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Autore: PapySanzo89    01/05/2020    3 recensioni
Partecipo alla challenge di Fanwrite.it sulle soulmates, 7 prompt per 7 giorni.
3. Conto alla rovescia
5. Scriversi sulla pelle
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Scriversi sul corpo
 
 
 
 
La prima volta che compare qualcosa sul suo braccio Wade ha 17 anni e ne resta talmente meravigliato da non badare al fatto che si tratta di una lunga linea marrone che corre dal polso e gli arriva oltre il gomito, seguita a ruota da una compagna gemella solo di colore viola.
Wade fissa le due linee e si chiede che diavolo siano.
Ha provato per anni a scriversi su qualunque parte del corpo (e con qualunque intende… beh) ma nessun messaggio di risposta gli è mai tornato indietro e adesso… questo?
Wade prende la prima penna che trova per casa e scrive il proprio nome sul braccio, aspettando che l’altro si faccia vivo in qualche maniera.
Quello che appare chiaro è che l’unica attività in cui la sua anima gemella sembra interessata e disegnare linee storte con pennarelli dalla punta grossa, come quelli che usava lui all’asilo per colorare-
Aspetta, cosa?!
Wade non riceve risposta al suo nome sul braccio, lo cancella col pollice e per qualche istante viene preso dal panico. Che la sua anima gemella sia appena un moccioso?
Il dubbio gli rimane, soprattutto perché suo padre decide proprio in quel momento di tornare a casa ubriaco fradicio e a quanto pare ha tutta l’intenzione di fare a pugni. Wade non chiede di meglio.
 
***
 
Wade si disegna cuoricini sul polso e degli smile sproporzionati dai colori più disparati gli si fanno accanto sulla pelle, mostrando che la sua anima gemella gli sta prestando attenzione o almeno si diverte a disegnare accanto a quello che disegna lui.
Nonostante tutto, il fatto che ci sia davvero qualcuno per lui quando aveva perso le speranze gli fa sempre tornare il buon umore. Suo padre l’aveva sempre punzecchiato sul fatto che nessuno lo volesse, esattamente come lui e sua madre.
Almeno a questo ora poteva ribattere.
 
***
 
Si arruola nell’esercito a 18 anni appena compiuti e non si volta indietro quando l’anno dopo lascia il Canada, pronto per andare in guerra a fare fuori un po’ di nemici della patria.
Continua a disegnare cuoricini e fiorellini sul polso e ormai i disegni di risposta si son fatti più sicuri, sempre incredibilmente brutti ma pieni di calore come solo i disegni di un bambino possono essere.
Wade al fatto di essere così tanto più grande si è messo l’anima in pace.
 
***
 
Viene a scoprire il nome (o almeno così crede) della sua anima gemella una sera mentre se ne sta in tenda assieme ad altri commilitoni. Sta giocando a carte scommettendo una fortuna che in realtà non ha ma non se ne fa un cruccio. Quello che coglie la sua attenzione invece è la calligrafia maldestra e completamente in maiuscolo dell’anima gemella che inizia a trascrivere una P.
Wade ferma il gioco e si allontana, vuole godersi quel momento, non sa neanche cosa l’altro stia scrivendo ma sente che è importante.
P I T E R
Sopra la “i” c’è disegnata una faccina fatta con due puntini e la R assomiglia terribilmente a una B ma non c’è dubbio che quello che volesse scrivere fosse Peter.
E così la sua anima gemella ha finalmente un nome.
Wade prende la penna che aveva poggiato dietro l’orecchio e il più chiaro e grande possibile scrive WADE.
Uno smile di risposta è tutto ciò che ha ma gli va più che bene.
 
***
 
Essere cacciati dall’esercito non è poi questa gran cosa, si è divertito parecchio anzi, deve dirlo.
Ha rifiutato di uccidere gente che per lui era immeritevole di morire e si è fatto pagare per uccidere chi invece gli sembrava uno scarto umano. Di base gli sembrava una buona regola di vita.
Quindi è con la consapevolezza di cosa vuole fare nella vita che se ne va dall’esercito (sì, sì okay, lo mandano via) e inizia una nuova vita come mercenario.
Una parte di lui sa che se ha certi freni e non prende certe commissioni è soprattutto grazie a Peter.
Non lo conosce nemmeno e già lo rende una persona migliore.
 
***
 
Quando finalmente Petey inizia a scrivere frasi di senso compiuto e può instaurare una conversazione (base, ovviamente) Wade si ritrova le braccia completamente coperte da citazioni di cartoni animati, strani disegni che immagina facciano parte di suddetti cartoni e domande su domande su domande di ogni cosa (a quanto pare) che passa per la testa del moccioso. Detto con affetto, ovvio.
Wade legge un resoconto dettagliato di una puntata (a detta di Peter) molto avvincente sulla sua mano mentre con la suddetta sta tenendo per il collo il suo bersaglio. Deve solo intimidirlo, niente di ché, ma si accorge di stare quasi soffocandolo quando quello smette di dimenarsi e assume una strana tonalità biancastra.
Wade lo molla subito e si ripromette di mettere dei guanti la volta successiva, non può farsi distrarre da digressioni su Ben Ten e simili.

***
 
Wade la notte, quando non riesce a dormire, si fa disegnini sulla mano e scrive cose che ancora non può dire a un Peter così giovane. Cancella tutto prima che arrivi mattina.

***
 
Wade vede crescere Peter sulle sue braccia, lo vede crescere con i suoi pensieri, lo vede crescere con le sue paure, lo vede crescere con le sue domande. Quando Peter ha bisogno Wade c’è, quando Peter ha dei dubbi Wade è lì pronto ad aiutarlo, quando Peter non ha con chi parlare perché ha litigato con i suoi Wade è lì per consolarlo. E Wade è lì anche quando i genitori di Peter muoiono e il ragazzo è costretto ad andare a vivere dagli zii. Vuole bene agli zii, gli dice con una scrittura tremula e poco sicura, ma non sono i suoi genitori. Wade non può capire a fondo il bene che si vuole a un genitore perché, francamente, ha avuto dei genitori di merda, ma resta con Peter per tutto il giorno, ascoltandolo e rispondendogli al meglio delle sue capacità. Spera che ciò che dice vada vede, spera di riuscire a tirare su il ragazzo perché gli si spezza il cuore a sentirlo così. Vorrebbe essere fisicamente lì con lui ma sa bene che non è ancora il momento.
Rimangono a parlare fino alle prime luci dell’alba, Wade rifiuta diversi lavori perdendo un mucchio di soldi ma non gliene frega niente, finché Peter sembra cadere dal sonno perché le sue risposte si fanno più lente e la scrittura è ancora peggiore del solito (Petey ha davvero una scrittura indecifrabile, scrive troppo veloce per star dietro ai suoi pensieri e ciò che viene fuori è un misto di geroglifici mezzi corsivi. Wade pensa che potrebbe tranquillamente andare a fare il dottore) e Wade gli consiglia di andare a fare una dormita finché può.
Il grazie, Wade che ne segue Wade vorrebbe tatuarselo.
 
***
 
Perché non possiamo vederci?
Peter è nella fase peggiore della vita di ogni essere umano: l’adolescenza.
È fatto di iperattività e domande e pretese, pretese, pretese.
Non che siano pretese assurde, anzi, a dire il vero è sempre la stessa: vediamoci.
Ma Peter ha 14 anni e Wade 28 e si sente male al solo pensiero.
Wade ha cercato di spiegarglielo più volte ma Peter ha usato l’arma peggiore che ogni adolescente possa usare: la testardaggine.
Fortunatamente ora Wade si trova dall’altra parte del mondo rispetto New York e la scusa che può addurre è un semplice beh, sono a Tokyo.
Il gran problema del lavoro di Wade al momento non è tanto la difficoltà nello svolgerlo quanto tenere Peter all’oscuro da tutto. Non crede che dirgli di essere un mercenario farebbe una gran figura e Wade si è spesso chiesto cosa dovrebbe fare. Non sa fare altro nella vita e Dio non voglia vederlo fare un lavoro normale, un lavoro d’ufficio magari; ne morirebbe.
Wade sospira all’ulteriore raffica di domande di Peter ma quando vede che lascia cadere l’argomento incontriamoci si sente un po’ più rasserenato.
Dio, l’adolescenza.
 
***
 
La notizia del cancro gli arriva come un pugno dritto in mezzo alla stomaco. Non c’è nessuna possibilità di cura, nessuna via di scampo, se tutto va bene gli rimangono pochi mesi, forse settimane, e poi hasta la vista.
Wade ha un crollo che non credeva possibile.
Peter. Come farà a dirlo a Peter?
 
***
 
Non ne parla, non ci vuole nemmeno pensare, continua a scrivere a Peter come se fosse tutto normale e nel frattempo si chiede cosa dovrebbe fare. Non dorme, non riesce a mangiare, gli svenimenti iniziano quasi ad essere all’ordine del giorno ma tutto ciò che riesce a pensare è che vorrebbe vedere Peter almeno una volta, prima di andarsene.
Non ha vissuto abbastanza. Non ha maledettamente vissuto abbastanza e non ha avuto tempo. Perché Peter doveva nascere così tanto dopo di lui? Perché è riuscito ad avere la sua anima gemella, qualcuno che lo avrebbe amato nonostante tutto, solo per farselo scivolare dalle dita senza essere riuscito a godere della sua compagnia nemmeno un attimo?
 
Ad un certo punto della conversazione Peter sembra nervoso e gli dice che c’è qualcosa di cui devono assolutamente parlare. Wade è d’accordo. Ma non oggi, per favore, non oggi.
Peter acconsente ma dice di essere qualcosa di urgente e che ne vorrebbe parlare quanto prima. Wade acconsente a parlarne il giorno dopo.
 
Purtroppo il giorno dopo non sarebbero riusciti a parlarne. Né quello dopo ancora, né quello dopo ancora.
 
***
 
In situazioni disperate si fanno scelte disperate.
Il suo cancro è sicuramente una situazione disperata come il Weapon X è la scelta più disperata possibile.
 
***
 
La camera iperbarica lo sta uccidendo pian piano, togliendogli ossigeno e lasciandolo soffocare, facendogli esplodere i capillari negli occhi e togliendogli sangue al cervello.
L’unica cosa a cui pensa è Peter.
 
E ad un certo punto semplicemente succede.
Il suo corpo decide di cambiare e sopravvivere a quel cancro maledetto, mutando e lasciandolo sfigurato.
E Peter si è accorto che qualcosa non andava perché appena il suo corpo ha iniziato a cambiare delle grandi scritte sul braccio hanno fatto la loro comparsa.
 
Wade.
Wade che sta succedendo?
Wade?
WADE?
Cosa ti sta succedendo Wade???
 
E oltre il dolore, il maledetto dolore che lo sta uccidendo, l’unica cosa a cui riesce a pensare Wade è che quello che sta succedendo a lui sta succedendo anche a Peter e quanto cazzo può essere ingiusto? Quanto è sbagliato? Spera che sia una cosa reversibile, che quando il suo corpo si sarà stabilizzato Peter non rimarrà sfigurato come Wade, non rimarrà la brutta copia di Freddy Krueger, non odierà Wade per ciò che gli ha fatto.
 
Wade, dopo aver distrutto quel palazzo e tutto ciò che gli stava attorno, si guarda il braccio.
Peter sta cercando di comunicare qualcosa ma la pelle di Wade, ora completamente distrutta e piena di croste disgustose, si rifiuta di fargli capire cosa sta dicendo. Si rigenera e si rigenera ancora cancellando i tratti di penna e Wade vorrebbe solo cadere in ginocchio e lasciarsi morire. Comico, non fosse che ha fatto tutto questo per vivere.
 
Comico.
Già.
 
***
 
I nomi con cui viene chiamato adesso sono molti: figlio di puttana. Stronzo. Testa di cazzo ma lui preferisce i classici Deadpool o merch with a mouth. Diciamo che hanno un po’ più stile e, soprattutto, li ha scelti lui. Beh, almeno Deadpool lo ha scelto lui.
Il lavoro come mercenario non gli è mai piaciuto così tanto. Lo distrae dal dolore perenne, lo arricchisce e soprattutto non gli fa pensare a Peter.
Beh, almeno non continuamente.
 
***
 
Il ritorno a New York è una ventata di aria fresca tanto quanto trovarsi tutti gli Avengers a dargli il benvenuto dicendogli di andarsene.
Li infastidisce giusto un po’ e chiede l’autografo a Captain America (che, stranamente, glielo fa) prima di allontanarsi saltellando verso i sobborghi più malfamati della grande mela.
Chissà se Weasel lavora sempre in quel sudicio locale, tanto vale fargli una visitina.
 
***
 
La prima volta che incontra Spider-man il churro gli cade dalla bocca spalancata e Spider-man fa un verso disgustato. Non il migliore dei primi incontri, sicuro.
Il bimbo ragno gli si avvicina con cautela, studiandolo, e iniziando a ciarlare su doveri e responsabilità e quanto il suo aiuto potrebbe cambiare il mondo se solo lo volesse.
Wade rimane con la bocca aperta e il churro che gli macchia la tuta che pian piano scende sempre di più, regalando uno spettacolo piuttosto pietoso.
Spider-man sembra spazientirsi e si avvicina, tirando fuori un fazzoletto da qualche parte e togliendogli il churro, riponendolo poi nel sacchetto di carta lì vicino.
“Ti darò due settimane e poi vedremo che fare.”
Detto questo lancia la ragnatela e se ne va, mostrando a Wade un culo da 10 e lode e bacio accademico, lasciandolo lì da solo, sul tetto di un edificio abbandonato a chiedersi cosa sia appena successo.
 
***
 
Okay, ci dev’essere qualche strano piano sotto, o nulla ha senso. Il problema è che il piccolo Spidey non sembra un tipo dall’atteggiamento losco che fa le cose solo per un secondo fine o avendo un piano malvagio nascosto nella manica della tuta di spandex.
Eppure.
Eppure boh.
Spidey si fa sempre trovare nello stesso luogo alla stessa ora e lo aspetta per andare a fare un giro di ronda, gli mostra le zone più malfamate, gli spiega come catturare i malviventi senza ucciderli, non possiamo ucciderli DP, questo è male!
E Wade se la spassa un mondo.
Il tempo con Spider-man è l’unico momento della giornata in cui non si sente un depresso in cerca di un modo per farla finalmente finita e non pensa di andare a cercare Peter, ovunque esso sia.
New York non è proprio una destinazione casuale, se proprio vogliamo dirla tutta.
E quanti Peter di 20 anni del Queens potranno mai esserci?
Ma la verità è che non sa se vuole davvero vederlo.
Non sa se vuole vedere se la pelle è davvero informe come la sua.
Non sa se vuole vederlo felice (o triste) senza di lui.
Non sa se gli ha rovinato la vita o se magari la sua dipartita non ha avuto alcuna importanza.
Una cosa però è certa: Peter non ha mai smesso di scrivergli e maledizione lui non sa nemmeno cosa gli stesse scrivendo.
Probabilmente lo mandava al diavolo per essere sparito così, di punto in bianco.
Wade non gli ha mai risposto.
 
“Ehi, DP, tutto bene?”
Wade si ridesta dai suoi pensieri e porta lo sguardo verso Spider-man, seduto accanto a lui sul freddo cemento di un edificio, che sta mangiando con le bacchette del cibo cinese.
“Mai stato meglio, ragazzo” e si mette in bocca un involtino primavera per lasciar cadere il discorso.
 
***
 
Spider-man gli fa domande sulla sua vita –la sua vera vita- e Wade risponde. Gli dice della sua famiglia, gli dice di venire dal Canada, gli dice cosa gli è successo col Weapon X.
Nessuno si è mai interessato veramente a lui e lui non è mai stato incline a parlarne, ma Spidey sembra volerlo conoscere meglio –davvero conoscere meglio- e Wade ne è sorpreso.
Quando finisce di raccontare del Weapon X si ritrova le braccia di Spidey attorno al collo e Wade si meraviglia mentre alza una mano e la porta sulla schiena del ragazzo, accarezzandola placidamente nel tentativo di consolarlo.
Lui che consola qualcuno, è un pensiero talmente estraneo a Wade che non riesce quasi a formularlo.
Spidey si lamenta che dovrebbe essere lui a consolarlo e non il contrario e Wade, per stemperare quel clima così pesante e famigliare, fa qualche battutina sessuale per smorzare l’atmosfera.
Spidey gli è già lontano diversi metri e gli urla di smetterla di fare il maniaco.
Wade ride e il pensiero del Weapon X lo abbandona, per quella sera.
 
***
 
“Ehi, Wade!”
Spidey atterra aggraziatamente accanto a lui e Wade ne rimane sorpreso. Non è la loro solita giornata, non si sono dati appuntamento per vedersi.
“Spidey, qual buon vento fa sì che io possa vedere il tuo bel culetto anche questa sera?”
Spidey alza gli occhi al cielo (o almeno così sembra) e gli si siede acconto a gambe incrociate.
“Dammi la mano” gli fa l’altro in tono serio e Wade sogghigna.
“Ehi, ehi Spidey, cos’è, stai per farmi la proposta? Guarda che sono una donna da rispettare e prima voglio almeno un’uscita a cena” dice scherzando mentre gli porge la mano, curioso.
Spidey la prende e fa per togliergli il guanto e a quel punto Wade la ritira di scatto.
“Scusa Spidey, non è la miglior visione del mondo, non ti conviene.”
Spider-man riprende la mano tra le sue e, nonostante l’insistenza di Wade, gli toglie il guanto e la rigira per osservarla per bene; poi si toglie anche lui un guanto e tira fuori –nemmeno Wade sa da dove- un indelebile nero.
Wade lo guarda e si domanda che diavolo stia facendo finché non lo vede disegnarsi un cuore sul proprio palmo.
E il cuore spunta anche sul palmo di Wade.
E Wade non sta capendo, giura che non sta capendo cosa diavolo sta succedendo ma improvvisamente Spider-man gli sta urlando contro.
“Sei un dannato imbecille! Sei… sei… Argh! Sapevo che dovevi essere tu. Nessun altro è capace di fare battute così idiote e fuggire da argomenti seri come fai tu! Dannazione Wade! Hai idea di quanto io sia stato preoccupato per tutti questi anni? Non una risposta? Non una maledetta risposta?!”
Ma Wade non dice niente, continua a fissare il cuore che ha sul palmo della mano e la testa è completamente vuota.
Spidey si toglie la maschera e la getta a terra, grandi occhi castani e arrabbiati fissano quelli di Wade.
E Wade si perde lì dentro. E si perde nella figura del viso di Peter –Peter!- che lo guarda.
“Avevo bisogno di parlare con qualcuno di tutta questa faccenda di Spider-man e tu eri mentalmente assente, mi sono preoccupato di chiederti cosa avessi e non hai mai, mai, neanche una volta provato a spiegare cosa stesse succedendo e poi improvvisamente mi ritrovo con le braccia piene di pustole e cicatrici e tu non rispondi più. Non rispondi più, Wade. E sparisci, sparisci nel nulla. Sai quanto ho dovuto cercarti? Sai quanto ho dovuto fare per trovarti? Perché io non sapevo niente di concreto su di te mentre tu sapevi tutto di me e come diavolo ti sei permesso di sparire così nel nulla, lasciandomi credere che fossi morto?! Morto, Wade!”
 
Probabilmente è un sogno (perché mai qualcuno non dovrebbe urlargli contro perfino in sogno?), forse si è sparato di nuovo e adesso sta pian piano tornando cosciente e la mente ha deciso di fargli uno scherzo di cattivo gusto.
 
Ma improvvisamente Spidey lo abbraccia e Wade sente tutto il peso di una persona sopra di sé e nemmeno la sua mente riuscirebbe a immaginare qualcosa così nel dettaglio.
 
“…Petey?” È la prima cosa che gli esce di bocca e le braccia dell’altro lo stringono più forte.
 
“Sì, Petey. Tu, brutto idiota
 
E Wade si aggrappa con tutta la forza che ha a lui, per non lasciarlo andare, per sentire contro di sé l’unica persona che lo ha tenuto stabile emotivamente per tutto quel tempo.
 
“Mi dispiace, Petey. Se vuoi possiamo parlarne adesso di tutta questa faccenda di Spider-man”
 
Peter ride tra la rabbia e i singhiozzi semi nascosti nel collo di Wade.
 
“Non te la caverai così facilmente”
 
E Peter gli alza la maschera, completamente disinteressato all’approvazione di Wade, e lo bacia, giusto uno sfiorare di labbra sulle sue. Per Wade è il mondo.
 
“Sai, se ti fossi fatto vedere quando te l’ho chiesto la prima volta adesso non avresti dovuto ricevere l’approvazione anche di Iron-dad”
 
E Petey sorride nel guardarlo, di uno di quei sorridi furbi che Wade ama istantaneamente.
 
Poi le parole finalmente si fanno spazio nel suo cervello e realizza.
 
“Aspetta: cosa?
 
E Peter ride. Per il momento questo è tutto ciò che conta.
 
 
 
 
 
 
 
NOTE AUTRICE:
Di questa avrei voluto scrivere molto di più e molto più approfonditamente, ma devo scriverne una al giorno e sono arrugginita, mi ritengo comunque soddisfatta. XD
Grazie Yoko per il betaggio <3
   
 
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