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Autore: ireturner    01/05/2020    1 recensioni
I ricordi di una gita a Parigi, di una visita al cimitero di Père-Lachaise.
“Ti guardai, ti chiesi di promettermi l’impossibile.”
[ Questo breve racconto si ispira alla #TheWritingWeek indetta da @fanwriter.it. ]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Né Morrison né Wilde


 
Diciassette chilometri, per arrivare sin lì. Certo, gli strani ghirigori del Pompidou si erano rivelati intriganti, e bella ogni prospettiva che dava sul Moulin Rouge, per carità…! Ma, all’ingresso del Père-Lachaise, una liberazione ti gravava addosso: camminare tra i morti, sapendo d’essere in vita. Tutta un’altra storia.

Erano i primi giorni tiepidi di marzo, tu arrossato dall’acne giovanile. Tra la sciarpa e quel cappello acquistato a Montmartre, sfoggiavi la peluria incolta di una barba che t’era arrivata tardiva— le ricordi, sì, tutte le lamentele al primo anno di liceo? Ma perché gli altri già si radono! Ma perché io no! Le ricordi, di certo, però le sbufferesti via in una mezza risata vergognata, se te le citassi. Chissà perché spasmodicamente odiamo ciò che siamo stati, ti chiederei. E tu diresti, Non è odio, è consapevolezza.

Avevamo camminato lungo la Senna, conosciuto Notre-Dame prima che appiccasse fuoco. Alla Gare du Nord eravamo stati inglobati dalla metropolitana e, da lì, avevamo poi proseguito verso la Torre Eiffel, a più riprese. Prima da un’angolazione d’élite, da lontano, mentre si illuminava nella notte, e poi nell’ascensore che, come dispetto alla tua paura delle altezze, ci avrebbe condotti fin sulla cima. Tutto questo in compagnia di dieci, di venti, di trenta altri. Ora eravamo i soli, in quel campo minato e santo di
Père-Lachaise.
 
Ti guardai, ti chiesi di promettermi l’impossibile.
«Di non morire?»
«No, di amarmi.»

 
Mi lasciasti appesa ad un sorriso, un po’ come fanno i dentisti quando sei in sala d’attesa. Eri bello? Forse no. Da lì a qualche anno avresti poi assunto il fascino del musicista e imbrogliato tutti con la tua nonchalance. La stessa crudezza con cui sorpassavi le lapidi di Jim Morrison o di Oscar Wilde, la stessa con cui mi dicevi Lascia stare, Parigi rende tutti più romantici.

E infatti lo sapevo, lo sapevamo. Che non mi avresti stretto la mano, nella via del ritorno. Eppure me lo avevi fatto scoprire tu, pochi giorni prima, Luigi Tenco. Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare
… Eppure lo avevo visto, il tuo sguardo di rimando. Avevo frainteso, come sempre? Tu con finalmente la tua barba, io con i biglietti timbrati troppe volte. Che storia sarebbe mai stata? Potessi tornare indietro, ti avrei piuttosto fatto promettere di non morire.

Invece qui, al capezzale di un altro cimitero, porgo i fiori alla tua anima restituita a Dio. Mi distraggono i ricordi degli anni andati; d’altronde, che altro ci resta? È la maledizione di Parigi, no? Tutti più romantici, e poi tutti più tristi.





 



  nda  
Certamente non si tratta del mio lavoro migliore, ed ero anche indecisa se pubblicarlo o meno. Non volevo però mancare fede alla #TheWritingWeek indetta da Fanwriter.it, cui questa flashfic si ispira. Il prompt che ho scelto oggi, per il quarto dei sette giorni, è cimitero! Avrei dovuto scrivere di un contesto horror, ma come mio solito ho rivisitato la consegna. Grazie comunque a chiunque abbia deciso di leggere fin quaggiù!
 
A presto,
Irene.
   
 
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