, Thomas notò Fujinami ed Hikaru muoversi rapidi come lampi seguiti da delle scie di fiamme blu e rosse. La donna rideva, circondata da focolai che fluttuavano attorno a lei, mentre Fujinami assomigliava a un lampo blu a quattro zampe. 

La risata irritante di Bunzo lo riportò al suo scontro attuale: non c’era tempo per le distrazioni. Il tengu provò ancora una volta ad attaccare lui, forse ancora convinto della sua tattica di sbarazzarsi dell’anello debole per primo. Non sapeva, però, che i tempi in cui Thomas era considerabile l’anello debole erano finiti.

Schivò l’attacco con un gesto rapido e deciso, contrasse la mascella e dimenò il falcetto, impattando contro qualcosa. Bunzo indietreggiò urlando disperato, afferrandosi il braccio da cui la mano era appena stata troncata di netto.

«Maledetto… omuncolo…» si lamentò il mostro, osservandolo con l’odio negli occhi.

Lisa sorrise, ammirata. «Bel colpo Tommy!»

Un piccolo sorrisetto scappò anche dalle labbra del figlio di Ermes. La voce di Reyna, però, li riportò sui binari giusti: «Non è ancora finita.»

Bunzo sembrò prendere la frase come un invito, perché urlò a squarciagola prima di ripartire all’attacco. Tommy alzò il falcetto, ma poco prima che il pennuto piombasse su di loro tutto quanto si fece buio attorno a lui. Sgranò gli occhi, guardandosi attorno con i sensi affinati al massimo. Non riusciva più a vedere niente di niente, il salone era svanito, così come Lisa, Reyna e perfino Bunzo. Ebbe un tuffo al cuore.

«Lisa, dove…» La sua richiesta si trasformò in un urlo di dolore quando qualcosa impattò contro di lui con violenza, spedendolo a terra. Ancora una volta, la risata malefica di Bunzo si levò nell’aria circostante, questa volta però sembrò arrivare da ogni direzione.

«Mi avete costretto voi, piccoli dei. Di solito non mi piace creare queste illusioni.»

Mentre cercava di mettersi in ginocchio, Thomas sgranò gli occhi. Illusioni?!

Qualcosa lo colpì di nuovo alla guancia, rispedendolo a terra e facendogli sentire il sapore orribile del sangue in bocca. «Non puoi scappare, piccolo dio!» lo schernì di nuovo la voce di Bunzo.

Milioni di domande vorticavano nella mente del semidio. La più importante però era solo una: dov’erano finite Lisa e Reyna? Erano bloccate anche loro in quell’illusione? Perché non riusciva a sentirle?

Tommy strinse i denti. Il fatto che perfino i tengu sapessero creare illusioni non ci voleva proprio. Se non fosse riuscito a liberarsi da lì in qualche modo, lo avrebbe ucciso.

Un altro colpo. Il figlio di Ermes gridò, afferrandosi il braccio che si era inumidito. Le dita gli si bagnarono di sangue. Serrò i denti, la mente che viaggiava come una locomotiva per trovare il modo di uscire da lì, ma a qualsiasi cosa pensasse, non vedeva altro che un buio cupo come quello che lo circondava. Non era come un sogno, da cui un pizzicotto lo avrebbe svegliato, altrimenti i pizzicotti di Bunzo sarebbero stati sufficienti per svegliare l’intera casa Undici.

Pensare ai fratelli lo fece sussultare. Non sarebbe morto lì, poteva scordarselo. Si rimise in piedi, stringendo il falcetto. Non poteva vedere Bunzo, ma non significava che non ci fosse. Forse se lo avesse colpito sarebbe riuscito a tornare indietro.

Improvvisamente, la voce di Reyna giunse alle sue orecchie, facendogli sgranare gli occhi. «Non arrendetevi!»

Nella propria mente, Thomas sentì come il rumore di uno strappo. Il suo corpo, invece, si sentì come rinvigorito da una scarica di adrenalina, come se di punto in bianco avesse potuto farsi tutta la parete di arrampicata del Campo Mezzosangue senza riprendere fiato. L’oscurità si dissipò attorno a lui, restituendo alla sua vista il salone del museo, nel quale vide anche, per fortuna, Lisa e Reyna, ancora intatte ma altrettanto malconce come lui. La figlia di Bacco era a terra, sui gomiti, con il fiato grosso e l’espressione stralunata. Sembrava solo scossa. La cacciatrice di Artemide invece era in piedi, con una guancia sanguinante ma lo sguardo carico di determinazione.

Il sorriso svanì dal volto del tengu. Un lungo mugugno gli scappò dalla bocca mentre analizzava la ragazza. «Ti sei liberata dall’illusione. Devi avere uno spirito molto forte…» Osservò poi Thomas e Lisa. «E hai liberato anche loro, in qualche modo… chi sei tu?»

Reyna assottigliò le labbra. «Il mio nome è Reyna Ramirez Arellano. Figlia di Bellona, dea romana della guerra, ex pretore romano del Campo Giove e cacciatrice di Artemide. Sono stata incaricata di aiutare questi semidei a finire il loro viaggio, ed è quello che farò. Non mi farò sconfiggere da te.»

Bunzo ridacchiò di nuovo, ma questa sembrò una risata nervosa. Il fatto che Reyna si fosse liberata dall’illusione l’aveva preoccupato. Thomas aveva sentito cose incredibili su di lei, ma solo dopo averla vista in azione dal vivo riuscì davvero a capacitarsene. Era una guerriera incredibile.

Un colpo di tosse proveniente da Lisa distolse la sua attenzione. Si dimenticò del tengu e corse dalla compagna, per aiutarla a rimettersi in piedi.

«Allora, come hai fatto a liberarli dalla mia illusione?!» domandò Bunzo, piegando le zampe per scattare di nuovo all’attacco.

«Mi è bastato solo un po’ di coraggio» ribatté Reyna pacata. «Lo stesso, però, non potremo dirlo anche per te.»

«Ah sì?! E allora…»

Un tonfo sordo lo costrinse ad interrompersi. Fujinami precipitò a terra a poca distanza da loro, con molteplici abrasioni sopra le scaglie. Thomas sentì il fiato mancargli. Il qilin respirava ancora, ma a fatica, e da lui non giunse nessuna parola. Tutti i presenti si voltarono verso di Hikaru, che aveva appena finito di spolverarsi il kimono. Si voltò verso di loro, distendendo il sorriso, mentre i tre fuochi fatui rossi sangue roteavano attorno a lei. «Credevo mi avresti offerto una sfida più grande, qilin. Un vero peccato.»

Thomas e Lisa indietreggiarono, bracciando le armi. Il figlio di Ermes avrebbe voluto soccorrere Fujinami, ma non trovò il coraggio di distogliere lo sguardo da Hikaru, che ora avanzava verso di loro con aria estremamente confidente. Anche Reyna la osservò assottigliando le labbra. Thomas riuscì a scorgere a malapena Bunzo scattare verso di lei.

Si voltò e provò a chiamarla per avvertirla, ma un urlo lancinante lo anticipò: Reyna lo aveva trafitto con la lancia, muovendosi come un lampo, intercettando il suo volo. 

«N… Nani…?» boccheggiò il pennuto, sbalordito, con un rivolo di sangue marrognolo che colava dalla bocca.

«Requiescet in pace» rispose Reyna, estraendo la lama e lasciandolo cadere a peso morto a terra. 

Lisa e Thomas rimasero in silenzio, stupiti tanto quanto il tengu, e perfino Hikaru cambiò espressione ora apparendo quasi affascinata. «Ripetimi chi sei» le disse, con una scintilla maliziosa negli occhi.

«Reyna Ramirez Arellano, figlia di Bellona, cacciatrice di Artemide» rispose la romana con fierezza, mentre il tengu si liquefaceva in una pozza nera.

«Molto bene, figlia di Bellona.» Hikaru si passò la lingua sui canini. «Lascia che mi liberi del resto dei pesi morti, e poi potremo affrontarci tu ed io.»

Prima che Reyna potesse rispondere, Hikaru era già scattata verso di Tommy e Lisa. In pochi istanti si ritrovò di fronte a loro, circondata da fiamme e con un sorriso degno del luogo infernale da cui doveva essere uscita. Thomas pietrificò, incapace di agire, colto alla sprovvista da tutta quella rapidità. La voce di Reyna lo riportò ancora una volta con i piedi per terra: «Attenti!»

Più che un avvertimento, sembrò una minaccia. Ma fu proprio grazie ad essa che Thomas riuscì a riscuotersi, evitando un fendente di fiamme che lasciò un cratere sul pavimento proprio dove si era trovato lui un istante prima. Hikaru non si arrese e si voltò, rivolgendo lo stesso trattamento a Lisa, ma anche la figlia di Bacco riuscì a schivare l’attacco.

«Non abbiate paura!» gridò ancora una volta Reyna, piombando sulla kitsune con la lancia rivolta verso di lei. 

Di nuovo, il corpo di Tommy venne avvolto da una scarica di adrenalina e si sentì pronto per affrontare qualsiasi minaccia. Non aveva idea di cosa stesse succedendo ma non aveva importanza, non sarebbe rimasto a guardare mentre Reyna combatteva per loro in quel modo.

Strinse il falcetto e assieme a Lisa corse a dare manforte alla cacciatrice.

«Molto interessante» sghignazzò Hikaru, mentre deviava, parava e schivava l’assalto dei tre semidei. 

Fiamme e scintille si sollevavano ogni volta che le lame cozzavano con le sue mani. Thomas aveva già visto Milù all’opera, sapeva che le armi convenzionali non potevano davvero ucciderla. Dovevano strapparle di dosso quella collana. Un po’ si rammaricò di non avere Kensuke, Sato e Nagata al suo fianco in quel momento, con la loro velocità sarebbero state di grande aiuto.

«Non datele alcuna tregua!» continuava ad ordinare Reyna. «Non riuscirà a resistere ancora a lungo!»

«Ne sei davvero sicura, figlia di Bellona?» incalzò Hikaru, afferrando a mezz’aria la lancia di lei con una mano, immobilizzandola, e respingendo Lisa e Thomas con una coltre di fiamme. I due semidei gridarono e vennero sbalzati a terra.

Mentre Tommy tentava di rimettersi in piedi, osservò impotente Reyna che affrontava da sola ma a testa alta un’avversaria che era chiaramente al di sopra di tutti loro, perfino di lei. Schivò un fendente e rispose con un colpo della lancia, che venne deviato con il solo ausilio del palmo. Hikaru allungò l’altro palmo verso di lei, da cui una lingua di fuoco si sprigionò, e Reyna rotolò a terra per scansarlo. 

«Alzatevi!» gridò ancora la romana, senza distogliere lo sguardo dalla kitsune. 

La scarica di adrenalina si liberò di nuovo nel corpo di Thomas. Era come se Reyna possedesse una specie di lingua ammaliatrice in grado di spingerlo a combattere fino allo stremo. Afferrò il falcetto e si rimise in piedi stringendo i denti, ma un grido atroce lo pietrificò: Hikaru aveva appena colpito Reyna.

«Non male figlia di Bellona» disse, il pugno ancora rivolto verso la ragazza che giaceva a terra, con la bocca sanguinante. «Usi la magia per infondere forza nei tuoi alleati. Efficiente, devo ammetterlo. Forse troppo

«M-Magia…?» domandò Lisa, tenendosi un braccio mentre si rimetteva in ginocchio.

Hikaru si voltò verso di loro, spalancando il suo sorriso. «Già. La forza che sentivate prima proveniva unicamente dalla vostra amica. Per questo avevate una chance di farcela contro di noi. Ora però voglio vedere come ve la caverete senza di lei…» 

Tese una mano verso il corpo esanime di Reyna, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa delle fiamme azzurre la travolsero. Hikaru emise un verso infastidito, barcollando all’indietro ed allontanandosi da Reyna. Fujinami balzò addosso alla donna, dandole un’incornata sul volto e strappandole un grido.

«Kemono no yarō!» ululò lei, con un livido sulla guancia. 

Il qilin la osservò con aria severa, malgrado le molteplici ferite.

«Andate via da qui» ordinò a Thomas. «Non potete sconfiggerla.»

«E tu?» domandò Tommy preoccupato.

Il qilin pestò lo zoccolo a terra. Era nervoso, spaventato. Sapeva di non poter affrontare nemmeno lui la kitsune, ma aveva comunque deciso di far guadagnare loro del tempo. Tommy si sentì un vero idiota per essersi arrabbiato con lui poco prima. «Non pensate a me, giovani eroi. Portate Reyna al sicuro.»

«Nessuno di voi scapperà, invece…» rantolò Hikaru, circondandosi da decine e decine di fuochi fatui che iniziarono a roteare attorno a lei come satelliti impazziti. «… la pagherai per avermi ferita, porco di un qilin!»

Caricò Fujinami, il quale balzò in aria sputandole addosso altre fiamme. Thomas osservò le due creature combattere per qualche istante come in trance, prima di riprendersi. Sapere che tutta la sua forza di poco prima era provenuta da Reyna lo fece sentire come uno straccio. Se era ancora vivo era solo merito della romana. Se non ci fosse stata lei, Bunzo lo avrebbe ucciso con la sua illusione.

«T-Tommy…» Lisa si inginocchiò accanto a lui, posandogli una mano sulla spalla, preoccupata. «Stai bene?»

Con un po’ di fatica, il figlio di Ermes annuì. «Sì… sto bene. Dobbiamo portare Reyna via da qui.»

Lisa osservò lo scontro tra i due nipponici. «Io posso sconfiggerla.»

«C-Che cosa?» domandò lui. «Come?»

La figlia di Bacco abbozzò un sorrisetto. «Ricordi quando mi hai chiesto se… se avevo del vino in tasca?»

Thomas schiuse le labbra, basito.

«Ecco… non ce l’avevo in tasca.» Dalla cintura, Lisa estrasse una fialetta trasparente con dentro del liquido rossastro. Notando la sua espressione, lei sorrise divertita. «Tranquillo, figlio di Ermes senza dracme. È nomale essere sorpresi.»

«Ma… ma… a che ti serve quello?!» domandò lui, non riuscendo a staccare gli occhi.

La ragazza non rispose. Stappò la fialetta e mandò giù il vino tutto d’un fiato, per poi fare una smorfia disgustata. «Bleah

Una figlia di Bacco disgustata dal vino. Ora sì che Thomas le aveva viste tutte. Un altro boato distolse la loro attenzione. Fujinami era di nuovo caduto a terra, colpito da un’altra vampata. Hikaru torreggiò su di lui, con i palmi e lo sguardo fiammeggianti.

«Proteggi Reyna e Fujinami. A lei ci penso io» affermò Lisa alzandosi in piedi, sguainando i pugnali.

Thomas era troppo sconvolto per parlare.

«Ehi, stronza» sbottò Lisa in italiano, attirando l’attenzione di Hikaru.

«Mh? Che cos…»

Lisa non la lasciò finire. Le corse addosso gridando con quanto fiato aveva nei polmoni, con una rinnovata grinta e una ferocia simile a quella che aveva usato contro Efialte. Un pugnale d’oro Imperiale si ritrovò ad un palmo dal naso di Hikaru, bloccato per il rotto della cuffia dalla sua mano.

«Ora te la devi vedere con me» sogghignò la figlia di Bacco.

Hikaru ringhiò e si circondò da altre fiamme, costringendola ad allontanarsi. «Ma chi ti credi di essere?!»

Una lingua di fuoco si abbatté su Lisa, che si scansò senza difficoltà. «Sono quella che ti ripasserà per bene!»

«Da dove ti esce tanta energia?!» protestò Hikaru, continuando ad incalzarla senza successo.

«Magari sei tu che ti stai rammollendo» ribatté Lisa, evitando l’ennesima lingua di fuoco per poi passare all’offensiva.

«Non capisco, un attimo fa a malapena riuscivi a combattere!» 

«Lo sai perché ai figli di Bacco è meglio non dare vino?» interrogò Lisa, con uno strano tono di voce. Era passato un niente da quando aveva bevuto da quella fialetta e ora pareva tutta un’altra persona. Era rossa in faccia, sorrideva inebetita e aveva uno sguardo folle, spiritato perfino. Era… ubriaca?! 

«Perché poi rischiamo – hic – di perdere il controllo!»

Attaccò con più forza, con più rapidità, con più furia. Era così rapida che riuscì a scalfirla diverse volte con i pugnali. La attaccava di fronte, di lato, alle spalle, senza mai dare tempo all’altra di reagire. Era come se la kitsune si stesse muovendo nella melassa. Thomas non riusciva a credere ai propri occhi.

Hikaru grugnì infastidita dopo l’ennesimo colpo a vuoto. «Ti stai forse divertendo?!»

«Hic! Tu no??»

Quella risposta non sembrò piacerle. Hikaru sbraitò di rabbia e le sferrò una gomitata non appena si ritrovò di nuovo alle sue spalle, colpendola in pieno naso. Thomas gridò sorpreso mentre Lisa barcollava all’indietro con la testa rivolta verso l’alto. Poi, Lisa abbassò lo sguardo e sorrise di nuovo, mostrando le perle bianche dei denti tra i rivoli di sangue che scendevano dal naso. «Tutto qui?»

L’espressione di trionfo di Hikaru sfumò nel nulla e si trasformò in una di odio puro. Le puntò contro la mano ed una cortina di fiamme invase l’intera sala. Lisa la schivò rotolando di lato e ripartì all’attacco. Hikaru le sferrò un altro pugno e la ragazza piegò appena la testa per evitarlo. Conficcò un pugnale nel polso della kitsune, trafiggendolo da parte a parte e strappandole un altro urlo disumano, questa volta di dolore, così forte e straziante che Thomas sentì la propria pelle accapponarsi. Si riprese all’istante quando si accorse dell’attimo di vulnerabilità della kitsune. «La collana, Lisa! Prendile la collana!»

«Ma proprio ora devi interessarti di gioielli?!» sbottò lei, arrischiando un’occhiata verso di lui.

«Non è solo una collana!» protestò Tommy. «Se vuoi ucciderla devi…»

Hikaru puntò una mano verso di Lisa e Thomas si interruppe. «Attenta!» 

Il sorriso svanì dal volto di Lisa. Si voltò nel momento esatto in cui le fiamme la travolsero, scaraventandola a terra. Hikaru serrò la mascella, il respiro pesante che pareva il rantolio di un animale messo in gabbia. «Non avrei voluto fare sul serio… ma vedo che non mi lasciate altra scelta.»

«LISA!» urlò Thomas, correndole incontro e dimenticandosi di Reyna e Fujinami. 

«Questa… l’ho sentita…» biascicò Lisa mentre si rimetteva in ginocchio, tossendo. Era un po’ bruciacchiata ma a parte quello sembrava stare bene. 

Thomas le si inginocchiò accanto, avvolgendole un braccio attorno alle spalle. «Ce la fai ad alzarti?»

«Sì, sì…» mugugnò lei. «Hic!»

Non sembrava promettere nulla di buono, ma Tommy decise di rimangiarsi le proprie preoccupazioni. Osservò Hikaru mentre torreggiava su di loro, con la ferita nella mano che si rimarginava poco per volta. 

«Dobbiamo toglierle quella collana» disse a bassa voce, accennando con il mento al gioiello. «Possiamo ucciderla solo così.»

«E che ci vuole? Torno subito» borbottò Lisa, scansandosi da lui e alzandosi di nuovo. Avanzò verso la kitsune sgranchendosi il collo. «D’accordo, stronza. È ora del secondo round!»

Hikaru si passò la manica del kimono sopra le labbra, ringhiando. «Meinu notatakai!»

«Sì, come dici tu» sbottò Lisa, partendo di nuovo all’attacco. 

«Lisa, aspettami!» protestò Thomas, cominciando forse a capire il vero motivo per cui ai figli di Bacco non era concesso bere vino. 

A giudicare da come Lisa cominciò a combattere questa volta, era chiaro che fosse passata dalla “sbronza felice” a quella “arrabbiata.” Purtroppo Tommy ne sapeva qualcosa. 

Mentre le due ricominciavano ad accapigliarsi, Thomas scorse Reyna rialzarsi a fatica su un fianco. Perfino Fujinami barcollò di nuovo sulle proprie zampe, anche le sue ferite stavano guarendo a vista d’occhio. Un barlume di speranza si riaccese dentro di lui quando vide che stavano bene.

Osservò Hikaru e Lisa che si affrontavano con grida disumane tra colpi di lame e fiamme e cominciò a riflettere. Per quanto la sbronza di Lisa potesse renderla più forte, era chiaro che contro una volpe a nove code non poteva farcela da sola. Diverse ferite erano apparse sul suo volto, e stava perdendo il ritmo a confronto con Hikaru, la quale invece pareva instancabile.

Avrebbe voluto correre ad aiutare l’amica, ma sapeva che avvicinarsi ad Hikaru sarebbe stato un errore. Lo aveva imparato sulla propria pelle, dopotutto: era inutile cercare di combattere come uno dei Sette. Era un figlio di Ermes e come tale doveva agire.

Cercò nello zainetto qualcosa che potesse essergli d’aiuto: purtroppo aveva usato tutta l’artiglieria più pesante contro Efialte, incluso il barattolo di fuoco greco; gli rimanevano soltanto più una granata fumogena ed un paio di armi da lancio con cui era un incapace totale. Thomas si maledisse per non aver portato più roba, quando poi le sue dita sfiorarono qualcosa di totalmente nuovo per lui. Dallo zaino tirò fuori una matassa di filo dorato e per poco non gli venne un colpo.

Quello era il filo di Arianna! 

«Rick…» gracchiò tra sé e sé, per poi riscuotersi. Al marmocchio ci avrebbe pensato più tardi, aveva appena avuto un’idea. Afferrò il filo e cominciò a trafficare con esso, mentre le grida dello scontro proseguivano. 

«Tieni duro Lisa» mugugnò, mentre concludeva il lavoro. «Padre, fa che funzioni…»

Aggirò Hikaru, troppo presa dallo scontro con Lisa, e si diede da fare. Essere un piccolo figlio di Ermes, per una volta, gli fornì un aiuto non indifferente. Era un ladro, dopotutto. E i ladri dovevano essere silenziosi.

Lo scontro tra le due guerriere proseguì, finché la figlia di Bacco non venne catapultata di nuovo a terra, gridando di dolore. Hikaru sollevò le braccia ricoperte di fiamme, con un sorriso folle dipinto sul volto. Ma prima che potesse finirla, Thomas sogghignò. Tirò il filo, che si attorcigliò tra le gambe di Hikaru, strappandole un grido sorpreso e facendola inciampare rovinosamente a terra. 

«NANI?!» tuonò la donna, mentre tentava di strapparsi le corde di dosso. Si mise accovacciata e lanciò uno sguardo furioso verso di Thomas, che ancora reggeva la sua estremità del cavo.

«Ma dove guardi?!» ululò Lisa, piombandole alle spalle e conficcandole un pugnale nel collo, immobilizzandola. Hikaru rovesciò la testa all’indietro, sbraitando per il dolore. La collana fu ben visibile e Tommy si avventò su di lei. Sradicò il gioiello, strappandole anche un urlo agonizzante. «Che stai facendo?!» Diede una testata a Lisa, riuscendo a togliersela di dosso, e gli scagliò una palla di fuoco. «RESTITUISCIMELA!» 

Colto alla sprovvista, Tommy indietreggiò di scatto per evitarla ed inciampò a terra. Hikaru si rimise in piedi con le caviglie ancora legate dal filo di Arianna e saltellò verso di lui. Quella scena avrebbe quasi avuto del comico se solo non avesse raffigurato un mostro pericolosissimo che voleva mangiargli l'anima. Qualcosa la intercettò, colpendola al fianco prima che potesse trucidarlo. Fujinami apparve di fronte a lui, piegando il muso in sua direzione. «Dammi la collana, figlio di Ermes!»

Il semidio non se lo fece ripetere due volte: lanciò il gioiello al qilin, che lo afferrò al volo con le fauci. 

Hikaru si rimise in piedi e si accorse di lui. «TORNA QUI!» tuonò, mentre il suo corpo intero veniva investito dalle fiamme. Rovesciò la testa all’indietro e urlò con quanto fiato avesse in corpo. Esplose, in tutti i sensi della parola. Un’onda di energia rovente si manifestò da lei, sbalzando via tutti i presenti e distruggendo la corda alla caviglia.

Si avventò su Fujinami, rimasto a terra dopo il boato. Lo raggiunse con la sua velocità disumana, circondata dalle fiamme, ma ancora una volta si ritrovò con una corda addosso, questa volta un lazo attorno al collo. 

«Fujinami!» gridò Tommy, mentre cercava di trattenere con le sue braccia di spaghetti una creatura millenaria in grado di carbonizzarlo a mani nude. «Scappa!»

Fujinami riuscì a rialzarsi e fuggì dalla kitsune, che ormai non sembrava essere capace di fare altro fuorché strillare. Smise di lottare con il lazo e puntò i palmi verso Fujinami.

«TI UCCIDER-AH!» Non terminò la frase, perché Reyna le conficcò la lancia nel fianco, facendola sbraitare per la miliardesima volta.

Hikaru barcollò, ma non demorse. Thomas poteva quasi ammirare la sua tenacia. Mentre la kitsune spostava la sua attenzione su Reyna, il figlio di Ermes continuò a tirare per intralciarla, finché non si ritrovò la corda strappata dalle mani. Spalancò gli occhi per la sorpresa, per poi accorgersi di Lisa che si fiondava di nuovo su Hikaru, stringendo il filo di Arianna tra le dita. 

Mentre la kitsune allontanava Reyna con altre fiamme, Lisa le saltò addosso, avvolgendole la corda attorno al collo e trascinandola a terra. «Sta giù!» 

Si ritrovarono sul pavimento, imbrogliate tra loro. Lisa si mise cavalcioni sulla sua schiena per non farsi colpire, soffocando la donna con il lazo mentre questa continuava ad inveire. «Credete davvero di potermi uccidere così?! Io sono una volpe a nove code! Sono la più potente, la più antica, la più…»

«Chiudi la bocca!» tuonò Lisa, facendole sbattere la testa contro il pavimento. 

Thomas gesticolò in direzione di Fujinami. «Dalla a me!»

Il qilin roteò il collo e aprì la bocca, lanciandogli la collana con forza. Non appena la ricevette, Thomas la infilò nello zainetto, facendola svanire negli infiniti meandri al suo interno, in un luogo dove Hikaru non avrebbe mai più potuto trovarla. 

«NO!!» gridò Hikaru ancora una volta, tendendo una mano verso di lui mentre Lisa rimaneva sopra di lei. Questa volta, una vena di tensione le sporcò il tono severo, mentre dai suoi occhi trapelò un velo di paura. «IO NON MORIRÒ COSÌ! RIDAMMI LA MIA COLLANA! RID… amme… la…» La voce le si affievolì d’improvviso, finché non uscì più alcun suono. Come un fulmine a ciel sereno, Hikaru accasciò la testa e crollò a terra, smettendo di lottare. Un silenzio irreale si sollevò, intervallato solo dal rumore del respiro pesante dei semidei. 

«È… morta?» domandò Reyna con un tremolio nella voce, mentre la kitsune cominciava a dissolversi poco per volta. 

Thomas annuì. Ci aveva messo di più di Milù, ma alla fine la separazione dall’anima aveva ucciso anche lei. Un lungo sospiro di sollievo gli scappò dalle labbra. Era stata dura, ma ce l’avevano fatta. Lisa si alzò dai rimasugli di polvere della kitsune e cominciò a ripulirsi il volto alla bell’e meglio. Anche Reyna e Fujinami erano sanguinanti, ma se non altro erano ancora vivi. 

«Anche ferire un qilin porta sfortuna, kitsune. Spero tu abbia imparato la lezione» disse Fujinami, rivolto a quei pochi rimasugli di polvere rimasti.

«Ottimo lavoro» si complimentò Reyna con Thomas e Lisa, prima che un velo di imbarazzo le coprisse il volto. «Mi… dispiace di aver usato in quel modo i miei poteri su di voi. Temevo che… non foste abbastanza forti per lei. Ma mi avete fatto ricredere. Siete stati bravi.»

Lisa fece schioccare la lingua. Era ancora leggermente rossa in volto e con un pizzico di follia nello sguardo. «Non è stato niente di che.»

Thomas si chiese per quanto tempo ancora gli effetti del vino sarebbero durati. Un sorriso gli scappò dalle labbra. «Così… avevi anche tu un’arma segreta.»

La figlia di Bacco fece un sorrisetto e gli strizzò l’occhio. Gli lanciò la matassa rimasta del filo di Arianna. «Lanciafiamme, granate e ora il filo di Arianna. Hai anche un carro armato lì dentro?»

Thomas ridacchiò. «No, però…»

S’interruppe, colpito da un’illuminazione. Aprì lo zainetto e cercò al proprio interno l’amuleto di Hikaru, ritrovandolo subito. Lo estrasse e lo esaminò meglio: era una collana non di argento, ma di oro bianco con una gemma azzurra rotonda incastonata al proprio interno. Un cimelio di semplice fattura, tutto sommato, ma di incredibile bellezza. Era come se l’essenza della kitsune fosse stata impressa su quell’oggetto. Si domandò se Hikaru fosse ancora lì dentro, in qualche bizzarro modo. Magari stava ancora sbraitando all’interno di quella pietra, ordinando loro di farla uscire. Al pensiero gli scappò un altro sorrisetto divertito.

«Tieni» disse a Lisa, porgendole la collana. «Questa direi che è tua di diritto.»

Lisa spalancò le labbra in un sorriso enorme. «Sei un amore» disse, afferrando la collana e indossandola assieme alle perle del Campo Mezzosangue. «Come mi sta? Ehi, Tommy? Come mi sta?»

Prima di rispondere, il semidio dovette riprendersi dallo shock. «S-Scusa, che hai detto che sono?»

«Hic! Che vuoi dire?» chiese lei confusa, per poi spalancare gli occhi. «O-Oh… beh…» 

I due compagni si fissarono negli occhi per qualche istante, carichi di imbarazzo. 

«Ehm-ehm.» Con un sobbalzo, i ragazzi si voltarono e osservarono l’espressione critica, ma con una nota di divertimento, di Reyna. «Non sarò rigida come le mie sorelle, ma sono pur sempre anch’io un’ancella di Artemide. Mostrate un po’ di contegno.»

Thomas era sicuro di essere più rosso dei suoi capelli. 

«Non cantate vittoria troppo presto» li ammonì Fujinami. «Siamo ancora tutti in grave pericolo.»

I presenti si voltarono verso di lui, tutta la leggerezza di quel momento sfumata nell’aria.

«Che… che intendi dire, scusa?» domandò Tommy, incerto.

Il qilin pestò lo zoccolo a terra, gesto che ormai parlava da sé. «Il corpo di Orochi è scomparso. Temo… temo che sia ancora vivo.»





Vorrei ringraziare di cuore Roland per il disegno di Lisa (che guarda caso era la star del capitolo, guarda caso!):



Grazie mille davvero! Lo adoro, così come adoro anche gli altri due (sì, ce n'è un altro, ma lo vedremo nel prossimo capitolo perché devo tenere alta la suspance... e perché sono orribile). Bene, ho finito di annoiarvi, spero di sentire i vostri pareri e vi ringrazio per aver letto fino a qui! Alla prossima, amici di EFP!
   
 
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