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Autore: Gatto1967    04/05/2020    4 recensioni
“Revenge” è una nota serie tv di qualche anno fa, in cui una giovane donna che da bambina aveva avuto la vita sconvolta a causa degli intrighi di una ricca e potente famiglia, torna ai suoi luoghi di origine (gli Hampton di NewYork) per mettere in atto una terribile vendetta.
Uhm… ma questo che c’entra con Candy?
Candy non è tipo da vendette, o forse sì?
In questa storia decisamente OOC, una Candy indurita da esperienze di vita che sono andate diversamente dalla serie originale, arriva alla villa dei Legan decisa a vendicarsi della ricca famiglia che le ha sconvolto l’esistenza.
Ci riuscirà? Sarà davvero capace di mettere in atto la sua vendetta?
p.s. ATTENZIONE!!! Questa NON è una storia sentimentale, bensì una storia che predilige il filone avventuroso/drammatico della saga Candyana.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nei mesi successivi Candy si impegnò a fondo nella realizzazione dei suoi progetti. 

Acquisì il titolo di proprietà della casa di Pony e del terreno circostante riscattandolo dal precedente proprietario, il signor Cartwright. Durante le trattative con l’uomo, conobbe Jimmy, anche lui cresciuto alla casa di Pony prima di essere adottato proprio dal signor Cartwright.

Un giorno conobbe anche Bob, un altro ex ospite della casa di Pony. Scoprì che era stato lui a incidere la lapide di Clean, fin da piccolo si era rivelato un buon falegname, e in effetti proprio il falegname di La Porte l’aveva preso a lavorare con sé finendo poi con l’adottarlo.

 

Intanto i progetti di Candy andavano avanti e l’orfanotrofio crebbe in dimensioni e numero di bambini ospitati. Candy ne aveva assunto la direzione con il consenso di Suor Maria, e aveva assunto due ragazze del paese che le aiutavano nell’accudire i loro piccoli ospiti.

 

Il tempo passò rapidamente, e all’avvicinarsi del Natale i progetti di Candy erano ormai realizzati e la casa di Pony era una realtà ben diversa da quella che la ragazza aveva lasciato tanti anni addietro.

 

Il Natale era ormai imminente, e alla casa di Pony fervevano i preparativi per festeggiarlo degnamente.

Candy era chiusa nel suo ufficio a sbrigare le consuete pratiche burocratiche quando sentì bussare alla porta.

-Avanti!-

Entrò una bambina che aveva più o meno la stessa età di Candy quando era partita dalla casa di Pony tanti anni addietro.

-Che c’è Sara? Avevo chiesto di non essere disturbata.-

-Mi scusi miss Candy, ma ci sono visite per lei.-

-Visite per me? Falle passare, non stare lì impalata!-

I bambini erano abituati ai modi un po’ bruschi di Candy e non se la prendevano a male, sapevano che la giovane donna si dimostrava burbera, ma aveva un gran cuore.

La bambina si scostò ed entrarono due uomini nella stanza, uno era William Albert Andrew, e l’altro…

-Che diavolo ci fa qui signor Legan?-

-Ciao Candy, lo so che la mia presenza qui non ti è gradita, e che vorresti solo cacciarmi via a calci nel sedere, ma vorrei parlarti.-

-Signor Andrew, la sua visita è apprezzata ma quella del suo parente…-

-Vorrei solo chiederti scusa Candy.- la interruppe Neal.

Candy sogghignò in un modo che non era da lei.

-Chiedermi scusa dice? E per che cosa? Per avermi costretta a inginocchiarmi davanti a lei? Per avermi chiamata “bastarda di un’orfana”? Per avermi derisa mentre facevo i lavori più umili e faticosi in casa sua? Per avermi mandata a dormire nelle stalle? O per avermi fatta spedire in Messico dopo avermi accusata di furto?-

-Per tutte queste cose Candy. E per altre ancora. Sono stato un mascalzone con te e mi dispiace tanto.-

-Le dispiace…- rise in un modo che la faceva sembrare la strega cattiva delle favole -E le dispiace anche che a causa sua io sia stata rapita da dei banditi e venduta come schiava in Messico? Le dispiace anche che mi sia rovinata l’esistenza in cerca di vendetta?-

-Più di tutto mi dispiace di vederti così Candy. Che tu sia cattiva con me posso anche capirlo, e sinceramente non mi aspettavo certo che mi buttassi le braccia al collo, ma quella bambina di poco fa… c’era bisogno di trattarla così bruscamente?-

-Io lavoro tutto il giorno per questi bambini, come si permette lei di giudicarmi? Che ne sa lei di cosa vuol dire lavorare per gli altri?-

-Niente Candy, non ne so niente. Io non sono niente davanti a te. Ci tenevo a dirtelo. Adesso andrò a dormire in paese e domani prenderò il primo treno in partenza da qui.

Addio Candy e spero che tu possa perdonarmi un giorno…-

Neal uscì dalla stanza e Candy strinse i pugni fino a farseli dolere, poi cominciò a piangere.

Sentì la mano del signor William Albert posarglisi sulla spalla.

-Coraggio Candy! Neal ha gravi colpe d’accordo, ma su una cosa ha ragione: tu non sei così.-

In uno sprazzo di lucidità Candy decise di deporre l’ultima maschera che si era imposta e uscì dalla stanza di corsa.

-Bambini, dov’è andato quel signore?-

-È uscito dalla casa miss Candy!-

Candy aprì la porta e lo vide che camminava in direzione del paese, lo rincorse e lo raggiunse in breve.

-Aspetti un momento signor Legan.-

Lui si fermò e si voltò verso di lei. La vide diversa da come l’aveva conosciuta negli ultimi mesi. Non era più la donna viscida e falsa che complottava per rovinare lui e la sua famiglia, e la vide diversa anche dalla donna dura e glaciale che aveva visto poc’anzi nel suo ufficio.

In quel momento le sembrò molto più simile alla bambina solare e spontanea che aveva abitato a casa Legan tanti anni addietro.

-Io… non posso certo dire di essere contenta di vederla signor Legan, ma non posso lasciare che lei se ne vada a piedi sotto la neve fino al villaggio. Per cui la prego di accettare l’ospitalità della nostra casa.-

-Candy, io…- abbassò gli occhi e iniziò a piangere come un bambino.

Candy gli si avvicinò e dopo un istante di esitazione lo abbracciò.

Lui ricambiò l’abbraccio continuando a piangere.

-Perdonami piccola Candy! Perdonami!-

Dopo aver cercato tanto a lungo la vendetta, Candy trovò infine la riconciliazione e il perdono.

 

Rientrarono in casa insieme e Candy si rivolse alle due ragazze che lavoravano nella casa.

-Angie, Katie, per favore preparate una stanza per i nostri graditi ospiti. E voi bambini venite tutti qui, voglio stare un po’ con voi.-

-Ma miss Candy, non deve lavorare?-

-Al diavolo il lavoro, quello può aspettare un po’. E tu Sara, scusami per prima, ero un po’ nervosa.-

-Non fa niente miss Candy. Lo sappiamo che lei lavora tutto il giorno per noi.-

Candy abbracciò la piccola Sara e Suor Maria non riuscì a trattenere una lacrima: Candy era finalmente e definitivamente tornata quella di un tempo!

 

-Come sta Emily?- chiese Candy a Neal

-Bene direi, è stata adottata!-

-Cosa? Ma è meraviglioso! E chi sono quelle anime buone che l’hanno adottata?-

-Ehm… ecco… sono brave persone…-

-Neal non vuole dirti che Emily è stata adottata da lui.- intervenne Albert.

Candy rimase a bocca aperta: come aveva mal giudicato quel ragazzo!

-Ma… ma… tua sorella… tua madre…-

-So cosa stai pensando, ma non preoccuparti: io e mio padre le teniamo in riga. Non hai idea di quello che è successo il giorno che te ne sei andata dalla nostra casa di Lakewood!-

Candy rise sotto i baffi all’idea, e poi abbracciò di nuovo Neal.

-Mi dispiace di aver portato tanto scompiglio in casa tua Neal.-

-Non dartene pensiero: era la cosa migliore che potesse capitarci.-

-Quanto a Emily, salutamela tanto, e trattamela bene mi raccomando!-

-La prossima volta che verrò a trovarti la porterò con me.-

-Ci conto Neal, ci conto.-

 

La primavera ormai tendeva all’estate, e la casa di Pony rifulgeva di luce e di vita.

Candy era una direttrice severa quanto bastava, ma anche comprensiva e solare con i suoi bambini.

Quando aveva un attimo di tempo libero saliva sulla collina e si sedeva accanto alla tomba del piccolo Clean a leggere all’aria aperta.

Quel giorno doveva leggere un po’ di lettere dei suoi amici di Chicago, William o Albert che fosse, Archie, Annie e Neal.

Tutti la invitavano ad andare a Chicago, ma lei sentiva di non poter abbandonare la casa di Pony, Suor Maria stava invecchiando e non stava più tanto bene di salute, e lei non si fidava ancora appieno delle due ragazze.

Dopo aver letto le lettere dei suoi amici, ai quali più tardi avrebbe senz’altro risposto, si lasciò cullare dal venticello leggero che spirava  dalla vallata sottostante. Quanti pensieri e ricordi le suscitava quel vento.

Ormai si sentiva padrona dei suoi ricordi, di quelli belli e di quelli brutti, e sentiva che non sarebbe mai più stata travolta da quest’ultimi. 

Con la mente ne rivisse una buona parte, fino ad arrivare al ricordo più misterioso di tutta la sua vita: il principe della collina.

Quante volte aveva ripensato a quel ragazzo: chi diavolo poteva essere? Come faceva a somigliare così tanto al povero Anthony? Dov’era in quel momento?

Come a rispondere alla sua domanda, una musica risuonò alle sue spalle.

-Ma questa è… una cornamusa! Questa musica… la suonava…-

Guardò alle sue spalle e lo vide: il principe della collina era lì, a pochi metri da lei! 

-Ma… ma come è possibile?-

Mentre il misterioso personaggio si avvicinava lei ne focalizzò meglio il volto.

-A-Albert?!?!?-

William Albert Andrew, era lui il misterioso principe della collina. Sicuro! Lui era lo zio del povero Anthony!

Ecco perché gli somigliava tanto!

-Il tempo del dolore è finito Candy.- le disse lui. -Adesso puoi ricominciare a vivere.-

Senza una parola Candy corse fra le sue braccia e scoppiò in un pianto dirotto. Candy era veramente tornata alla vita.

 

Da dietro un cespuglio venne fuori una piccola figura. Era un procione, un piccolo procione con la coda mozzata che si fermò a guardare quella scena.

Rimase fermo lì finché non vide quei due umani allontanarsi insieme scendendo dalla collina.

Poi, con gli occhi che sembravano umidi di lacrime, si rituffò nella vegetazione e scomparve in un alone di luce.

 

FINE

   
 
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