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Autore: JustcallmeLo    03/05/2020    0 recensioni
"Il tuo appartamento è troppo piccolo persino per una persona, è disordinato; ma io quando sono lì mi sento a posto. Paradossale. Le tue lenzuola sono bianche e mi piace la grande finestra che dal sul decimo. Mi piaceva la prima volta che l’ho vista e mi piace di più ogni volta che la guardo. E tu, anche tu mi piaci di più ogni volta che ti guardo."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Femme like u.
Donne-moi ton cœur, baby, ton corps, baby
Donne-moi ton bon vieux funk, ton rock, baby, ta soul, baby
(…)
Complices, on leur donne un bon son live
Soul mate à la Ted et Mary J Blige
Glamorous, ton style et ton charme
T'es fabulous, un délice pour le macadam
Mmm, baby, baby, si tu savais comme Je t'aime

Lola a Léon.

Il tuo appartamento è troppo piccolo persino per una persona, è disordinato; ma io quando sono lì mi sento a posto. Paradossale. Le tue lenzuola sono bianche e mi piace la grande finestra che dal sul decimo. Mi piaceva la prima volta che l’ho vista e mi piace di più ogni volta che la guardo. E tu, anche tu mi piaci di più ogni volta che ti guardo.
Non scrivo da anni, non scrivo da quando dovevo immaginarti e ora che ti ho, mi sembra di dipingerti. E quando siamo coricati sulla tela bianca delle tue lenzuola e mi stringi i capelli perché “Mi piace il contrasto che fanno con il cuscino” mi sembra che tu dipinga me. Conoscevi i contorni ancora prima che io conoscessi il contenuto, conoscevi le sfumature ancora prima che io conoscessi i colori.
Mi piacciono i libri d’arte spessi, con la copertina rigida, mi piace che tu abbia voluto tenere i miei giornali, mi piace quando mi canti “Baby you can drive my car” dei Beatles mentre mi prepari il caffè. Amaro come piace a me, come lo beviamo ogni volta che ci va di fumare una sigaretta affacciati alla finestra, seduti, con i miei piedi freddi e le tue mani calde.
Hai voluto tenere la mia stampa di Danae di Klimt ma accanto hai messo il tuo poster degli Oasis, sopra al mobile dove c’è quel vaso beige così minimal da star bene con ogni mazzo di fiori che compro al mercato ogni volta che sono strana e mi va di provare qualcosa.
Mi piace quando metto Etta James e tu scimmiotti un’imitazione perché in realtà la sua musica ti mette tristezza “No ti prego non cambiare canzone, ti prego, ti scongiuro aspetta che finisca” ti dico, e ti faccio la faccia da bambina. Tu ti accendi una sigaretta e mi ascolti cantarla mentre frugo tra le tue maglie oversize.
“Signorina per caso non le vanno più bene i suoi vestiti?”
“Lo sai che mi piacciono di più i tuoi, continuerò ad indossare le tue magliette per sempre”.
“In questo caso ti lascio”.
“Bastardo” e rido “Dai questa a righe”.

Chiudi la porta di casa come se non ti fregasse un cazzo di quello che c’è dentro, come se la cosa più preziosa l’avessi con te, e prendi la mia mano.
Camminiamo un po’ e mi racconti di quanto l’aria fresca di Parigi la mattina ti ricordi sempre della prima volta in cui ci sei stato, di quando avevi 19 anni e di quanto tutto questo ti sembri cliché.
Scrivi per una rivista di musica e io lavoro per un’agenzia di pubblicità e organizzo eventi.
Pranziamo in un bistrot vicino a Pompidou e ti accompagno in quel negozio vintage dove lavora Thomas, il tuo ex coinquilino.
“T devi aiutarmi, questa ragazza fa troppo shopping nel mio armadio”
“Fortunata se riesce a trovarlo in mezzo al tuo casino, mi ricordo quando vivevamo insieme..Ma poi Lo’ ci trovi qualcosa che non sia una maglietta di un concerto di qualche gruppo indie sconosciuto?” dice Thomas, mentre mi guarda e ride.
“Oggi ho rubato questa Tee con le righe bretoni, la tengo in ostaggio fin quando non mi fa leggere in anteprima l’ultimo articolo”
“Un’altra maglietta persa amico”
“Lo bevi un caffè?” chiedo a Thomas in italiano, una delle poche frasi che conosce.
“Non, merci Italienne”.
Ci saluta con la promessa di bere qualcosa insieme una di queste sere. Léon alza la mano in segno di ok e scappiamo via.
Léon è di Bordeaux, prima faceva installazioni per gli eventi musicali finchè parlando con un giornalista, che per caso aveva letto il suo blog, non si sono scambiati i contatti ed ha iniziato a scrivere per loro.
L’ho conosciuto all’uscita di un concerto degli Young the Giant, dov’ero andata con la mia amica Kara.
“Bello eh ma quelle luci del cazzo mi hanno fatto venire un mal di testa” le avevo detto, oltre la porta dell’uscita di sicurezza.
“Sis’ hai sempre il mal di testa, sei una cazzo di vecchia” mi aveva risposto, con tutta la sua dolce arroganza da ragazza di Chicago.
Mi ero accesa una sigaretta e appoggiata al muro attendevo di finirla, prima di avviarmi verso l’entrata della metro.
“Devo scusarmi, temo che le luci siano colpa mia” avevi detto avvicinandoti piano.

Il resto è storia, la nostra.
 
                                                                                                                         


 
   
 
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