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Autore: Babbo Dark    02/05/2020    7 recensioni
Cross-Over "La Bella e la Bestia/Teen Wolf", ovviamente Sterek!
Mieczyslaw Stilinski non è un Omega tutti gli altri, sogna una vita di avventure lontano dalla piccola cittadina di Beacon Hills; etichettato come strambo, Mieczyslaw vive le sue giornate nella più odiosa quotidianità tra il fornaio che vende il pane, la sua amata libreria e le attenzioni non richieste di Theo. La sua vita, però, cambia drasticamente quando si ritrova costretto a barattare la sua libertà in cambio di quella del padre; il ragazzo, quindi, si ritroverà ospite in un castello incantato con la compagnia dei servi, trasformati in oggetti, e di un mostro. Ma se da tutto ciò, andando oltre le apparenze, la Bestia si rivelasse ben diversa da quello che si vede?
Genere: Avventura, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Little Red Riding Hood and the Cursed Wolf
Capitolo XIII – L’ultimo petalo
 
 
 

Nulla.

Tutto ciò che Stiles riusciva a percepire nella propria mente era il nulla più totale, nessun pensiero o ricordo riusciva ad aiutarlo in quell’incubo che stava vivendo, portandolo a compiere meccanicamente gesti e movimenti senza ragionarci sopra; sentiva i muscoli infiammati, il dorso della mano destra gli doleva e nel petto, al posto del cuore, si era aperta una voragine che assorbiva ogni cosa. Un buco nero nato nella disperazione lo stava privando di ogni gioia, riducendolo man mano che passava il tempo a un ammasso di dolore e tristezza.

Gli occhi castani sondarono attentamente il muso peloso della creatura, costringendolo a deglutire un fastidioso nodo alla gola quando notò un rivolo di sangue e saliva colare pigramente dalle fauci socchiuse dell’Alpha; lentamente, nel disperato tentativo di non peggiorare la situazione, Stiles afferrò meglio Derek per le spalle e iniziò a tirarlo verso il balcone, costringendosi a ignorare i gemiti di dolore e i colpi di tosse che continuavano a mozzare il fiato della creatura.

Gemendo, e sfruttando le ultime forze rimaste, Derek sollevò le pesanti zampe e si diede una spinta prima di cadere pesantemente contro il pavimento allagato del balcone; il sangue si mescolò all’acqua, tingendola di un cupo cremisi che iniziò ad allargarsi poco a poco, avvolgendo nelle sue spire tutto il massiccio corpo della creatura. Un singhiozzo sconquassò il petto dell’Alpha, portandolo a tossire e vomitare altro sangue mentre la vita, poco a poco, abbandonava quel corpo maledetto e si disperdeva nella gelida aria dicembrina; un tonfo raggiunse le orecchie di Derek che, sollevando le palpebre, fissò attentamente una figura sfocata e singhiozzante, intenta a toccarlo e premere con forza contro la ferita che lo stava uccidendo.

Ci volle tempo prima di riuscire a focalizzare il volto di Stiles; la pelle pallida, resa ancor più chiara dal freddo e dalla disperazione, metteva in risalto i numerosi nei che la adornavano ma poi, come falena attratta da fuoco, le iridi verdi di Derek si legarono a quelle castane dell’Omega, leggendovi all’interno tutto il dolore provato dal ragazzo in quel momento. ‘Quanto ho desiderato svegliarmi e vedere queste due gemme rare…’ pensò distrattamente Derek, ansimando e permettendo a un nuovo colpo di tosse di mozzargli il fiato; percepiva il sangue riempirgli i polmoni, soffocandolo poco a poco, ma non se ne curò. ‘In vita ero un mostro e ora, in prossimità della morte, sono più umano che mai…’.

La forza lo stava abbandonando di secondo in secondo e non ci volle molto prima che la folta coda rimanesse bloccata contro il pavimento, troppo pesante per poterla oscillare distrattamente o per carezzare con dolcezza quel volto troppo pallido ma amato più del Sole; ‘Mai avrei pensato di poter amare…’ il singhiozzo di Stiles si perse nell’aria e Derek, gemendo di dolore e sfruttando tutte le forze rimastogli, sollevò stancamente il braccio sinistro e avvicinò la zampa al volto dell’amato, carezzandolo per l’ultima volta quella distesa di pelle morbida e profumata. Lentamente, le mani di Stiles si staccarono dalla ferita mortale e l’Omega singhiozzò rumorosamente quando notò il liquido scarlatto insozzarle; Derek stava morendo e la colpa era solamente sua… Se solo fosse riuscito a farsi ascoltare dalla folla, se fosse riuscito ad uscire prima da quell’inferno di fiamme, se fosse riuscito ad avvertire Derek…

Dolcemente, il ragazzo portò le mani tremanti ad avvolgere le possenti zampe sempre più fredde; le dita si ancorarono alla folta pelliccia mentre Stiles, chiudendo appena gli occhi, avvicinava il volto a quella dolce carezza nel disperato tentativo di godersi ogni singolo secondo, ben conscio che sarebbe stata l’ultima.
 
 

«S… Sei t… Tornato…» sussurrò Derek mentre posava il capo contro il pavimento, troppo debole per poterlo tenere sollevato; Stiles singhiozzò e annuì, mordendosi le labbra a sangue e percependo le lacrime inondargli il volto. ‘Stiles…’, ‘Padrone!’, ‘Oh, Signorino…’ nessuno udì quelle voci, il dolore li aveva resi sordi e la disperazione ciechi eppure, nonostante tutto, Stiles e Derek erano insieme finalmente. Uniti nella morte come non lo erano stati in vita. La rosa dietro di loro brillò appena ma venne perfettamente ignorata dai due innamorati, troppo presi dal loro addio per poter far caso alla luce rosata sprigionata dal fiore incantato.

«Non… Non potevo lasciarti…» sussurrò Stiles mentre strusciava il volto contro quel palmo troppo grande e ruvido, bagnato di sangue e lacrime ma che, nonostante tutto, riusciva a donargli un calore mai provato prima «Non… Potevo…» Stiles singhiozzò e strinse la presa, percependo la propria anima dilaniarsi per il dolore «È… È tutta col… Pa… Mia…» Derek addolcì lo sguardo e combatté contro le proprie palpebre, sentendole sempre più pesanti man mano che i secondi scorrevano e lui veniva abbracciato dalla morte «Derek… Io…» sussurrò.

«Sh…» rispose Derek mentre singhiozzava a sua volta, percependo il sangue uscirgli dalle fauci socchiuse e colargli lungo la mascella in una linea scarlatta che si perdeva nel nero della sua pelliccia «Almeno sono riuscito a vederti un’ultima volta…» Stiles chiuse gli occhi e singhiozzò, permettendo alle nuove lacrime di unirsi alle vecchie in un diluvio disperato che percorreva pigramente il suo volto, bagnando il palmo della zampa e cadendo contro il maglione fradicio «Oh… Piccolo…» disse dolcemente Derek «Perfino il trapasso è più dolce con te accanto…» uggiolò percependo le lacrime offuscargli la vista e alla fine, nonostante tutto, Derek si arrese e le palpebre si chiusero.
 
 

Con un sospiro gorgogliante, la vita abbandonò definitivamente il suo corpo.
Stiles spalancò gli occhi e allentò appena la presa sulla zampa che, mollente e priva di vita, ricadde pesantemente a terra.

E lì, davanti a tutti e incurante di nulla, Stiles urlò; l’aria fu lacerata da quel grido inumano e tutti coloro che udirono quel suono disperato percepirono il proprio cuore creparsi.

Vita e Morte s’inchinarono, rispettose di quel sordo dolore; gli alberi persero la loro bellezza, le stelle si offuscarono… E la Luna, piccola spettatrice silenziosa, volse il capo da tutt’altra parte mentre quel piccolo Omega cadeva pesantemente sul corpo senza vita dell’Alpha amato, urlando e sbraitando il proprio dolore mentre le lacrime si perdevano nel nulla e l’anima, ormai, spariva all’interno di quel buco nero che aveva presto il posto del suo cuore.
 
 

«Io ti amo!» urlò Stiles e poi, come un tuono che rompe la quiete, il silenzio cadde pesantemente su di loro.
 
 

Se io rimango, lo lascerà andare?’
‘Lei? Lei… Lei rimarrebbe qui?’
‘Sì. Rimarrò qui.’
‘In questo caso non dovrà mai più abbandonare il castello, sono stato chiaro?!’
‘Venga… Venga nella luce…’
 

‘Ha la mia parola…’
 

Chi è?’
‘Venga fuori a cenare.’
 

Potrebbe gentilmente unirsi a me per cena.’
‘No.’
 

‘Signorino, verrebbe a cena con me.’
‘È sordo?! Ho detto di no! Enne.O.! NO!’
 

È inutile… Per quanto possa impegnarmi lui vedrà sempre… Un mostro…’
 

VADA VIA!’
‘Mi dispiace…’
‘VADA. VIA!’
 

‘Cos’ho fatto…’
 

Almeno tu… Sei salvo…’
 

MA FA MALE’
Magari se stesse fermo farebbe meno male!’
‘Magari se si fosse fatto gli affari propri io non mi ritroverei in queste condizioni!’
‘Coso spelacchiato che non sei altro! IO sono scappato perché TU hai dato di matto! Se ti fossi comportato civilmente e mi avresti sbattuto fuori dalla porta con grazia invece che sfasciare la tua stanza tutto questo non sarebbe successo!’
 

Derek… Grazie per… Per avermi salvato…’
‘Dovere, Miec…’
‘Chiamami Stiles.’
‘Dovere, Stiles…’
 

Voglio fare qualche cosa per lui…’
 

‘Chiudi gli occhi, Stiles… È una sorpresa, lo sai…’
 

‘Non ho mai visto tanti libri in vita mia!’
‘Ti… Piace?’
‘Se mi piace?! La adoro! Grazie, Derek, davvero grazie mille!’
È tua…’
‘Derek, è meravigliosa!’
‘Questa sera, se vuoi, ti va di venire a cena? Con… Me?’
‘Facciamo alle venti?’
 

‘Sei bellissimo…’
‘Anche tu…’
‘Posso baciarti, Stiles?’

 
‘Va da lui…’
‘Che cosa? E il mio patto?’
‘Hai onorato il tuo debito… Non sei più mio prigioniero, sei libero…’

 
‘Tienilo… Così potrai sempre guardare indietro e ricordarti di me…’

 
‘L’ho lasciato andare…’
‘Perché?!’
‘Perché io… Lo amo…’
 
 
 
***
 
 


«Padrone…» Alan singhiozzò e si coprì il quadrante con le mani legnose, percependo i propri ingranaggi cigolare sinistramente; al suo fianco, Peter aveva spento ogni fiamma e teneva la testa bassa, singhiozzando di tanto in tanto. Melissa si era avvicinata ai suoi figli, piangendo disperatamente e tentando con tutta se stessa di poter abbracciare le due tazzine che aveva messo al mondo.
 

In tutto il castello calò la disperazione.

Il loro padrone era morto e loro, umili servi, non riuscivano ad arginare quel dolore che li stava soffocando; gli appendiabiti si abbracciavano, singhiozzando, i piumini cercavano di farsi forza a vicenda. Chris versava lacrime su lacrime contro i propri fornelli, Lydia urlava e poi, il quell’oceano di singhiozzi, un ululato s’intromise prepotentemente; lì, proprio davanti al cancello, il branco di lupi si era radunato e si era unito al doloroso coro.

Quei lamenti strazianti, quella disperazione, avvolsero l’animo di Noah costringendolo e sedersi pesantemente al suolo mentre le lacrime continuavano a bagnargli il volto; sentiva i singhiozzi del suo bambino, quell’urlo di dolore che ancora riecheggiava nella sua mente, e lentamente l’Alpha spostò lo sguardo su quella strana rosa morente, osservando l’ultimo petalo staccarsi e posarsi pigramente contro la superficie del tavolo. Un sospiro abbandonò le labbra dell’uomo prima che questi si pulisse le lacrime con una mano, subendo quel dolore riecheggiargli nell’anima.

Ma poi, improvvisamente, l’aria s’incupì e le nuvole si addensarono sulle loro teste. L’atmosfera si caricò di energia, scariche elettriche sembravano pronte ad abbattersi su tutti loro mentre il silenzio si faceva più opprimente, schiacciandoli e isolandoli come il più spesso dei muri; d’un tratto, però, qualcosa sfrecciò nel cielo plumbeo.

Scie rosate iniziarono a colpire il castello, illuminandolo con quegli strani aloni che iniziarono a ridisegnarne i contorni e a giocare con le ombre, relegandole nelle loro tane e bandendole da quel maniero che aveva testimoniato la nascita di un amore tanto puro quanto potente; una nuova scia cadde pesantemente al corpo senza vita della creatura e poi, uno dopo l’altro, piccoli globi si ammassarono sul pavimento bagnato del balcone.

Stiles si sollevò pigramente dal corpo dell’amato e fissò confuso quelle sfere ma nel giro di qualche istante una strana luce, tanto accecante e calda da eliminare il freddo che saturava l’aria attorno a loro, avvolse quel corpo mostruoso che gli aveva rapito il cuore; il ragazzo saltò in piedi all’istante e spalancò la bocca quando notò Derek sollevarsi pigramente e galleggiare a mezz’aria mentre, lentamente, iniziava a ruotare su se stesso. E lì, sotto gli occhi di tutti, una voce di donna riecheggiò nell’aria; la dolcezza di quelle parole sembrò balsamo per le ferite, risanando gli animi e trasformando la disperazione in speranza.
 

‘Ve ne prego, offrite a una povera vecchia un riparo dal freddo e dal gelo! Tenete, offro questa rosa in cambio!’
 

Le zampe posteriori di Derek tremarono violentemente e furono scosse da forti tremiti ma poi, rapidamente come erano comparsi, sparirono nel nulla; la luce, se possibile, s’intensificò maggiormente mentre quell’arto mostruoso mutava, accorciandosi e delineandosi, il folto pelo nero che spariva nel nulla e poi, alla fine, un raggio di luce si sprigionò dai piedi di Derek, illuminando a giorno il castello.
 
 

‘Non permetterei mai a una vecchia dal misero aspetto di entrare nel mio splendido castello! Sparisci e porta con te questa stupida rosa, non ti permetterei di rimanere neanche se mi offrissi tutto l’oro del mondo!’
 
 

La coda oscillò a destra e sinistra, dapprima lentamente e poi sempre più violentemente, e poco a poco iniziò a contorcersi e a illuminarsi mentre spariva nel nulla, lasciandosi dietro solamente il ricordo di sé.
 
 

‘Mio buon principe, devo ricordarle che la vera bellezza si nasconde nel cuore?’
 
 

Le zampe superiori si sollevarono di scatto e si spalancarono, facendo assomigliare Derek a un crocifisso, ma poi le ossa mutarono e si accorciarono mentre la luce si faceva sempre più accecante, più calda, creando negli animi degli uomini una sensazione di pace e armonia disperatamente ricercata ma mai trovata; le grandi zampe scattarono un’ultima volta prima di trasformarsi in eleganti braccia, adornate da una muscolatura ben definita e una leggera peluria che inscuriva gli avambracci e lì, dove fino a pochi istanti prima si trovavano le zampe della creatura, si palesarono due grandi mani delicate. E poi un fascio di luce si sprigionò da quegli arti, rischiarando il cielo e riscaldando l’aria.
 
 

‘NON M’INTERESSA! VA FUORI DAL MIO CASTELLO, VECCHIA! O NON RISPONDERÒ DELLE MIE AZIONI!’
 
 

La luce avvolte l’enorme testa lupina di Derek; il muso si sollevò le fauci si spalancarono mentre un possente, roboante ruggito riecheggiò nell’aria e nei petti dei presenti. Le corna si dissolsero nel nulla, il muso mutò e le orecchie parvero rientrare nella testa mentre la peluria spariva per lasciare spazio al volto di un bellissimo, giovane uomo la cui espressione beata sembrava del tutto in contrasto con la solita aria corrucciata che aveva caratterizzato la creatura per tutto quel tempo.
 

 
‘Se riuscirai ad amare, e a essere amato a tua volta, prima che l’ultimo petalo cadrà allora l’incantesimo si spezzerà; altrimenti, rimarrai un mostro per sempre…’
 
 

Lentamente, il corpo di Derek si abbassò e con una delicatezza sovrannaturale venne posato al suolo, permettendo agli abiti di cadere mollemente sul suo corpo immobile; Stiles, che aveva osservato quel processo nell’assoluta immobilità, chiuse la bocca e deglutì sonoramente per scacciare quella fastidiosa secchezza che gli attanagliava la bocca e poi, sospirando rumorosamente, mosse un passo verso quel ragazzo.

Un colpo di tosse lo fece sobbalzare e bloccare sul posto mentre Derek, grugnendo rumorosamente, iniziò a muoversi lentamente; una mano scura venne posata al suolo e poi, poco a poco, si sollevò da terrà e barcollò un poco sulle proprie gambe. Stiles fissò attentamente quella schiena muscolosa e coperta dalla camicia ormai rotta, studiando il modo in cui quel ragazzo si osservava le mani per poi tastarsi leggermente e goffamente la faccia prima di voltarsi di scatto verso l’Omega.

Lì, davanti a lui, si trovava il ragazzo più bello che avesse mai visto…

Capelli scuri e disordinati, folte sopracciglia a sormontare quelli che, secondo Stiles, potevano essere definiti come gli smeraldi più rari di tutti… Il verde dell’iride sembrava essere attraversato da piccoli filamenti d’oro che ne impreziosivano lo sguardo; e poi, scendendo in basso, Stiles notò una folta barba che proteggeva una mandibola spigolosa e affilata, oltre ad avvolgere le labbra appena screpolate.
 
 

«Stiles…» sussurrò Derek allungando una mano in direzione del ragazzo mentre un debole sorriso gli tirava le labbra «Sono io…» l’Omega sbatté un paio di volte le palpebre e scosse appena il capo prima di singhiozzare rumorosamente, sconvolto da ciò che i suoi occhi avevano appena visto.

«Sei tu…» sussurrò in risposta per poi saltare tra le braccia pronte di Derek, stringendogli la camicia sbrindellata e annusando profondamente il suo odore, permettendo a nuove lacrime di bagnargli il volto «O Dio, sei tu!» ripeté tra i singhiozzi, percependo quella voragine al centro del petto richiudersi lacrima dopo lacrima; quel buco nero di disperazione sparì e Stiles percepì il proprio animo risanarsi mentre veniva abbracciato dall’Alpha. Il cuore riprese a battere, l’aria a riempirgli i polmoni. Stiles in quell’abbraccio riprese a vivere…
 
 

Sollevandogli appena il volto, Derek sorrise davanti allo sguardo innamorato che Stiles gli riservò e alla fine, lentamente, appoggiò le sue labbra su quelle dell’Omega, esaudendo il suo desiderio; le palpebre calarono sulle iridi castane mentre una nuova energia prese a scorrergli nelle vene, percependo la morbida consistenza di quei cuscinetti contro le proprie labbra e quando le loro lingue entrarono in contatto, in una danza erotica solamente loro, entrambi percepirono una scarica elettrica percorrergli delicatamente la pelle.

Attorno a loro l’aria tremò, sviluppando un vento che di naturale non aveva nulla, e poco dopo un rombo riecheggiò nel cielo; una pioggia rosata cadde copiosamente sul castello, spazzando via il mostruoso aspetto e donandogli nuovamente vita. I gargoyle divennero angeli, i minotauri si trasformarono in sirene, i demoni in fanciulle dalla bellezza evanescente… I quadri tornarono al loro aspetto sereno, la polvere sparì e ogni crepa, muro sfondato e finestra rotta tornarono al loro originale splendore mentre il giardino tornava finalmente a vivere; il pesante cancello in metallo si colorò di nero, cancellando la ruggine che lo stava divorando, e ben presto la tetra magione che aveva assistito alla morte del suo padrone riprese vita.

In tutto il castello gli oggetti tornavano al loro aspetto umano; nell’ala sud, due bellissime ragazze presero il posto degli spolverini. In cucina, un nuovo sulla quarantina con una corta barba brizzolata e due occhi azzurri come il ghiaccio prese il posto della gigantesca cucina in metallo. Nella camera da letto di Stiles, un’avvenente ragazza con lunghi capelli rosso fragola e due occhi verdi si sostituì all’ampio armadio.
 
 

«PADRONE!» l’urlo di Peter fece staccare, controvoglia, i due innamorati che i voltarono verso il candelabro mentre una luce rosata iniziava ad avvolgerlo e lì, sotto i loro occhi, un bellissimo uomo prese il posto dell’oggetto.

«PETER!» urlò Derek abbracciando il servo, che lo strinse a sua volta; a pochi passi di distanza, l’orologio venne sostituito da un uomo calvo con barba e pizzetto che sorrise dolcemente alla volta di Stiles «ALAN!» disse l’Alpha stringendo il neo trasformato che ricambiò dolcemente la poderosa stretta del suo padre.

«Padrone, Padrone!» un fascio di luce avvolse le due tazzine, trasformandole in due ragazzi «Scott, fratello!» il ragazzo più alto, con dei riccioli biondi e due occhi azzurri, abbracciò l’altro, un moro con la mascella storta e gli occhi neri «Mamma!» urlarono in coro i due mentre la teiera si trasformava in una splendida donna dai lunghi capelli ricci e gli occhi neri.

«Oh, bambini miei…» sussurrò questa, baciando la fronte dei suoi figli e stringendoli in un abbraccio materno; poco dopo, facendo attenzione a non cadere, anche Noah raggiunse il gruppo e li guardò meravigliato, non credendo ai propri occhi.

«Papà!» urlò Stiles prima di abbracciare il genitore che sorrise e ricambiò la stretta prima di folgorare un fin troppo sorridente Derek.

«Signor Stilinski, è un onore.» sussurrò l’Alpha inchinandosi appena nella sua direzione «Le chiedo ufficialmente di corteggiare suo figlio.» disse sorridendo a Stiles, che arrossì appena; Noah, però, indurì lo sguardo e sbuffò sonoramente ma nulla impedì a Derek di sorridere ancora «Spero che passerà sopra il piccolo errore da me compiuto, sa… La cella…» disse sollevando appena le spalle mentre Noah innalzava scetticamente le sopracciglia.

«Dai, papà…» il sussurro di Stiles gli carezzò il collo e l’Alpha si ritrovò a fissare gli occhi del figlio, quelle stesse gemme ambrate incastonate anche negli occhi della sua Compagna «Lui mi piace…» borbottò contro la maglia del padre, arrossendo appena.

«E sia.» sbuffò Noah mentre osservava il figlio buttarsi tra le braccia aperte di Derek prima di baciarlo con tutta la passione e la felicità che provava in quel momento «Ehi! Ehi! Piano voi due!» disse notando le mani di Derek scendere pericolosamente verso il sedere dell’Omega «Derek.» l’Alpha si staccò dal ragazzo e lo abbracciò prima di incrociare lo sguardo con il padre dell’Omega, annuendo appena «Se farai del male a mio figlio ti uccido.» disse passandosi il pollice contro la gola, facendo ridere la servitù e gemere di vergogna il figlio; Derek, però, sorrise raggiante e annuì ancora, stringendosi meglio il corpo di Stiles tra le braccia.

«Possano maledirmi ancora se dovessi farlo.» rispose semplicemente Derek.
 

 
*** 5 mesi dopo ***
 
 

Stiles fissò attentamente il proprio riflesso nello specchio, deglutendo nervosamente a causa di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti; accanto a lui, seduta comodamente sul letto e con in mano gli ornamenti, si trovava una bellissima Lydia avvolta nel suo abito rosso con rifiniture gialle. L’Omega fissò attentamente la Beta e sollevò le braccia, facendosi ammirare nel suo completo bianco e argento, con la camicia grigia come il cappello che avrebbe indossato; la ragazza sorrise entusiasta e lo fece giare su se stesso, notando il magistrale lavoro delle sarte su quell’abito tanto semplice ma che calzava alla perfezione sul magro corpo del ragazzo. Sorridendogli e alzandosi dal letto, la dama di compagnia si allungò e gli fece indossare il cilindro per poi passargli il lungo bastone sulla cui sommità si trovava una volpe in argento.


 
 
 

«Signorino, siete emozionato?» domandò la Beta mentre si allontanava di qualche passo, permettendo al ragazzo di rimirarsi nuovamente allo specchio.

«Sto per sposarmi, Lyds, sto morendo dall’emozione.» sussurrò Stiles, percependo il sangue abbandonare il suo volto e facendolo sbiancare più del normale.

«Siete perfetto, il vostro Derek vi ama e questa è l’unica cosa che conta…» disse Lydia prima di voltarsi verso la porta, dove un elegante Noah Stilinski era venuto a prendere il figlio; Stiles si voltò e sorrise verso il padre, il corpo fasciato in un abito bordeaux con camicia bianca «Oh, signore, siete bellissimo!» esclamò la Beta, facendo sbuffare sonoramente Noah mentre un tenue rossore gli imporporava le guance.


 

«Ma perché ci siamo conciati in questo modo?» borbottò l’uomo, per nulla convinto degli abiti che suo figlio e il suo imminente genero avevano scelto per la cerimonia «Cos’hanno di sbagliato i classici abiti?» chiese più a se stesso che agli altri per poi sgranare gli occhi quando osservò il volto sorridente del figlio; poco a poco il broncio sul suo volto sparì, permettendo a un dolce sorriso di incurvargli le labbra «Sei bellissimo…» sussurrò avvicinandosi al ragazzo e stringendoselo in un abbraccio «Lei sarebbe così orgogliosa di te…» Stiles percepì gli occhi inumidirsi ma si limitò ad annuire, troppo emozionato per poter permettersi di piangere «Andiamo ragazzo, l’Hale sta fremendo al piano di sotto.» l’Omega ridacchiò prima di staccarsi dal padre il quale, nonostante tutto, non aveva smesso di riferirsi al suo Alpha chiamandolo solamente per il cognome.

«Ti voglio bene.» disse Stiles prima di essere baciato sulla fronte da Noah che, subito dopo, gli porse il gomito e aspettò che il figlio lo stringesse per poter uscire dalla camera.
 
 

Padre e figlio attraversarono il lungo corridoio illuminato dal sole, passando davanti ai quadri dei precedenti padroni del castello e alle statue di angeli, per poi fermarsi sul pianerottolo della scalinata principale; lì, davanti ai suoi piedi, si estendeva un lunghissimo tappeto rosso sul quale erano stati gettati numerosi petali di rosa mentre attorno alla ringhiera la servitù aveva fissato dei nastri rossi.

Stiles passò davanti all’intero staff del castello, sorridendo davanti a Peter e Chris, i quali si tenevano teneramente la mano, e ridacchiando quando vide Isaac e Scott vestiti da paggetti, per poi deglutire quando notò lo sguardo commosso di Melissa; lentamente, prendendo lunghi respiri a ogni passo, Stiles uscì dal castello e lì, davanti a lui, si trovava Derek…

Il corpo dell’Alpha era fasciato da un abito blu scuro, quasi nero, ma nella mano destra stringeva una rosa rossa; i loro sguardi s’incrociavano e perdendosi in quelle iridi verdi, tutti i dubbi e le incertezze di Stiles sparirono. Quello era il suo Alpha, il suo Compagno, e lo stava per sposare; nulla importava più ormai, il loro amore bastava per farli andare avanti e questa volta, alla caduta dell’ultimo petalo, nulla sarebbe cambiato.


 


Derek e Stiles sarebbero rimasti insieme, per sempre, come nelle favole…

Nessuno dei due, però, prestò attenzione a una bellissima donna fasciata da un lunghissimo abito bianco che osservò attentamente i due stringersi la mano prima di voltarsi verso il parroco, pronti per unirsi in matrimonio; la donna, sollevò una rosa e ne annusò profondamente il profumo prima soffiarci delicatamente contro. La rosa vibrò appena prima d’iniziare a brillare ma questa volta, a differenza della precedente, non sarebbe mai appassita; questo era il regalo della donna perché Stiles, a differenza di tutto il mondo, era andato oltre le apparenze. Era riuscito ad amare un mostro nell’aspetto e si era fatto amare a sua volta.

La rosa cadde al suolo mentre i due pronunciavano il fatidico ‘Sì’ e la donna voltò loro le spalle e si allontanò lentamente, perché le fate potevano scagliare potenti maledizioni ma anche eterne benedizioni e, d’altronde, la lezione era stata imparata…
 
 
 
Quando sembra che non succeda più…
Ti riporta via, come la marea, la felicità…

 
 


Note finali: eccoci qui alla fine di questa storia, devo dire che ho un certo magone nello spuntare la casella “Completa” ma prima o poi tutti i racconti, belli o brutti che siano, giungono al termine, no? Sapete, mentre scrivevo questa fanfiction e cercavo di caratterizzare al meglio tutti i personaggi mi sono posto una domanda: quanti di noi, nella vita di tutti i giorni, mettono a frutto gli insegnamenti de “La Bella e la Bestia”? Quanti cercano di andare oltre le apparenze, entrando in contatto con la vera natura delle persone? In una società come la nostra, dove l’aspetto fisico è uno degli elementi fondamentali di una persona, quanti di noi vanno oltre per conoscere il vero Io di chi abbiamo davanti? E in quell’esatto istante mi sono detto che l’apparenza inganna veramente… Spero che l’aver scritto questa storia nonché l’analisi fatta sul film mi permettano di migliorare come persona, come professionista e come uomo.

Quando vi troverete davanti al “mostro” di turno fate come Stiles, studiatelo e cercate di andare oltre il muro che si è creato attorno, andate oltre le apparenze, e forse chissà i prossimi a trovare il vero amore sarete proprio voi…

Prima di ringraziarvi vi faccio un augurio: che la vostra rosa incantata resti fiorita fino alla fine dei tempi.
 

Ragazzi, io non so veramente come ringraziarvi! Siete tantissimi a seguire la storia, ad averla letta e commentata e vorrei tanto ringraziarvi uno per uno con un abbraccio e una stretta di mano ma non posso farlo; quindi mi limito a scriverlo qui…


 
GRAZIE!
 
 

Grazie a chi ha letto il capitolo in silenzio.

Grazie a chi ha inserito la storia tra i preferiti di EFP.

Grazie a chi invece l’ha inserita tra i ricordati.

Grazie anche a chi l’ha inserita tra i seguiti.

Grazie a voi che avete recensito, facendomi sapere i vostri pensieri e pareri su questa piccola storiella che, spero, vi abbia tenuto compagnia in questa quarantena <3 e un ringraziamento speciale va a linn 86, obvmike e Fata_Morgana 78 per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie mille molte grazie!
 

Alla prossima storia e ricordate: la vera bellezza si trova nel cuore…
 

Babbo Dark


 
   
 
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