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Autore: one_direction5    02/05/2020    0 recensioni
Un'appassionante storia d'amore tra una ragazza scappata dai suoi problemi e un ragazzo tatuato incontrato per caso in una delle città più belle del mondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Monza, 28.10.2019

 
Eccomi qui, nella mia stanza. Quella cameretta rosa che mi accompagna da quando ho memoria.
Sono seduta da più di un’ora sul mio letto fissando il vuoto più assoluto, mi guardo attorno in cerca di qualcosa…ma non so cosa in realtà. Sto provando a capire che cosa fare di me stessa e della mia vita. Osservo ogni angolo, ogni mobile, ogni dettaglio con particolare attenzione; la stanza è nella penombra e solo piccole gocce di luce entrano dai buchini delle tapparelle abbassate. Il mio sguardo cade improvvisamente sulla parete di rimpetto a me: un’intera bacheca tappezzata di foto, biglietti di concerti e biglietti aerei, quelli dei viaggi fatti insieme ai miei genitori in giro per il mondo.
Sospiro e una lacrima comincia a rigarmi la guancia destra. Vengo travolta da un turbinio di emozioni e mentre guardo quelle foto, nella mia mente iniziano a riaffiorare i ricordi. Sembra passata un’eternità da quei bei momenti.
 
“Emmaaaaaa” strilla mia madre dal piano di sotto “finisci di fare la valigia e scendi per la cena!” esordisce con tono autoritario.
Lo strillo di mia madre risulta in quel momento come un secchio di acqua gelata dritto in faccia.
Sono ancora seduta sul letto con le gambe incrociate mentre la valigia la ritrovo ancora vuota di fronte a me.
Non voglio svuotare l’armadio per poi vederlo vuoto, come se qui non ci fosse mai stato nessuno, così decido di scendere a cena ed evitare così di far infuriare ulteriormente mia madre…non ho la forza ora per affrontare un ennesimo litigio con lei.
Scendo le scale e mi dirigo nella sala da pranzo dove ritrovo i miei genitori seduti al tavolo. In silenzio mi vado a sedere al mio solito posto e noto mio padre che mi guarda senza proferire parola. Lo guardo anch’io, perché so perfettamente quello che sta pensando, poi comincio a fissare il piatto di fronte a me. Mi sembra di essere seduta da un secolo, ma probabilmente saranno trascorsi solo pochi minuti; non mi va di mangiare, non ho fame.
 
Per tutta la durata della cena nessuno ha il coraggio di dire nulla, meglio così.
 
Sono le undici e un quarto, sono di nuovo in camera da più di due ore e la valigia non è ancora del tutto pronta. 
Realizzo che tra 6 ore ho un aereo da prendere, e decido che devo almeno provare a dormire qualche ora, così prendo dei vestiti a caso e li butto come capita dividendoli tra il trolley e il borsone, chiudo i bagagli e li preparo davanti alla porta della mia stanza.
Faccio una rapida doccia ristoratrice, mi infilo il pigiama e mi metto a letto. Come avevo previsto mi ritrovo a fissare di nuovo il soffitto per non so quanto tempo, ma piano piano sento che il sonno si sta impossessando del mio corpo, poco dopo il buio.
 

Monza 29.10.2019

 
*Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But when you smile…*

 
La sveglia del cellulare squilla alle 3.30, ora non si torna indietro.
Con poca voglia, mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno per truccarmi e sistemarmi i capelli, prendo poi i vestiti che avevo preparato la sera prima: jeans a vita altra strappati su tutta la lunghezza delle gambe, Vans nere, un crop top rosso e un cappellino nero dei New York Yankees.
Sto per uscire dalla porta della mia camera, ma non riesco ad andarmene così quindi mi volto e do un ultimo sguardo nostalgico, prendo la giacca di pelle nera e la mia borsa Moschino rossa e raggiungo i miei al piano di sotto.
 
Siamo in macchina da una buona mezz’ora con una musica stressante in sottofondo, tra poco saremo in aeroporto e l’ansia di lasciare tutto inizia a farsi sentire.
 
“Mi raccomando, appena scendi dall’aereo chiamaci e facci sapere se va tutto bene” si raccomanda mia madre
“Ah e chiamaci anche appena arrivi all’appartamento e magari manda un video di come è il posto” aggiunge elettrizzata.
“Si si, non preoccupatevi, sarò solo in un’ altra città a qualche centinaio di chilometri da qui, starò bene.”
Mio padre che fino a quel momento non aveva detto nulla, si avvicina a me e mi abbraccia, mi stringe forte e quasi con le lacrime agli occhi mi dice:
“Ti voglio bene, non scordartelo mai. Questa sarà sempre casa tua e se vorrai tornare, ti accoglieremo a braccia aperte”
Ricambio l’abbraccio “ Grazie, grazie davvero, ad entrambi per aver capito quello di cui avevo esattamente bisogno in questo momento. Credo che cambiando città e cambiando aria le cose possano migliorare per davvero questa volta.” Mi interrompo e subito dopo aggiungo “ Non starò via per sempre, tornerò presto, promesso”
Abbraccio anche mia madre che è diventata ormai una fontana e mi avvio all’ingresso partenze.
 
Ho superato i controlli e fatto check-in della mia valigia e ora sono seduta su uno sgabello metallico scomodissimo che mi sta facendo diventare le chiappe quadrate, con le air pods nelle orecchie e le canzoni dei vecchi album dei One Direction ad un volume decisamente troppo alto. Noto che la fila al Gate 3 si sta muovendo, mi ci vogliono alcuni secondi per capire che è il mio gate così mi avvicino alle altre persone in coda, arriva il mio turno, mostro biglietto e documento e imbocco il tunnel che porta all’esterno.
 
Sono all’interno dell’aereo, in una delle ultime file, posto 23 B…Sempre più consapevole del fatto che tra poche ore sarò nel mio appartamento e nella mia nuova vita lontana da qui.
Per tutta la durata del viaggio riesco solo a pensare a quello che mi sto lasciando indietro. La mente va automaticamente ai miei genitori, mi è davvero dispiaciuto lasciarli, ma in questo momento era la cosa giusta da fare per me, qui non avevo nulla che mi tratteneva. Sono sempre stata una ragazza molto socievole, allegra, disponibile e gentile con le persone che mi circondano, ma questo mio modo di essere non è mai stato ripagato o per lo meno compreso da qualcuno. Per questo non ho mai avuto molti amici, ma alle medie avevo la mia piccola compagnia di 4 o 5 amiche con le quali uscivo per il paese e con le quali frequentavo la stessa classe e anche se ero presa di mira da diversi altri compagni che mi prendevano in giro per il mio modo di vestire, i miei capelli e il mio aspetto fisico in generale, sapevo di avere quelle poche amiche su cui contare…come non detto, dopo la terza media non le ho più viste. In realtà sono state loro che non si sono più viste con me, probabilmente ero troppo diversa. “sono strana” pensavo “sarà colpa mia” mi incolpavo ogni giorno per quello che era successo, ma al tempo stesso speravo che alle superiori la situazione potesse cambiare. Fu così per il primo anno, ero diventata amica di quasi tutti nella classe e avevo trovato la mia migliore amica con la quale condividevo tutto. Gli anni passavano però, e le persone cambiavano con il tempo, si appassivano via via come le foglie secche sugli alberi in autunno, che prima o poi si staccano dai rami. Bhe io in questo caso ero il ramo e tutti gli amici che mi ero trovata si allontanarono, in classe restai isolata ed emarginata, mi chiusi in me stessa e pensai solo a finire gli studi e ad andarmene da lì.
Come se le cose non fossero già abbastanza difficili, una compagna iniziò a prendermi in giro in modo molto pesante tramite i social, arrivò addirittura ad augurarmi la morte e da quel momento non ce la feci più.
Ogni mattina speravo di essere ammalata per poter saltare la scuola, ma ogni giorno stavo bene e dovevo andare e starmene seduta per 6 ore su quegli orrendi banchi.
La situazione era davvero difficile da sostenere da sola, provai così a parlare con il preside che però non fece nulla per risolvere il problema, ne parlai con i miei genitori che andarono a parlare a scuola, ma anche sta volta nulla da fare. Sembrava quasi che tutti volessero nascondere questo problema per far si che la scuola non subisse perdite di studenti e che non avesse una brutta pubblicità. A nessuno importava di me.
 
Ecco il motivo per cui sono seduta ora in aereo di fianco ad una signora che dorme appoggiata alla mia spalla e puzza di fumo e alcool, me ne sto andando perché voglio provare a ricominciare da un’altra parte. Voglio cercare di vivere la vita che non ho vissuto qui e quale meta migliore di Roma?
 
 
 
 
  
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