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Autore: JennyPotter99    04/05/2020    0 recensioni
Quanto sto per narrarvi in parte è leggenda, ma una cosa almeno è realtà. Quando i cittadini francesi insorti distrussero la Bastiglia, scoprirono nei suoi archivi questa misteriosa iscrizione: "Prigioniero numero 64389000 - l'uomo dalla maschera di ferro".
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quanto sto per narrarvi in parte è leggenda, ma una cosa almeno è realtà. Quando i cittadini francesi insorti distrussero la Bastiglia, scoprirono nei suoi archivi questa misteriosa iscrizione: "Prigioniero numero 64389000 - l'uomo dalla maschera di ferro".
 
Non sono mai stata al di là della Francia.
In realtà, nemmeno al di là della corte.
Il castello di Vaux-le- Vicomte ergeva su un enorme prato.
Più o meno nel 1656, l’ultimo re di Francia fece togliere quasi tutta l’erba, tranne per il boschetto che circondava il palazzo: fece costruire fontane con statue al centro e sul terreno distribuire ciottoli dove costantemente i tacchi delle nobildonne si incastravano.
A me non è mai successo: le donne di corte potevano essere così goffe, nei loro ampi vestiti, cercando di far buona impressione sul sovrano.
Pochi anni dopo, egli morì, lasciando suo figlio Luigi in carica.
E qui inizia la storia.
E’ il 1662 e Luigi governa da un po' la Francia.
Si vocifera che sia il peggior re che la nazione abbia mai visto: il suo popolo muore di fame e ci sono continui attacchi da parte dei Gesuiti, per cercare di sottrargli il trono.
Non li biasimo di certo: se accettassero le donne a combattere, io mi ci fionderei.
Peccato che Luigi abbia i miglior soldati che siano mai esistiti: i Moschettieri.
In particolare, quattro di loro, hanno fatto la storia.
Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan.
Uno per tutti e tutti per uno.
Ma mi riferisco a molti anni orsono.
Negli ultimi tempi, Athos, Porthos e Aramis servono a stento la corona, come se gli anni di gloria fossero un tempo lontano.
Athos vive vicino alla corte con il figlio Raoul, divenuto anche lui moschettiere.
Porthos si è dato alla bella vita, alcool e bordelli tutti i giorni.
Aramis, invece, dopo la morte della sua adorabile moglie, ha deciso di ritrarsi in preghiera e divenire un prete.
D’Artagnan è rimasto fedele a Luigi e comanda l’esercito dei moschettieri.
Li invidio: loro, liberi, io, prigioniera tra le mura di quel castello.
Sono due anni che Luigi mi ha presa come dama di compagnia.
E per dama di compagnia, mi riferisco ad una donna di bellaspetto, che il re mostra al popolo e con cui, ogni tanto, a suo piacimento, soddisfa i suoi desideri.
Non mi ricordo più neanche il perché ho accettato di diventar tale.
So solo che l’affresco sul soffitto della camera da letto di Luigi me lo ricordo quasi a memoria: il castello ne è pieno, senza parlare dei passaggi segreti, dei mobili sfarzosi o dei quadri.
In camera di Luigi c’è un quado circolare, con tre soggetti, disegnati tra le nuvole.
C’è un bel ragazzo, avvolto da una tunica bianca.
I ricci marroni e splendenti.
Dietro di lui, che lo afferra con energia, un diavolo dalla pelle rossa, che tiene in mano l’ascia della morte.
In piccolo, sulla punta della nuvola, un angelo bambino che li osserva: non ho mai capito se il suo sguardo fosse di pena o semplicemente stesse ridendo dell’accaduto con aria malvagia.
Nei miei sogni, io sono il diavolo e Luigi è il giovane ragazzo alla quale desidero pugnalare il cuore, dopo avergli strappato quei bei capelli lunghi e biondi che sono soliti della sua discendenza.
Li spazzola molto più di quanto io faccia con i miei.
Il suo corpo è sempre profumato, le labbra rosee e gli occhi azzurri lucenti.
-Lavanda spica…La mia preferita.- mi sussurra, passandomi il naso lungo tutto il collo.
Mi fa venire i brividi il modo in cui mi tocca.
Quella notte è stato piuttosto calmo, dolce, suadente.
Non succede quasi mai.
Lui, impegnato a mordermi il seno e io impegnata a fulminare con lo sguardo quel bambino angelo.
-Ti ho preso una cosa per la festa di oggi.- mi dice e si alza, mettendosi la sua vestaglia di lino rosso.
Apre la sua cabina armadio, larga quanto il bagno ed estrae un vestito color oro brillante, con le pieghe rosso spento.
E’ solito per lui farmi dei regali: gioielli, vestiti, scarpe, foulard.
Ma probabilmente solo per mostrarmi poi alla corte.
-Che ne dici?- mi chiede, con un sorriso dolce, come se gli stesse piacendo davvero regalarmelo.
Ricambio il sorriso per cortesia.- E’ bellissimo.-
-Dai, mettilo.-
Mi sollevo ancora nuda: indosso la sottoveste e poi il vestito, carpendo quanto sia stretto il corpetto.
Ci sono abituata, tuttavia.
O almeno, i miei polmoni si sono abituati ad usare metà della metà del loro fiato.
Mi fa sedere alla sua scrivania, davanti allo specchio e mi pettina i capelli, quasi fossi la sua bambola.
Infine, poggia la sua guancia alla mia, guardandoci entrambi nel riflesso.- Perfetto.-
Vengo mandata poi nelle mie stanze, per lasciare che lui si prepari.
Tutto ciò ha iniziato a diventare stressante, soffoco ogni volta che entro nella sua camera, non so per quanto durerò ancora.
Non mi lascia andare, nonostante abbia altre dozzine di amanti sparse per tutta la Francia.
Prendo un cuscino e per sfogarmi ci urlo contro.
***
Osservo come nel giardino, le tavole vengono abbellite con fiori e vassoi pieni di cibo, fuori nel prato.
Il popolo muore di fame e noi continuiamo a mangiare fin che non scoppieremo.
Sento poi delle vocine acute correre nel gran salone: i consiglieri di Luigi sono arrivati.
Si tratta di due omuncoli con lunghe parrucche bianca e marrone, talmente tanti capelli che dubito che riescano anche solo a pensare.
Mentre Luigi indossa la sua giacca d’orata e un pittore gli fa un ritratto, i consiglieri gli dicono l’ordine del giorno.
-Mio signore, il popolo sta morendo di fame.- gli dice, il numero 1, quello con la parrucca marrone.
-Non sono rimaste delle scorte dell’esercito?- domanda Luigi, guardandosi allo specchio.
-Maestà, quel cibo sta marcendo, per questo l’esercito non lo mangia.- replica il numero 2, quello con la parrucca bianca.
-Allora dovete sbrigarvi.-
Io non ho potere in questo.
Luigi non mi ascolta e perché dovrebbe?
Vedo oltre le tende che gli invitati stanno arrivando, tra cui Raoul, il figlio di Athos e la sua fidanzata Christine.
E’ una delle più belle donne di corte, a mio parere.
Strano che Luigi ancora non se ne sia impossessato.
Prima che la festa inizi, Aramis varca le porte dell’atrio, con un abito nero e al collo la catenina con il crocifisso.
-Vostra maestà, mi avete fatto chiamare?- chiede l’uomo, sistemandosi la lunga chioma che dal biondo cenere, si sta trasformando in grigio scuro.
Luigi lo prende da una parte e non riesco a sentire cosa si dicono, ma vedo che Aramis sembra piuttosto sconvolto, come se gli avesse chiesto di uccidere un parente caro in onore della corona.
Alla fine della conversazione, si lasciano con un cenno della testa.
E’ ora dello spettacolo.
Le fontane vengono attivate e Luigi mi prende la mano, rigorosamente coperta da dei guanti bianchi, mentre scendiamo la scalinata che dà sui ciottoli.
Puntualmente, una donna alle mie spalle inciampa e io sorrido sotto i baffi.
-Chi è quella?- domanda Luigi ad un uomo alla sua destra.
-Quello è Raoul, il figlio di Athos.- risponde lui.
-I vostri gusti potrebbero andare verso i soldati, ma io mi riferivo alla ragazza che lo accompagna.-
-Oh, si chiama Christine.-
Il mio pensiero di stamane si avvera: Luigi ha notato Christine ed ora in poi farà qualsiasi cosa pur di rubarla a Raoul.
Io è meglio che mi faccia da parte.
   
 
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