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Autore: finnicksahero    01/05/2020    1 recensioni
I colori non possono esistere, non più almeno ma se qualcuno li riportasse alla luce?
Dal testo:
'Feci per aprire bocca ma il mio maglione parlò per me, i loro occhi vacui si impigliarono come ami nei miei, non seppi più cosa fare, ero in una gabbia che diventava minuto per minuto sempre più grigia e vuota.'
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sei.


 
Giorni su giorni, settimane su settimane. Ma non cambiava niente, mi sentivo sempre me stessa. Guardando allo specchio, notavo le occhiaie che circondavano i miei occhi pesti.  La mia bellezza  basilare stava sparendo, diventavo smunta e i vestiti ogni giorni mi stavano più larghi. Mi ritrovavo a piangere, di notte, quando nessuno poteva vedermi, nessuno tranne Jordan, attraverso le lacrime scorgevo la sua figura, seduta sul suo letto, forse piangeva anche lui. La notte eravamo tutti più fragili. Avevo notato che molti in quell’oscurità  si toglievano la vita.

Molto spesso nel buio più totale, si riusciva a procurarsi della droga, mi era stata offerta da una delle poche donne incarcerate, che si trovava alla mia sinistra, nella cella accanto alla mia. Aveva detto che mi avrebbe aiutata a sopportare quello che mi faceva; avevo rifiutato. Qualsiasi cosa stavano facendo non funzionava e non volevo che fosse quello schifo a togliermi la mia identità, trasformandomi in un mostro senz’anima.

Dopo quasi due mesi di permanenza e percosse, successe l’incredibile. Avevo notato che Jordan era più irrequieto del solito, avevamo parlato, ma sembrava come fuori di testa. Pensai che avesse fatto uso di quella sostanza bianca che girava per la prigione, invece mi rassicurò, lo fece accarezzandomi i capelli, cosa che mi fece chiudere gli occhi e immaginare di essere fuori, sotto al sole, con l’estate che avanzava; anche lui era dimagrito molto, lo notai dalle sue mani e dalle sue braccia, molto più sottili dei primi giorni di reclusione.

Quando feci per riposare, quel giorno, scattò una sirena diversa dalle altre, la stanza si illuminò di un blu elettrico, la luce era intermittente, mi ero tirata su di scatto e raggomitolata in un angolo, la paura era tanta. Sentivo le grida di alcuni, e vidi i cadaveri di altri. Anche se era impossibile, sentivo l’odore della morte che si disperdeva nell’aria, gridai immaginando che si avvinasse a me, nella sua veste nera.

-Jules!- gridò Jordan, mi voltai verso di lui, era attaccato alle sbarre come se avesse voluto correre da me e stava quasi ridendo. Era forse impazzito? Non c’era niente di divertente in quella situazione. –Alzati! Sono venuti a prenderci- urlò, non riuscivo a comprendere  le sue parole, ma la speranza si insinuò in me e strisciando mi avvicinai a lui, alzandomi grazie all’aiuto di quei pali metallici che ci dividevano.

Mi prese fra le braccia, per quanto fosse possibile, riuscivo a scorgere, in quel bagliore blu, il suo sorriso e le lacrime che gli scivolavano lungo il viso. Quando entrarono degli uomini vestiti di nero lanciai u bn grido e Jordan si sbracciò, pensai che fosse pazzo. Ma non lo fermai, sperai che avesse ragione, avevo bisogno di sentire la natura sulla mia pelle e i venti che mi scompigliavano i capelli.

Corsero da noi e aprirono le nostre celle, Jordan venne prelevato per primo poi prendendomi per mano mi fece uscire, a piccoli passi, era la prima volta che riuscivamo a stare così vicini senza sbarre. Mi attaccai al suo braccio mentre corremmo, questi uomini ci coprivano dalla polizia. Andammo così veloci da non voltarci mai indietro, lasciandoci tutto alle spalle.

Quando fummo fuori ci caricarono in un furgone che partii velocemente, senza neanche lasciarmi il tempo di capire che ore erano.  Riconobbi su quel rimorchio gli occhi del mio aguzzino e gridai, lui si tolse il passamontagna dal viso e vidi che era preoccupato. Si presentò, si chiamava Kyle e si scusò di avermi fatto male, baciandomi la mano come un uomo di altri tempo.

Spiegò che ci avrebbero portati  alla loro base, che erano disertori del re, che come noi riuscivano a vedere i colori. Insieme avremmo fatto in modo che l’intera città li avrebbe rivisti. Senza rendermene conto mi ritrovai a ridere. Come non facevo da anni, fino alle lacrime, Jordan accanto a me mi diede corda e rise con me.

-Abbiamo bisogno di voi- aggiunse Kyle, guardandomi dritta negli occhi, il suo viso era molto bello e giovane, non poteva avere più di ventidue anni, -Voi siete la chiave-
  
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