30/04/2020
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La principessa Xenìa guardava il castello e la città farsi sempre più lontani all’orizzonte.
L’odore, acre e metallico del ferro e della polvere da sparo sembrava essere rimasto incollato alle sue narici, come l’immagine delle colonne di fumo che si levavano dagli edifici pareva esserle rimasta appiccicata alla parte interna delle palpebre.
Quando l’esercito del generale rinnegato Norvach era penetrato all’interno delle mura della città era stato dato l’ordine di evacuare la famiglia reale. Le ultime ore si risolvevano nella mente della principessa in un vortice confuso di voci, spari e urla. Xenìa dovette serrare forte i pugni per non lasciarsi sopraffare dalle lacrime. “Le principesse forti non piangono”, sua madre glielo ripeteva sempre da bambina. Sua madre… era rimasta uccisa durante la fuga ma Xenìa era riuscita a recuperarne la scheda vitale, assieme a quella del padre, il re Axius.
“Stiamo per fare il salto verso la galassia più vicina, meglio se ti reggi a qualcosa” la voce di Uranius, il Cavaliere Turchese troncò di netto il filo dei suoi pensieri, ricacciandola a forza nella sua realtà da fuggiasca. La ragazza prese un leggero respiro tremante, si sfregò sulla stoffa dei pantaloni le palme delle mani sudate e sfiorò la catenina a cui stavano appese le schede dei suoi genitori.
La nave scomparve con un balzo in avanti, risucchiata in un vortice di stelle e galassie che, per un assurdo effetto di estensione del tessuto spazio temporale, si allungavano, deformandosi, come a volerli ghermire. All’interno dell’abitacolo, la principessa teneva gli occhi serrati, le labbra strette in un’unica linea dura. Detestava i salti iperspaziali. E quello non era un semplice e temporaneo viaggio, era l’inizio della sua vita in esilio.
Le dita leggere di Uranius, poggiate sulla sua spalla, le trasmisero un inaspettato brivido fresco e questo servì a destarla dal torpore in cui le sue considerazioni l’avevano sprofondata. “Non devi aver paura di affrontare il destino principessa; inoltre, non quando al tuo fianco hai il cavaliere Turchese dell’Ordine dei cavalieri di Pegaso” disse Uranius con voce calma, guardandola con la coda dell’occhio.
Xenìa non potè fare a meno di sorridere; con Uranius al suo fianco, forse, un giorno sarebbe riuscita a tornare su Gortinex. Si concesse di guardare fuori dalla grande vetrata e di versare anche qualche lacrima.
“Inoltre, nella fuga, ho portato con me le schede dei cavalieri delle Gemme e… della Creatura” aggiunse il ragazzo. La principessa rimase un poco in silenzio a soppesare quelle parole, mentre una tenue fiammella di speranza le nasceva nel petto. Non tutto era perduto. E con questa considerazione si apprestò a iniziare la sua nuova vita. Destinazione pianeta Terra.