Anime & Manga > Altro - anime/manga vari
Segui la storia  |       
Autore: Master Chopper    30/04/2020    2 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 1: Rejected Proposal

Ai confini del tempo e dello spazio, tutti gli dèi erano stati chiamati ad esprimere il loro voto alla semplice domanda di “la razza umana deve essere sterminata?”.

E proprio quando la votazione sembrava aver raggiunto l’irrimediabile punto di non ritorno, una voce si era levata tra la folla. Non apparteneva a nessun pantheon, eppure alle sue spalle aveva riunito divinità che lo guardavano e restavano fermi con inamovibile sicurezza. Quello sconosciuto, apparentemente, levò la sua disapprovazione, ma la maggioranza degli dèi gli risero in faccia.

Tutti tranne alcune figure di rilievo.

Infatti una donna dal vestito dorato e adornato da piume d’uccello gli domandò: “Solo un folle sprecherebbe la sua voce in questa situazione. Hai qualcos’altro da aggiungere?”

Ed a quel punto il misterioso dio aveva sorriso, o meglio sogghignato, come se non fosse soggetto alle leggi sacre che vigevano nel luogo del giudizio universale. Aveva accennato ad un discorso di come non ci fosse né sfida, né un’equa giustizia in quella decisione.

“E allora cosa dovremmo fare?” Ridacchiò sardonico una creatura rossa e deforme, ma dall’aspetto così crudele da incutere timore in chiunque gli fosse nei dintorni. “Mandare agli umani una lettera per sapere il loro parere?”

Nessun parere, aveva risposto lo sconosciuto: con le parole agivano solo i codardi, ed era per questo che tutti gli dèi lì presenti si stavano nascondendo dietro un voto su carta. Immediatamente miliardi di sguardi inferociti si erano puntati su di lui.

Mentre, lui aveva continuato, soltanto la forza può mettere alla prova chi ha coraggio, e può decidere chi ha il diritto di agire sul proprio destino.

Qualcosa che si aggirava tra le divinità come una leggenda tra le leggende: l’occasione per l’uomo di sfidare dio, di ribaltare il proprio destino e di spezzare profezie, miracoli e qualsiasi cieca fede che avrebbe altrimenti portato al suo disastro. Lì, nell’arena che chissà quanto tempo fa era stata costruita proprio per quello scopo, l’Arena del Valhalla, si sarebbe dato via al Ragnarok.

Le maggiori divinità avevano acconsentito a quella sfida con la superiorità che per l’appunto caratterizza un essere superiore, ma a sorridere di più era stata la serpe che aveva ora insinuato un tarlo molto insidioso nelle menti degli dèi, ovvero quello del dubbio. Gli fu concesso di sfidare dieci dèi con i dieci esseri umani che lui riteneva più validi. La condizione lo soddisfò, così assieme alla sua cricca senza nome svanì, lasciandosi scivolare addosso tutto l’odio che gli stava venendo proiettato.

L’impossibile era stato reso possibile: rimandare l’estinzione dell’umanità per mano di quel patetico gioco di potere.

A quel punto però, strisciando tra i corridoi fino agli angoli più bui che nemmeno la luce poteva raggiungere, il dio misterioso spalancò il suo macabro sorriso nella stanza in cui era appena entrato. Lì, trovò i suoi alleati: “Dunque, decidiamo già da ora come dovrà andare questo torneo!”

 

Tempo dopo, giunse il momento di mettere a confronto la carne ed il sangue con la giustizia dei cieli. Nell’arena si agitava un fermento contenuto, pari al ronzio di miliardi di insetti piuttosto che al boato che spesso aveva scosso stadi molto più piccoli nel mondo umano.

Dèi e umani, angeli e mostri, miti e leggende fremevano sugli spalti senza avere la benché minima idea di cosa aspettarsi. Persino gli indovini, i profeti ed i veggenti scrutavano in un futuro incerto, a discapito dei loro desideri di barare nelle scommesse. Chi si infuriava perché la sistemazione del suo posto era troppo vicina a quella di un antico nemico, chi domandava per l’ennesima volta se fossero stati annunciati gli sfidanti, ed infine gli spettatori più in attesa di tutti: gli Dèi organizzatori.

Rintanati lontani da quella bolgia confusa ed ignara, da tre troni posti a formare un triangolo sopra l’arena, i rispettivi gestori di quell’evento mostravano emozioni contrastanti.

Ptah, in quanto dea della creazione, era segretamente soddisfatta di aver dato vita ad un qualcosa di così grande e celebrativo. Eppure, una maschera di tensione da diverse ore si era appoggiata sul suo viso, talmente tanto evidente da averla costretta ad evitare di essere inquadrata dalle telecamere.

Indossava una veste di scaglie dorate simili ad ali sulla sua pelle scura, anch’essa attraversata da tatuaggi bianchi che le risalivano fino al bellissimo volto accigliato.

Da un altro trono, Baal era sorpreso da quanto il suo stesso sorriso si stesse allargando da un orecchio all’altro, al punto da deformarlo completamente e rendere omaggio alla sua rinnovata natura demoniaca. Aveva accavallato le gambe, e con nervosa eccitazione tamburellava i suoi lunghi artigli sul trono, a volte graffiandolo e producendo stridii irritanti. La sua testa era larga come una balla, ma si assottigliava all’altezza delle orecchie appuntite, da diavolo.

Infine il più bizzarro degli organizzatori, ancora celato alle telecamere, galleggiava sul proprio posto a sedere. Si trattava di Chaos, un’entità informe dalle sembianze di un vortice di luci ed ombre che si agitavano fumose e prive di peso. Nella sua natura ineffabile ed incomprensibile però era possibile cogliere un barlume di vita, proprio al centro del suo corpo, come nella singolarità di un buco nero: pazienza.

Chaos aspettava e avrebbe aspettato senza scomporsi, senza parlare o mai esprimersi riguardo le sorti della battaglia. D’altronde era stato il primo, il disordine supremo generatore di tutto, la calma dell’abisso infinito. Ai piedi del suo trono avevano posto tutti gli altri dèi venuti dopo di lui: Gaia, creatasi poco dopo, ed i figli Erebo e Nyx.

La dea Nyx sollevò lo sguardo verso il padre generatore, per poi lanciare uno sbuffo indignato mentre ritornava a guardare distrattamente l’arena. Suo fratello Erebo le picchiettò con l’indice sul braccio, senza esprimersi ma mostrandosi incuriosito.

“ Si tratta di papà !” Borbottò la dea della Notte, ricoperta da molteplici veli che decoravano il suo corpo pallido come la luna, e dentro i quali si muovevano le costellazioni.

“ Questo l’avevo intuito, sai ?” Sospirò il dio delle Tenebre, esasperato dalla scarsa capacità di comunicazione della sorella. Lui mostrava solo il petto nudo, del colore scuro, perché tutto il resto del corpo, compreso il viso, era avvolto da un mantello con cappuccio più nero di qualsiasi cosa mai esistita dall’alba dei tempi.

“ Sta lì fermo a non fare niente! Non parteggia nemmeno per gli altri dèi, come se non tenesse a cuore proprio nessuno …” Fu la risposta indignata di Nyx.

“ Oh, andiamo! È ovvio che ci abbia tutti a cuore: chi se non il creatore di tutto dovrebbe tenere alla vita degli dèi ?” Ribatté Erebo.

“ Essere imparziali però è eccitante.” Nel loro discorso intervenne Gaia, la dèa primordiale della Terra.

La più antica delle dèe vestiva un morbido mantello apparentemente composto di fango, con uno scialle sul quale germogliavano continuamente fiori avvolto sotto i capelli, dai colori di tutte le piante del mondo.

“ Ho compreso, a mie spese purtroppo, come parteggiare per i propri figli porti soltanto ad una disperazione fatale quando li vedi perire. Restare imparziali e senza schierarsi può invece portare ad una sorpresa che non è né positiva, né negativa.”

“ Un padre o una madre possono davvero fingere di non avere a cuore i loro figli ?!” Esclamò sconvolta La Notte, inorridita dalle parole della zia.

“ Hai frainteso le mie parole, cara.” Sorrise amorevolmente La Terra.

“ Chaos non ha cuore niente e nessuno, semplicemente perché non ha un cuore. Qualsiasi cosa accada, anche la distruzione di tutti gli déi, non lo scalfirebbe minimamente… si potrebbe definire il peggior tifoso mai esistito, dunque.”

 

Nessuno poteva aspettarselo o prevederlo quando accadde, ma un rauco gracchiare dagli altoparlanti disposti ovunque nell’arena annunciarono l’inizio di qualcosa di mai visto prima.

Ladies and gentlemen, dèi e dèe di tutti i piani e di tutti i mondi …”

Due creature all’interno di una cabina scavata tra gli spalti avevano imbracciato le loro armi, i microfoni con i quali avrebbero condotto l’evento più atteso della storia.

“ Annunciamo finalmente l’inizio… della fine !”

Quelle parole erano state enigmatiche, confuse ed inaspettate, ciò nonostante un boato esplose in ogni angolo degli spalti: a nessun dio e a nessun umano interessava cosa sarebbe stato detto, in quanto erano venuti fin lì solo per assistere agli scontri decisivi per la propria razza. A presentare l’evento erano due esseri quanto più dissimili l’uno dall’altro: il primo dalle sembianze di un uomo vecchio ed avvolto da una tunica candida, il secondo dalle mostruose fattezze di demone asino con una coda di pavone ed una camicia rossa come il sangue.

“ Cosa vedremo accadere tra queste mura? La distruzione dell’umanità …” Presagì serio St. Peter, cancelliere del Paradiso.

“ … o lo spodestamento degli dèi ?!” Rise sguaiatamente Adramelech, cancelliere dell’Inferno.

“ Sono sicuro che nessuno qui è davvero pronto per assistere a questa mattanza.” Commentò il santo con tono drammatico.

“ Ciò nonostante dobbiamo chiederlo lo stesso: siete pronti ?!” Urlò il demone, frustando l’aria con la lingua.

Un secondo boato si sollevò fino al cielo. Era la voce di millenni e millenni di generazioni umane e divine che rispondevano all’appello.

 

Good, good.” Si ricompose Adramelech, soddisfatto. “ E allora cominciamo: direi che la vostra attesa meriti di essere ripagata con uno scontro d’apertura degno di questo nome.”

“ Ricordiamo che questo sarà il primo scontro di ben dieci, ai quali possono partecipare umani e divinità di ogni epoca e parte del mondo …”

Mentre queste voci riecheggiavano ovunque l’orecchio umano o divino potesse sentire, in uno dei corridoi dell’arena avanzava qualcuno destinato ad essere il primo degli sfidanti.

Un elegante drappo verde avvolgeva il suo corpo, in completo contrasto con un collare dorato e ricoperto di spunzoni, da toro. Il petto era protetto da un’armatura a scaglie, anch’essa dorata sulla superficie, ma in pietra al di sotto.

Il dettaglio più vistoso della sua persona era un paio di corna, lunghe e ricurve all’indietro, che facevano capolino da una matassa di capelli più simili a pelo ispido animale.

Nonostante l’aspetto mostruoso, unito alla sua stazza di più di due metri, l’essere camminava con portamento elegante e sguardo troppo preoccupato per appartenere ad un dio.

Durante la sua avanzata un servo sumero controllava che la sua armatura non presentasse imperfezioni, nonostante tremasse ogni qual volta lo toccava.

“ Mio padrone, l’armatura è di suo gradimento ?” Domandò con somma riverenza.

L’essere bestiale annuì, guardandolo appena per un istante negli occhi.

 

“ Ancora con questa superbia e con il tuo ottuso amore per gli uomini, Enkidu ?” Gli domandò una dea apparsa dalle ombre, sorridendo melliflua.

Dai biondi capelli, era ricoperta fino al seno da un lungo abito di fili intrecciati d’argento, il quale però lasciava scoperte le sue grazie. Ishtar, la dea dell’Amore e della Fertilità dell’antica Mesopotamia, sostenne il suo sorriso perfido, non notando però alcuna alterazione nell’espressione dell’uomo bestia.

Il servo, tuttavia, aveva iniziato a tremare così tanto da non poter nemmeno inginocchiarsi.

“ Che fai, uomo? Non ti inginocchi di fronte alla tua dea ?” La voce di Ishtar risuonò nuovamente calda ed accomodante, in completo contrasto però con gli occhi ardenti come tizzoni che perforavano l’uomo da parte a parte.

Lo scudiero guardava il pavimento, non potendo far altro che tremare e sudare. Il terrore era così opprimente che si sentiva strappare l’anima dal corpo ad ogni secondi di silenzio passato.

- Devo… inginocchiarmi… devo… inginocchiarmi !- C’era qualcosa che non andava, questo lo intuì istantaneamente.

Le gambe non si muovevano ed il panico strappava sempre più ogni barlume della sua sanità.

- Non ci riesco.- Si arrese al destino proprio quando le prime lacrime sgorgarono dai suoi occhi.

“ Non è un ottuso amore.”

Come un rombo di tuono, la bestia spezzò il silenzio colmo di tensione in quel corridoio buio.

Semplicemente poggiando il suo gigantesco dito sulla nuca dell’uomo, lo spinse con delicatezza fino al suolo, facendolo adagiare sulle proprie ginocchia.

La dea arricciò il naso, infastidita dalla preda scappata alle sue perverse macchinazioni.

“ Una parte di me è, e sarà legata per sempre agli umani, che amo con tutta la mia essenza.” Il dio ad immagine e somiglianza degli uomini chiamato Enkidu si portò una mano al centro del petto, comunicando con serenità e quasi riverenza quella sua realtà.

Detto ciò mosse un passo in avanti, lasciando lo schiavo dietro di sé e superando persino la dea senza degnarla di uno sguardo. Lei per un istante solo esitò dall’aprire bocca, tanta era immensa la mole della creatura fuori da ogni comprensione che l’aveva affiancata. Dopodiché, recuperando coraggio e compostezza, sicura della sua posizione, ritornò a schernirlo con un sorriso di falsa innocenza.

“ Sai che lui non ci sarà a guardarti? Nessuno gli ha comunicato della tua partecipazione alle battaglie, e come al solito preferisce pensare alle sue questioni piuttosto che a quelle dei mortali.”

Enkidu si lasciò scivolare addosso quelle parole, proseguendo verso la fine del tunnel.

“ Ha completamente senso, immaginavo avrebbe fatto così.”

Strinse gli occhi, emergendo nella luce.

- D’altronde nessuno, dio o uomo, riuscirebbe a fronteggiare il popolo che ha tradito... per questo me ne prendo io tutte le responsabilità !-

 

“ Il primo sfidante dallo schieramento degli dèi è qualcosa di raro, incomprensibile e feroce !” Sbraitava intanto Adramelech, ammirando come tutti l’apertura di un gigantesco portone alla base dell’arena.

“ Vanta della ferocia di un animale, del coraggio di un guerriero e della fierezza di un dio! Creato ad immagine e somiglianza del più grande degli eroi… due terzi dio ed un terzo umano… il secondo combattente più famoso di tutti i regni fioriti tra il Tigri e l’Eufrate …”

St. Peter indicò l’ingresso del primo sfidante mentre la folla esultava.

Enkidu, la punizione divina di Uruk !

Il mostruoso dio calpestò per primo la terra del campo di battaglia, proiettando un’ombra mastodontica grazie alla sua stazza sovrumana.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga vari / Vai alla pagina dell'autore: Master Chopper