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Autore: Bloodred Ridin Hood    04/05/2020    2 recensioni
Jin sconfigge Kazuya e impara ad avere pieno controllo del Devil.
A questo punto deve prendere delle decisioni.
[Ho immaginato un possibile scenario post Tekken 8(?) che non è ancora uscito] [Perché noi invecchiamo, ma questi personaggi hanno perpetuamente 21 anni e non è mica giusto!] [Squarci di vita quotidiana sullo sfondo di un ambiente professionale]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:
Questa storia è il risultato della noia da weekend del primo maggio in quarantena.
In un momento della vita in cui inizi a considerare le fanfiction come una sorta di droga digitale, del tipo che vorresti smettere per dedicarti ad altro (altri hobby o magari scrivere quelle originali che hai in cantiere da secoli), ma per qualche ragione ci ricadi sempre… ecco che ti viene in mente, parlando per caso con gente, una nuova idea per una storia in quel solito fandom sfigato che non riesci ad abbandonare, nonostante non ti caghi più il gioco da anni. XD
E mica ce la fai a resistere, perché tanto sei a casa, senza niente da fare e hai improvvisamente un'irresistibile voglia di scriverla! E quindi niente… eccoci qui.
Il prologo è diciamo una premessa necessaria, ma è il capitolo più strano e meno rappresentativo di quello che sarà lo sviluppo vero e proprio della storia. Vi farete un'idea migliore dal secondo capitolo. 
È una storia da adulti e non nel senso piccante del termine. XD

E dopo questa pessima pubblicità, vi auguro una buona lettura! 

 

 

 

Prologo


La fine di tutto. Di un incubo durato troppi anni, che ha portato con sé troppo dolore, che ha versato troppo sangue.
Quel momento che aveva disperatamente e febbrilmente atteso per anni, per cui aveva commesso crimini imperdonabili, sacrifici insormontabili, è finalmente arrivato.
Davanti alla bocca di quel vulcano dove tutto si è concluso, il ragazzo si gira e guarda il soldato che lo sta raggiungendo in quel momento. I suoi occhi sono ancora bianchi, i canini appuntiti, la pelle grigiastra.
Spinge indietro la testa e lancia una risata stridula, acuta, piena di malvagio godimento, un suono terrificante che squarcia il cielo sopra quello scenario infernale, tra fuoco e fumi di zolfo.
“Jin!” lo chiama il soldato biondo.
Il ragazzo smette di ridere, ma continua a guardare il cielo con aria soddisfatta. Poi chiude gli occhi e la sua pelle inizia a riprendere lentamente il suo colorito naturale, rientrano le corna e le ali di piume nere.
“Jin… cos’è successo là dentro?”
Jin riapre gli occhi, dove la luce demoniaca si sta gradualmente affievolendo nelle sue iridi.
“È finita Lars.” dice, con una voce ancora non del tutto umana “È finita per sempre.”
“Kazuya è…” chiede Lars guardando oltre il vulcano.
“Oh sì.” sussurra con un veloce cenno di assenso.
Solleva una mano e la chiude a pugno lentamente davanti ai suoi occhi.
“Posso avvertire il suo potere.” sussurra “Lo sento fluire dentro di me come una scarica elettrica.”
Riprende a ridacchiare malignamente, e stavolta la sua voce è quasi completamente naturale.
“Il mio corpo è in totale fermento.” aggiunge piano.
Torna a guardare l’altro, con gli occhi adesso di un naturalissimo nocciola chiaro.
“E questo potere è sotto il mio fottutissimo controllo adesso.” conclude con un ghigno malvagio.



 

Tokyo, Sede centrale Violet Systems
8 ore dopo

 

Jin Kazama aveva più volte immaginato come sarebbe stato il giorno in cui il mondo sarebbe stato finalmente libero dalla minaccia di Heihachi e Kazuya Mishima. Per anni questa fantasia era stata l’unica ragione di vita, l’unico pensiero consolatore che lo faceva arrivare a fine giornata.
In tutti i suoi piani però, l’estirpazione di quel male del mondo avrebbe dovuto includere anche la sua stessa distruzione. Anche lui era portatore di quella terribile maledizione e anche lui si era rivelato ugualmente pericoloso e come suo nonno e suo padre anche lui meritava di essere cancellato dal mondo.
Non aveva mai preso in considerazione la prospettiva di una sua eventuale sopravvivenza. Aveva da tempo rinunciato all’idea di poter vivere una vita normale, di poter coltivare rapporti d’amicizia con altre persone. Avrebbero soltanto complicato le cose. Era molto più comodo troncare qualsiasi rapporto e comportarsi da stronzo per tenere lontani gli altri il più possibile. Per quanto dolorosa, non c’era altra soluzione.
Il suo era un destino dal quale nessuno poteva fuggire e Jin Kazama l’aveva dolorosamente accettato da tempo. Lui doveva necessariamente morire, assieme a suo nonno e a suo padre. Quella maledetta linea di sangue doveva morire con lui.
Jin guarda il proprio riflesso sullo specchio del bagno della sala conferenza della Violet Systems e deglutisce.
Ogni volta che si era trovato sul punto di morire, che fosse un proiettile piantato in testa, demoni dall’oltretomba o esplosioni, quello stronzo di demone aveva sempre preso il sopravvento per salvargli il culo, impedendogli di lasciare questo mondo prematuramente.
Questo però era successo finché non aveva avuto la minima idea di come controllare il suo amico con le ali.
“Ora è diverso invece…” sussurra allo specchio “Decido io se e quando farti uscire.”
Si volta verso la finestra alla sua sinistra.
“Se ora mi buttassi dal centoquattresimo piano, mi spappolerei a terra e tu non potresti fare niente per impedirmelo.” torna a guardare allo specchio con aria di sfida “Tu moriresti con me.”
Stringe i pugni contro i bordi del lavandino.
“Perché tu sei me, adesso.”
Aveva sempre sbagliato nel considerare la sua controparte demoniaca come un’entità a sé stante, come un ospite indesiderato, un parassita dentro il suo corpo.
Era stato solo quando aveva accettato il fatto che non sarebbe riuscito a sconfiggere Kazuya Mishima senza venire a patti con quel potere, che aveva capito che lui e il suo amico demoniaco non erano altro che due versioni della stessa persona. Esisteva lui ed esisteva la sua capacità di sprigionare quell’enorme potere, che a volte… semplicemente sfuggiva al suo controllo, lasciando libero sfogo alla peggiore versione di sé stesso.
“In pratica non sei altro che una cazzo di forma grave di disturbo bipolare.” ringhia a quello specchio “Ma ti ho in pugno adesso. Non potrai impedirmi di morire se lo vorrò.”
Respira nervosamente. La finestra è sempre lì.
Uno splendido tramonto illumina il cielo di Tokyo. È una bellissima serata per andarsene.
Chiude gli occhi.
Alla fine anche questo momento è arrivato. Dopo ventiquattro lunghi anni negati, molti dei quali trascorsi cercando di soffocare ogni minimo soffio di emozione ed umanità… anni e anni spesi per creare quella maschera di insensibilità. Ma ha la possibilità di essere libero adesso.
Il cuore batte forte contro il suo petto.
“Jin?” Lars bussa contro la porta “Siamo pronti. Ti stiamo aspettando.”
Non aveva mai considerato l’idea di poter sopravvivere, ma… non aveva neanche mai considerato l’idea di poter imparare a convivere con il demone. Crescere con lui, come in un certo senso aveva imparato a fare anche Kazuya.
Potrebbe uccidersi stasera, sotto questo bellissimo tramonto e potrebbe finire tutto così. Oppure… e per questa seconda opzione ci vorrebbe davvero coraggio… oppure potrebbe affrontare le conseguenze delle sue azioni e continuare a vivere.

“Arrivo.” risponde a Lars raddrizzandosi sulla schiena.
Esce dal bagno e segue lo zio verso la sala conferenze della Violet Systems.
Entra nella stanza. Al tavolo lo aspettano già Alisa Bosconovitch, sua ex-guardia del corpo personale, Nina Williams, sua ex-agente per le operazioni speciali, che alla fine gli è rimasta segretamente fedele anche dopo aver perso il controllo della zaibatsu un anno prima e Lee Chaolan, l’altro suo zio, padrone di casa e aiuto fondamentale nel piano di disfatta della famiglia Mishima.
“Jin! Eccoti qui finalmente!” esclama Lee invitandolo a prendere posto con un cenno della mano “Spero che tu ti sia potuto riposare almeno qualche ora.”
Jin si siede senza dire niente.
Ovviamente no, non era riuscito a rilassarsi neanche un minuto dopo la battaglia della sua vita.
Lars lo guarda serio, andando a sedersi a fianco a lui.
“Senti Jin, è inutile stare a girare intorno alla questione, la tua situazione è complicata.” esordisce lo svedese “Su di te è stato emesso un mandato di cattura internazionale. È una cosa seria.”
“Lars, il ragazzo si starà ancora riprendendo, avrei voluto offrirgli un tè prima di parlargli di queste cose!” esclama Lee, non troppo contento.
“Capisco le tue intenzioni Lee, ma Jin non è un bambino e penso sia il caso di affrontare la realtà il prima possibile.” ribatte lui “Anche perché non possiamo permetterci di perdere tempo.”
“Jin-san, sei accusato di crimini contro la pace, per aver causato delle guerre illegittime e per aver violazioni delle convenzioni di pace.” lo informa Alisa “Probabilmente verrai condannato al carcere a vita.”
“Non ti devi preoccupare però!” interviene Lee “Ho pensato a tutto io.” 
Jin alza lo sguardo seguendo la conversazione con occhi spenti.
“Un intervento di plastica facciale per renderti irriconoscibile, ho già trovato l’equipe giusta.” Lee sorride, un cinquantenne che non ha mai conosciuto zampe di gallina.
“Nuovo passaporto, nuova vita. Sei ancora l’erede della Mishima Zaibatsu. Potrai prendere un po’ di fondi e poi sparire nel nulla.” continua tracciando una nube immaginaria nell’aria “Andrai a vivere nel lusso in un’isola caraibica e te ne starai lì a fare da bravo fino alla fine dei tuoi giorni.”
“Ci abbiamo riflettuto a lungo. È la soluzione migliore.” sottoscrive Lars.
Jin ascolta in silenzio.
“Ovviamente il piano vale anche per te, Nina.” aggiunge Lee con un sorriso.
Lei solleva lo sguardo su di lui, ma non risponde.
“Perché… dopo le cose che ho fatto…” prende parola Jin per la prima volta “Perché volete aiutarmi?”
Lee e Lars si scambiano un’occhiata difficile.
“Jin, non prendiamoci in giro. Quello che hai fatto è deprecabile e niente potrà mai cancellarlo…” risponde Lars evitando di guardarlo “Ma è innegabile che persino tu sei vittima di questa maledetta storia e, dopotutto, pensiamo che persino tu abbia diritto ad una seconda possibilità.”
“Questo vale anche per te, Nina.” aggiunge Lee “Non è mai troppo tardi per imparare a vivere come un adulto funzionale che contribuisce legalmente alla comunità.”
Lei inarca le sopracciglia e gli rivolge un’occhiata gelida.
“No.” risponde Jin con fermezza.
Tutti i presenti si voltano da lui.
“Cosa vuol dire no?!” chiede Lee confuso.
“Farò quel che deve essere fatto.” risponde inespressivo “Domani mi costituirò davanti alla corte internazionale.”
Segue uno scomodo silenzio, rotto solo dalla risata amara del suo ex-braccio destro.
“Ho sempre pensato che fossi troppo delicato per fare il criminale.” commenta Nina con una certa superiorità, poi torna seria “Comunque, lui potrà fare quel che vuole, ma io, plastica facciale a parte, ci sto.”
Lee forza un sorriso, annuisce sbrigativamente a Nina e torna a guardare suo nipote con preoccupazione. Jin fa per tirare indietro la sedia e alzarsi.
“Jin…” Lars appoggia una mano sullo schienale della sedia per fermarlo “Capisco il tuo punto di vista, probabilmente avrai molti sensi di colpa e questo ti fa molto onore, ma…”
“Non è questione di sensi di colpa. Con quelli ho imparato a convivere tempo fa.” ammette “Semplicemente… non sta a voi stabilire se ho diritto o meno ad un’altra possibilità.”
“Jin-san… sul serio?” chiede Alisa stupefatta.
“Jin, sei un ragazzo giovane…” cerca di argomentare Lee “Hai ancora mille possibilità davanti a te…”
“Jin ha ragione.” commenta Nina Williams incrociando le braccia davanti al petto.
“Oh Nina, per favore! Parli proprio tu che hai appena accettato l’offerta?!” sbotta Lee.
“Ho detto che ha ragione, non che condivido le sue idee.” chiarisce lei “Voi non avete alcuna autorità in merito. Quindi se ha deciso di rispettare la legge e di consegnarsi, deve poter fare ciò che ritiene giusto.”
Jin spinge indietro del tutto la sedia e si alza.
“No, aspetta. Non devi per forza decidere adesso.” cerca di fermarlo Lee “Non è il caso di prendere decisioni affrettate.”
“Ho già deciso.” ripete lui con assoluta freddezza “Domani mattina mi costituirò. Non riuscirete a farmi cambiare idea.”
“Ma Jin! Ti rendi conto che potresti non uscire mai?!” insiste Lee.
“Perché è così importante quello che mi succederà?” aggrotta le sopracciglia, sinceramente curioso.
“Perché in un modo o nell’altro siamo pur sempre la tua famiglia.” risponde lo zio con fermezza “E sappiamo che nessun giudice potrà mai capire a fondo i tuoi motivi.”
Jin sospira.
“Apprezzo il vostro impegno. Ma un nuovo nome, una vita di lusso ai Caraibi… è qualcosa più sul tuo stile, Lee. Decisamente non fa per me.”
Lee inspira nervoso, guarda Lars, anche lui spiazzato dall’esito di questa conversazione. Si riavvia i capelli argentati.
“No, non te lo permetteremo!” dice poi battendo con forza una mano sul tavolo.
Jin osserva stupito quella reazione. 
È interessante il modo in cui il suo quasi sconosciuto zio adottivo sembri così determinato a salvarlo e ad offrirgli la possibilità di poter vivere una seconda vita. Forse Lee sente che, anche se in misura e modalità totalmente differenti, lui e Jin sono stati vittime delle stesse forze malvagie. O semplicemente non se la sente di far ricadere tutte le responsabilità su un ragazzo di appena ventiquattro anni che, fino a prova contraria, ha comunque sacrificato tutto per liberare il mondo da una minaccia terribile.
Una cosa è certa, non sembra disposto a cedere facilmente e questo, dal punto di vista di Jin, potrebbe diventare un problema. C’è bisogno di qualcosa che lo convinca velocemente.
“Ah no?” chiede con un ghigno crudele “Perchè Lee? Cosa avresti intenzione di fare per fermarmi?”
Sorride più a fondo, mostrando i denti che si allungano accompagnati da uno strano luccicchio negli occhi.
“Jin, porca puttana!” urla Lee perdendo improvvisamente ogni velo di apparente eleganza.
Tutti si alzano improvvisamente e indietreggiano di qualche passo. Alisa estrae le motoseghe seguendo il suo istinto, pronta a proteggere i suoi compagni. Sa bene però, come tutti nella stanza, che basterebbe una sola parola d’ordine del suo originale protetto, per costringerla a cambiare schieramento in meno di un secondo.
La tensione nella stanza è palpabile, tutto dipende da Jin, che è in vantaggio schiacciante.
“Hey, sta’ calmo ragazzino!” lo avverte Nina glaciale.
“Jin che cazzo fai?!” chiede Lars allarmato.
Lee lo osserva pallido, senza emettere fiato, paralizzato dal ricordo di anni e anni di terrore per il Devil di Kazuya.
Jin ridacchia.
“Tranquilli.” dice poi in finto tono amichevole, ancora parzialmente trasformato “Era solo per ricordarvi che… no, non potete fermarmi in alcun modo!”
Lee finalmente riprende a respirare, poi il capo della Violet Systems torna a sedersi.
“Va bene, messaggio recepito.” dice calmo.
Jin distende i muscoli del collo e può tornare al suo aspetto originario.
“Quindi invece di un chirurgo ti devo trovare un avvocato, uno molto bravo.” continua Lee prendendo il telefono dalla tasca della giacca, con mani tremanti “Va bene.”
Alisa ritira le motoseghe, ma rimane in allerta, analizzando meticolosamente la scena. Nina Williams torna a sedersi, senza un minimo cambio d’espressione. Lars guarda il nipote con preoccupazione.
Jin va verso la porta, poi sospira.
“Vado a stendermi un po’.” dice con la mano sulla maniglia “Domani mi aspetta una lunga giornata.”

 

Tokyo, 30 maggio 2006
Si è concluso questa mattina il processo del tribunale internazionale di giustizia contro Jin Kazama, leader del gruppo industriale e finanziario Mishima, accusato di numerosi reati nell’ambito dei crimini contro la pace.
L’imputato è stato giudicato colpevole davanti alla corte e condannato all’ergastolo con possibilità di liberazione anticipata. All’imputato è stata concessa l’attenuante in seguito alla presa in esame da parte della corte di alcuni elementi, informazioni ritenute non condivisibili col pubblico, che sono state archiviate come segreti di stato internazionali.


 
  
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