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Autore: naos    30/04/2020    2 recensioni
E se Berlino fosse sopravvissuto alla rapina alla Zecca?
Dal testo "Quello per lei non era amore. Un sentimento così non poteva che nascere libero. Almeno così aveva sempre pensato."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariadna Cascales, Berlino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E Parigi fu. Alloggiarono in un Hotel bellissimo del centro; la suite si rivelò essere più un appartamento che una stanza e Ariadna riflettè sul fatto che quel lusso non lo aveva mai sperimentato in vita sua.
“Hai sempre avuto questo tenore di vita?” chiese sedendosi su un ampio letto a baldacchino al centro dell’enorme stanza.
“Diciamo che me lo sono sempre potuto permettere” rispose posando la testa sulle  sue gambe e chiudendo gli occhi. Avevano viaggiato molto e la stanchezza cominciava a farsi sentire, soprattutto per lui.
“Essere un ladro ti  porta nelle fogne per aprirti un passaggio e nel lusso per trascorrere il resto del tempo” continuò
“Hai mai ucciso qualcuno?” gli fece una domanda che non aveva mai avuto il coraggio di fargli. Sapeva usare la pistola e lo aveva visto più volte minacciare ma voleva sapere se era mai andato oltre.
“Mai. Prima regola di ogni rapina: non si uccide. Si spara solo se necessario e non mi è mai capitato di trovarmi nella necessità di doverlo fare.”
“Avuto paura invece?”
“Siamo curiose oggi” disse sfiorandole il naso. “Non per me, ma per chi mi stava accanto”
“Chi lo avrebbe mai detto” sorrise lei “L’imperturbabile Berlino” si trovarono entrambi a sorridere.
“Adesso basta domande” disse alzandosi a sedere e stendendosi su di lei mostrando chiaramente quali fossero le sue  intenzioni. Ariadna si stupiva sempre di più di come non facesse più nessuno sforzo a concedersi e neanche ad avvicinarsi. Scoprirono pian piano di avere una complicità che non è così scontato a letto.
Berlino era sicuramente un uomo con molta più esperienza di lei, ma non le era mai pesata la differenza di età da quel punto di vista e non. Non sapeva quanti anni avessero le sue precedenti relazioni, ma non sentì mai il peso del paragone.
Stanchi e sudati decisero di fare un bagno nella enorme vasca idromassaggio nella stanza da bagno. Ariadna si rilassò completamente poggiando la testa sul petto di Andrès che sembrava essersi quasi addormentato in quella nuvola di sapone.
“Parlami del colpo alla Banca” chiese Ariadna senza troppi peli sulla lingua.
“Neanche il sesso riesce a fermare quella lingua, pensavo di averti stremata” rise e lei gli diede una scherzosa gomitata.
Già una volta aveva provato a chiedere ma senza risultati, questo sarebbe stato il suo ultimo tentativo di soddisfare una sua grande curiosità.
 E così venne a conoscenza del suo folle e geniale piano. Ne parlò con un tale entusiasmo e passione che Ariadna per la prima volta comprese cosa intendeva dire quando parlava di una vocazione. Un mondo sicuramente lontano dal suo ma la mente umana è strana. Quante volte ci si trova a prendere le parti del “Cattivo”? E lui, insieme ai suoi compagni, alla Zecca non aveva fatto che questo. Erano diventati eroi sebbene ladri.
Quello che più la colpì fu l’entusiasmo che mise nelle parole e nell’affetto che dimostrò nei confronti del suo migliore amico e suo fratello; non era decisamente abituata a sentirlo parlare in quel modo di suoi cari, mai si era sbilanciato in quella misura.
“Ti mancano?”
“Questa vita ti porta a delle rinunce. Prima o poi ci incontreremo di nuovo” rispose ma nel suo tono c’era amarezza, come se sapesse dell’impossibilità di ciò che stava dicendo.
“Dai andiamo, abbiamo già perso tanto tempo” disse guardando l’orologio e lei ebbe l’impressione che volesse interrompere la conversazione per pensare ad altro.
“Ti devo far vedere Parigi” disse baciandole la spalla e muovendosi per alzarsi.
La città era bellissima e Ariadna rimase affascinata dall’eleganza di quel posto. Le fu chiaro poi per quale motivo la chiamassero la città dell’amore: era molto romantica nei suoi locali e vicoli stretti, testimoni perfetti di baci rubati e parole sussurrate a bassa voce. La cosa che colpì più di tutto fu la vista dall’ultimo piano della Tour Eiffel, un panorama mozzafiato che la lascio senza parola. Si erano fermati in religioso silenzio davanti alla vetrata che dava su una Parigi illuminata dal sole del tramonto. Un momento che non avrebbe mai dimenticato.
Tutto d’un tratto arrivò alla conclusione che avrebbero avuto troppo poco tempo; paradossale pensare a come fino a qualche mese prima avrebbe voluto che tutto finisse il prima possibile. Non sapeva come sarebbe andata a finire se fossero rimansti insieme, difficile dirlo e anche immaginare una storia stabile con un uomo tanto complicato come Berlino, ma Ariadna in quel momento avrebbe voluto avere la possibilità di sperimentarlo in libertà, senza una scadenza.
“Mi mancherai” sussurrò ma non riuscì a guardarlo in viso, non sarebbe riuscita a farlo. Lo disse continuando a guardare di fronte a sè, pensando che, nonostante tutto, avrebbe lasciato un vuoto. Non avrebbe più guardato un tramonto con la stessa leggerezza nel cuore, avrebbe fatto di tutto per dare ad Andrés il tempo che gli sarebbe stato tolto, ma non ne aveva il potere.
Si accorse che lui girò lo sguardo verso di lei. Non le disse nulla,le prese semplicemente la mano e gliela strinse forte...per lei era una risposta.
 
֍֍֍
 
Nelle due settimane successive visitarono SanPietroburgo per poi volare dall’altra parte dell’oceano per vedere il Grand Canyon : Si divertirono come matti in quelle gite e Ariadna decise di comprare una polaroid per scattare delle foto. Furono giornate perfette e felici; Ariadna cercò di levarsi dal cuore i pensieri di cui parlava Berlino e pur con qualche difficoltà riuscì a tenerli fuori dalla porta, fino a quello che avrebbe ricordato come uno dei momenenti più brutti della sua vita: l’addio.
Avevano appena finito un safari e si stavano godendo una pausa, nulla avrebbe fatto  presagire una tempesta.
“Le nostre strade si dividono da ora” disse tutto d’un tratto e Ariadna perse un battito. “Stai scherzando?” avrebbe voluto dire altro ma nella sua testa la confusione impedì di formulare altro. Pensava che fosse un incubo e ad un tratto comicniò a far fatica a respirare.
“Ascoltami” disse e la fece sedere davanti a lui tenendole strette le mani improvvisamente fredde. “Ho passato la vita a fare lo stronzo egoista, non posso permenttermi di esserlo ancora…non con te” la guardò negli occhi e lei capì che non era la sola a soffrire. Stava avendo la risposta che da qualche tempo aveva cercato: non era la sola ad amare. Fino ad allora aveva sempre avuto troppi dubbi non riusciti a fugare, le si chiarirono nel momento sbagliato: quando tutto sarebbe potuto cominciare e invece stava finendo.
“Lo sto facendo per te e un giorno lo capirai” quelle parole rimbombarono nella testa di Ariadna come se ovattate, pronunciate da una persona lontana chilometri. Le si era appannata la vista e aveva abbassato la testa cercando  di respirare e far cadere le lacrime che non era riuscita a trattenere. Tutto ad un tratto provò un moto d’ira che sembrò ridarle la voce.
“Non puoi decidere per me. Cazzo  Andrés credi che ti lascerò andare proprio ora? Sei solo un figlio di puttana!” sputò con tale rabbia che per un momento lui pensò di ritornare sui suoi passi, ma guardando i suoi occhi rossi e le labbra gonfie dal pianto si rese conto non non avrebbe potuto farle ancora del male. Facendola rimanere vicina a lui fino alla fine l’avrebbe distrutta e non se lo sarebbe mai perdonato. Se c’era una cosa che con lei aveva capito era che l’amore non è egoista.
Passare altri mesi insieme a lei l’avrebbe fatta legare ancora di più e vederlo morire le avrebbe solo dato un dolore troppo grande.
Non si poteva permettere un altro passo falso e, se solo quegli occhi non le avessero toccato l’anima, si sarebbe pentito fino all’ultimo di averle fatto del male. Non poteva fare altro che chiederle perdono per un peccato che avrebbe ricommesso.
“Se puoi perdonami per tutto quello che ti ho fatto” disse mantenendo la compostezza che lo contraddistingueva, ma quella volta con molta fatica.
Ariadna a quelle parole non seppe cosa rispondere, era rimasta completamente attonita e dovette sforzarsi per riprendere a respirare regolarmente.  Non si sarebbe mai aspettata quel discorso; a tutto avrebbe potuto pensare tranne che a quello che era appena successo. Tempo prima avrebbe reagito con gioia a quella decisione e avrebbe riso di fronte alle sue scuse…un’altra vita.
Alzò gli occhi e lo fissò pensando che probabilmente l’unica cosa non che gli avrebbe perdonato sarebbe stato quel finale, perché non si meritava di soffrire ancora.
“Ti ho comprato il biglietto per un volo diretto a Madrid che parte questa sera. Ti farò avere tutti i soldi appena possibile” continuò rompendo il silenzo e Ariadna senti una lama al petto.
“Se pensi che accetterò quei soldi non hai proprio capito un cazzo di me”
“Sapevo lo avresti detto, ma accettali. Prendili come un regalo da parte mia; giraci il mondo e goditi la vita che ti meriti. Sapere che potrai farlo grazie a me sarà un privilegio. Te lo devo”
“Ma tu pensi veramente di avermi comprato per tutto questo tempo?”
“è proprio perché con il tempo ho capito che non lo stavo facendo che ti sto dicendo questo. Non posso spezzarti Ariadna, so che lo farei tenendoti con me.” Prese un lungo respiro e continuò “E visto che comunque sono un egoista narcisista, ti dico che non voglio tu mi veda star male più di  quanto abbia già visto. Voglio che tutti si ricordino di me così” e a quelle parole lei per un momento, seppur breve, capì cosa le stesse dicendo.
“Dove andrai?” chiese arresa all’evidenza che non avrebbe potuto fare nulla per convincerlo a rimanere. Andrés era così: una volta presa una decisione era irremovibile e questo lei lo sapeva bene.
“Non lo so ancora.” Le rispose mettendole i capelli dietro l’orecchio e cercando di imprimersi l’immagine di quella ragazza dagli occhi blu così lontana da lui e allo steso tempo vicina. Aveva sempre creduto nell’amore Andrès ed era sempre stato deluso da quel sentimento: aveva divorziato 5 volte e se ne andò con il dubbio, o forse la certezza, che la promessa fatta quella notte sulla spiaggia poteva rappresentare la chance per tornare a crederci per sempre.
“Non sto ancora realizzando tutto questo” disse Ariadna scuotendo la testa per poi poggiarla sul petto di lui. Decise di respirare profondamente e concentrarsi sul battito del suo cuore, che capì esserle appartenuto solo in quell’istante.
“Cerca di essere felice”
Lo guardò per l’ultima volta e nella sua testa tutto quello che con lui aveva vissuto gli sfilò davanti…non avrebbe mai dimenticato. Nonostante tutto.
 
5 Mesi dopo
 
Il professore riuscì a mettersi in contatto con Ariadna lasciandole un appuntamento: Indonesia.
Era una bellissima giornata di sole e seguendo le indicazioni lasciatele era arrivata ad una bellissima spiaggia bianca con alte palme. Le ricordò molto quella in cui aveva trascorso i primi mesi con Andrès e fu catapultata in ricordi che ancora facevano troppo male. Dire che fosse riuscita a dimentacarlo avrebbe significato mentire a se stessa, e una delle cose che quella esperienza le aveva insegnato è che doveva essere più sincera con i suoi sentimenti.
In quei mesi aveva tentato di tornare a vivere, ma la verità era che ci sarebbe riuscita solo molto tempo dopo. Il primo mese ebbe diversi attacchi di panico e molti incubi che le resero la vita impossibile. Non riusciva a darsi pace e a realizzare quello che era successo. Si trovò tutto d’un tratto a pensare che fosse stato tutto un sogno e a cercare le prove che ciò che aveva vissuto fosse reale.
Le uniche cose che riuscivano a riportarla a quei giorni come concreti erano l’anello con la perla che le aveva regalato Andrès l’ultima sera sull’isola e un ritratto, lasciato per diverso tempo in una tasca interna della sua valigia. L’aveva riposto in modo tale che non andasse rovinato e non perse poi tempo ad incorniciarlo. Non aveva altro.
Sperimentò per la prima volta quale fosse veramente la potenza dei ricordi: ci si trovò a fare a pugni i primi tempi, ma poi ne capì il valore.
Trovandosi su quella spieggia quasi le sembrò di risentire il suo profumo e li rivide, per un moemento, seduti a guardare il tramonto. Provò una sensazione con cui aveva imparato a familiarizzare nel tempo:la mancanza di respiro. Riuscì però a gestirla pensando al motivo per cui era lì.
Vide in lontananza un gruppo di persone e da subito riconobbe Denver e Monica, avvicinandosi poi individuò gli altri membri della banda. Difficile dimenticare certi volti, l’ultima volta che li aveva visti erano vestiti con una tuta rossa e indossavano la maschera di Dalì. Erano ancora di spalle quando Nairobi si voltò e la vide arrivare; istintivamente le puntò la pistola contro provocando la stessa reazione in Ariadna che aveva tenuto la revolver nei pantaloni.
“Che cazzo ci fai qui?” disse puntandola e Monica si precipitò cercando di fermarla.
Ariadna si sentì il cuore in gola, ma cercò di mantenersi il più ferma possibile come Berlino le aveva insegnato.
“Nairobi fermati, per favore” Urlò Monica.
“Abbassa la pistola Nairobi, l’ho chiamata io” disse un voce in lontananza e tutti si girarono verso il professore che stava arrivando trafelato al luogo dell’appuntamento.
“Ti prego abbassa la pistola, è qui per il nostro stesso motivo” continuò e si avvicinò alla donna che abbassò l’arma.Ariadna la seguì e tornò a respirare solo in quel momento. Calò il silenzio che fu interrotto solo dalla voce di Rio.
“Tiene la pistola meglio di me” rise stemperando la tensione e Nairobi cambiò improvvisamente lo sguardo osservandola per qualche secondo.
“Che gran figlio di puttana” disse con un sorriso amaro e Ariadna capì che aveva fatto i suoi conti. Nei suoi insulti colse il dolore di una donna stava dicendo addio ad un collega ma, soprattutto un amico.
“Perdonami, ho capito solo ora” disse abbracciandola e nel suo gesto non si potè che cogliere sincerità.
Fu un momento difficile da vivere per Ariadna, che però sentì il suo dolore per la prima volta condiviso dalle persone che si trovavano accanto a lei.
Non riuscì a piangere, aveva versato tutte quelle che aveva; l’unica sensazione che provò fu quella di vuoto guardando le onde portarselo via per sempre.
Monica le stette accanto sempre, stringendole la mano  e provando a farla sentire meno sola.
 Tutti rispettarono un religioso silenzio, rotto da qualche singhiozzo trattenuto. Ariadna in qualche modo si sentì sollevata di star vivendo quegli istanti insieme ad altri, avrebbe voluto un bel saluto per Andrès e quello sicuramente era dei più sentiti.
Erano rimasti solo lei ed il professore alla fine a guardare le onde infrangersi sulla battigia e il sole tramontare. Osservando la quiete del mare ricordò le parole di un uomo che era inutile negare, aveva amato in maniera del tutto folle ma con una forza che il suo cuore non avrebbe più sperimentato. Avrebbe avuto altre relazioni, ma un certo sguardo lo avrebbe sempre ricercato tra la folla. L’aveva segnata indelebilmente e non ce la faceva ad odiarlo, perché sentiva in cuor suo di doverlo ringraziare.
“Se mai avrai bisogno di qualcosa io ci sarò…gliel’ho promesso” disse il Professore mettendole una mano sulla spalla.
“Ho paura a chiederti come sia successo”
“Non avrebbe mai aspettato la fine” disse e un velo gli coprì gli occhi. Ariadna riuscì a percepire il dolore di un fratello che aveva perso una parte di sé e lo abbracciò. Non poteva alleviare il suo dolore, perché aveva imparato sulla sua pelle che un sentimento simile va solo vissuto, ma volle solo fargli sentire la vicinanza di una persona che stava provando lo stesso.
“Farete mai il colpo alla Banca?” chiese cercando di ricomporsi e trattenere il turbinio di emozioni
“Può darsi” rispose il Professore sorridendo e asciugandosi la lacrima che aveva non era riuscito a trattenere.
“Farò il tifo per voi” disse e si sorrisero ricordandosi a vicenda che non avrebbero mai dimenticato.
 
 
Ciao  a tutti! Siamo arrivati all’ultimo capitolo e ci tengo a ringraziare chi ha letto e chi leggerà questa storia in futuro. Spero vi abbia intrattenuto e, anche se in minima parte, emozionato; se vi va fatemelo sapere…mi farebbe molto piacere conoscere le vostre sensazioni e i vostri pareri finali, per me è importante il vostro giudizio.
Non mi resta che salutarvi e ringraziarvi ancora una volta. Baci, Chiara.😘
  
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