Kaito si guardò attorno,
attonito. Intorno a lui, nulla se
non un mare di nebbia, un'uniforme distesa grigio-bianca. E Mihael.
Mihael,
immobile, sospeso a mezz'aria da una forza aliena e
sconosciuta… immobile e
terrorizzato, gli splendidi occhi verdi sbarrati a fissare qualcosa
visibile
solo al quindicenne.
Il giovane si sentì
improvvisamente la bocca secca. Stava
per accadere qualcosa di orribile, ne era certo. Con lo stomaco stretto
in una
morsa, cominciò a correre in quel nulla che lo circondava,
cercando di
raggiungere il ragazzo che amava prima che fosse troppo tardi. Fu
allora che
accadde. Mihael si inarcó, urlando di dolore. Anche se la
distanza era troppa,
Kaito sapeva cosa era successo. Lo sentiva, in una parte recondita del suo
essere. Ne era certo, come se avesse visto con i suoi stessi occhi il
femore
del quindicenne spezzarsi e lacerare la pelle. Perché era
quello che era
accaduto. Sapeva che, in quel preciso istante, il sangue stava lordando
il
corpo del ragazzino, riusciva quasi a vedere il liquido scarlatto
colare pigro
sulla pelle candida di quel fanciullo innocente.
Devo
salvarlo si
disse Kaito, cercando di ridurre la distanza che li separava. Invano.
Era come
inseguire un miraggio, anche se i miraggi solitamente non urlavano. Non
sanguinavano, colpiti da mani invisibili. Mihael invece sì.
Impotente, il
diciottenne assistette troppe volte alla stessa, orribile scena: le
ossa lunghe
si spezzavano, ferendo il ragazzino. Le punte delle costole
fuoriuscivano dal
torace, rosse di sangue. Poi toccò alle articolazioni, una
alla volta. Il
quindicenne pareva una bambola rotta.
Fu allora che l'incantesimo si
spezzò. L'ex cacciatore di
Numeri poté finalmente avvicinarsi al rosa… per
un istante Kaito esultó tra sé
e sé, per poi agghiacciare. Ogni suo gesto corrispondeva a
un nuovo sfregio su
quel corpo nudo e provato. Inghiottendo bile, il biondo
proseguì. Non poteva
fermarsi, neanche volendo. La stessa forza che sosteneva e seviziava
Mihael lo
costringeva ad avanzare.
Finalmente lo raggiunse.
Passò in rassegna tutte le ferite
del ragazzo, con il cuore in gola. Al posto delle unghie, rossi cerchi
sanguinanti. Labbra tagliate. Le ossa fatturate, le articolazioni
lussate. Naso
e orecchie parevano corrose. Lentamente, Mihael sollevò gli
occhi su di lui:-Ti
prego… Ti prego, Kaito… Basta. Ti…
Non riuscì a terminare la
frase: con un suono simile a un
tintinnio, i denti del ragazzino caddero a terra, uno dopo l'altro.
Kaito
abbassò lo sguardo, accorgendosi di essere immerso nel
sangue fino alle
caviglie. Mihael gridò di nuovo e, questa volta, sulla parte
bassa dell'addome
gli si aprì un lungo taglio slabbrato. Il biondo
vomitó quando l'intestino del
quindicenne uscì dalla ferita, cadendogli sui piedi con un
suono
raccapricciante. Nonostante ciò, il diciottenne non riusciva
a smettere di
fissare quella lunga struttura, viscida e sanguinolenta. L'odore
metallico del
sangue e quello dolciastro della putrefazione impregna anno l'aria,
mentre la
pelle di Mihael incancreniva, diventava nera e poi si rinsecchiva.
-Kaito…
La voce di Mihael era ridotta a un
sussurro, ma bastò a
riscuotere l'ex cacciatore di Numeri dalla sua trance.
Il volto del ragazzino era spaventoso, privo di lineamenti.
Le labbra tagliate fino all'osso, gli zigomi sporgenti, le guance
incavate, a
cui si sommavano naso e orecchie cancellati. Le uniche cose rimaste del
vecchio
Mihael Arclight erano gli occhi verdi, ora animati da una luce folle e
terrorizzata, e i morbidi capelli rosa.
-Kaito…
Fermati… Ti scongiuro.
Con un suono sordo e liquido,
il cranio del rosa cambiò forma… Una
strana infossatura comparve in
corrispondenza della tempia destra, seguita da altre su tutta la
scatola
cranica. In breve tempo, anche la fronte si tagliò e i
capelli del fanciullo si
tinsero di rosso, mentre altro sangue, misto a un liquido chiaro e
a… altre cose colava su
quello che, fino a
qualche minuto prima, era stato il bel viso di Mihael.
-Re… Shta comme,
pe… fa'ore…
Kaito rabbrividì nel
vedere la lingua bluastra di Mihael, e
quelle palpebre nere. In qualche modo, riuscì a vincere il
disgusto e l'orrore
e abbracciò il corpo martoriato del quindicenne.
Con un ultimo, debole Kaito,
l'agonia di Mihael si interruppe, e il diciottenne si
ritrovò a stringere
un cadavere tra le braccia. Lentamente, Kaito si staccò dal
giovane, cercando
di non guardarne il volto e, in particolare, l'occhio sinistro, che
penzolava
fuori dall'orbita.
Gridò al cielo tutta la
sua rabbia, tutto il suo dolore, il
senso di colpa, la sua disperazione, inutilmente. Nulla gli avrebbe
restituito
il suo Mihael. Si sentiva sporco, solo, dannato. In qualche modo,
sapeva di
essere il solo ed unico responsabile per quanto accaduto. Kaito si
voltò,
sfidando con lo sguardo la vastità che lo circondava. Il
cielo si era fatto
cupo, un grigio piombo scuro e minaccioso, foriero di altro dolore.
Non
resterò qui ad
attendere.
A fatica, il diciottenne
voltò le spalle a quel che restava
di Mihael e si incamminò in quel mare scarlatto che sapeva
di morte. Il
silenzio lo opprimeva, interrotto solo dallo sciabordio prodotto dai
suoi piedi
mentre avanzava in quel lago di sangue. Una vasta distesa rosseggiante,
che si
muoveva. Piccoli mulinelli ne increspavano la superficie, mentre il
livello del
liquido si alzava, inesorabile. Kaito si ritrovò immerso
fino alla cintola in
breve tempo. Acceleró il passo, voleva solo andarsene il
prima possibile. Delle
mani rinsecchite, scheletriche, lo agguantarono. Mani simili a quelle
di
Mihael… mani di cadaveri, che cercavano di trascinarlo verso
il basso, verso un
lento annegamento.
-È colpa tua. Le tue colpe
si sono abbattute su di me.
Il corpo di Mihael era davanti a lui,
si muoveva. La voce
del quindicenne era carica d'odio:- Sei stato crudele, Kaito. Hai fatto
soffrire molte persone. Hai strappato
loro l'anima. Persone. Colpevoli o innocenti, non ti
interessava. Non hai
mai cercato altri modi per raggiungere il tuo scopo, ti bastava quello.
I ricordi del Carnevale affiorarono
nella mente del biondo.
Era vero. Era stato spietato. Voleva solo ottenere i Numeri, per
salvare suo
fratello. Ma non aveva mai provato gioia nel rubare le anime dei suoi
avversari. Aveva odiato ogni singolo istante di quei momenti. La voce
di Mihael
proseguì, impietosa:- Esistevano altri modi. Non hai voluto
cercarli. Hai
distrutto la vita di decine di persone, non solo quelle che hai
sconfitto, ma
anche i loro parenti, gli amici, i conoscenti. Ti sei mai informato di
loro?
Sei mai andato a scusarti per ciò che hai fatto?
No. Non l'aveva fatto. Il pensiero
non gli aveva mai
sfiorato la mente. Kaito avrebbe voluto ribattere, ma non sapeva come.
Con un
violento strattone, le mani lo trascinarono nel sangue. Il diciottenne
urlò,
mentre la gola gli si riempiva di quel liquido rosso.
Si svegliò di soprassalto,
madido di sudore. Con il cuore in
gola, Kaito si guardò attorno. Mihael era lì,
addormentato al suo fianco.
Sereno. Il biondo gli passò una mano nei capelli,
sorridendo.
Ti
proteggerò. È una
promessa, Mihael. Non ti farò mai soffrire.