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Autore: CaskettCoffee    01/05/2020    5 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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QUATTRO SETTIMANE 


A riportarlo fuori dalla sua foschia di inconcio non fu né il rumore insistente del macchinario né il lieve soffio sibilante del respiratore. Molto più tangibile per lui era il tocco di una mano, che gli accarezzava leggermente la fronte. “Kate” pensò, sforzandosi di riemergere dall’oblio per vederla accarezzargli lì a toccargli delicatamente il viso. Tuttavia, con lo sforzo di aprire gli occhi, arrivò anche l’ondata di dolore. Sentiva uno squarcio che partiva dal suo petto e si diffondeva irradiandosi verso le braccia, le gambe, la testa, ovunque.

Castle emise un gemito udibile, e si costinse ad aprire gli occhi, in fessure sottili. Tirò fuori la lingua per inumidirsi le labbra secche, e si sentì improvvisamente troppo stanco anche per fare il solo sforzo di sollevare le palpebre. Il suo corpo era pesante, sentiva come se stesse sprofondando...

Ma Castle voleva combattere la chiamata all'oblio. Non voleva dormire. La determinazione a vedere lei, che lo stava accarezzando così amorevolmente era troppo forte.

"Kate." mormorò il suo nome quasi come una preghiera, riverente e sbalordito.

Quando finalmente riuscì a spalancare emise un forte respiro. “Alexis”

"Shh, non parlare", lo rimproverò Alexis gentilmente. Premette le dita sulle sue labbra per farlo rimanere in silenzio. "Adesso devi riposare."

"Dove ..."

"Terapia intensiva" rispose Alexis, piano, "Tutti sono qui per te. Mi hanno lasciato entrare solo perché sono tua figlia ... solo per pochi minuti."

Le sue parole gli arrivarono troppo in fretta. Terapia intensiva. Tutti qui. Pochi minuti. Si aggrappò a quello che ebbe il maggior impatto sui suoi sensi intontiti. "Ma ... Kate ..." chiese, con le palpebre che ricadevano già.

"Lei è viva, stai tranquillo," disse Alexis piangendo, "Ora riposa, okay ..."

Alexis lo guardò mentre si addormentava di nuovo, studiando attentamente il movimento del suo petto mentre lottava per respirare. Le sembrava che ogni respiro potesse essere il suo ultimo. E lo era quasi stato. Settantadue ore dopo che un proiettile aveva attraversato il quadrante in alto a destra del suo torace, le condizioni di suo padre erano state finalmente aggiornate da critiche a gravi. E finalmente avevano permesso a lei di poterlo vedere.
Erano state le settantadue ore più lunghe di sempre, per lei.

Alexis rabbrividì al solo ripensarci. La paura che suo padre non ce l’avrebbe fatta non l'aveva ancora lasciata, ma si sentì incoraggiata dal fatto che aveva aperto gli occhi, e per qualche istante era rimasto cosciente. Forse questo significava che presto sarebbe stato sveglio, e avrebbe cominciato a riprendersi. Avrebbe avuto bisogno di tutta sua forza per affrontare i giorni a venire ...

Mentre i suoi occhi vagavano sul suo viso addormentato, Alexis notò i cambiamenti che settantadue ore appeso fra la vita e la morte avevano lasciato su di lui. I suoi lineamenti sembravano più spigolosi di quanto ricordasse. C'erano delle macchie viola sotto i suoi occhi, e un livido sulla fronte dovuto all’impatto a terra.

Un’infermiera bussò al vetro per segnalarle che era ora di lasciare la stanza. Controvoglia, dopo un’ultima carezza al viso tanto provato, la ragazza uscì nell’anticamera, dove si spogliò del camice che aveva dovuto indossare per entrare nella stanza.

Durante la lunga, straziante attesa di quelle ore, Alexis aveva dovuto gestire non solo l’agonia per suo padre, ma anche l’angoscia per le condizioni di Kate.

I dottori non si aspettavano nemmeno che ce la facesse a superare l'intervento.

Era stata in arresto cardiaco due volte sul tavolo operatorio, e la seconda volta ci erano voluti quasi due minuti per rianimarla. Due minuti in cui il cuore di Beckett aveva smesso di battere.

Quando i medici erano usciti dalla sala operatoria, dopo tante, troppe ore, Jim Beckett, Martha e la stessa Alexis avevano avuto una conversazione piuttosto illuminante con una dottoressa, che gli disse qualcosa che davvero  nessuno di loro tre si aspettava sentire. Eppure in quelle ore avevano affrontato una catena di eventi surreali e tremendi, e si erano preparati a sentire tutto, anche il peggio. Ma non quello che effettivamente gli era stato detto. 

Erano rimasti sotto shock e pieni di domande, ma avevano realizzato subito che nella situazione in cui si trovava Kate, nulla di ciò che passava per la testa di ognuno di loro tre aveva davvero importanza, non con Kate che giaceva in un coma indotto, cercando di lottare per sopravvivere...

"Come lo diremo a papà quando si sveglia?" aveva chiesto a sua nonna in un sussurro ossessivo.

"Non lo so", aveva sussurrato Martha, "non lo so."

E sedici ore dopo Alexis non aveva ancora la risposta
   
 
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